Giocare con l'opinione pubblica

Boeri,da opinionista illuminato a megafono di Renzi

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Osservatorio Trasformazioni Urbane

Livorno 17 febbraio 2015

Perché a Livorno per approvare il Piano Regolatore Portuale (PRP) è indispensabile una variante al Piano Strutturale (PS) , cioè allo strumento di pianificazione urbanistica del Comune?

Visto che il PS è in vigore, seppur ampiamente rimaneggiato e variato,  dal 1997,  sarebbe stato buon senso, rispetto delle istituzioni democratiche, nonché  delle indicazioni presenti  in dottrina e giurisprudenza,  ribadite nella recente legge urbanistica della Regione Toscana (Norme per il governo del territorio, L.R. 65/2014),  che il PRP si adeguasse al PS.

Nella realtà, con la Variante al PS, adottata dalla precedente Amministrazione e non ancora approvata, c’è stato uno spostamento di parte del territorio comunale, già normato, dall'ambito comunale a quello portuale, con il conseguente e inopportuno spostamento di competenze dalla autorità comunale alla autorità portuale.  Questo riguarda  l’area della Bellana, la porta a mare (area ex cantiere) e la fortezza vecchia, declassata a Terminal dentro la stazione marittima, insomma quella parte di territorio che, nell'attuale strumento urbanistico, rappresenta il cardine per la ricomposizione dell'ambito urbano con quello portuale ed è definito come SISTEMA DELLA CENTRALITÀ. Insomma la filosofia generale del piano, con la cancellazione di questo obiettivo centrale, viene completamente stravolta, trasferendo l'area dal SISTEMA INSEDIATIVO  al SISTEMA PORTUALE E DELLE ATTIVITÀ, e come ovvio, il nuovo e diverso inquadramento modifica prescrizioni e normative. pregiudicando il futuro piano di riassetto della città.

Alcuni esempi:

  • l’area ex Cantiere e Bellana passa  da area a servizi nel sistema insediativo, ad area portuale, grazie alla  variante che, contestualmente, determina modifiche all'intero impianto del PS e del Regolamento Urbanistico (RU), producendo un aumento dei vani totali da 15.300 a 17.700.
  • la nuova Stazione Marittima, che ingloba anche la Fortezza Vecchia, determina il passaggio nella tipologia commerciale da 3.500 mq a 12.500 (senza per altro nessuna indicazione su quale tipo di strutture commerciali- grandi?, medie? piccole?), il terziario passa da 20000 a 22000 mq, il turistico ricettivo da 10.000 a 11.000 mq, mentre i servizi pubblici decrescono da 76.000 a 55.000 mq. Va inoltre sottolineato che, se vogliamo salvaguardare i valori storico-artistici, la destinazione del più importante monumento architettonico della città, la Fortezza Vecchia, il cui restauro è ancora da completare, non può certo essere consegnato all’ambito portuale e tantomeno si può pensare di contaminare il capolavoro del Sangallo, usandolo impropriamente come Terminal nella Stazione Marittima.
  • Porto turistico: riaffiora come un inquietante fantasma l’indicazione della Bellana,  progetto lanciato alla fine degli anni 70, riproposto a metà degli anni 80, affondato all'epoca a grande maggioranza, mentre viene continuamente bloccata e procrastinata con miope ostruzionismo. la realizzazione del Porto Mediceo, che ha giustificato l’operazione Porta a Mare di cui doveva costituire il cuore pulsante.

Cosa ha a che vedere questo spostamento con le questioni cruciali per il porto, quali il problema degli alti fondali e della darsena Europa, la logistica, l’operatività, il trasporto merci e passeggeri su ferro, l'intermodalità, la riorganizzazione in terminal specializzati?

Interverremo con un apposito documento sui contenuti del PRP; intanto desideriamo sottolineare che appare assai grave, comunque, la scelta di rinchiudere il dibattito sul piano portuale e sulla variante  a una ristretta cerchia di operatori. Per la città il porto è, al di là delle competenze, una questione di primaria importanza  così come la destinazione delle aree di cerniera tra città e porto e dunque escludere per anni la cittadinanza dal confronto e dalla partecipazione è davvero inconcepibile. Tra l'altro nel dibattito, forse a qualcuno sarebbe tornata alla mente una promessa fatta da almeno due sindaci ai veneziani, di liberare il quartiere dal depuratore al Rivellino, in pieno centro storico, e l’opportunità di spostarlo in area portuale industriale, come auspicato dalla stessa Regione Toscana nel parere del 2012 al rapporto preliminare. Oppure sarebbe emersa la necessità, per pedonalizzare il quartiere Venezia, di reperire spazi di parcheggi oltre la cinta esterna, appena fuori piazza del Luogo Pio, oggi impropriamente ridotta a informe area ingombra di automobili.

Oggi in molti si chiedono se c’è ancora il tempo per cambiare vecchi indirizzi non più condivisi.

Il sindaco, alla luce del titolo V della costituzione, che esclude la possibilità di sostituzione di competenze tra le istituzioni, potrebbe ricorrere al Tar, chiedendo una sospensiva, anche alla luce delle leggi regionali recentemente approvate.

In effetti proprio in autunno la Toscana si è dotata di un nuovo Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) e di una nuova legislazione urbanistica, che ribadisce che i piani portuali devono rispettare gli strumenti urbanistici in vigore: a Livorno sta avvenendo esattamente l'opposto, si modifica il PS per adattarlo al PRP.

