Benvenuti nel nostro sito

Nella terra dei conflitti di interesse (non solo quello berlusconiano) e dei sottrattori di bene pubblico (oltrechè dei simulatori di verità)..., dove lo spreco si confonde con la miseria, dove non sai mai quello che ti capita... ma ormai ci sei abituato... e se capita non ti meravigli più, dove per vincere una battaglia non occorre coraggio ma capacità economica.... abbiamo deciso (vestendo tutto il coraggio possibile) di andare contro corrente e di mettere a nudo realtà spesso soffocate dai giochi di potere in grado di pilotare l'informazione direzionandola un po' qua, un po la, ma mai dove realmente e in maniera trasparente dovrebbe andare.

La nostra esperienza nel mondo civile ci ha permesso di affrontare varie argomentazioni e documentarle con video, immagini e commenti audio.

 

In questo sito potrete rendervi conto personalmente di quanto possa essere facile "non dire" cose sconvenienti e sostituirle con frasi di eccellenza che attirano popolarità e deviano l'attenzione.

 

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Articoli

Strage di Via D'Amelio - Antonio Caponnetto: "E' finito tutto"

20.07.2013 15:36

 

Effetto Pamplona (uomini e tori)

11.07.2013 07:07

 

 

COMUNICATO STAMPA SUL RIGASSIFICATORE DA PARTE DI VERTENZA LIVORNO E COMITATO CONTRO IL RIGASSIFICATORE

01.07.2013 11:51

IL RIGASSIFICATORE DI LIVORNO E’ IN ARRIVO.

I CITTADINI, I LAVORATORI E L' AMBIENTE NE SUBIRANNO LE PESANTISSIME CONSEGUENZE PER DECENNI.

E’ in arrivo al largo delle coste livornesi il rigassificatore galleggiante FSRU, primo impianto sperimentale al mondo. Un impianto dai costi che sfiorano il miliardo di euro. Costi che saranno difficilmente recuperabili. La OLT LNG Spa non ha in mano contratti sufficienti per arrivare in tempi brevi ad un pareggio delle perdite.

Il mercato mondiale del Gas è in forte calo a causa della crisi e quindi i soci di maggioranza della OLT (IREN-E.ON) hanno chiesto l’intervento dello stato per garantirsi comunque un finanziamento anche in caso di mancato guadagno.

IREN tra l’altro è in pesante crisi di bilancio. Si pretende di dimostrare che il rigassificatore (rinominato FSRU Toscana) sia strategico per il fabbisogno energetico del paese. Niente di più falso. A livello nazionale sono bloccate le prospettive verso nuovi rigassificatori e perfino i metanodotti in arrivo dall’estero sono seriamente messi in discussione.

Il rigassificatore di Livorno inoltre è un progetto oramai superato nel corso degli anni, perduti nella costante modifica del progetto iniziale (basti pensare a tutte le modifiche delle Valutazioni di Impatto Ambientale).

Proprio per queste ragioni l’impianto sarà devastante anche per l’ambiente e le coste. Cercheranno di ridurre le spese relative all’impatto ambientale e alla sicurezza. Il solo uso di milioni di tonnellate di acqua clorata e fortemente raffreddata renderà invivibile una porzione incalcolabile di Mar Tirreno dedicata al Santuario dei cetacei. Quale sicurezza avranno le enormi navi gasiere che attraccheranno “bordo-bordo” al rigassificatore?

Basterebbe considerare le stragi di Genova o Viareggio per avere fortissimi timori sulla gestione di queste enormi navi piene di gas naturale e i loro pericolosissimi spostamenti. Senza contare i rischi di attentati o gli eventi naturali eccezionali messi in risalto anche dalle commissioni che ne hanno analizzato la sicurezza.

Questo è un progetto faraonico inutile e rischioso, autorizzato dalle forze politiche che gestiscono da anni le amministrazioni locali in sintonia con gli interessi di Confindustria e Sindacati Confederali, e i cui costi saranno fatti pagare in prima persona ai cittadini e ai lavoratori se il governo garantirà comunque i ricavi della OLT.

