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Nella terra dei conflitti di interesse (non solo quello berlusconiano) e dei sottrattori di bene pubblico (oltrechè dei simulatori di verità)..., dove lo spreco si confonde con la miseria, dove non sai mai quello che ti capita... ma ormai ci sei abituato... e se capita non ti meravigli più, dove per vincere una battaglia non occorre coraggio ma capacità economica.... abbiamo deciso (vestendo tutto il coraggio possibile) di andare contro corrente e di mettere a nudo realtà spesso soffocate dai giochi di potere in grado di pilotare l'informazione direzionandola un po' qua, un po la, ma mai dove realmente e in maniera trasparente dovrebbe andare.

La nostra esperienza nel mondo civile ci ha permesso di affrontare varie argomentazioni e documentarle con video, immagini e commenti audio.

 

In questo sito potrete rendervi conto personalmente di quanto possa essere facile "non dire" cose sconvenienti e sostituirle con frasi di eccellenza che attirano popolarità e deviano l'attenzione.

 

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Articoli

Tuttoberlusconi/2 (la deberlusconizzazione dolce)

30.09.2013 20:24

Berlusconi ha sbroccato. E forse non poteva essere diversamente. Prima o poi questa condizione di cerimoniere delle "larghe intese", che lui stesso aveva sdoganato all'indomani del sorprendente risultato elettorale, andava risolta. Il lungo "tiki taka" della responsabilità nazionale, governata con il consueto cinico aplomb da Napolitano, si è dissolto allorquando ha assunto concretezza il vero obiettivo di Letta e aree collegate. Cioè quella della "deberlusconizzazione dolce". La vera scommessa del buon Enrico, sbroccato anche lui quando Berlusconi ha chiesto ai suoi ministri di dimettersi (al momento senza grande successo), era proprio quella di "accompagnare" il migliore amico di suo zio sul binario morto della condanna "pari o superiore" ad anni due per frode fiscale. Mentre lui, sotto l'alto patronato di Napolitano, avrebbe assunto la presidenza del semestre europeo con il paese devastato dalla crisi, ma i conti in ordine. Da una parte dunque, un Governo (delle "larghe intese", ma senza la bomba da orologeria del conflitto permanente con gli organi di Giustizia), dall'altra proprio lui, Berlusconi, di fronte all'alternativa secca postagli dalla Legge sull'esecuzione penale della condanna a lui più acconcia, se appunto la cupa prospettiva auto-detentiva degli arresti domiciliari o la paradossale situazione "rieducativa" dei  servizi sociali. Una scelta da farsi improrogabilmente entro il 16 di ottobre, con tutta probabilità il giorno dopo o lo stesso giorno in cui, con voto "politico", l'Assemblea del Senato dovrebbe esprimersi sulla sua decadenza da senatore, "diritto di difesa" permettendo (così come aveva ipotizzato lo stesso Violante del Pd quando aveva sostenuto che sulla conformità della Legge Severino all'art.25 della Costituzione, nell'incertezza interpretativa sulla natura amministrativa o penale della norma, avrebbe dovuto esprimersi la Corte Costituzionale). Oltretutto il 19 di ottobre dovrebbe pronunciarsi la Corte d'Appello di Milano sulla rimodulazione della pena interdittiva da infliggere in relazione alla pena principale stabilita dalla Corte di Cassazione il primo di Agosto e allora, salvo clamorose sorprese, la procedura di espulsione dal Senato dovrebbe perfezionarsi pressochè automaticamente aprendo il campo alla vulnerabilità penale dell'ex Premier. In caso di rinvio a giudizio e di fronte al pericolo di inquinamento delle prove, infatti, i Magistrati inquirenti di Napoli che indagano sul fronte della compravendita dei parlamentari a metà fra Ulivo e Polo della Libertà (2006/2008) potrebbero chiudere il cerchio eseguendo nei suoi confronti un ordine di custodia cautelare. E pensare che poco o nulla di tutto questo sarebbe successo se ai primi di Luglio Luigi Ferrarella del Corriere della Sera (!) non avesse ricordato ai cervelloni  della Corte di Cassazione di incardinare l'udienza relativa al Processo Mediaset nella sezione feriale del 31 Luglio/1 Agosto per evitare che si prescrivesse almeno uno dei due reati fiscali attribuiti a Berlusconi in relazioni a frodi compiute tra il 2002 e il 2003. Con le conseguenze dilatorie che ne sarebbero scaturite. Su questo abbrivio la tattica erosiva del duo Letta-Napolitano nei confronti dei Ministri Pdl, le cosiddette "colombe", avrebbe dovuto, appunto, cogliere il doppio obiettivo della "stabilità" e del sostanziale abbandono di Berlusconi al destino coatto della sua vicenda giudiziaria. Tutto sembrava andare liscio se quest'ultimo, accortosi dell'inerzia a lui sfavorevole, non avesse "sbroccato" chiedendo improvvisamente le elezioni a legislazione elettorale invariata. Un destino comunque presente all'Uomo di Arcore nel momento in cui, non a caso in itinere, e con i titoli aziendali in costante ascesa, ha deciso di abbandonare la deriva di un Pdl ormai infiltrato dalla democristianità di Letta per tornare a indossare la camicia di Forza Italia e celebrare così il suo esorcismo contro l'aumento dell'Iva, il probabile ripristino dell'Imu seconda rata e le fragilissime prospettive del cuneo fiscale (di cui Letta parlava già senza costrutto al tempo del secondo governo Prodi). Eccovi servita la "deberlusconizzazione dolce" di Letta e Napolitano. Che oggi assume anche il volto spaziato di Alfano e gli occhi dolci di Beatrice Lorenzin. In attesa, che probabilmente sull'onda dell'indignazione generale, del grande ritorno di Monti e di Ferruccio De Bortoli  e delle interminabili scadenze statutarie del Pd, si compiano ancora una volta i destini della Repubblica violata di Napolitano. Vedremo come, ad horas.