Appare necessario anche il raffronto degli strumenti, non ancora approvati, con il nuovo piano paesaggistico, onde evitare il rischio di adottare strumenti nuovi già in contrasto con la legislazione vigente, specie in mancanza di una specifica Valutazione Ambientale Strategica ( VAS) per l'area più impattante prevista: la Darsena Europa.

Dunque a nostro avviso la Giunta Comunale,  previa indicazione della volontà di procedere a un nuovo indirizzo riguardo alla pianificazione del territorio comunale e della volontà di evitare opere sovradimensionate e nuove cementificazione in mare e in città, ha gli strumenti istituzionali per chiedere modifiche e prescrivere adeguamenti della pianificazione ai nuovi indirizzi del comune e alle nuove leggi regionali. 

Certo si deve tener presente un concetto ben espresso da una frase di Rigoni Stern: «Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per chi lo sa anche la brezza sarà preziosa»

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Progetto Bellana: alcune domande in attesa di risposta

Tratto da: https://www.senzasoste.it/interventi/progetto-bellana-alcune-domande-in-attesa-di-risposta

Poiché è in corso la procedura di approvazione del piano regolatore del porto ed il Comune ha adottato una apposita variante anticipatrice al piano strutturale ed al regolamento urbanistico per l`approvazione di tale piano regolatore ed inoltre domattina al LEM verrà presentato il progetto di approdo (o ormeggio) alla Bellana, compreso appunto nel suddetto piano regolatore portuale, con l’obbiettivo (sottinteso) di spostarvi le barche di piccole dimensioni attualmente ormeggiate nei “fossi”,  appare necessario porre oggi alcune domande:

• Chi ha stabilito che le barche nei fossi livornesi non possono stazionare ?

• Chi ha stabilito che le barche nei fossi sono una “bruttura” ?

• A quale canone estetico i decisori di cui sopra fanno riferimento ?

• Dato che i materiali terrosi vengono trasportati dalle correnti costiere da nord a sud, ed è evidente che provengono per lo più dal sistema fluviale della valle dell'Arno (a nord) e non dalla costa rocciosa a sud di Livorno, non si ritiene che la chiusura a sud delle aree portuali incrementi il loro interramento ?

• Per quale ragione non può essere destinato all'approdo turistico l'intero porto mediceo e la darsena nuova opportunamente restaurata ?

• Se le barche nei fossi sono una “bruttura” per quale procedimento divengono una “bellezza” trasferite alla Bellana? Potenza del nome ?

• Quanti posti auto sono ritenuti necessari a servizio dell’approdo e dove vengono situati ? continueremo ad  utilizzare la passeggiata a mare lungo riva in un “parcheggio a mare” aumentandone le dimensioni ?

• Qual è la dimensione dell'investimento finanziario preventivato per l'approdo alla Bellana ? Chi investe tali risorse ed intende recuperarle? Quanto costerà l’acquisto o il noleggio dei posti barca ?

• Quanti posti di lavoro continui e non occasionali possono derivare dall'investimento? Oppure si tratta di una consueta operazione “mordi e fuggi” per impoverire ulteriormente l'economia livornese (vedi porta a mare)?

• Qual è l’interesse della collettività livornese ?

• Come mai il Comune di Livorno ha così rapidamente sposato l'iniziativa con una variante (sostanziale) per un progetto valutato negativamente e abbandonato fin dagli anni '70 ?

• La LaSoprintendenzaper i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province diPisae Livorno che (stranamente, dopo trenta anni di opposizione ) pare aver approvato l’iniziativa, quali limiti e condizioni ha posto?

• Il progetto in presentazione al LEM è diverso dalle indicazioni contenute nel pano regolatore portuale ?

• L’inglobamento nell’area di approdo dello Scoglio della Regina ne implica l’utilizzo ai fini delle attività “approdistiche” e la limitazione (o abbandono) delle attività universitarie attualmente insediate?

• Non  si ritiene opportuno che insieme all’annunciato (dal Sindaco) stop all’ulteriore consumo di territorio sia posto fine al consumo di aree marine, non necessarie all’attività portuale, e della relativa linea costiera ?

L’Osservatorio Trasformazioni Urbane (OTU) non nasconde che si è da tempo espresso negativamente all’ approdo con motivazioni paesaggistiche, economiche ed urbanistiche, derivanti dagli elementi progettuali accessibili, ritiene comunque necessario ottenere risposte puntuali ai dubbi sopra espressi per un giudizio definitivo.

Leonardo Bertelli per l’ OTU

27 novembre 2013

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Livorno: Un Piano strutturale a cinque mesi dalle elezioni? Non scherziamo.