La conclusione di tutto questo è che il NOSTRO MARE E’ MORTO e con l’arrivo del rigassificatore si celebrerà il definitivo funerale non solo di un territorio depredato e violentato, ma anche di una classe politica locale che non è mai stata capace di ascoltare i cittadini, rifiutando persino gli elementari livelli di informazione, peraltro obbligatori per legge (Trattato di Aahrus)

VERTENZA LIVORNO / COMITATO CONTRO IL RIGASSIFICATORE OFFSHORE

Abbonamento al Livorno - Nido del Cuculo

06.06.2013 09:49

 

Tabella Gettito Imu 2012. Il supergettito del capoluogo labronico

19.05.2013 17:00

Divo - Il monologo

08.05.2013 07:21

https://youtu.be/FASPIpON1qw

Enrico Letta, ma il peggio deve ancora venire

26.04.2013 07:00

L'Uomo Nuovo dovrebbe essere Enrico Letta, non era scontato che fosse, vista la concorrenza del barzellettiere Renzi, ma c'erano elevate probabilità che la scelta del mummificando Napolitano ricadesse su di lui. Non perchè sia anagraficamente giovane, "ma esperto". Come qualcuno improvvidamente ha già scritto. Ma perchè a differenza del secondo rappresenta la continuità funzionale di Monti. Assai più di quanto non avrebbe potuto essere lo stesso Bersani, che pure per quasi un anno ha subito senza opporre alcuna resistenza gli "inevitabili" provvedimenti del Governo Monti in materia di lavoro e di finanza pubblica. Se qualcuno ha la pazienza di scorrere  le nostre "croniche" del novembre 2011, rileverà come fu proprio Enrico Letta a sostenere a spada tratta la candidatura di Monti, ben prima che lo facesse il suo stesso partito, mentre si consumava l'ultimo, drammatico atto del Governo Berlusconi nonostante che Tremonti poche settimane prima degli eventi (dopo l'ennesima manovra di aggiustamento) avesse inutilmente proposto di inserire addirittura "il pareggio di bilancio" (da conseguire entro il 2013) in Costituzione. In un clima di macerie e di crespuscolo degli dei, con lo spread vellicato dagli speculatori e agitato dai gossip berlusconiani, Letta comparve ripetute volte in televisione (non si capisce bene a quale titolo) dichiarando che se non ci fosse stata la svolta l'Italia "avrebbe fatto la fine della Grecia". Solo che la Grecia, dilaniata dal conflitto sociale, andò democraticamente al voto due o tre volte (se non ricordiamo male), mentre nell'Italia tranquilla "filodiffusa" da Lerner, Ballarò e Santoro, ma con le piazze vuote, Napolitano invece di sciogliere le Camere nominò Monti con grande soddisfazione e riconoscenza di Letta. Che in quella circostanza si conquistò i galloni del capitano. E la futura "indicazione"a premier ad opera di un sempre più "absolutus" Napolitano. Oggi il quadro è capovolto, con Letta sulla tolda del comando e un rimontante Berlusconi con una serie di condizioni (sulla giustizia e sul fisco) che appaiono quanto meno distoniche rispetto alla polpetta avvelenata del Def  licenziato dal governo dimissionario(!) di Monti. Un rompicapo niente male che potrebbe anche intrappolare Berlusconi rispetto al suo elettorato (che si aspetta la restituzione dell'Imu 2012 e non la sua impunità), a meno che la sofisticata diplomazia di Letta (sotto la tutela di Napolitano, molto gradito dai mercati e dal Fondo Monetario) non riesca a trasformare il severo gendarme Olli Rehn in un topolino e a rassicurare il fronte politico bancario dell'eurozona. Resta da vedere quale sarà il destino del Pd nella tempesta perfetta innescata da Napolitano in questo contesto e quali  le caselle ministeriali occupate dal Pdl. No, non è più il tempo di fare la fine della Grecia.