La fuga di Marco Giampaolo (la rottamazione dei sogni)

26.09.2013 09:21

La fuga di Marco Giampaolo, 46 anni, ex allenatore di successo,dalle grinfie della tifoseria bresciana e dello stesso mega-presidente Corioni (76 anni!), secondo noi è una bella storia. Ma in un certo senso è anche un trailer (fortuanatamente indolore) dei nostri tempi. Intendiamoci pure, Marco Giampaolo ha probabilmente chiuso nel calcio che conta, ma, viste le sfumature del personaggio, questa potrebbe essere per lui una liberazione. E visto che ci siamo, cosa conta nel calcio? Tutto ciò che Giampaolo ha probabilmente perso nel corso di questi anni vissuti tra esoneri e panchine precarie. Giampaolo ci ha sempre dato la sensazione di un allenatore sofferente, pur nella insistita coltura della teoria. Non sempre i Presidenti (figuriamoci uno come Corioni) te lo fanno fare l'allenatore teorico, soprattutto perchè manca quasi sempre "il tempo", anche quello essenziale del collaudo e dei vari stress test per mandare gli schemi a memoria e l'amalgama dei giocatori in campo "a regime. "Figuriamoci a Brescia, dove ogni anno che passa la frustrazione per non potersi/doversi riaffacciare nella categoria superiore aumenta. Giampaolo, insomma, ha già bruciato "quel tempo" e improvvisamente è diventato inutile, come un vecchio flipper ancora luminescente, ma con le molle inesorabilmente arrugginite. La società, dopo una normale sconfitta, lo ha dato in pasto ai tifosi, specialisti ormai strutturati (in gradinata o nelle curve) nell'alimentazione o (se dovesse andar male) nella rottamazione dei sogni. Con il consueto sostegno dei media locali. Che non sono mai particolarmente coraggiosi. quando si parla di calcio. Per questione di tiratura e di consenso. Il volto vulnerabile di Giampaolo non ha nulla a che fare con i "guerrieri della notte, i "cerchi magici", le urla belluine di Conte o lo smanacciare di Mazzarri, le contrazioni rissose di Delio Rossi o il fascino esotico di un Garcia. Sul web lo hanno immediatamente ribattezzato "Giampollo", reo di non avere stretto un "patto di sangue" con i tifosi. E  lui invece se ne è andato al mare, anzi ha detto "sto al mare", con la stessa leggerezza di un impiegato stressato che spegne il cellulare, si scola una bottiglia di rum e attende serenamente il trasferimento o, appunto, la risoluzione consensuale. Dal successo e dai sogni.