Siamo di fronte ad una situazione paradossale, la nostra città versa in condizioni d’ingente degrado urbano e ambientale e la politica sta traghettando in porto un fantomatico nuovo Piano Strutturale, rischiando di aggravare la situazione di sbandamento e incertezza tramite un atto di forza, dopo anni di latenza. Le linee programmatiche per il futuro Piano Strutturale sono del 2009, come è possibile approvare un piano a così tanti anni di distanza dal suo avvio? L’atto di avvio per un Piano Strutturale rappresenta le fondamenta, è necessario rivedere bene le basi su cui si poggia, piuttosto che forzarne la conclusione. La politica ha il dovere morale, per la città e per la collettività, di verificare se gli obiettivi del 2009 sono ancora coerenti con lo stato di crisi della città. Ci si chiede: siamo sicuri che un nuovo  Piano Strutturale (perché si tratta dei medesimi progettisti) serva davvero? Cosa succede poi se i progettisti sono gli stessi del precedente Piano Strutturale, che ha dimenticato di trattare completamente il tema del waterfront e del rapporto città-porto, come invece oculatamente, già negli anni novanta, hanno fatto molte città europee? Non sarebbe stato forse più saggio concentrare risorse pubbliche verso la tutela e il recupero del patrimonio pubblico storico, che cade a pezzi, attraverso Piani Urbanistici o Master Plan di dettaglio, che abbiano come protagonisti lo Spazio Pubblico, le attrezzature collettive, la mobilità sostenibile? Sì, perché se il nuovo Piano Strutturale non avrà i contenuti di un vero e proprio Statuto di Tutela e Salvaguardia del patrimonio architettonico e paesaggistico e di Valorizzazione della città esistente, allora l’alternativa la conosciamo già e appare molto rischiosa con risultati quanto mai inconcludenti in termini di realizzazioni, non fosse che per la sfera privatistica, con progetti guidati da speculazione immobiliare e edilizia, come Porta a Mare o come la cosiddetta Villettopoli sulle colline di Montenero. Ecco che allora un nuovo Piano Strutturale si mostra in tutta la sua inefficienza e inutilità perché le premesse del 2009 sono vecchie e devono quindi essere riviste, perché un Piano Strutturale proietta una visione al futuro della città e Livorno ha bisogno subito e al più presto di una nuova urbanistica trasparente e mirata , perché un Piano Strutturale non è lo strumento adatto per un intervento complessivo di manutenzione straordinaria dell’esistente. Fermiamoci finchè siamo in tempo.

Simona Corradini

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Il Bombolone

Articolo tratto da Il Tirreno del 11 Luglio 2003

Passo avanti per il gas off-shore

Alessandro Guarducci

LIVORNO. Ore 11,45, Terrazza Mascagni: sotto il sole a picco scrutiamo l’orizzonte nel tentativo di avvistare la petroliera che, ancorata a 12 miglia al largo della costa di Marina di Pisa, si è prestata a fare da controfigura alla piattaforma del gas off-shore che la Olt intende realizzare proprio in questo tratto di mare. Ma tutti gli sforzi sono risultati vani: dalla costa non si vede nulla. Ed un analogo esito si era verificato poco prima a Marina di Pisa e a Tirrenia. Insomma, la verifica effettuata ieri mattina su sollecitazione dell’assessore regionale Tommaso Franci ha dato esito negativo: l’impatto visivo dell’impianto di rigassificazione è inesistente (o quasi). Se infatti da Livorno non si è visto proprio niente, dalla spiaggia di Marina di Pisa e dalla terrazza di Tirrenia ai tecnici e agli amministratori che componevano la delegazione che ha effettuato questa verifica è parso di vedere un puntino immobile in lontananza. «C’è sembrato di scorgere qualcosa - ammette Francesco Re, funzionario del servizio Ambiente della Provincia di Pisa - ma era davvero minuscolo, quindi l’incertezza resta: per capire se ciò che abbiamo intravisto era davvero la petroliera ancorata bisognerà attendere che siano elaborate le coordinate. In caso contrario, vorrebbe dire che non si vede neppure un puntino». Insomma, l’ipotesi progettuale di realizzazione di un terminale galleggiante per il sistema di rigassificazione di gas naturale liquefatto non ha impatto visivo da terra. E secondo l’ingegnere Giovanni Giorgi, collaboratore dell’amministratore delegato della Olt Mario Iviani, non poteva essere altrimenti. «Il nostro progetto - spiega - prevede che l’impianto venga posizionato a circa 20 chilometri dalla costa, quindi oltre la linea dell’orizzonte: per effetto della curvatura terrestre non è quindi possibile vederlo. Nelle giornate in cui la visibilità è più nitida, potrebbe essere possibile notare un puntino in lontananza soltanto se si osserva il mare da Montenero. La sua collocazione non è stata quindi frutto di una scelta occasionale, e anche dal punto di vista ambientale sono stati compiuti degli studi specifici: abbiamo scelto il punto dove furono scaricatio i fanghi del porto nel 1996. Una zona che non è frequentata neppure dai pescatori». Per simulare la piattaforma del gas-off shore - che era stata sollecitata dal Dipartimento Area e Sviluppo Sostenibile della Regione Toscana, nell’ambito del procedimento di autorizzazione del progetto - ed effettuare nella maniera più rigorosa questa «verifica visiva» è stata utilizzata la petroliera Ecoeuropa, lunga 309 metri ed alta 40 (vale a dire di misure simili a quelle previste dal progetto del teriminale), collocata nel punto esatto dove dovrebbe essere piazzato l’impianto (a dodici miglia distanza dalla costa - 4 volte la distanza dalle secche della Meloria -, in linea con le ex colonie tra Calambrone e Tirrenia, più vicina all’isola di Gorgona che alla terraferma) in presenza di condizioni meteo-marine buone (mare calmo, visibilità nitida). «E’ stato un esperimento utile - commenta il commissario dell’Autorità Portuale, Bruno Lenzi - una verifica sicuramente positiva  che rappresenta un ulteriore passo in avanti per la realizzazione di questo progetto». Dello stesso avviso Gianfranco Lamberti. «Proseguiamo nel nostro percorso nella maniera più trasparente possibile - ammette il sindaco - La Regione aveva richiesto questa verifica, che è stata eseguita in maniera rigorosa, e il risultato lo avete potuto vedere tutti: infatti non siete riusciti a vedere a nulla...». Alla simulazione erano presenti, oltre ai rappresentanti dell’Autorità Portuale, della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Pisa e di Livorno, dei Piloti del Porto, dell’Eni e della Capitaneria di Porto di Livorno, anche Valeria Marini, la presidentessa della Olt, assieme ai suoi più stretti collaboratori. «A questo punto speriamo - conclude Giovanni Giorgi - che la Regione approvi il progetto nel più breve tempo possibile per poterlo presentare già alla Conferenza dei servizi ministeriale di fine luglio. Ci sembra una grossa opportunità per la Provincia di Livorno e di Pisa e per tutta la regione».