Napolitano atto secondo. La mummificazione della politica

23.04.2013 11:59

Mentre nel carcere dell'Ucciardone a Palermo si procedeva speditamente con il falò dei nastri audio delle conversazioni tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex Ministro dell'Interno Mancino, lo stesso Napolitano con un supplemento di "responsabilità" si autoincoronava a Camere riunite ribadendo, se ce ne fosse stato bisogno, alcuni concetti interessanti per la prosecuzione del suo eterno mandato presidenziale. Un messaggio raffinato, costellato di negazioni o di velati turbamenti per la situazione esistente che in realtà contiene nel dettaglio un'affermazione perentoria a futura memoria. "Da questo momento in poi agirò come fattore "di coagulazione", di fatto non più (aggiungiamo noi) come pace maker di un sistema politico in apnea, ma come maestro cerimoniere di una collaborazione "alta" fra i partiti. E' il segnale evidente che l'ottantottenne monarca repubblicano, ben lontano dal rischio di ostesi in pubblico ben descritto da Marco Travaglio nel suo "Funeral Party" sul Fatto Quotidiano di domenica scorsa, scende rumorosamente in campo dopo avere preteso "con limpidezza", ancor prima di essere eletto, garanzie di "stabilizzazione" politica dai principali partiti-questuanti nello stanco iter di formazione di un probabile governo di "larghe intese." Ad oggi non siamo in grado di sapere come andrà a finire, nè quale sarà, dopo le fibrillazioni di questi giorni, la personalità indicata per raccogliere il testimone di Monti. Nella nube storica di questo incredibile Paese, è altrettanto improbo capire se il caravanserraglio avocato a se' da Napolitano con il severo discorso della Corona sarà vellicato dalla "non sfiducia" di chi magari pensa già a un nuovo voto, o dalla salita diretta al governo dei quattro "cooperanti" per la democrazia, Pdl, Pd, Lega, Scelta Civica. Ma al momento poco importa. Importa invece sapere che questa volta il "coagulo" cristallizzerà sangue politico e il fermo caposala di questa operazione poco più che ambulatoriale sarà proprio lui, Napolitano. Il quale, dopo essersi chiamato sostanzialmente fuori dalle responsabilità dello stallo istituzionale, ha annunciato che "questa volta" si atterrà compiti rigorosamente costituzionali. Ammettendo di riflesso di averla violata in più punti la Costituzione, sia quando ha omesso di esercitare il potere di messaggio (e il conseguente pre-avviso di scioglimento delle Camere) al tempo in cui Fini da Presidente della Camera (quindi facendo politica) si differenziò da Berlusconi e quest'ultimo, pur di non cadere in mano ai giudici quando già la Germania stava mollando il nostro debito pubblico, trasformò il Parlamento nel mercato delle vacche; sia quando ha confezionato il pacchetto Monti con bella vista sul Quirinale dopo averlo nominato il giorno prima senatore a vita salvo dimenticarsi poi, nel dicembre 2012, di rinviarlo alle Camere per la verifica della fiducia. Circostanza, quest'ultima, che ha consentito al titolare di un governo ampiamente delegittimato (Monti) di porre comunque mano al Def 2013 (il Documento economica che condizionerà le prossime politiche di bilancio) e di finanziare il parzialissimo rimborso del debito commerciale dello Stato verso le banche con una nuova emissione di titoli di Stato. Ora si tratta di vedere come il "governo dei saggi" (altra invenzione dilatoria di Napolitano) si misurerà con l'emergenza lavoro/esodati e il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga (l'anticamera del licenziamento collettivo) di fronte all'improvviso aggravamento dei conti pubblici interni certificato da Eurostat. Non si vede, onestamente, come si possa non esigere o restituire l'Imu 2013 e l'Imu 2012 o non fare scattare di un ulteriore punto l'aliquota Iva al primo di luglio di fronte al dato disastroso della crescita nazionale, se non al prezzo di una ulteriore manovra lacrime e sangue magari in stile cipriota. Una manovra che diventerebbe "presentabile" con le larghe intese, ma che probabilmente non risolverebbe il problema dell'eguaglianza fiscale in questo Paese, nè libererebbe risorse per l'economia reale prefigurando ulteriori tagli al Welfare e in parte agli Enti Locali. Su questi elementi, e non altri, insieme al "saggio" (probabile) spostamento di Monti all'Economia, si giocherebbe il futuro di Pd e Pdl. Finalmente non più ingiudicabile il primo, dopo la ridicola figura delle Presidenziali e il conclamato fallimento di Bersani, comunque inesorabilmente legato alle scadenze processuali di Berlusconi il secondo. Che,grazie alla copertura di Re Giorgio, potrebbe abbandonare i proclami liberal e antitasse della campagna elettorale, per concludere definitivamente con successo la sua ventennale rincorsa verso l'impunità.