Grazie Giancarlo

25.09.2013 09:16

 

Comune di Livorno: Il tour de force dei provvedimenti urbanistici di qui al 2014.

11.09.2013 20:34

L'orrore della Porta a Mare di Livorno ha finalmente suscitato interesse anche da parte dagli stessi organi di stampa che dieci anni fa l'avevano promossa tra le chiarine e gli squilli di tromba. Il nulla urbanistico generato da quel compromesso formalizzato dai timbri del Tribunale fallimentare ha prodotto il risultato documentato ormai circa sei mesi fa dal nostro filmato. Con più di un effetto collaterale. La prevalenza "monotonica" dell'investimento immobiliare, in primo luogo, che prima o poi partorirà il piccolo mostro di un quartiere commerciale con affaccio diretto su 73 appartamenti vista Darsena ancora sigillati perchè tuttora in cerca di un acquirente. E poi a seguire a cascata: il pescaggio commerciale nell'area del Borgo Cappuccini da parte dell'ennesimo ipermercato d'area con relativo,definitivo svuotamento  delle attività commerciali proprie del quartiere storico; una  nuova, inedita colonizzazione del quartiere borghigiano e la fuga dei residenti verso periferie che però non si riescono a costruire perchè concepite in modo speculativo e con lo scomputo incorporato degli oneri di urbanizzazione. E poi a finire:la probabile revisione delle destinazioni urbanistiche originariamente previste nel Piano Particolareggiato. Scompariranno dunque alberghi a cinque stelle e residenze turistico alberghiere e in loro vece verranno costruite altre case, per consentire all'impresa immobiliare di incrementare i margini del proprio investimento e spalmare il rischio economico  delle costruzioni nel tempo medio, quando verosimilmente saranno tornati a crescere gli appetiti del mercato immobiliare. Una serie di prospettive, insomma, che  sconvolgono l'impostazione del piano urbanistico concepito dieci anni fa nell'orgasmo politico-mediatico di evitare il fallimento tecnico-politico del Cantiere Orlando e basato sul concetto ormai amputato delle tre gambe. Di queste tre gambe (le riparazioni) una è ormai completamente andata perchè i bacini di riparazione sono inutilizzabili per buona parte dell'utenza (a parte Azimut Benetti  che li ha occupati manu militari dal 2007), la seconda (la nautica da diporto) attende ancora di conoscere quale esito avranno le lunghissime procedure di appalto dell'Autorità Portuale (che deve attivare i finanziamenti statali per il banchinamento dell'approdo turistico del Mediceo e aree connesse), la terza (l'attività cantieristica) procede secondo i tempi lunghi di queste lavorazioni, condizionate anche da una relazione di sussidiarietà verso altri e ben più laboriosi Cantieri regionali della stessa Azimut Benetti. L'Azienda ha ormai un portafoglio ordini limitato e oltretutto, nel giro di poche settimane,ha visto andare in fumo per motivi ad oggi sconosciuti due voluminose imbarcazioni che erano già pronte per la consegna al committente. Siamo sicuri che su queste vicende, nella Livorno appecoronata (in primo luogo a sinistra) di questi tempi, calerà il più totale silenzio (responsabilità anche della Magistratura) mentre il cono d'ombra delle "case aggiunte" inizierà a prendere forme nei Piani attuativi della Variante Urbana al Prg del Porto prossimamente all'esame degli stakanovisti della Commissione Urbanistica del Comune di Livorno. Su questo torneremo, anche perchè diventa obiettivamente incerto il destino di Azimut con il lentissimo incedere della costruzione del  Porto Turistico e il probabile riprofilamento immobiliare di aree (con relativa ipervalorizzazione fondiaria e trasferimento di reddito a favore del soggetto attuatore della trasformazione urbana) che dovevano inizialmente fare da cuscinetto funzionale tra la città e le costruzioni degli scafi. Ma ecco nel dettaglio la raffica di provvedimenti, buona parte dei quali in  variante al regolamento urbanistico vigente, che il Consiglio Comunale di Livorno sarà chiamato ad esaminare di qui alla scadenza naturale del mandato amministrativo (maggio/giugno 2014).

