Livorno, cultura e sopravvivenza.

03.08.2013 11:19

Tratto da https://www.senzasoste.it/la-vostra-voce/livorno-cultura-e-sopravvivenza

Sono ormai un antico sostenitore delle potenzialità di Livorno nella Cultura. Ma, appunto, è su questo che la Città dovrebbe potere discutere. E possibilmente non fra i fritti della Festa del Pd o dell'inesausto contenitore estivo di Effetto Venezia. Tanto meno fra le "eleganti" tavolate del Mercato Centrale fatte con un occhio di riguardo alla pirandelliana struttura dell'Ex Odeon. Cultura è vita ed espressione di soggettività che come tali non possono essere catalogate o fatte vivere dieci giorni all'anno. O addirittura plasmate. E' sviluppo di anime e di pluralismo civico. Ventaglio di idee (che talvolta assumono anche caratteristiche di controcanto), e non percorso preferenziale e protetto per qualche carriera personale. Ho rilevato con grande piacere che qualcosa si sta muovendo. Ci sono cose interessanti in corso di svolgimento anche in questo delicatissimo periodo estivo (nonostante l'evento cult di Effetto Venezia) fino al controconcerto annunciato della Terrazza Mascagni che ha inteso giustamente offrire una alternativa intelligente e consapevole all'inerzia popular di "Amici" e allo schema televisivo di reclutamento sociale che si porta dietro. Il controconcerto è dunque segno di vitalità culturale e di percorsi sinceri. Ho sempre sostenuto, anche in tempi meno convulsi di questi, che sarebbe stato bellissimo controprogrammare Effetto Venezia. Non per dare addosso al direttore artistico di turno (figura di cui va comunque previsto un immediato superamento) o alle scomode posizioni dell'Assessore alla Cultura e a quello del Commercio/Turismo, ma per dimostrare  che quella concentrazione di tavolate, sketch e fuga collettiva dal profumo acre delle zanzariere, pur suggestiva per qualche sera di plenilunio, non può più rappresentare il clou dell'"estate culturale  livornese". O comunque esserne un fulcro intorno al quale per qualche giorno si spegne ogni tipo di massa critica. Anche da parte di soggetti da cui ti aspetteresti un parere e/o la manifestazione di un gusto estetico oltrechè una seria riflessione sulle fonti di finanziamento di questa iniziativa, sulle quali cade regolarmente il silenzio. C'è un lungo percorso da fare a Livorno. Che è esattamente la ricostruzione di una sensibilità culturale oggi per lo più costretta nel silenzio o a prendere treni o aerei  per apprezzare e condividere qualcosa di interessante oltre il nostro perimetro fatto di "barzellette" e di miracoli finanziari dell'ultimo momento. Questo anno di alternative diffuse e talvolta invisibili può essere un buon punto di partenza. Così come il richiamo di Arte Esistenza (che eredita il grido del 2005 di alcuni di noi sulla chiusura contestuale di Odeon e Gran Guardia in funzione di uno start up del "Goldoni" che altrimenti non ci sarebbe mai stato) alla riapertura di spazi pubblici, ma soprattutto di strutture oggi inesorabilmente blindate. Scontiamo anche la debolezza di un management molto reclamizzato sulla stampa ufficiale, ma poco strategico e radicato, che rischia di fare percepire all'uomo della strada, in questi tempi di crisi, anche "Mascagni" e "Goldoni" come autentiche  idrovore di denaro pubblico, mentre le iniziative di base (fra queste anche il rinnovato Teatro C ed alcuni appassionati di beni culturali) devono attrezzarsi meritoriamente con il finanziamento dal basso. Sarebbe straordinario che i nuovi amministratori (sic) ripartissero da questa ed altre esperienze, dopo il tradimento di questi anni su Pensiamo in Grande (un autentico fallimento) e l'araba fenice del Cisternino di Città. Tutti poli fisici ed esistenziali  di coinvolgimento creativo che avrebbero potuto/dovuto  valorizzare incontri, scambiare culture, selezionare "gusto" in vista della riapertura della Città verso una dimensione di autentico respiro internazionale. Ma su questi temi sono dell'idea che occorra intervenire anche con idee e mezzi propri  e non solo farsi "ascoltare" dall'Assessore di turno o dal partito di maggioranza relativa. 

 

Sergio Nieri