Napolitano, quando la Costituzione è un optional.

14.04.2013 20:29

Tra Grilli (Vittorio), superministro tecnico dell'Economia, e grillini è veramente difficile trovare una via d'uscita allo stallo di questo Paese malato. Ma è una di quelle malattie che intorpidisce e invita, per molti aspetti, all'autocommiserazione. Il medico Vittorio Grilli, da parte sua, riabilitato dalla cura Napolitano, autorizza il rimborso di poco più di un terzo del debito commerciale complessivo  dello Stato nei confronti di banche e grandi imprenditori attraverso una nuova emissione di titoli di Stato, portando il debito pubblico complessivo al 130% del pil. In pratica, una versione del gioco dell'oca applicato alla finanza pubblica. Lo stesso Grilli, durante l'estate della spending review, aveva dichiarato che quelle risorse sarebbero state tirate fuori dalla dismissione del patrimonio pubblico. Mah. I grillini, da parte loro, presumono di mettersi al capezzale della democrazia, ritenendo senza alcun fondamento che un Parlamento possa funzionare senza un Governo designato. Napolitano, da parte sua, li "congela" e li sanziona politicamente attuando il mezzo golpe della resurrezione del Governo Monti, un esecutivo "ombra" e di dubbia legittimità costituzionale, ma (paradossalmente) non sfiduciabile per il semplice fatto di essere esistito prima dello scioglimento delle Camere. Una cosa mai vista. Sul piano politico nessuno scatto "risolutivo" per dirla con un sempre più spento e ostinato Bersani, nessuna personalità di livello in grado di portare fuori la baracca dalle secche. Complice di questo torpore un risultato elettorale per molti aspetti inaspettato, ma speculare all'imbuto in cui molte "democrazie occidentali", anche più educate della nostra, si sono cacciate. Paragonare l'Italia all'Olanda è quanto meno velleitario, così come importare modelli di concertazione che sono collaudati da ben altra cultura politica. Quella della porta girevole tra "progressisti e conservatori". A noi non resta che evocare il governo della "non sfiducia" del 1976, che fu tutt'altro che l'implementazione del compromesso storico. Ma il riposizionamento forzoso di una intera classe politica rispetto alla crisi valutaria (per evitare la bancarotta dello Stato allora furono impegnate le riserve d'oro), agli strascichi dello scandalo Lockheed (le tangenti pagate dallo Stato italiano per la fornitura americana degli Hercules C130) e se vogliamo al collasso ambientale di Seveso. Non è un caso che dopo quella parentesi (solo Altiero Spinelli espresse voto contrario a quell'operazione) la credibilità della classe politica cominciò la sua lunga parabola discendente e due anni dopo, mentre erano in atto le prime politiche di austerità fiscale e tariffaria e nelle fabbriche partivano le ristrutturazioni industriali, andò in scena l'atto più sanguinoso degli anni di piombo. Allora però "le convergenze parallele" di Dc e Pci giocarono a favore delle generose astensioni di buona parte dell'arco costituzionale scaricando sul "sottogoverno", allora remunerativo e affollatissimo (l'attacco alla Casta era ancora lontano e i cellulari non esistevano) le contraddizioni di una scelta apparentemente paralizzante per il Paese. Oggi il nuovo quadro quadripolare, l'eterno fattore B(erlusconi), e un Bersani sospeso a metà tra il "presunto governo del cambiamento" (da farsi con Vendola e gli intellettuali di Repubblica) e le inchieste sul "sistema Penati in Lombardia" e quella "silenziosa" sui bonifici internazionali (17 miliardi complessivi) degli amministratori del Monte dei Paschi in quota Partito Democratico, non consentono di fare ottimistiche previsioni sullo sblocco dello stallo. Dopo l'incredibile melina di Napolitano e la pagliacciata dei saggi, il contatore dello stallo segna almeno sessanta giorni, senza considerare il pregresso, cioè la fase in cui Monti avrebbe gettato la spugna nelle mani del tutore Napolitano. Non resta che attendere il nuovo Presidente della Repubblica, mentre Monti prosegue il suo mandato surreale governando "per decreto" in materia finanziaria. E c’è chi vorrebbe, come i grillini, che lo stesso Monti, cioè un uomo che fu scelto direttamente dal Monarca Napolitano, sempre "per decreto" abrogasse la pur insostenibile legge elettorale vigente per potere riabilitare il vecchio e imperfetto Mattarellum. Una opzione di risulta, o meglio di rimessa istituzionale, che forse aprirebbe lo scenario ad un voto da celebrarsi nel pieno dell'Estate con esiti che forse riabiliterebbero il bipolarismo Pd e Pdl con un significativo rideimensionamento di Grillo e l'azzeramento politico di Monti. Ma Bersani spera ancora che il nuovo inquilino del Quirinale lo "scongeli" dal mandato esplorativo non risolutivo, magari consentendogli quel "governo del cambiamento" che, inchiesta lombarda e Mps permettendo, gli consentirebbe di raggiungere al Senato una fiducia marginale grazie al contributo di qualche grillino dissidente, il voto favorevole di qualche "montiano per caso" e la "non sfiducia" di un centro destra forse pago di una soluzione "equa" per il Quirinale. In fondo, sarebbero "larghe intese" anche queste. Fattore B(erlusconi) permettendo, naturalmente.