LA RAFFICA DEI PROVVEDIMENTI URBANISTICI 2013/2014

4.3 Riapposizione vincoli Porta a Terra (Variante RU) per le parti non attuate del vigente Piano Attuativo "Porta a Terra"

4.4 Adozione, approvazione variante anticipatrice al Ps e RU per il Piano Regolatore Generale del Porto di Livorno con annessi Piani Attuativi (Stazione Marittima, Porta a Mare, Bellana).

4.5 Variante  al RU  proprietà Abrial Montenero

4.6 Variante al RU per la realizzazione della Nuova Chiesa di Salviano 2

4.7 Riperimetrazione del Nuovo Centro e conseguente adeguamento urbanistico (Variante RU) di salvaguardia ambientale di una zona riservata a migrazioni faunistiche naturali.

4.8 Approvazione variante RU Puntone del Vallino (Area Cisternino-Insediamenti produttivi e area smaltimento rifiuti-Piano attuativo di iniziativa privata.

4.9 Variante R.U. per la valorizzazione del patrimonio comunale

4.10 Proposta di adozione al Consiglio Comunale della revisione del Piano Strutturale

4.11 Lavoro in parallelo alla proposta di adozione al Consiglio Comunale della revisione del Piano   Strutturale  per una proposta riguardante le Aree collinari e pedecollinari

4.12 Variante  al  PS e RU Kayser  srl

4.13 Variante al RU per Istituto Diocesano di sostentamento al clero

Porta a mare 2013: Confessioni di un Malandrino

13.08.2013 16:13

 

 

Rigassificatore OLT: La sicurezza dove sta?

09.08.2013 07:43

Tratto da: https://www.lastampa.it/2013/08/07/blogs/in-diretta-da-greenpeace/rigassificatore-olt-la-sicurezza-dove-sta-CRFNm7nbw8Y7VMekgm1MCM/pagina.html

Ci riempiamo la bocca, e i necrologi, con gli impegni a estirpare la piaga degli “incidenti sul lavoro”, una guerra silenziosa che secondo l’INAIL nel 2012 si è portata via in Italia 790 uomini, donne, ragazzi e ragazze. Dopo, tutti a piangere. Prima? Solo chiacchiere.  
 
Ecco un bell’esempio di attualità: è appena arrivato al largo di Pisa - Livorno il rigassificatore OLT. Un unicum: non esiste niente del genere al mondo. Una nave che accumula gas naturale liquefatto (GNL) e poi lo scalda fino a gassificarlo, per immetterlo in un gasdotto che lo porta a terra. Si tratta di un sito industriale pericoloso (ai sensi della Direttiva Seveso) piazzato in mezzo a quello che dovrebbe essere il Santuario dei Cetacei. Dovrebbe, perché con un mostro del genere in mezzo al mare, di Santuario ha ben poco.  
 
