Italia 2013: Un Grillo non nasce per caso.

06.03.2013 10:03

Quando si staccano interi blocchi di elettorato e, astensionismo permettendo, si ricollocano altrove, significa che siamo in presenza di un fenomeno che va oltre il dato politico. Gli analisti dei flussi elettorali stanno analizzando i dati e presto ci forniranno qualche risposta. Questo sito li metterà ovviamente a disposizione cercando ovviamente di distinguere il grano (cioè la sostanza) dal loglio (cioè l'interpretazione propagandistica). Un fatto ci pare incontestabile: buona parte del voto, che a nostro giudizio non esaurisce comunque il percorso di consapevolezza politica di un elettorato attivo, ormai è contendibile, cioè è libero, o meglio non "appartiene" più a nessuno in particolare. L'ampia mobilità elettorale che ha interessato vaste zone del Paese, compresi gli ex fortini espugnabili del Nord leghista, delle "zone rosse", dello stesso Meridione d'Italia, costituisce un fenomeno che solo in parte è da attribuire al declino annunciato del bipolarismo imperfetto. La decisione di Monti di competere per sollecitare una improbabile "scelta civica" non ha infatti "baricentrato" il voto politico, nè lo ha uniformato alla mistica dell'orizzonte valutario. Ha probabilmente contribuito a terremotare l'area berlusconiana (che rispetto alle scorse elezioni politiche perde il 50% dei consensi) e a spersonalizzare ulteriormente il profilo politico del Pd (il cui "bacino d'utenza" si contrae ovunque di circa il 30%), ma non ha determinato, come molti avevano preconizzato, il tacito allineamento nazionale (con relative blu stellate e tricolori) ai paragrafi selettivi della lettera della Bce del Novembre 2011. Quella che, in pratica, determinò il distacco forse definitivo di Berlusconi dal sogno che lui stesso aveva incarnato per un ventennio di alterne sfortune, fino al grottesco declino delle notti di Arcore. Monti, però, non ha finito "il lavoro" commissionatogli da Napolitano. Dopo avere delegato alla Magistratura il compito di liquidare la credibilità delle "estreme" e di alcune caste regionali  (Lega Nord, Italia dei Valori, Formigoni, Fiorito, Polverini) alla fine ha solo in parte demolito il sogno berlusconiano, parzialmente rianimatosi con la promessa di "risarcire l'Imu"  grazie anche  alle previsioni sballate (da Monti, dai gruppi editoriali  e dai cervelloni di riferimento) della crescita nazionale nell'ambito dell'Eurozona e dai numeri impietosi della pressione fiscale rispetto al reddito nazionale. Ricordiamo che non uno degli interventi propulsivi immaginati da Passera e soci nel corso di questa estate ha trovato effettivo compimento al di là di qualche generico atto di indirizzo, mentre nel Paese esplodeva il paradosso normativo e sociale della disciplina Fornero, il ceto medio si impoveriva, e gli esodati invocavano invano forme almeno provvisorie di sostegno al reddito nella utopistica prospettiva del pensionamento. Equitalia e la sua ideologia afflittiva nei confronti dei ceti produttivi senza liquidità ha fatto il resto. Berlusconi in questo scenario  ha ovviamente avuto buon gioco e pur perdendo un vagone di voti nel Paese è riuscito ad ottimizzare il bonus maggioritario di alcune Regioni base, tra cui la stessa civilissima Lombardia che gli avrebbe dovuto voltare le spalle, per potere paralizzare (come prevedemmo) il Senato. A pochi giorni dall'apertura dalle urne Monti ha invano invocato, nel quadro di un cupio dissolvi sistemico che poi si è rovesciato addosso ai suoi  stessi sostenitori cattolici e montezemoliani, una "Nuova Tangentopoli", ma era ormai troppo tardi. Il bariCentro è rimasto così allo stato di ologramma, impedendo il disegno di neutralizzazione politico istituzionale caro a Napolitano ed ispirato dalla Bce e per i rami dall'asse franco tedesco; il Pd da parte sua ha pagato la sua totale sottomissione a Monti e poi ha dovuto scontare  l'afasia politica di Bersani (da lui nessuna proposta finanziabile) dopo l'effetto panna montata delle primarie renziane. L'Istituto Cattaneo oggi ci dice che il Pd è il principale donatore di voti a Grillo (rispetto al 2008), mentre il Pdl, che ha pagato un contributo marginale a Monti ed è stato abbandonato in chiave astensionista dal suo elettorato centro meridionale, ha in minima parte alimentato il blogger. Quest'ultimo, con una campagna fatta essenzialmente nelle piazze, ha in buona parte drenato il voto (consapevole) che Monti aveva ritenuto di espellere dal tubetto per potere poi realizzare un asse preferenziale moderato con un Pd a sua volta ridimensionato. Si è concretizzata solo la seconda ipotesi, mentre l'"altra Italia" ( composta da leghisti delusi, post berlusconiani di centro destra, anti berlusconiani di centro sinistra, indignados a vario titolo, componenti civiche, pirati del web, precari ed una consistente aliquota di sinistra radicale che ha visto dissolversi improvvisamente Rifondazione Comunista e l'Italia dei Valori anche in zone elettive come la Toscana) è salita sul maggiolino di Grillo per farsi un giro panoramico in una dimensione ultrapartitica e tendenzialmente antisistema. Siamo di fronte, forse per la prima volta, ad una alternativa sociale radicale, ma post ideologica, con una composizione sociale assolutamente eterogenea. Un aggregato probabilmente difficile da gestire via web e con scarsa, se non nulla, attitudine alla mediazione politica, figuriamoci a quella istituzionale. Il programma di Grillo ha poi un costo reale di 84 miliardi di euro. Un onere che neanche  un intervento radicale sui costi della politica centrali e periferici (come ipotizzerebbe un sempre più disorientato Bersani) potrebbe almeno parzialmente compensare. Ma il fatto che 9 milioni di italiani abbiano incontestabilmente  dato fiducia a Grillo, significa che ormai la misura è colma  anche in territori blindati come la Toscana. Oltre a rappresentare in se' la più grave sconfitta di Monti e del suo sogno centro-europeista essenzialmente basato sul collocamento "protetto" dei titoli di finanziamento del debito pubblico e sul contenimento finanziario della spesa per interessi. Ma il Paese è allo stremo e forse, questo, non tutto il Pd lo ha capito fino in fondo.