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Nella terra dei conflitti di interesse (non solo quello berlusconiano) e dei sottrattori di bene pubblico (oltrechè dei simulatori di verità)..., dove lo spreco si confonde con la miseria, dove non sai mai quello che ti capita... ma ormai ci sei abituato... e se capita non ti meravigli più, dove per vincere una battaglia non occorre coraggio ma capacità economica.... abbiamo deciso (vestendo tutto il coraggio possibile) di andare contro corrente e di mettere a nudo realtà spesso soffocate dai giochi di potere in grado di pilotare l'informazione direzionandola un po' qua, un po la, ma mai dove realmente e in maniera trasparente dovrebbe andare.

La nostra esperienza nel mondo civile ci ha permesso di affrontare varie argomentazioni e documentarle con video, immagini e commenti audio.

 

In questo sito potrete rendervi conto personalmente di quanto possa essere facile "non dire" cose sconvenienti e sostituirle con frasi di eccellenza che attirano popolarità e deviano l'attenzione.

 

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Articoli

Emergenza idrica a Livorno; il balletto di politica, media e web

25.03.2013 18:35

Ciò che ha stupito di più della vicenda legata all'emergenza idrica livornese (una vergogna mai vista da queste parti) è stato il gioco delle parti tra politica e media. Un gioco ovviamente condizionato dall'esito delle recenti consultazioni politiche, quando interi pezzi di città (soprattutto quella storica ed alcuni propaggini dei mitici quartieri nord, già tempio dell'ortodossia del "voto utile") si sono convertiti a Grillo, più per spossatezza e sentimento di abbandono che per libero e razionale convincimento. Il rischio che il protrarsi dell'emergenza idrica potesse trasformarsi in una autentica slavina sociale, ha indotto il principale quotidiano locale (seguito in un secondo tempo anche da un più fresco quotidiano on line) a offrire il proprio collegamento streaming al Sindaco e poi successivamente al Presidente del Consiglio di Gestione di Asa Del Nista perchè interloquissero direttamente con una "minoranza attiva" di cittadini evidentemente colpiti dal danno emergente del disastro. Un danno difficilmente calcolabile in termini contrattuali (come ha cercato di ventilare Del Nista nel tentativo di minimizzare le conseguenze materiali dell'evento sulle persone), proprio perchè in circostanze del genere l'aspetto economico ne integra automaticamente altri meno rilevabili politicamente, n primo luogo luogo quello "esistenziale" legato all'improvvisa incertezza della fornitura idrica. La privazione di un bene fondamentale come l'acqua, oltretutto erogato a pagamento ed a costi finali che nel corso di questi anni sono misteriosamente quadruplicati, ha il potere di declassare le aspettative di un consumatore consapevole, titolare di una utenza domestica e/o commerciale. Al punto tale da determinarne uno stato di profondo disorientamento e forse anche di straordinaria soggezione al corso imponderabile degli eventi. Normale che in casi del genere il sentimento più elementare che può crescere dal web sia quello della rabbia, una condizione esplosiva di cui sono stati direttamente investiti sia il Sindaco (responsabile fra le altre cose della sanità pubblica territoriale), sia lo stesso referente legale di Asa (Del Nista) in solido con la compagnia privata che detiene il 40% delle azioni dell'azienda pluriservizi. Il primo come noto "ha scelto di metterci le faccia", ritenendosi però di fatto astutamente irresponsabile, al punto tale da dare appuntamento a tutti ad una "Commissione Speciale di Indagine" (l'iniziativa di costituirla sarebbe dovuto spettare semmai al Consiglio Comunale su richiesta di 1/5 dei consiglieri) che avrebbe dovuto fare chiarezza sull'accaduto ed eventualmente accertare le responsabilità dell'interruzione del servizio idrico. Il secondo, travolto dal web e dalle incalzanti domande dei giornalisti, ha rassegnato le dimissioni nelle mani del capo redattore del Tirreno(!), precisando comunque che la sua non sarebbe stata una resa, tant'è che quelle dimissioni "mediatiche" non dovevano essere considerate in alcun modo "irrevocabili". Del Nista (antico sherpa dell'Amministrazione Comunale di Livorno anche da Assessore al Bilancio come rivelano le nostre cronache su Nuovo Centro e "Abitare Sociale") si presenterà dunque dimissionario di fronte alla Commissione di Indagine voluta dallo stesso capo di un'Amministrazione (il Sindaco) di fatto "dimissionata" dalla comprensibile rabbia del web. Una rabbia però intercettata e raccolta dall'organo di informazione che nel corso di questi ultimi anni ha più degli altri messo in sicurezza il Sindaco Pd (anche quando è lui stesso a minacciare le dimissioni) da forme di delegittimazione e contestazione provenienti dalla sua stessa maggioranza di governo. Fu infatti il Tirreno a liquidare preventivamente Idv e Sel dal soglio di Palazzo Civico legittimando lo scouting di Cosimi nei confronti di forze che allora si richiamavano a Monti pur di chiudere provvedimenti basici per la sua sopravvivenza politica; è stato il gruppo editoriale di cui il Tirreno è espressione prima a mettere in caricatura Grillo e i suoi adepti (alla vigilia delle elezioni) e ora di fatto a blandirne le componenti più rabbiose e antiberlusconiane per favorirne una eventuale apertura a Bersani all'atto della eventuale fiducia parlamentare. Lo stesso meccanismo si è verificato con l'emergenza idrica locale. Il terrore di una ulteriore slavina sociale, dopo il fallimentare risultato elettorale, ha indotto la stampa cartacea a mediare la rabbia del web per convogliarla sullo sherpa Del Nista da un lato, e utilizzarla d'altro lato per metter il Sindaco nelle condizioni di cristallizzare le richieste di chiarimento ed eventualmente di dimissioni da parte delle opposizioni istituzionali, di settori indipendenti della società civile o di aree del suo stesso partito con la proposta "personale" di una Commissione paracadute. Tutto questo, ovviamente, mentre la stragrande maggioranza della popolazione civile (non connessa al web) si dibatteva nel tunnel dell'emergenza idrica con compostezza e senso di responsabilità. Sarebbe stato infine lo stesso sherpa Del Nista, proprio sulle pagine dell'organo che lo aveva preventivamente dimissionato, a dichiarare qualche giorno dopo la calamità "procurata" da Asa che l'Azienda (carta dei servizi alla mano) non sarebbe stata tenuta ad alcuna forma di risarcimento. Sarebbe stato lo Stesso Cosimi, nel corso di un Consiglio Comunale straordinario a fare l'elogio dell'Azienda e dei servizi approntati dalla Protezione Civile (dimenticando di scusarsi con i cittadini) mentre il Tirreno formalizzava lo stato d'accusa dello sherpa del Nista di fronte alla "rabbia montante del web". Cose che capitano.