Il rigassificatore è stato autorizzato con un provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23/2/2006. È un numero decisamente interessante della Gazzetta Ufficiale, perché contiene un altro reperto notevole: il Decreto 6/2/2006 del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Tale Decreto, guarda caso, autorizza l’operazione che si farà di routine sul rigassificatore: il trasbordo di gas tra due navi.  
 
Ma che bisogno c’era di autorizzare questo trasbordo? Semplice, perché quest’attività – il termine tecnico è “allibo” – fino al giorno prima era vietata. Troppo rischiosa: se le due navi oscillano in modo asincrono (sapete com’è, in mare capita…) la condotta che trasferisce il GNL si può rompere, il GNL finisce in mare, assorbe rapidamente calore ed esplode senza fiamma.  
 
Quale miracolo della tecnologia è intervenuto, prima del febbraio 2006, per convincere il ministero dei Trasporti a revocare il divieto? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Il decreto fa riferimento solo al parere di un “Gruppo di lavoro merci pericolose”. Sono anni che Greenpeace, e vari parlamentari, chiedono di visionare questo parere. Giusto per sapere chi l’ha firmato, per quale motivo è stato richiesto e soprattutto per sapere quale sconosciuta rivoluzione tecnologica metterebbe al sicuro i cittadini dal rischio di un botto colossale: l’energia accumulata in una gasiera è stata stimata equivalente a quella di una piccola bomba atomica. Spero sia un’esagerazione, ma è vero che un incidente a Skikda in Algeria, era il 19 gennaio 2004, ha ucciso 27 operai e ne ha feriti altri 56. Ovviamente sono i lavoratori, quelli che stanno sulla nave-deposito-rigassificatore, a rischiare di più.  
 
I sindacati, da noi avvisati di tutta questa faccenda in data 7 febbraio 2011 hanno preferito ignorarci. Spero davvero che non succeda nulla, ma se dovesse succedere non voglio sentirli piangere: non ne hanno il diritto. 
 