La memoria del Moby Prince, oltre il negoziato di una verità processuale

13.04.2013 20:28

Spesso mi viene fatta una domanda che può far riflettere molto sulla tragedia Moby Prince e sull'ombra che da sempre la copre come vicenda di cui è bene parlare in alcuni termini e non in altri, relegandola nel buio e fermandosi a definirla come un tragico avvenimento del passato. La domanda è la seguente: Perché la vostra associazione prende parola a serate organizzate da associazioni e movimenti che si battono per non far costruire una grande opera e difendono il diritto alla salute? Perché siete stati all'Aquila? Perché andate a Viareggio? Che ci andate a fare ad una serata organizzata sulla sicurezza nei posti di lavoro? Cosa c'entra in tutto questo la moby prince?
La risposta vien da sè se andiamo a guardare alla concretezza della vicenda. Le vittime della moby prince, non mi stancherò mai di ricordarlo, sono anch'esse state uccise in primis da ben precise logiche di profitto che ad oggi continua a colpire con le sue dinamiche di massimizzazione nel più totale disinteresse alla sicurezza individuale e collettiva. Le vittime della moby prince hanno anch'esse dovuto affrontare una seconda morte voluta della legislazione italiana che ha difeso direttamente gli interessi imprenditoriali e che ad oggi continua a farlo in modo ben più che evidente, offendendo la memoria di tanti assassinati (non scordiamoci della ultima sentenza che ha ridotto le condanne ai responsabili della tragedia della Tyssen). E' sempre bene rinfrescare a tutti la memoria e ricordare quindi che la tragedia del moby prince non fu un incidente fortuito ed avvenuto per errore umano, come sentenziò Lamberti, non fu una strage avvenuta per una serie concatenata di complottismi come un certo giornalismo d'impatto vuole far continuare a credere, ma presentò una ben più triste e drammatica realtà, che rende ben visibili i reali responsabili di tutta la vicenda .
Non scordiamoci che 140 persone perirono in un traghetto che viaggiava, per volere diretto dell'armatore Onorato, in condizioni di sicurezza molto precarie, sulle quali non sto a inoltrarmi nuovamente nei particolari ma che sono comunque sempre fondamentali da evidenziare per muovere una accusa; quello stesso armatore che ad oggi continua a far viaggiare le proprie navi nella medesima pessima condizione senza impedimenti di alcun tipo. Accusa generica la mia? Ripensiamo allora al numero di incidenti riscossi da Navarma negli ultimi 20 anni, tutti da attribuire al caso ed alla sfortuna? Una realtà nella quale molte delle vittime furono membri dell'equipaggio e quindi lavoratori marittimi, la più grande tragedia su di un posto di lavoro in Italia, ma su questo si tace e si preferisce ricordare ufficialmente la strage come causata dalla negligenza dell'equipaggio stesso e dall'errore umano, ribaltando così l'accusa. In questo esploit di responsabilità così evidenti leggo ancora con rammarico che si continua a parlare di complotti, di navi americane che scambiavano armi, di scenari sensazionalistici da guerra e