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C'è solo un piccolo particolare: queste immagini tratte da https://www.vertenzalivorno.it/?p=166s dimostrano che il BOMBOLONE e visibile.

Vista dalla Terrazza Mascagni ore 21:15

 

Tirrenia, Pisa:  ore 10:05 dalla terrazza, vista spiaggia

 

Vista dalla Valle Benedetta

 

Vista pomeridiana ore 16:40 Terrazza Mascagni

 

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Agenda di fine mandato Cosimi: la fabbrica del cloroformio e le polpette avvelenate.

Manca ormai meno di un anno alla scadenza naturale del secondo mandato amministrativo dell'era Cosimi, se consideriamo le neutralizzazioni obbligate del ponte del primo maggio, la lunga parentesi estiva, le festività natalizie e quant'altro. A occhio e croce, il periodo di operatività della Giunta Cosimi n.2, quella rimessa in piedi dopo l'incredibile sequenza dei congelamenti e degli scongelamenti, potrebbe ridursi infatti a non più di un semestre. A parte quello "bianco", che dovrebbe connotare la parte terminale del mandato, quella in cui di norma le Amministrazioni "che hanno già lavorato" si limitano al disbrigo degli affari correnti. Siamo di fronte a un paradosso. Per circa cinque anni il foglio operativo del Comune di Livorno è rimasto candido, nonostante la penna di riferimento fosse stata inchiostrata con gli effetti speciali degli annunci e delle torsioni autoritative. I media locali come sempre ci hanno messo del loro. Alimentando autentici peana in caso di estemporanei tagli del nastro o fonti di finanziamento acquisite (sulle quali però non viene  effettuato alcun monitoraggio), e pronti altresì a convertirsi in vere e proprie "fabbriche di cloroformio” quando le cose sembrano mettersi per il verso sbagliato. Improvvisamente, però, e solo a 7/8 mesi dalla fine del mandato (e questo è il paradosso) quel foglio candido dovrebbe essere vergato non solo di intenzioni, ma anche di atti amministrativi, quando non addirittura di formidabili strumenti programmatori lasciati per lunghissima fiata nel cassetto. In questi casi delle due l'una. O questa accelerazione è frutto del caso, oppure quanto si dispone o si fa all'ultimo momento (quando le energie dei competitors sono tutte rivolte a una nuova campagna elettorale) può assumere le caratteristiche di una polpetta avvelenata. (o di un pozzo avvelenato, secondo il punto di osservazione). Forse è anche per questo che Cosimi (il nostro Terence Hill) al momento di rappresentare l'agenda di fine mandato, (richiestagli con raccomandata R/R da alcune componenti non dormienti del centro sinistra locale), ha di nuovo lanciato il suo personalissimo guanto di sfida alla città rappresentando in forma quasi inventariale tutti gli impegni di qui al 2014. Insomma dalle "8 cose 8" richieste in modo pittoresco dal segretario comunale Pd De Filicaia (il nostro Bud Spencer) per sfuggire ai tentacoli dell'"antipolitica" e del "populismo" evocato dallo sconfitto Bersani, siamo passati d'un colpo a ben  48 ambiti d'intervento operativo, a loro volta collegati a 6 linee di attività individuate come politicamente prioritarie. Tra queste (oltre al sistema di welfare locale con i suoi trenta milioni appostati in bilancio, la "politica della casa" e lo "sviluppo economico" nel day after del fallimento Rossignolo/Componentistica Auto e della paradossale situazione dell'Ippodromo Caprilli) c'è ovviamente il cavallo di battaglia, cioè l'urbanistica. Da sempre, a Livorno, un formidabile strumento di redistribuzione del reddito a favore della filiera immobiliare (che poi nelle urne vota diligentemente il Pd). Ebbene, di qui al 2014 avremo ben 16 provvedimenti in variante al Regolamento Urbanistico vecchio di 14 anni da adottare e/o da approvare, compresi il "tanto atteso" condono per i sottotetti residenziali orfano della Vas richiesta dalla Regione Toscana  (su cui torneremo nello specifico), la variante anticipatrice per il Prg del Porto e una fantomatica proposta di adozione del Piano Strutturale Urbano. Proposta di adozione che si collocherebbe ovviamente (e inopportunamente) a ridosso delle consultazioni amministrative 2014. Con il rischio "non banale" (per dirla con Cosimi) che il principale atto urbanistico della Città venga inserito d'ufficio nel frullatore delle promesse e delle cene tra la politica e i numerosi rappresentanti delle lobbies territoriali del mattone in vista delle prossime elezioni locali. Il Dossier comunale si conclude con un occhio alle opere pubbliche (per le quali ovviamente rinviamo al nostro Cosimometro 2013) e al sistema delle  società partecipate locali, sulle quali torneremo. In tema di opere pubbliche si annuncia formalmente la riapertura dei parchi della Fortezza Nuova e delle Terme del Corallo per la fine del 2013. Nel primo caso saremmo di fronte a una presa in giro perchè improvvisamente si scopre che “l'apertura del Parco" avrebbe un costo di soli 70.000 Euro (mentre il progetto di ristrutturazione proposto alla Regione Toscana nel quadro dei Piuss avrebbe comportato un impegno di 800.000 euro). Nel secondo caso saremmo di fronte ad una ammissione di fallimento perchè, a oltre quattro anni dall'approvazione trasversale del Piano Attuativo di Trasformazione "Bottoni & Cagliata", non sarebbero state ancora trovate le risorse per provvedere al vero e proprio restyling dell'antico e prestigioso stabilimento termale "ucciso" dal cavalcavia della Stazione e definitivamente acquisito al patrimonio comunale.