Italia 2013: Un Grillo non nasce per caso.

06.03.2013 10:03

Quando si staccano interi blocchi di elettorato e, astensionismo permettendo, si ricollocano altrove, significa che siamo in presenza di un fenomeno che va oltre il dato politico. Gli analisti dei flussi elettorali stanno analizzando i dati e presto ci forniranno qualche risposta. Questo sito li metterà ovviamente a disposizione cercando ovviamente di distinguere il grano (cioè la sostanza) dal loglio (cioè l'interpretazione propagandistica). Un fatto ci pare incontestabile: buona parte del voto, che a nostro giudizio non esaurisce comunque il percorso di consapevolezza politica di un elettorato attivo, ormai è contendibile, cioè è libero, o meglio non "appartiene" più a nessuno in particolare. L'ampia mobilità elettorale che ha interessato vaste zone del Paese, compresi gli ex fortini espugnabili del Nord leghista, delle "zone rosse", dello stesso Meridione d'Italia, costituisce un fenomeno che solo in parte è da attribuire al declino annunciato del bipolarismo imperfetto. La decisione di Monti di competere per sollecitare una improbabile "scelta civica" non ha infatti "baricentrato" il voto politico, nè lo ha uniformato alla mistica dell'orizzonte valutario. Ha probabilmente contribuito a terremotare l'area berlusconiana (che rispetto alle scorse elezioni politiche perde il 50% dei consensi) e a spersonalizzare ulteriormente il profilo politico del Pd (il cui "bacino d'utenza" si contrae ovunque di circa il 30%), ma non ha determinato, come molti avevano preconizzato, il tacito allineamento nazionale (con relative blu stellate e tricolori) ai paragrafi selettivi della lettera della Bce del Novembre 2011. Quella che, in pratica, determinò il distacco forse definitivo di Berlusconi dal sogno che lui stesso aveva incarnato per un ventennio di alterne sfortune, fino al grottesco declino delle notti di Arcore. Monti, però, non ha finito "il lavoro" commissionatogli da Napolitano. Dopo avere delegato alla Magistratura il compito di liquidare la credibilità delle "estreme" e di alcune caste regionali  (Lega Nord, Italia dei Valori, Formigoni, Fiorito, Polverini) alla fine ha solo in parte demolito il sogno berlusconiano, parzialmente rianimatosi con la promessa di "risarcire l'Imu"  grazie anche  alle previsioni sballate (da Monti, dai gruppi editoriali  e dai cervelloni di riferimento) della crescita nazionale nell'ambito dell'Eurozona e dai numeri impietosi della pressione fiscale rispetto al reddito nazionale. Ricordiamo che non uno degli interventi propulsivi immaginati da Passera e soci nel corso di questa estate ha trovato effettivo compimento al di là di qualche generico atto di indirizzo, mentre nel Paese esplodeva il paradosso normativo e sociale della disciplina Fornero, il ceto medio si impoveriva, e gli esodati invocavano invano forme almeno provvisorie di sostegno al reddito nella utopistica prospettiva del pensionamento. Equitalia e la sua ideologia afflittiva nei confronti dei ceti produttivi senza liquidità ha fatto il resto. Berlusconi in questo scenario  ha ovviamente avuto buon gioco e pur perdendo un vagone di voti nel Paese è riuscito ad ottimizzare il bonus maggioritario di alcune Regioni base, tra cui la stessa civilissima Lombardia che gli avrebbe dovuto voltare le spalle, per potere paralizzare (come prevedemmo) il Senato. A pochi giorni dall'apertura dalle urne Monti ha invano invocato, nel quadro di un cupio dissolvi sistemico che poi si è rovesciato addosso ai suoi  stessi sostenitori cattolici e montezemoliani, una "Nuova Tangentopoli", ma era ormai troppo tardi. Il bariCentro è rimasto così allo stato di ologramma, impedendo il disegno di neutralizzazione politico istituzionale caro a Napolitano ed ispirato dalla Bce e per i rami dall'asse franco tedesco; il Pd da parte sua ha pagato la sua totale sottomissione a Monti e poi ha dovuto scontare  l'afasia politica di Bersani (da lui nessuna proposta finanziabile) dopo l'effetto panna montata delle primarie renziane. L'Istituto Cattaneo oggi ci dice che il Pd è il principale donatore di voti a Grillo (rispetto al 2008), mentre il Pdl, che ha pagato un contributo marginale a Monti ed è stato abbandonato in chiave astensionista dal suo elettorato centro meridionale, ha in minima parte alimentato il blogger. Quest'ultimo, con una campagna fatta essenzialmente nelle piazze, ha in buona parte drenato il voto (consapevole) che Monti aveva ritenuto di espellere dal tubetto per potere poi realizzare un asse preferenziale moderato con un Pd a sua volta ridimensionato. Si è concretizzata solo la seconda ipotesi, mentre l'"altra Italia" ( composta da leghisti delusi, post berlusconiani di centro destra, anti berlusconiani di centro sinistra, indignados a vario titolo, componenti civiche, pirati del web, precari ed una consistente aliquota di sinistra radicale che ha visto dissolversi improvvisamente Rifondazione Comunista e l'Italia dei Valori anche in zone elettive come la Toscana) è salita sul maggiolino di Grillo per farsi un giro panoramico in una dimensione ultrapartitica e tendenzialmente antisistema. Siamo di fronte, forse per la prima volta, ad una alternativa sociale radicale, ma post ideologica, con una composizione sociale assolutamente eterogenea. Un aggregato probabilmente difficile da gestire via web e con scarsa, se non nulla, attitudine alla mediazione politica, figuriamoci a quella istituzionale. Il programma di Grillo ha poi un costo reale di 84 miliardi di euro. Un onere che neanche  un intervento radicale sui costi della politica centrali e periferici (come ipotizzerebbe un sempre più disorientato Bersani) potrebbe almeno parzialmente compensare. Ma il fatto che 9 milioni di italiani abbiano incontestabilmente  dato fiducia a Grillo, significa che ormai la misura è colma  anche in territori blindati come la Toscana. Oltre a rappresentare in se' la più grave sconfitta di Monti e del suo sogno centro-europeista essenzialmente basato sul collocamento "protetto" dei titoli di finanziamento del debito pubblico e sul contenimento finanziario della spesa per interessi. Ma il Paese è allo stremo e forse, questo, non tutto il Pd lo ha capito fino in fondo.