* direttore delle campagne di Greenpeace Italia

Tutto Berlusconi/1

06.08.2013 07:22

Ogni giorno che passa il tema/problema dell'agibilità politica di Berlusconi, dopo la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, va in simultanea con quello della sua possibile decadenza da senatore. Non ci sarebbe stato bisogno di un atto politico, ma di una mera ratifica, se la decadenza fosse scaturita dalla conseguenza "naturale" di una pena interdittiva, cioè della cosiddetta interdizione temporanea dai pubblici uffici di uno, tre o cinque anni che fossero. Non a caso Epifani aveva affermato alto e forte che trattavasi di sentenza "da applicare da eseguire" facendo probabilmente confusione tra pena principale e accessoria. Gabriele Pazzaglia di Approfondimenti.it, (nell’articolo sottostante), ci spiega che cosa è successo e soprattutto il motivo per il quale il Procuratore di Cassazione abbia chiesto e poi ottenuto in sentenza la rideterminazione di quella pena, che poi i Giudici hanno trasferito alla competenza della Corte d'Appello di Milano. Più passano i minuti, le ore, i giorni da quella pronuncia di Cassazione, e più appare chiaro che il destino politico di Berlusconi fosse legato alla effettività di quella pena. Averne sbagliato la portata, forse per eccesso di zelo, può avere aperto uno spiraglio non irrilevante alla prospettiva politica (residua) del Cavaliere. Che ora appare in grado, nonostante la coattività della condanna esecutiva, di mantenere il controllo di un fazzoletto di campo per fare ripartire, se non altro, qualche contropiede. E al limite di mantenere in piedi, d'intesa con il Quirinale, l'esperienza "responsabile" delle larghe intese con il retropensiero di una "riforma della giustizia" basta sulla discrezionalità dell'azione penale e sul controllo politico della Magistratura inquirente. E' vero che i tempi, ferie permettendo, dovrebbero essere brevi e soprattutto non c'è (rispetto alla revisione dell'interdizione) rischio di prescrizione. Ma questa sorta di cubo di Rubik che sta diventano la fase post Cassazione rischia di imbrigliare ancor di più il sistema politico e soprattutto disintegrare il partito che in teoria dovrebbe trarre il maggior profitto da questa situazione, cioè il Pd, che comunque esprime il leader (Letta) di un governo ispirato da Napolitano. Non è chiaro, ad oggi, se la decadenza da senatore sarà infatti l'effetto di una ratifica (così come sperava il segretario pro tempore del Pd Epifani in un momento di confusione) o di un voto politico. Con le conseguenze, in quest'ultimo caso, che è facile immaginare rispetto alla formazione incidentale di nuove maggioranze, tipo quella fra Grillo e il Pd per espellere definitivamente Berlusconi dal Parlamento (atto di alta valenza simbolica per un certo tipo di elettorato). Ma non è parimenti limpido se la verifica dei titoli di eleggibilità di Berlusconi allo status di senatore (ex art.66 della Costituzione) debbano farsi (come disporrebbe il decreto Monti Severino n.235  del 31 dicembre  2012 (!), entrato in vigore il 5 gennaio 2013 che parla genericamente di "cause sopravvenute di ineleggibilità) con riferimento alla data di commissione dei reati o a quella della pronuncia della sentenza di Cassazione. E la differenza non sarebbe irrilevante perchè nel primo caso il reato fiscale si sarebbe compiuto prima dell'entrata in vigore della disciplina anti corruzione (2002, 2003) e dunque per il principio di irretroattività della norma penale potrebbe non scattare alcuna decadenza automatica (da ratificare) dallo status di senatore. Si profilerebbe pertanto uno scontro politico niente male oltrechè un certamen giuridico di proporzioni colossali. Mentre nel secondo caso, trattandosi secondo il costituzionalista Stefano Ceccanti di norma elettorale (la "Monti-Severino") e non penale, sarebbe la data di pronuncia della sentenza definitiva (1 Agosto 2013) a dover essere presa in considerazione. Data che come tale rientrerebbe ampiamente nel campo di applicazione della disciplina anticorruzione del dicembre 2012. In ogni caso, come evidenzia Pazzaglia, dovrebbe essere la Giunta per le immunità del Senato ad "istruire" la pratica (a partire dal prossimo 7 agosto) e il relativo procedimento di contestazione della sopravvenuta ineleggibilità per sentenza con deliberazione a maggioranza, mentre la parola definitiva sulla decadenza dell'ex premier dovrebbe comunque essere rimessa in entrambi le ipotesi considerate all'Assemblea del Senato con tutte le incognite "politiche" del caso (si parla addirittura della fine dell'anno). Periodo nel corso del quale lo stesso Berlusconi dovrà appunto decidere se chiedere l'affidamento ai servizi sociali oppure la detenzione domiciliare con data limite al 16 di ottobre. Sarà interessante verificare se allora, nonostante l'esecuzione dell'ordine di carcerazione, l'ex Cavaliere avrà o meno mantenuto l'agibilità politica derivatagli dalla conservazione pro tempore dello status di senatore. Avremo modo di commentare in progress.

Berlusconi: perchè va ricalcolata la interdizione

03.08.2013 11:43

https://www.approfondendo.it/gabriele/sentenza_cassazione_berlusconi_rinvio=1agosto2013.html

Livorno, cultura e sopravvivenza.