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Il Festival dell'economia sommersa

La profonda solidarietà che nutro per le tradizioni del popolo greco e il difficile momento che sta attraversando (al pari del nostro, ovviamente) non mi ha consentito di partecipare alla Kermesse Estiva di Effetto Venezia. Era concreto il rischio di una banalizzazione, come ben ha scritto l'insegnante italo-greca Elettra Anghelinas in un suo intervento, e così per molti aspetti è stato. Vivendo non lontano dal centro, concentrato nel mio momento di riflessione, ho ascoltato comunque le note del sirtaki diffuse da una nota libreria e gli echi degli interventi di Marmugi/Cassandra in Piazza del Municipio a ridosso di un surreale Cavallo di Troia di colore blu marina. Ho letto poi cronache poco incoraggianti sulla gestione commerciale della Festa, con il prevedibile blitz dell'Ispettorato del Lavoro (circostanza che si ripete ormai da anni), la reazione degli esercenti che per potere sbarcare il lunario devono comunque versare un cospicua quota di iscrizione al Comune (non si capisce a quale titolo) e poi l'incredibile dichiarazione di una lettrice del Tirreno che lamentava il fatto di essere stata disturbata dal blitz mentre consumava il suo piatto di fritto insieme agli amici. Credo che stiamo complessivamente toccando il fondo e questa formula, obiettivamente, non funzioni più. Non è un mugugno, per dirla alla Andrea Lazzeri del Tirreno, ma una constatazione di fatto. Da tempo alcune inascoltate persone di buona volontà sostengono che fritto e cultura non possono più stare insieme, non foss'altro perchè teatro, musica e poesia tendenzialmente "non danno pane", mentre la gastronomia estiva, nonostante il periodo montiano, invita a ben altre riflessioni. Non ritengo poi che si possa utilizzare ad oltranza il contributo di qualche ristoratore d'occasione per finanziare l'evento. Con il naturale contrappasso di chiudere un occhio sulle modalità di somministrazione di cibi e bevande a bordo dei Fossi. La Fondazione di cui parla Lazzeri è certamente un'idea convincente, ma bisognerebbe capire su cosa andrebbe calibrata. Sulla valorizzazione del dato enogastronomico (con relativa regolarizzazione fiscale e previdenziale) o sulla riqualificazione dell'offerta culturale? Io partirei magari, visto il protrarsi dello scenario post bellico nell'antica Venezia unito all'aumento dei carichi urbanistici, dall'adozione di qualche piazza o di qualche struttura espositiva ad oggi inaccessibile, tipo il Forte San Pietro o perchè no almeno una di quelle Fortezze una volta di più sottoutilizzate (la Vecchia) o chiuse a doppia mandata (la Nuova) nonostante l'annuncio di un imminente inizio lavori. Una scelta che potrebbe motivare anche sponsor di livello internazionale od operatori interessati alla rigenerazione urbana a promuovere l'evento culturale vincolandolo alla valorizzazione del bene pubblico. Un primo passo per capitalizzare la Fondazione e orientarla ad un risultato di qualità sociale. Ma ci vogliono, ovviamente, competenze.

 

sergio nieri

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URBANISTICA: Il gioco delle tre carte non fa bene alla città.

Leggiamo con sorpresa che si torna a costruire in via Goito. Ci sembrava che quell'indice fosse già stato utilizzato, ma non ne siamo certi, con tutto quell'andare e venire di indici e senza tabelle che riassumano gli spostamenti avvenuti nel tempo.

Abbiamo più volte segnalato che lo spostamento degli indici da una zona di trasformazione all'altra, assomiglia al gioco delle tre carte: alla fine nessuno è in grado di tenere il conto, tranne l'assessore Picchi che ci informa come con abitare sociale Coteto si è esaurita la quantità massima di abitazioni prevista dal piano. Ma come abbia fatto i conti non si sa. Negli uffici comunali i dati non esistono. Certo si potrebbero ricostruire attraverso gli atti depositati all'ufficio di edilizia privata. Ma nessuno ha mai richiesto questo consuntivo, anche dopo la decisione di adottare un nuovo prg, e anche dopo le assicurazioni in merito date dall’Assessore Grassi all’OTU in occasione dell’incontro al dibattito sull’urbanistica partecipata.