Variante Abitare Sociale di Coteto (Livorno): la vera storia - Secondo tempo

06.03.2013 09:53

CAUSE E TERMINI DI UNA TRANSAZIONE "DEMOCRATICA"

Quella del dissesto economico finanziario era dunque una prospettiva agitata politicamente da Cosimi per smarcarsi ora per allora dalla Stu (Società di Trasformazione Urbana) Nuovo Centro di lambertiana memoria. Un sodalizio a finanziamento ripartito con il partner privato con cui il Comune avrebbe potuto esercitare un ruolo e ed una incidenza patrimoniale  ben più decisivi che nella consorella Stu Porta a Mare. Qui infatti Vitelli ed Azimut, dopo l'acquisizione concordata in via giudiziale delle aree del Cantiere, avrebbero confinato il Comune nei margini di una risibile quota di controllo. Ma il "Lodo Fremura", chiusosi come detto nel Marzo 2007, liberava dunque i Fremura's dalle maglie della Stu Nuovo Centro e di fatto imponeva che Consiglio Comunale recepisse l'accordo transattivo liberatorio per sdoganare una diversa e più invasiva trasformazione dell'area territoriale. Questa circostanza si concretizzerà nel novembre 2007 dopo una serie di drammatiche sedute consiliari che scaveranno un solco irriducibile fra maggioranza e opposizioni di sinistra, costrette ad un ostruzionismo senza precedenti per essere state tenute all'oscuro praticamente su tutto. Con il "Lodo", insomma, non ci sarebbe stato alcun effetto devastante sul Bilancio se trenta giorni prima della esecutività del Bilancio preventivo 2008, quello a cui stava lavorando diligentemente Del Nista con l'accertamento del debito fuori bilancio, il Consiglio Comunale avesse  nell'ordine:

a) recepito l'accordo transattivo e revocato la Stu Nuovo Centro;

b)deliberato una contestuale variante al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico;

c) approvato un Piano Particolareggiato di inziativa pubblica del Comparto.(!)

Un "triplete" impressionante che modificava con un tratto di penna il profilo complessivo della vecchia area di trasformazione. In pratica, con questa operazione benedetta dai peana della stampa locale, Fremura non incassava soltanto (e in contanti) la rivalutazione degli indennizzi, ma una nuova e più favorevole disciplina urbanistica del comparto promossa però dall'iniziativa pubblica, cioè dalla controparte comunale (!). Incassato il contributo in contanti i sulle aree trasformate, infatti, i Fremura avrebbero ceduto al Comune di Livorno, fra aree ex Peep Coteto espropriate e non trasformate e aree suscettibili di esserlo, le cosiddette "aree residue", corrispondenti a circa 54.290 mq di territorio su 28.275 dei quali sarebbero stati ricostituiti i vincoli espropriativi per realizzare "nuova edilizia sociale" (480 appartamenti, poi diventati 355 in una fase successiva nell'ambito di una variante urbanistica "Abitare Sociale" di tipo redistributivo fra aree edificabili e aree a servizi con opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione) da destinare in parte all'affitto a canone concordato e in parte all'edilizia residenziale pubblica. In cambio il Comune si sarebbe impegnato a trasferire al privato "beni in natura", cioè aree edificabili equivalenti al valore convenzionale di stima di €. 8.133.244. Una autentica slot machine che avrebbe consentito al Comune di sfruttare ulteriore suolo per mettere in sicurezza i progetti edificatori delle grandi Cooperative di Costruzione vicine al centro sinistra e ai Fremura's per implementare un nuovo quartiere residenziale di ben 700 appartamenti  nell'area di Via del Levante.

Nanni Moretti: "Con questi dirigenti non vinceremo MAI!"