03.08.2013 11:19

Tratto da https://www.senzasoste.it/la-vostra-voce/livorno-cultura-e-sopravvivenza

Sono ormai un antico sostenitore delle potenzialità di Livorno nella Cultura. Ma, appunto, è su questo che la Città dovrebbe potere discutere. E possibilmente non fra i fritti della Festa del Pd o dell'inesausto contenitore estivo di Effetto Venezia. Tanto meno fra le "eleganti" tavolate del Mercato Centrale fatte con un occhio di riguardo alla pirandelliana struttura dell'Ex Odeon. Cultura è vita ed espressione di soggettività che come tali non possono essere catalogate o fatte vivere dieci giorni all'anno. O addirittura plasmate. E' sviluppo di anime e di pluralismo civico. Ventaglio di idee (che talvolta assumono anche caratteristiche di controcanto), e non percorso preferenziale e protetto per qualche carriera personale. Ho rilevato con grande piacere che qualcosa si sta muovendo. Ci sono cose interessanti in corso di svolgimento anche in questo delicatissimo periodo estivo (nonostante l'evento cult di Effetto Venezia) fino al controconcerto annunciato della Terrazza Mascagni che ha inteso giustamente offrire una alternativa intelligente e consapevole all'inerzia popular di "Amici" e allo schema televisivo di reclutamento sociale che si porta dietro. Il controconcerto è dunque segno di vitalità culturale e di percorsi sinceri. Ho sempre sostenuto, anche in tempi meno convulsi di questi, che sarebbe stato bellissimo controprogrammare Effetto Venezia. Non per dare addosso al direttore artistico di turno (figura di cui va comunque previsto un immediato superamento) o alle scomode posizioni dell'Assessore alla Cultura e a quello del Commercio/Turismo, ma per dimostrare  che quella concentrazione di tavolate, sketch e fuga collettiva dal profumo acre delle zanzariere, pur suggestiva per qualche sera di plenilunio, non può più rappresentare il clou dell'"estate culturale  livornese". O comunque esserne un fulcro intorno al quale per qualche giorno si spegne ogni tipo di massa critica. Anche da parte di soggetti da cui ti aspetteresti un parere e/o la manifestazione di un gusto estetico oltrechè una seria riflessione sulle fonti di finanziamento di questa iniziativa, sulle quali cade regolarmente il silenzio. C'è un lungo percorso da fare a Livorno. Che è esattamente la ricostruzione di una sensibilità culturale oggi per lo più costretta nel silenzio o a prendere treni o aerei  per apprezzare e condividere qualcosa di interessante oltre il nostro perimetro fatto di "barzellette" e di miracoli finanziari dell'ultimo momento. Questo anno di alternative diffuse e talvolta invisibili può essere un buon punto di partenza. Così come il richiamo di Arte Esistenza (che eredita il grido del 2005 di alcuni di noi sulla chiusura contestuale di Odeon e Gran Guardia in funzione di uno start up del "Goldoni" che altrimenti non ci sarebbe mai stato) alla riapertura di spazi pubblici, ma soprattutto di strutture oggi inesorabilmente blindate. Scontiamo anche la debolezza di un management molto reclamizzato sulla stampa ufficiale, ma poco strategico e radicato, che rischia di fare percepire all'uomo della strada, in questi tempi di crisi, anche "Mascagni" e "Goldoni" come autentiche  idrovore di denaro pubblico, mentre le iniziative di base (fra queste anche il rinnovato Teatro C ed alcuni appassionati di beni culturali) devono attrezzarsi meritoriamente con il finanziamento dal basso. Sarebbe straordinario che i nuovi amministratori (sic) ripartissero da questa ed altre esperienze, dopo il tradimento di questi anni su Pensiamo in Grande (un autentico fallimento) e l'araba fenice del Cisternino di Città. Tutti poli fisici ed esistenziali  di coinvolgimento creativo che avrebbero potuto/dovuto  valorizzare incontri, scambiare culture, selezionare "gusto" in vista della riapertura della Città verso una dimensione di autentico respiro internazionale. Ma su questi temi sono dell'idea che occorra intervenire anche con idee e mezzi propri  e non solo farsi "ascoltare" dall'Assessore di turno o dal partito di maggioranza relativa. 

 

Sergio Nieri

Effetto Livorno: da "I giorni cantati" (Palallende,1979) ad Amici/De Filippi (Effetto Venezia 2013)

22.07.2013 16:33

 

 

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