Qualche cosa la sappiamo di certo: nelle trasformazioni operate è sempre stato utilizzato il massimo consentito (aumentato del 20%). Dopo di che si è vista grande attività edificatoria (nuova edilizia abitativa) anche dove il piano non lo permetteva, come a porta a Mare e in Via Goito nell’area in cui era prevista una struttura commerciale, e dal momento che con modifiche e varianti le aree a servizio si sono trasformate in residenziali, l'altra cosa certa è che lo squilibrio in città è aumentato. 

Il piano cosiddetto Insolera (che peraltro non lo ha mai firmato, indignato per lo stravolgimento delle sue proposte) e anche il piano Cagnardi sono miseramente falliti, traditi dalla giunta municipale che li avevano approvati. Ancora una volta chiediamo una relazione tecnica per sapere: come dove e in quali anni sono stati utilizzati gli indici di costruzione, quanti mq di superficie sono stati realizzati nelle diverse destinazioni ad uso abitativo commerciale e terziario e infine quanti nuovi mq di servizi pubblici sono stati costruiti. Con queste informazioni si può procedere con cognizione di causa a una discussione sullo stato dell'arte, e scrivere, i lineamenti per il nuovo piano.

Quanto allo scorporo degli oneri di urbanizzazione, sarebbe il caso di chiudere con questa pratica perversa, dove a conti fatti a rimetterci (e non poco) e solo la parte pubblica cioè i cittadini. Specie in tempo di crisi.

Daria Faggi per

Osservatorio Trasformazioni Urbane

Livorno 28 giugno 2012

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Il tempo delle nevi

Dalla newsletter secondo Cosimi versetto 2/2012 di Martedì 31 gennaio 2012 (https://www.comune.livorno.it/newsletter_cosimi/archivio/nl_cosimi_2_2012.html):
“Domani, mercoledì 1 febbraio, tutte le scuole ed istituti cittadini di ogni ordine grado rimarranno chiusi in previsione delle nevicate che si preannunciano già da questa sera. La decisione è stata presa questa mattina a palazzo comunale nel corso di una riunione, convocata dall’assessore Bruno Picchi insieme al Centro Situazione della Protezione Civile, che ha visto la partecipazione degli assessori Carla Roncaglia (attività educative), Maurizio Bettini (traffico, mobilità), Gabriele Cantù (sociale) e Mauro Grassi (ambiente). Al tavolo erano presenti inoltre il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, la Polizia Municipale, Aamps e ATL, i funzionari delle RSA e tutte le associazioni di volontariato che in questi casi di emergenza offrono sempre il loro fondamentale supporto. Dalle ultime previsioni meteo fornite dal Consorzio Lamma risulta che la Provincia di Livorno potrebbe essere interessata, a partire già dalle ore 18 di questa sera, da precipitazioni prima a carattere piovoso, poi, con la diminuzione della temperatura, a carattere nevoso.”

 

Ci risiamo, come prescindere dalla concretezza di un paesaggio che si sgretola sotto il calpestio dei nostri risolutivi scarponi, seppur rimanendo aggrappato alla cute di un asfalto ormai purificato nel suo bianco splendore. Un paesaggio fotografato dai più come un evento tanto raro quanto eccitante, ma tanto soffice quanto ingombrante. Stavolta, come si è letto, eravamo preparati, tanto che il Sindaco Cosimi, dall’alto dei suoi gradini di Palazzo, annuncia la serrata obbligatoria per le scuole della città. Quindi stavolta tutto procederà liscio come l’olio, ci risveglieremo con un po’ di neve qua e là, ma con i servizi garantiti, come per esempio quelli del trasporto pubblico, ovviamente, anche perché l’esortazione a non usare i mezzi propri pone automaticamente in alternativa i mezzi dell’ATL, che fin da martedì sera ci assicuravano:

“L’ATL garantirà il servizio urbano sulle principali direttrici e, a seconda delle condizioni meteo e delle strade, deciderà i vari interventi, potenziando o meno eventuali corse.”

Il conforto diventa tangibile quando, leggendo gli avvisi direttamente dal sito dell’ATL (https://www.atl.livorno.it/avvisitab/neve_Livorno.pdf), notiamo che, seppur con qualche disfunzione per chi ha i minuti contati, le principali corse della partecipata azienda sono a disposizione degli utenti, per ciò, le auto, finalmente, possiamo lasciarle a casa, a dormire, sotto un freddo lenzuolo bianco. Ora, anche l’opinione pubblica è sistemata. Domani (01/02/12 n.d.a.) ci possiamo svegliare con serenità, e lasciare che questo evento diventi solo un bel ricordo da raccontare…

Peccato. Peccato davvero, sembra quasi che ci prendiamo gusto, che siamo sempre quelli del dito puntato. Ma è successo di nuovo. Anzi, stavolta è stato peggio. La città è morta sotto i colpi assassini di una neve che apparentemente non farebbe male a nessuno. E la morte è stata annunciata. In cima al patibolo, naturalmente, il nostro primo cittadino, non che fosse lui a tirar giù la neve, ma, soprattutto dopo aver approvato, pochi mesi orsono (16.11.2012 delibera C.C. n. 143), il Piano Comunale di Protezione Civile, avrebbe dovuto anzitempo attivare i mezzi e le risorse, e quindi già dalle prime ore del crepuscolo del 31 gennaio, per permettere agli addetti ai lavori di lavorare senza dover lottare contro il tempo (impervio e ostile). La nostra fortuna, come sempre succede in questi casi, è stata che le numerose associazioni di volontariato (e sottolineiamo volontariato), si sono prestate oltre l’inverosimile e nell’ombra, per avere la massima efficienza nel più breve tempo possibile. In contrasto netto con un’altra partecipata, (e direttamente oliata da noi generosi cittadini), l’AAMPS, che ha aspettato il tempo necessario che la neve diventasse ghiaccio, per offrire la propria opera benefattrice… (che ci costa una TIA all’anno)
Bene fa, allora, chi si stupisce quando legge che, per un regolamento della Polizia Municipale, è obbligato a spalare la neve dal proprio marciapiede (verrebbe da pensare, catastalmente parlando, se potrebbe essere usucapibile, il marciapiede).

