Escavi e dragaggi, faccia attenzione Mr. Gallanti

26.10.2011 07:19

 

Segnali di fumo intorno all’insabbiamento del Porto di Livorno. Quello vero, naturalmente. Dalla stampa sappiamo che il “pescaggio” dei fondali portuali è ai minimi termini, una condizione che limita drasticamente i criteri di sicurezza nella navigazione delle imbarcazioni di grande tonnellaggio (prevalentemente portacontainer) che intendono ormeggiare in prossimità degli “accosti” livornesi. D’altra parte il futuro del Porto di Livorno passa attraverso questo tipo di “ospitalità” e dal conseguente apparato “logistico”, quel complesso procedimento di movimentazione delle merci sulla direttrice mare-terra che secondo gli “esperti” (tra cui lo specifico Assessorato del Comune di Livorno in mano alla rappresentante di Confindustria Mayidi) dovrebbe fare la differenza fra uno scalo competitivo e aperto ai traffici internazionali e un porto destinato a un ruolo tutto sommato secondario (con i relativi effetti depressivi sull’occupazione diretta e indotta). Una enclave dove un numero elevato di terminal finirebbero per contendersi al ribasso, come sta accadendo fra Sintermar e Compagnia portuali, una decrescente quantità di merci (la tradizionale filiera auto portuale) afferente la medesima tipologia commerciale. Chiaro che in questo contesto, dove la differenza competitiva dovrebbero farla i “pescaggi” e la intermodalità dei trasporti nell’area retro portuale, molto spesso le aziende, talvolta per sopravvivere, tendano a diversificare e a investire nelle piattaforme energetiche di nuove generazione come le “centrali a biomasse”, nei poli del freddo o nelle scatole cinesi dell’edilizia residenziale. Proponendo così all’area urbana di riferimento una nuova e più aggressiva forma di relazione che gli strumenti urbanistici (sia quelli portuali che quelli essenzialmente urbani, tutt’ora in attesa di definizione dopo cinque anni di sterili annunci) fino a questo momento non hanno saputo pianificare. Ora, i rilievi barimetrici dell’Autorità Portuale avrebbero misurato i fondali della Darsena Toscana con risultati sconfortanti. I fondali sono minimi (dai 6 ai 12 metri), in particolare sulla Sponda Ovest della Darsena Toscana dove tendono a depositarsi i detriti dello Scolmatore generando il fenomeno dell’“insabbiamento”. Migliore, pare, la situazione sulla Sponda Est. Fin qui la prognosi, peraltro arcinota almeno da una trentina d’anni. Un tempo lunghissimo che non è servito alle caste portuali (pubbliche e private) ed ai corrispondenti referenti politici (Pd, Sel, Pdl in particolare) per trovare soluzioni. Tant’è che ora amministrare i 50 milioni stanziati (pare) dalla Regione Toscana per “liberare” la Darsena Toscana dalle sabbie canalizzate dal Canale dei Navicelli non sarà compito semplice, né lineare dal punto di vista burocratico. Così come provvedere agli escavi necessari per recuperare “pescaggio” là dove dovrebbero ormeggiare navi di medio e grande tonnellaggio. Gli escavi infatti generano scorie naturali, i cosiddetti fanghi di “dragaggio” che secondo alcune normative nazionali (contraddette da altre) si configurerebbero come rifiuti speciali. I fanghi a loro volta, come è accaduto anche nel Porto di Livorno, vengono raccolti nelle cosiddette Vasche di Colmata (fuori dalla Darsena Toscana) che finiscono per costituire terrapieni di risulta su cui fare sorgere i futuri piazzali della cosiddetta Piattaforma Europa, il porto del futuro. Ma, c’è un ma. Nel maggio del 2010 la Procura della Repubblica di Livorno ha aperto ufficialmente il procedimento “per discarica abusiva di fanghi di dragaggio”, in relazione ai conferimenti di fanghi nella vasca di colmata, appunto, fuori dalla Darsena Toscana. Per la Procura, allo stato degli atti, ci sono ben 27 indagati per avere realizzato e gestito una discarica “non autorizzata e dunque con autorizzazioni improprie”, avendo conferito peraltro nella suddetta discarica dal 2006 al 2009 ben 445 mila metri cubi di materiali. Abbiamo cercato di capire che esito abbia avuto quella inchiesta. Su Internet, normalmente fonte inesauribile di notizie, non abbiamo raccolto alcuna informazione utile al riguardo. Da amici e colleghi giornalisti solo silenzio. Gli “esperti” non si sono fatti trovare. Non sappiamo dire con certezza, ad oggi, se quella inchiesta si sia conclusa con un rinvio a giudizio o un proscioglimento. Una informazione che potrebbe essere utile per l’attuale Presidente di Authority Gallanti il quale ha recentemente dichiarato in un club privato di operatori marittimi: ”Io voglio fare i dragaggi, se sverso i fanghi mi denuncino pure”.