Tutto Berlusconi/1

06.08.2013 07:22

Ogni giorno che passa il tema/problema dell'agibilità politica di Berlusconi, dopo la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, va in simultanea con quello della sua possibile decadenza da senatore. Non ci sarebbe stato bisogno di un atto politico, ma di una mera ratifica, se la decadenza fosse scaturita dalla conseguenza "naturale" di una pena interdittiva, cioè della cosiddetta interdizione temporanea dai pubblici uffici di uno, tre o cinque anni che fossero. Non a caso Epifani aveva affermato alto e forte che trattavasi di sentenza "da applicare da eseguire" facendo probabilmente confusione tra pena principale e accessoria. Gabriele Pazzaglia di Approfondimenti.it, (nell’articolo sottostante), ci spiega che cosa è successo e soprattutto il motivo per il quale il Procuratore di Cassazione abbia chiesto e poi ottenuto in sentenza la rideterminazione di quella pena, che poi i Giudici hanno trasferito alla competenza della Corte d'Appello di Milano. Più passano i minuti, le ore, i giorni da quella pronuncia di Cassazione, e più appare chiaro che il destino politico di Berlusconi fosse legato alla effettività di quella pena. Averne sbagliato la portata, forse per eccesso di zelo, può avere aperto uno spiraglio non irrilevante alla prospettiva politica (residua) del Cavaliere. Che ora appare in grado, nonostante la coattività della condanna esecutiva, di mantenere il controllo di un fazzoletto di campo per fare ripartire, se non altro, qualche contropiede. E al limite di mantenere in piedi, d'intesa con il Quirinale, l'esperienza "responsabile" delle larghe intese con il retropensiero di una "riforma della giustizia" basta sulla discrezionalità dell'azione penale e sul controllo politico della Magistratura inquirente. E' vero che i tempi, ferie permettendo, dovrebbero essere brevi e soprattutto non c'è (rispetto alla revisione dell'interdizione) rischio di prescrizione. Ma questa sorta di cubo di Rubik che sta diventano la fase post Cassazione rischia di imbrigliare ancor di più il sistema politico e soprattutto disintegrare il partito che in teoria dovrebbe trarre il maggior profitto da questa situazione, cioè il Pd, che comunque esprime il leader (Letta) di un governo ispirato da Napolitano. Non è chiaro, ad oggi, se la decadenza da senatore sarà infatti l'effetto di una ratifica (così come sperava il segretario pro tempore del Pd Epifani in un momento di confusione) o di un voto politico. Con le conseguenze, in quest'ultimo caso, che è facile immaginare rispetto alla formazione incidentale di nuove maggioranze, tipo quella fra Grillo e il Pd per espellere definitivamente Berlusconi dal Parlamento (atto di alta valenza simbolica per un certo tipo di elettorato). Ma non è parimenti limpido se la verifica dei titoli di eleggibilità di Berlusconi allo status di senatore (ex art.66 della Costituzione) debbano farsi (come disporrebbe il decreto Monti Severino n.235  del 31 dicembre  2012 (!), entrato in vigore il 5 gennaio 2013 che parla genericamente di "cause sopravvenute di ineleggibilità) con riferimento alla data di commissione dei reati o a quella della pronuncia della sentenza di Cassazione. E la differenza non sarebbe irrilevante perchè nel primo caso il reato fiscale si sarebbe compiuto prima dell'entrata in vigore della disciplina anti corruzione (2002, 2003) e dunque per il principio di irretroattività della norma penale potrebbe non scattare alcuna decadenza automatica (da ratificare) dallo status di senatore. Si profilerebbe pertanto uno scontro politico niente male oltrechè un certamen giuridico di proporzioni colossali. Mentre nel secondo caso, trattandosi secondo il costituzionalista Stefano Ceccanti di norma elettorale (la "Monti-Severino") e non penale, sarebbe la data di pronuncia della sentenza definitiva (1 Agosto 2013) a dover essere presa in considerazione. Data che come tale rientrerebbe ampiamente nel campo di applicazione della disciplina anticorruzione del dicembre 2012. In ogni caso, come evidenzia Pazzaglia, dovrebbe essere la Giunta per le immunità del Senato ad "istruire" la pratica (a partire dal prossimo 7 agosto) e il relativo procedimento di contestazione della sopravvenuta ineleggibilità per sentenza con deliberazione a maggioranza, mentre la parola definitiva sulla decadenza dell'ex premier dovrebbe comunque essere rimessa in entrambi le ipotesi considerate all'Assemblea del Senato con tutte le incognite "politiche" del caso (si parla addirittura della fine dell'anno). Periodo nel corso del quale lo stesso Berlusconi dovrà appunto decidere se chiedere l'affidamento ai servizi sociali oppure la detenzione domiciliare con data limite al 16 di ottobre. Sarà interessante verificare se allora, nonostante l'esecuzione dell'ordine di carcerazione, l'ex Cavaliere avrà o meno mantenuto l'agibilità politica derivatagli dalla conservazione pro tempore dello status di senatore. Avremo modo di commentare in progress.