05.03.2013 09:59

Variante Abitare Sociale di Coteto (Livorno): la vera storia - Primo tempo

20.02.2013 13:33

L'EPOPEA DEL NUOVO CENTRO:NUOVI INDENNIZZI PER UNA NUOVA FASE

Quando in sede di Bilancio preventivo 2008 l'Assessore al Bilancio e alla Programmazione Fabio Del Nista deve ricorrere ad un impegno straordinario (che comporterà l'accertamento di un debito fuori bilancio) di quasi 8 milioni di euro per risarcire in contanti la Proprietà Fremura, si consuma di fatto il primo atto del cosiddetto Lodo Fremura, una sorta di intesa stragiudiziale in progress che l'Amministrazione e il privato chiudono in assoluta segretezza intorno al Marzo 2007 definendo una ipotesi di accordo sulle aree ex Peep di Coteto Livorno Est in parte trasformate e in parte no.Del Nista, cui nel breve volgere di qualche mese subentrerà il collega di partito e di Istituto di Credito Nebbiai, deve infatti liquidare a favore delle Società del Gruppo Fremura la quota differenziale di esproprio relativa a mq. 54.310 di aree su buona parte delle quali oggi insistono strutture di proprietà statale. La Giunta Cosimi "primo mandato" decide di cristallizzare la Stu Nuovo Centro di epoca lambertiana per mettere in sicurezza il bilancio e avviare una più tradizionale distribuzione delle aree da trasformare secondo il dispositivo del "Lodo Fremura". I Fremura's perdono cosi lo status di partners competitivi all’interno dell’area di trasformazione per servizi Nuovo Centro UTOE 4C18 e assumono quella di controparte di un contenzioso che per anni si è giocato sulle zolle più contese della città periferica. Fremura fa infatti valere un credito risarcitorio sospeso di 46 milioni di euro comprensivo di rivalutazione e interessi nei confronti del Comune di Livorno in relazione a indennità di esproprio che dovevano essere rivalutate ora per allora. Lo aveva stabilito una sentenza della Corte d Appello di Firenze dell'Agosto/Settembre 2001 dopo avere recepito al riguardo varie pronunce della Consulta. In un altro contesto, quello che non a caso partorì la Stu Nuovo Centro con il partenariato fondiario degli stessi Fremura, il Comune aveva resistito ricorrendo in Cassazione. Ma ora il Comune di Livorno agitava lo spauracchio di una pronuncia sfavorevole della Cassazione perchè, in caso di mancato accoglimento del ricorso, la sentenza della Corte d'Appello sarebbe diventata esecutiva e pertanto avrebbe potuto determinare la rivalsa dei Fremura sul bilancio comunale con effetti devastanti per l'equilibrio finanziario. 46 milioni su un bilancio che normalmente si attesta sui 175/180 milioni di euro non sono pochi. E' dunque la prospettiva del potenziale dissesto economico finanziario per cause endogene, agitata dalla maggioranza di Centro Sinistra, e non l'esecutività della sentenza del 2001 come tale, a sparigliare le carte del quadro politico, urbanistico e finanziario consolidatosi nel quinquennio 2001/2007. I Fremura's infatti non avrebbero mai azionato quella sentenza se il "nuovo" Comune fosse venuto segretamente a patti con loro. Patti che avrebbe semplificato le relazioni fondiarie con il privato, ma inciso profondamente nella struttura contabile dei bilanci che il Comune, in piena stretta finanziaria e messo alle corde dal deficit delle partecipate, avrebbe dovuto chiudere negli anni successivi non senza imbarazzi e una crescente conflittualità verso i Governi nazionali.

Ritratto terapeutico delle colline livornesi i - Parte prima

12.02.2013 08:16

La città di Livorno è coronata da un sistema collinare a forma di mezza luna che parte dalle propaggini dei Monti Pisani fino a giungere alla punta del Monte Telegrafo le cui basi incontrano il mare. La nostra Città si affaccia sul mare con 18 Kilometri di costa; lungo tale linea si riversano in mare circa 300 km di corsi d'acqua (!), dando origine ad un sistema geologico molto delicato. Per questo, così come previsto dalla Legge Forestale della Regione Toscana, sulle colline livornesi, o per meglio dire "monti", vige il vincolo idrogeologico. In breve possiamo dire che i centri abitati dove ricade tale vincolo a Livorno sono quelli di Montenero, del Castellaccio, della Valle Benedetta e di Quercianella. A causa dell'esistenza di diversi vincoli la zona di Montenero è da sempre sottoposta alla valutazione ambientale strategica (Vas) ed è regolata a livello comunitario dalla direttiva 2001/42/CE che all'art.2 prevede, di fronte all'eventualità di costruzioni o di innesti impiantistici sul territorio, gli step progressivi di una vera e propria procedura cautelativa: sono previsti infatti "l'elaborazione preventiva di un rapporto d'impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, l'inserimento del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni relative alla decisione amministrativa". Ora, la zona precollinare è da anni tra quelle prescelte da quanti cercavano uno spazio dove vivere non solo in contatto con la natura, ma anche in una dimensione "terapeutica", cioè salvaguardata dal frastuono prodotto dalla città. (peraltro dovrebbe esistere al riguardo un Piano Comunale di Prevenzione). Per arrivare a questo obiettivo sono stati molti quelli che, salendo sul taxi di una regolamentazione talvolta molto flessibile, hanno speso una fortuna economica per costruire o restaurare una residenza nella zona precollinare di Montenero permettendo la lievitazione dei costi delle aree. Possiamo allora immaginare come la scelta di ivi costruire uno "stabilimento" come un Presidio ospedaliero possa creare un impatto acustico con alti livelli di rumorosità. Si pensi alle sirene, ma anche, nelle polverose ore diurne, all'intreccio logistico della "nuova viabilità" di comparto i cui cantieri, secondo il severo Assessore Picchi, il "basista" di Salviano 2 e della Porta a Mare di Livorno, dovrebbero partire nel prossimo marzo. Flussi in entrata e in uscita ben superiori, quanto a proporzione dinamica, all'offerta ospedaliera dei neanche 400 letti "tecnici" previsti dalla misteriosa complessione del nuovo Nosocomio concepito da un pool di professionisti acquistati dal Trentino e dalla Lombardia alla causa della Regione Toscana e della mitica Asl 6 di Livorno. Insomma, stiamo parlando di impatti per loro natura "invisibili", quelli che ottundono i cittadini, quasi sempre poi costretti a scegliere tra il taxi aerobico del silenzio o quello più complicato e anaerobico della protesta. Impatti che nella vita comune sono tali da venir correlati a disturbi del sonno o della comunicazione con la probabilità di interferire negativamente sulla capacità di concentrazione. Stiamo in altre parole parlando, in una prospettiva post terapeutica, dall'introduzione massiva nell'ambiente abitativo e nell'ambiente esterno di rumore determinato dall'incremento esponenziale del movimento veicolare, del transito di mezzi di soccorso e dal frastuono di fondo generato dai mezzi di corredo alle strutture d'accoglienza come generatori e sistemi di condizionamento. E il sistema di condizionamento, come tale, finisce per erodere l'ambiente naturale come quello acustico. In una sorta di avvitamento complessivo dell'eco sistema e della sua delicata ( e discussa) antropizzazione.


