Napolitano, quando la Costituzione è un optional.

14.04.2013 20:29

Tra Grilli (Vittorio), superministro tecnico dell'Economia, e grillini è veramente difficile trovare una via d'uscita allo stallo di questo Paese malato. Ma è una di quelle malattie che intorpidisce e invita, per molti aspetti, all'autocommiserazione. Il medico Vittorio Grilli, da parte sua, riabilitato dalla cura Napolitano, autorizza il rimborso di poco più di un terzo del debito commerciale complessivo  dello Stato nei confronti di banche e grandi imprenditori attraverso una nuova emissione di titoli di Stato, portando il debito pubblico complessivo al 130% del pil. In pratica, una versione del gioco dell'oca applicato alla finanza pubblica. Lo stesso Grilli, durante l'estate della spending review, aveva dichiarato che quelle risorse sarebbero state tirate fuori dalla dismissione del patrimonio pubblico. Mah. I grillini, da parte loro, presumono di mettersi al capezzale della democrazia, ritenendo senza alcun fondamento che un Parlamento possa funzionare senza un Governo designato. Napolitano, da parte sua, li "congela" e li sanziona politicamente attuando il mezzo golpe della resurrezione del Governo Monti, un esecutivo "ombra" e di dubbia legittimità costituzionale, ma (paradossalmente) non sfiduciabile per il semplice fatto di essere esistito prima dello scioglimento delle Camere. Una cosa mai vista. Sul piano politico nessuno scatto "risolutivo" per dirla con un sempre più spento e ostinato Bersani, nessuna personalità di livello in grado di portare fuori la baracca dalle secche. Complice di questo torpore un risultato elettorale per molti aspetti inaspettato, ma speculare all'imbuto in cui molte "democrazie occidentali", anche più educate della nostra, si sono cacciate. Paragonare l'Italia all'Olanda è quanto meno velleitario, così come importare modelli di concertazione che sono collaudati da ben altra cultura politica. Quella della porta girevole tra "progressisti e conservatori". A noi non resta che evocare il governo della "non sfiducia" del 1976, che fu tutt'altro che l'implementazione del compromesso storico. Ma il riposizionamento forzoso di una intera classe politica rispetto alla crisi valutaria (per evitare la bancarotta dello Stato allora furono impegnate le riserve d'oro), agli strascichi dello scandalo Lockheed (le tangenti pagate dallo Stato italiano per la fornitura americana degli Hercules C130) e se vogliamo al collasso ambientale di Seveso. Non è un caso che dopo quella parentesi (solo Altiero Spinelli espresse voto contrario a quell'operazione) la credibilità della classe politica cominciò la sua lunga parabola discendente e due anni dopo, mentre erano in atto le prime politiche di austerità fiscale e tariffaria e nelle fabbriche partivano le ristrutturazioni industriali, andò in scena l'atto più sanguinoso degli anni di piombo. Allora però "le convergenze parallele" di Dc e Pci giocarono a favore delle generose astensioni di buona parte dell'arco costituzionale scaricando sul "sottogoverno", allora remunerativo e affollatissimo (l'attacco alla Casta era ancora lontano e i cellulari non esistevano) le contraddizioni di una scelta apparentemente paralizzante per il Paese. Oggi il nuovo quadro quadripolare, l'eterno fattore B(erlusconi), e un Bersani sospeso a metà tra il "presunto governo del cambiamento" (da farsi con Vendola e gli intellettuali di Repubblica) e le inchieste sul "sistema Penati in Lombardia" e quella "silenziosa" sui bonifici internazionali (17 miliardi complessivi) degli amministratori del Monte dei Paschi in quota Partito Democratico, non consentono di fare ottimistiche previsioni sullo sblocco dello stallo. Dopo l'incredibile melina di Napolitano e la pagliacciata dei saggi, il contatore dello stallo segna almeno sessanta giorni, senza considerare il pregresso, cioè la fase in cui Monti avrebbe gettato la spugna nelle mani del tutore Napolitano. Non resta che attendere il nuovo Presidente della Repubblica, mentre Monti prosegue il suo mandato surreale governando "per decreto" in materia finanziaria. E c’è chi vorrebbe, come i grillini, che lo stesso Monti, cioè un uomo che fu scelto direttamente dal Monarca Napolitano, sempre "per decreto" abrogasse la pur insostenibile legge elettorale vigente per potere riabilitare il vecchio e imperfetto Mattarellum. Una opzione di risulta, o meglio di rimessa istituzionale, che forse aprirebbe lo scenario ad un voto da celebrarsi nel pieno dell'Estate con esiti che forse riabiliterebbero il bipolarismo Pd e Pdl con un significativo rideimensionamento di Grillo e l'azzeramento politico di Monti. Ma Bersani spera ancora che il nuovo inquilino del Quirinale lo "scongeli" dal mandato esplorativo non risolutivo, magari consentendogli quel "governo del cambiamento" che, inchiesta lombarda e Mps permettendo, gli consentirebbe di raggiungere al Senato una fiducia marginale grazie al contributo di qualche grillino dissidente, il voto favorevole di qualche "montiano per caso" e la "non sfiducia" di un centro destra forse pago di una soluzione "equa" per il Quirinale. In fondo, sarebbero "larghe intese" anche queste. Fattore B(erlusconi) permettendo, naturalmente.