In effetti, fin’ora è andato tutto liscio, si, ma come il ghiaccio, giocando come sempre con l’opinione pubblica, presa, insistentemente, ad enormi pallate di neve.

R. C.
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(dalla Home Page)

Cosimi e la semiprivatizzazione di Aamps:

Il lungo prologo di una  coltellata.(ai referendum che lui ha strumentalmente sostenuto)

1. La questione dell’azienda. Molti discorsi, ma in verità la critica serrata che è stata fatta in questi anni, è quella della scelta di mantenere il cento per cento l’azienda pubblica. Siamo stati fortemente criticati in questo senso. Abbiamo creato le condizioni per cui questa azienda possa fare l’interprete e abbiamo costruito un’operazione e un’opzione verso la New-co non solo interprete e partecipe. La nostra scelta di conferire non è un elemento banale, ma guarda un ruolo che può giocare questa azienda, questa città dentro lo scenario nell’ambito territoriale ottimale allargato alle varie provincie. Questo dato non può essere considerato un dato accessorio, anche per le scelte che lo accompagnano, come riportare la TIA dentro al bilancio del comune, costruire una relazione su una forte patrimonializzazione dell’azienda. La lettura di un bilancio si fa sul patrimonio netto, si fa su quello che si determina non solo come flussi di cassa. Il fatto che ci sia una volontà da parte nostra di rafforzamento dell’azienda è dimostrato da questo percorso, da quello che stiamo facendo in questi giorni, dalla battaglia che stiamo facendo contro l’eventualità che la Regione accetti l’allargamento delle discariche: otto milioni di tonnellate divisi tra le discariche di Peccioli, Terranova Bracciolini e Rosignano, determinano un’offerta di possibilità di ingresso di materiale di discarica che va nella direzione opposta alla modernizzazione indicata dalla direttiva europea. Non polemizzo, ma vorrei ricordare il codice ambientale, codice Matteoli, che ad un articolo indica la messa a dimora del rifiuto senza investire su sistemi tecnologici di ammodernamento, consente anche in altre parti dell’Italia di lavorare in perdita sulla qualità del servizio. Dall’altra parte dico che è evidente che noi non ci vogliamo liberare dell’azienda, sapendo una cosa però che è il secondo punto. 2. Su questo terreno noi oggi che cosa decidiamo? Facciamo una scelta di una società 100% pubblica che apre uno scenario all’interno delle norme che è quello di costruire una società mista. Mi rivolgo al Consigliere Ciacchini e voglio leggere quello che dice Berlusconi alla BCE “Nel frattempo, fra i primi in Europa, l’Italia ha aperto alla concorrenza il mercato della distribuzione del gas: sono stati adottati e saranno a breve pubblicati nella gazzetta ufficiale i regolamenti che disciplinano le gare per l’affidamento della distribuzione del gas in ambiti territoriali più ampi dei comuni. Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d’impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali”. Cosa vuol dire? Che il programma governo che lei sosteneva prevedeva la privatizzazione. Mi deve perdonare perché siccome lei è un avvocato, mi sono preso anche la Legge 138 perché senza questa non si capisce di cosa si sta parlando… lettura. Con la risposta dell’azienda mista rispondiamo con un’idea che è nostra, di tutela del patrimonio pubblico, rispetto alla L. 138 che pone di trasformare in aziende private. Sottolineo questo guardando a Lamberto Giannini e a SEL: se noi non facessimo oggi questo percorso(poiché il primo ministro Monti richiama nel bell’intervento che ha fatto allo scenario di oggi e domani per le strategie competitive presso Ambrosetti in cui richiama il fatto che l’impegno per le liberalizzazioni deve portare l’ingresso nel rapporto col capitale privato) saremmo debolissimi perchè io credo che questo governo il 5 dicembre dirà che la parte di competizione con l’Europa la facciamo aumentando la partecipazione del privato ai percorsi che sono quelli dei servizi pubblici locali. È legittimo non essere d’accordo, ma non si può sostenere che noi stiamo operando una privatizzazione. È una cosa non vera, è il contrario della privatizzazione. La NewCo nel percorso che si è data si andrà a costituire ai sensi, appunto, delle norme che abbiamo e che si chiamano “adeguamento della disciplina nei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’Unione Europea”, gli articoli che sono stati citati e fatti nella Legge subito dopo il referendum sono fermo restando ai commi 8, 9, 10 e 11 nel caso di procedure aventi ad oggetto al tempo stesso la qualità di socio al quale deve essere conferita una partecipazione non inferiore al 40% e l’attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio il bando di gara o la lettera d’invito deve assicurare che: a) il criterio di valutazione delle offerte basate su qualità e corrispettivo del servizio prevalgano di norma su quelli riferiti al prezzo delle quote societarie. Lo sapete cosa vuol dire? Che il privato stabilisce una connessione con le operatività indipendentemente dalla questione delle quote societarie in funzione del fatto che prende il 40%. I criteri di valutazione delle offerte basate sul corrispettivo del servizio prevalgono di norma per l’intera