CLAUDIO LETTERMANN

Vitelli, gli yachts, i sindacati e il deserto della Porta a Mare

04.02.2013 12:22

Monti cala l'asso e a Livorno propone Paolo Vitelli, il leader nazionale della nautica di lusso e patron di Azimut Benetti, l'azienda che rilevò il Cantiere Orlando nel 2003 con la prospettiva di realizzarvi anche un Porto Turistico da 600 posti barca dopo avere assunto, contestualmente ed in seguito ad una trattativa fiume con il Comune e l'Autorità Portuale di Livorno, la partecipazione ultra maggioritaria dell'ex Società di Trasformazione Urbana. Quest'ultima poi assunse la denominazione di Porta a Mare SPA. Sono circa 16 i potenziali conflitti d'interessi attribuibili ai candidati eccellenti della Lista Monti e Vitelli (di cui si erano perse le tracce a Livorno in questi anni), è realisticamente uno di questi. La lectio di Monti appare segnatamente questa. Dunque, non solo tasse, pensioni posticipate e licenziamenti per i poveri cristi (nella adesione rigorosa alla lettera della Bce dell'agosto 2011 che, fra l'altro, delegittimò Berlusconi e la sua compagnia di giro, Tremonti compreso), ma anche una concezione flessibile della ragion di Stato, in cui la leadership di un settore di mercato deve accompagnarsi con i buoni uffici dell'intermediazione istituzionale (Dal Quirinale al Municipio di una città in crisi). La partita in gioco sono ovviamente i rapporti commerciali con l'estero e le sovvenzioni all'esportazione dei beni di lusso, che tanta parte hanno avuto nella crescita costante della Germania merkeliana di questi anni. Boeri parla non a caso di "svalutazione fiscale" a sostegno delle esportazioni, una condizione ambientale sostenuta da due presupposti funzionali; una valuta competititva (l'euro dell 'Europa settentrionale, ben più pesante della omologa valuta in corso negli Stati mediterranei) e una forte capacità di credito delle banche, allora, nel 2011/2012, ridotte in chiara sofferenza finanziaria dagli effetti della crisi internazionale e dall'acquisto dei titoli di Stato(spazzatura) di Paesi (come Italia, Grecia, Spagna) gravati da un debito che eccedeva di gran lunga la capacità di produrre e redistribuire ricchezza al proprio interno. Da qui, come noto, la battaglia dello spread (il differenziale dei tassi sui titoli a medio termine fra Italia e Germania),utilizzata come leva per chiedere al nostro Paese impegni che l'allegra brigata di Berlusconi e Tremonti non avrebbe potuto assumere. Da qui anche la successiva strategia di Monti, l'uomo che avrebbe dovuto/voluto aggravare la pressione fiscale interna per migliorare il rapporto fra fabbisogno pubblico e Pil, trasferire risorse alle banche fortemente indebitatesi anche per sovvenzionare la finanza pubblica (il Monte dei Paschi una di queste) e sperare nel finanziamento di una crescita che però non è mai arrivata. Una circostanza che determinato ulteriore sconcerto e arretratezza nei ceti "medi" che avrebbero dovuto sostenere la domanda interna. Oltretutto la tassazione di questo ultimo anno ha colpito pesantemente anche lo stazionamento delle barche nei porti turistici di ultima generazione (fra questi ci sarebbe dovuto essere anche Livorno che però dorme da dieci anni) determinando la fuga verso altri lidi dei concessionari o affittuari di posti barca. E allora la plateale adesione di Vitelli a Monti (con relativa candidatura parlamentare) apre una nuova fase della politica italiana. Un profilo molto diverso dalla torsione berlusconiana di un ventennio fa. Con un protagonismo che tende a non accontentarsi dell'intermediazione istituzionale e talvolta giurisdizionale (come avvenne pesantemente per la Porta a Mare di Livorno). Ma a farsi esso stesso parte integrante di un processo che, in nome della cosiddetta innovazione, associa la fiscalità di vantaggio per il proprio prodotto alla relativa politica commerciale con un forte interessamento dello Stato per le sorti di uno specifico imprenditore. Resta da domandarsi che ruolo possano avere i territori, cioè la condizione logistica sulla quale l'imprenditore investe per produrre, in tutto questo. In questi anni Vitelli ha potuto assolvere il suo portafoglio ordini in assoluta tranquillità, con il plauso sistematico dei media e degli stessi sindacati. Ma intorno, come sappiamo, degradavano i beni demaniali (i bacini), mentre si allontanava la prospettiva del Porto Turistico, di cui nel 2003 si magnificavano sui soliti organi di stampa  le potenzialità dell'indotto. E di riflesso, per paradosso, si consolidava l'area residenziale (sub ambito Mazzini), già oggetto di una cessione (da Vitelli alla Lega della Cooperativa) che avrebbe consentito al neo candidato di Monti di remunerare il proprio acquisto/investimento in coda alla drammatica vicenda del Cantiere. Ne è scaturita una situazione paradossale con un parziale beneficio per l'occupazione (quella applicata alla costruzione di mega yachts), ma con il Piano Attuativo della Porta a Mare, che nella sostanza ricalcava le "clausole urbanistiche" di Vitelli alla presentazione delle offerte d'acquisto per rilevare il Cantiere Orlando, rimasto allo stato di conato intenzionale. Esempio plastico di come non basti invocare l'Uomo della Provvidenza per "dare la scossa" a una produzione in crisi o a un territorio. Il deserto della Porta a Mare sta li' a ricordarcelo.