di poteri occulti attorno a tutta la vicenda, tenendo così lontana l'attenzione su di alcune delle concrete responsabilità della morte dei nostri familiari. In uno scenario nazionale nel quale si parla continuamente di salvaguardare il mondo dell'impresa e quindi il diretto interesse di padroni d'azienda, leggo di incentivi pubblici e finanziamenti agevolati che difficilmente menzionano la parola "sicurezza". In uno scenario nel quale la giustizia di stato ha una diretta responsabilità nell'avere scagionato la posizione di un armatore senza porlo sul banco degli imputati, leggo di un indennizzo di quasi 150 mila euro affidato alle povere famiglie di due pescatori indiani uccisi da marò italiani, in cambio di un loro silenzio e di una salvaguardia degli interessi commerciali tra due stati a difesa degli interessi di potenti armatori. Storia simile e tristemente nota a noi familiari nel momento in cui la navarma lines tentò di comprare la nostra dignità chiedendo apertamente di non essere parte civile in un eventuale processo. Perdonatemi la rabbia e la concitazione delle  frasi, ma sono ormai stufo di ascoltare tante parole dall’alto di rammarico e di solidarietà, ma nessuna forma di concreta giustizia da ormai ventidue anni. Non ci può far più niente? non è vero. Sono completamente d’accordo con Loris infatti, quando dice chiaramente che si debba tener conto di dover presentare con forza prove inconfutabili, coerenti e reali per riproporre all’attenzione della magistratura la riapertura del caso moby prince. Aldilà della rabbia che ogni anno non smette mai di cessare, sono profondamente felice ed orgoglioso, come ho già ricordato in ricorrenze precedenti, di vedere stringersi attorno alla nostra vicenda ed a simili tragedie sempre più persone che non danno spazio alla rassegnazione ed allo sconforto ma che si uniscono e portano avanti campagne di controinformazione ed iniziative di lotta importanti. Ecco perché ci rechiamo a Viareggio, ecco perché appoggiamo quei movimenti che si schierano in difesa dei diritti individuali e collettivi contro grandi opere, ecco perché è importante che sia nata la famosa associazione delle associazioni. Sono sempre più convinto che le mobilitazioni di base e le battaglie comuni a difesa di una differente idea di giustizia possano portare ad una vittoria contro gli abusi e la sopraffazione. Una idea che non deve individuare la sua esistenza solamente nelle ragioni peculiari del raggiungimento di una giustizia legale, ma che deve scardinare e colpire in totum le dinamiche di massimizzazione d’interessi e profitti, andando ad individuare nel loro crescere indisturbati ed assassini un avversario da sconfiggere per la sicurezza di ogni individuo, affinché ogni piccola vittoria di verità e giustizia diventi davvero il primo passo per bloccare chi continua a rimanere impunito.

 

Giacomo Maria Sini

 

(quando il padre morì nel rogo della Moby Giacomo aveva due anni. Ora lotta da molti anni, con Loris Rispoli, per una verità non di comodo)

 

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