La doppiezza della politica - Appendice

25.01.2013 11:00

Alla fine non sono stati tre interim, ma quasi. Avevamo ampiamente previsto che il Sindaco poteva evitare l'implosione anticipata della Giunta (per la verità traballante oltre misura da oltre due anni)solo concentrando su di sè un numero esorbitante di deleghe. Vedremo poi come sono state ripartite fra se stesso e gli assessori di maggiore fiducia. Ma avevamo anche sottolineato come la contemporaneità delle elezioni politiche e la dipendenza di  questa Giunta dalla evoluzione del quadro nazionale, prima che dalla fonte di investitura delle elezioni del 2009, avrebbe protetto e limitato ad un tempo l'azione del Sindaco. Il tentativo di affidare la delega del "sociale" al Presidente dell'Arci livornese Solimano è stato infatti clamorosamente stoppato da un "diverso parere" dei livelli regionale e nazionale del Pd, preoccupati che la nomina di Solimano, già garante comunale dei detenuti, potesse catalizzare tensioni in campagna elettorale. Solimano infatti ha militato in organizzazioni terroristiche negli anni di piombo, ma ha  anche da tempo finito di scontare una pena per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata cui è conseguita, con la riabilitazione civile, anche la riacquisizione di tutti i diritti politici attivi e passivi. Tanto non è bastato al Pd pragmatico di oggi per validare la sua nomina. A questo punto Cosimi si è trovato costretto a ripartire le competenze del "sociale" fra il Vice sindaco Picchi (che già cumula una serie impressionante di incarichi) e l'assessora all'educazione scolastica Carla Roncaglia. L'Urbanistica, orfana del "revocato" Grassi, è stata affidata allo stesso Picchi, mentre Cosimi si è, non a caso, riservato la gestione degli atti relativi al Piano Strutturale. L'"Ambiente" già di Grassi, è stata consegnato nelle mani di quel Guli' che in questi ultimi due anni  ha garantito a Cosimi la compattezza granitica del gruppo consiliare Pd anche di fronte ad atti obiettivamente imbarazzanti, soprattutto in maniera urbanistica. Cosimi dovrà per ovvi motivi cedere la delega alle "partecipate", di cui era titolare dal 2010, all'Assessore al Bilancio Nebbiai, ma tratterrà per se' il controllo di Aamps. Insomma, una situazione surreale che conferma le nostre previsioni. Ad un anno o poco più dalla scadenza naturale del mandato Cosimi viaggia con lo stesso taglio di un piccolo Governatore pur non disponendo di una reale maggioranza. Potrà oltretutto disporre in modo autonomo della progettazione del Piano regolatore e occuparsi, attraverso Aamps, dell'impiantistica relativa alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti e, in quanto attendente al Piano Regolatore, della sua definitiva  localizzazione. Potrà infine limitarsi a guardare nello specchietto retrovisore per controllare il funzionamento degli altri settori, per lo più nelle mani dell'interim "umano" Bruno Picchi e del fedelissimo Gulì. Compatibilmente con il quadro nazionale.

La doppiezza della politica

22.01.2013 20:49

Le elezioni politiche di fine febbraio sono per molti aspetti la cartina di tornasole della confusione che regna sotto i pergolati della politica livornese. Siamo partiti da una maggioranza (Pd-Idv-Sel) poi liquidata qualche mese fa dal segretario comunale Pd, certo De Filicaia, il Bud Spencer della politica locale,  con la collaborazione dei principali organi di informazione locali (L"Intrepido" di Viale Alfieri e "Bolero2000 di Via Marradi") ed il concorso esterno dell'ex sindaco Lamberti, uno che la sa lunga. Siamo faticosamente arrivati alla situazione attuale con un Pd "finalmente" solitario e con le mai libere. Ne è comunque conseguita una girandola di dimissioni e cooptazioni che hanno oggettivamente indebolito l'azione della Giunta inducendo il Sindaco ad assumere su di se' la delega delle "partecipate", una sorta di graticola permanente che Cosimi ha deciso di condividere "intuitu personae" con i presidenti delle Aziende. In tre occasioni Lamberti ha letteralmente salvato Cosimi ed il Pd dal precipizio (Variante Abitare Sociale, Conferimento del ramo d'azienda ex Atl nel consorzio intercomunale Ctt e Adozione del Piano Tecnico finanziario legato alla introduzione della nuova Tariffa per la raccolta e lo smaltimento rifiuti solidi urbani Tares). Il voto di Lamberti (giunto in Consiglio Comunale da oppositore civico) e di altri componenti dell'ex area governativa di Monti ha surrogato quello non pervenuto da qualche consigliere del Pd, ufficialmente assente per cause di forza maggiore in occasioni di votazioni così importanti. Ma sappiamo che l'impostazione ecumenica data da Cosimi all'ultimo segmento del suo lunghissimo mandato prevedeva "funzionalmente" l'apporto di soggetti terzi al voto di maggioranza, mentre quanto rimaneva di Idv e soprattutto Sel decidevano di collocarsi all'opposizione. Sel, in particolare, avrebbe sperimentato in itinere la versione laboratoriale di un vecchio vizio della politica nazionale. Un vizio che rende incomprensibile la politica ai cittadini determinandone l'irriducibile allontanamento dalla dimensione rappresentativa nella società e nelle istituzioni. Questo vizio (il conio appartiene a Nando Dalla Chiesa) è nella specie "la doppiezza della politica"; una condizione che permette ad un Assessore strategico espresso da Sel di continuare ad operare nella Giunta del Sindaco nonostante che l'ex capogruppo di riferimento gli voti  contro. Conosciamo l'obiezione di Cosimi; "l'assessore, una volta nominato, costituisce una proprietà indivisa del Sindaco". Certamente, Sig. Sindaco, ma a condizione che non si fratturi  in corso d'opera la maggioranza politica che aveva legittimato quel potere di nomina e, di riflesso, la manifestazione di quella fiducia personale. Oggi Sel è all'opposizione della Giunta Cosimi, e dunque anche le maxi rotatorie annunciate dall'Assessore in questione per questi ultimi mesi di mandato (attraverso l'Intrepido) potrebbero non incontrare il gradimento del gruppo politico che lo segnalò all'attenzione del Sindaco all'atto della nomina fiduciaria. Una situazione alquanto anomala solo in parte sanata dalla dichiarazione del segretario di Sel, secondo il quale l'opposizione alla Giunta Cosimi si deve considerare "a tempo", tant'è che per l'immediato futuro (quello post elettorale), si profila un nuovo Patto d'Acciaio fra Pd e Sel, quando verosimilmente il movimento di Vendola si scioglierà nel grande contest di Bersani, Orfini e Fassina con il giudizioso Renzi a fare da momentaneo spettatore. Non è casuale il fatto che in questo quadro francamente grottesco Pd, Sel e l'ultima trovata del genio napoletano di Lamberti (il Centro Democratico di Tabacci e Donadi) si coordinino per definire gli appuntamenti della campagna elettorale nazionale. Siamo, di fatto, di fronte alla legittimazione esterna (cioè politica) della maggioranza virtuale che sta accompagnando Cosimi in questo ultimo tratto del suo mandato, senza che peraltro lui (il Sindaco) abbia mai fatto nulla per formalizzarla all'interno della sua Giunta. D'altra parte non potrebbe farlo, perchè come sappiamo, Sel nella Giunta ufficialmente non c'è, trattandosi di un gruppo di opposizione. Avremo dunque, verosimilmente, maxi rotatorie di lotta e di governo. A complicare il quadro sono poi sopravvenute le dimissioni di Grassi (Urbanistica e Ambiente) e di Cantù (Sociale). Il primo, geneticamente un tecnico, avrebbe rotto il patto fiduciario con Cosimi (svincolandosi in pratica della sua "proprietà") dopo avere cercato sponde satisfattive nell'area renziana. Un piano fallito per quanto sostenuto a gran voce sui media fiorentini. Il secondo, un buon assessore, sta cercando da settimane di svincolarsi dal patto fiduciario (senza riuscirci) dopo avere onestamente dichiarato di avere esaurito la propria funzione sulla trincea dell'emergenza abitativa. Le dimissioni di quest'ultimo, con tutta probabilità, determinerebbero l'implosione definitiva della Giunta Cosimi, a meno che Cosimi non moltiplicasse le sue deleghe (assumendo almeno tre interim) con la copertura delle forze che si stanno coordinando per la campagna elettorale a favore di Bersani. Sarebbe una sovrapposizione senza precedenti, con gli equilibri di politica nazionale che surrogherebbero in corso d'opera le risultanze del voto del 2009, senza che peraltro l'attuale Sindaco mostri in alcun modo di volere "certificare" il nuovo quadro. E dunque di prendere atto del suo fallimento. La conseguenza, sul piano amministrativo, potrebbe essere rischiosa; di fatto, l'istituzionalizzazione della politica contrattata al di fuori di ogni contesto democratico. Per questo occorre vigilare.

COSIMOMETRO 2013

02.01.2013 18:12

QUANDO L'IMPEGNO E' UN'INCOGNITA 

Come di consueto traguardiamo l'anno nuovo con la pubblicazione (richiesta da molti nostri lettori) del " Cosimometro 2013 ", vale a dire l'unica mappa sinottica in circolazione in grado di aggiornare in tempo reale sullo stato di efficienza di una Amministrazione Locale nel tempo dei vincoli dettati dal Patto di Stabilità montiano (sulle spese in conto capitale) e dalle contestuali riduzioni di spesa corrente. Un vademecum sicuramente utile, che in questo caso riguarda il Comune di Livorno, ma che potrebbe essere tranquillamente esteso al monitoraggio di altri Enti Locali. Nel caso specifico le rilevazioni evidenziano, a partire dall'annualità 2011, lo sviluppo degli impegni di investimento/spesa e delle dichiarazioni di procurato finanziamento pubblico/privato assunti dal Comune per atti ufficiali (come il piano degli investimenti pubblici allegato di norma al bilancio preventivo) o per via mediatica. In quest'ultimo caso (evidenziato nelle ultime voci del dossier) è possibile rilevare come talvolta sia davvero ampia la distanza fra le dichiarazioni propagandistiche rese alla carta stampata e l'effettiva evoluzione operativa degli impegni politici correlati alle medesime dichiarazioni. Oltretutto buona parte di quanto è stato formalizzato nei bilanci è stato per forza di cose trasferito a carico degli esercizi successivi. E' facile evidenziare, infatti, come la stragrande maggioranza degli impegni sia stata "traslata "al 2013/2014.

 

VINCOLI DI BILANCIO: UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA

Due anni fitti di interventi, buona parte dei quali sono evidentemente a rischio di copertura finanziaria. E allora perchè dichiararli? Spending review non significa solo "tagliare", ma anche selezionare preventivamente le priorità di spesa, soprattutto nel campo degli investimenti pubblici. Ha più senso continuare a manutenere a costi crescenti un impianto sportivo (per quanto di serie A), o adeguare le scuole primarie alle normative di sicurezza? Ha più senso ipotizzare un colossale adeguamento della futura viabilità ospedaliera (immobilizzando 15 milioni di euro) o provvedere alla sistemazione logistica dei quartieri periferici? Ha più senso baloccarsi con i Laboratori di Logistica integrata o mettere a norma (e soprattutto "aprire al pubblico") i beni monumentali e le piazze storiche della Città? Si potrebbero fare naturalmente vari esempi. Ma certo una condizione sofferta di scarsità delle risorse (aggravata dalle politiche finanziarie e fiscali di una Agenda Monti che sotto sotto teorizza la democrazia "light", quella senza partiti e sindacati, ma in una prospettiva solo centralista) dovrebbe imporre scelte più condivise sui territori.

 

IL BLUFF DELLE PRIMARIE E LA "TRACCIABILITA' DELLE DECISIONI": IL FUTURO DI UN TERRITORIO

A cosa servono le primarie, un colossale flop quelle del Pd a Livorno, se poi nessuno viene consultato quando si tratta di stabilire le scelte prioritarie di una Comunità Locale in una condizione di complessiva sofferenza finanziaria che mette allo stremo le famiglie e le aziende e riduce la base imponibile del territorio? Serve come il pane la "tracciabilità" delle decisioni piuttosto che quella delle transazioni monetarie. O almeno le due questioni si fondono quando si tratta, ad esempio, di impedire che una concessione edilizia si trasformi in una speculazione (con relativa evasione fiscale) o un bando di gara generi un sistema di appalto diseconomico e poco trasparente con scarse o nulla possibilità di realizzazione o completamento dell'opera commissionata. Guardiamo Livorno, la città che amiamo profondamente, ma che come sempre non valutiamo con spirito fazioso. Il principale aggregato di spesa che si ricava dalla lettura del dossier riguarda le opere di adeguamento alla viabilità ospedaliera e poi la complessa, e per certi aspetti beckettiana, questione dei Piuss, per lo più ignorata da partiti, primariani ed amministratori. Stiamo parlando di quasi trenta milioni di euro (60 miliardi di vecchie lire) impegnati di qui all'eternità su due partite che rischiano di non generare alcuna economia di ritorno. Siamo in grado, qui ed ora, di fornire dati certi sulla loro compatibilità finanziaria, strutturale, ambientale? O continuiamo ad andare avanti a colpi di propaganda, confidando nella scadenza naturale di un mandato amministrativo reso ormai caricaturale dalle dimissioni del super assessore all'Urbanistica e dal supporto numerico dell'area centrista ad una maggioranza che non esiste più? Ci stiamo accorgendo che questa Città non interessa più a nessuno per lo stato in cui si trova? Come interpretare se no il crollo delle presenze legate al turismo stagionale e culturale a fronte di un Porto Crocieristico che bene o male produce valori statistici mediamente elevati? C'è ovviamente qualcosa che non quadra, ma soprattutto, manca una pianificazione anche concettuale di riferimento.

 

IL RUOLO (mancato) DELLA STAMPA LOCALE: TRA TERENCE HILL E BOLERO

Molto potrebbe fare la stampa locale, ma ne conosciamo i trend. Un disastro, sul piano della comunicazione e dei temi commentati. Con un "Tirreno" che ha completamente astratto le responsabilità della politica dalle dinamiche reali della società. Una città proiettata in una dimensione senza tempo e senza memoria, ogni tanto scossa da furti, rapine, sequestri di persona. La stessa dimensione "anomica" che era possibile ricavare dai film di Terence Hill (Cosimi, talvolta anche in versione Don Matteo) e Bud Spencer (De Filicaia, oppure l'eterno Assessore Picchi), una sequenza infinita di soprusi, furberie, palesi illegalità e cazzotti definita quasi sempre da leggi non scritte e da volti alternativamente rassicuranti (Cosimi), paternalistici (De Filicaia) e grevi.(Picchi) Una escalation però clamorosamente smentita, nei fatti, dalle statistiche fornite dallo stesso Questore Cardona, l'uomo che ha astutamente rimosso dalla sua conferenza stampa di fine anno ogni riferimento all'assalto "manzoniano" alla Prefettura di Dicembre. Un evento epocale provocato da una gestione quanto meno discutibile dell'ordine pubblico in occasione della Convention di Bersani alla Stazione Marittima e di altre situazioni successive connesse verificatesi nelle piazze di Livorno". C'è poi "La Nazione", il "Bolero" della politica locale, l'organo ufficiale delle Primarie Pd e soprattutto il manifesto quotidiano dell'ex Assessore Grassi, l'uomo che ha candidamente ammesso di non aver mai creduto dall'inizio del suo incarico al Piano Strutturale di Livorno, il compito che gli aveva assegnato Cosimi per disposizione regia. Affermazioni incredibili che avremo modo di sviluppare in seguito. Per il momento Buon Anno.

 

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