durata del servizio stesso e ove ciò non si verifica si proceda con un nuovo affidamento. Ciò vuol dire che se a AAMPS non le facciamo fare questa operazione il nuovo affidamento va verso la gara del privato, totale, 100%. Siano previsti modalità di liquidazione del socio privato all’accettazione della gestione. Ciò significa che la remunerazione del capitale che abbiamo abbattuto con il referendum ritorna alla fine della concessione per il socio privato ove questa diventi un punto nel quale il tempo è ulteriore all’affidamento. Se l’investimento del socio ASA è di 25 anni per il piano di bancabilità e di investimento e l’affidamento è per 20 anni mi devi garantire che quei 5 anni il capitale pubblico li remunera. Allora amici, compagni, consiglieri, questa è una difesa seria del rapporto pubblico-privato, dove si costruisce un’opportunità per i lavoratori delle aziende di non vedere in crisi il proprio posto di lavoro, dove si vede per le comunità che hanno strutturato dalla Legge Giolitti in poi, che stabilì le municipalizzate un filo che consente di poter governare nei territori. A meno che non si voglia anche contraddire il codice civile, quando parla del codice delle società quando dice all’art. 2371 sancisce le relazioni. Nello statuto che viene posto, il consiglio di amministrazione della società può arrivare a otto, di cui la relazione è 5-3, 5 pubblici e 3 privati. Se è 5, allora il rapporto è 3 e 2 significa che dentro il consiglio di amministrazione, l’amministratore delegato ha il controllo della parte gestionale, ma la parte strategica la fa il pubblico, dopodiché può non piacere ma è nel solco di una cultura e dentro questo passaggio avverto un ulteriore problema, politico. Deve esser chiaro, la mia simpatia per il governo Monti è molto limitata, non perché consideri questo governo negativo, molto meglio del governo Berlusconi, ma il punto nodale è che oggettivamente siamo di fronte a un passaggio che deve portare alla riflessione del concreto dei problemi. Se oggi rinuncio per esempio a governare in questa logica un problema come quello dei servizi pubblici locali qual è l’altro spazio? È lo spazio di una relazione con quali norme? Con quali modalità? Con l’Unione Europea che determina nell’ultima finanziaria che è stata approvata una condizione per la quale l’affidamento “in house”, cioè tutto pubblico, può avvenire solamente al di sotto dei 900mila euro di volume di affari! Dopo un ampio dibattito la Lega ha sostenuto questa soglia, mentre il PDL sosteneva i 500mila euro. Allora su questo punto deve esser chiaro che è un andamento generale nel quale si devono preservare le esperienze dei territori. E questo non lo si fa se non attraverso un’economia di scala che veda il principio per cui l’ottimizzazione dei servizi non deve perdere le relazioni del territorio, ma non può nemmeno più stare nemmeno in una condizione nella quale si definiscono condizioni, perché la mia azienda è migliore se io comando. Se si sceglieva in base alle tessere, andava come presidente Aamps una persona con un curriculum completamente diverso dall’attuale. 3. Siccome su questo bisogna essere onesti ci sono tre linee politiche in questo consiglio comunale. Una, quella del PDL tradizionale che dice le cose che sono state messe da Tremonti nella L. 138, nella L. 113 in cui viene contraddetto attraverso l’abolizione del 23 bis. Cosa fa allora il governo? Ripropone la Legge 138. È una scelta. Su questo punto la nostra risposta è una modalità diversa: e qui ci sono altre due linee politiche. Una espressa dal Consigliere Giannini che dice: Noi siamo contro l’accettazione di queste regole. Ma una maggioranza non può avere la vocazione dell’opposizione, ma deve avere la vocazione della maggioranza. Se poi un domani sarà un problema di concretezza come affronteremo quel problema è nelle norme e nella volontà politica ma questa non prevarica le norme, sono le norme che guidano sennò domani quei lavoratori che vogliamo difendere di fronte a un governo che cambiasse le norme con una volontà politica diversa vorrebbe dire che “mando una lettera e ti licenzio”. Fare questa operazione difende il pubblico e in questa operazione mi muovo dentro un concetto che sta alla base di una possibilità di stare dentro una relazione anche dell’esperienza dei territori. L’altra linea politica che si affronta è quella che è stata espressa sulla New-co. Non dobbiamo vendere nulla, lì c’era una trattativa tra soggetti, qui i patti parasociali nascono dalla volontà del soggetto che è 100% pubblico, quindi la gara dove i patti parasociali non sono un confronto on/off tra due soggetti davanti a un tavolino. Sono elementi che guardano a una possibilità che nel bando di gara per individuare il socio privato al 40% si costruiscano queste questioni per cui sarà alla base della gara il dimensionamento della relazione tra i poteri dell’amministratore delegato e quelli del consiglio di amministrazione, dove la maggioranza resta pubblica. Allora su questo c’è l’altro elemento di garanzia del pubblico. Non l’ho mai fatto, ma mi voglio togliere un momento la giacchetta del Sindaco che rappresenta tutta la città, e voglio fare un secondo solo un uomo di partito. Non si può nemmeno accettare che gli schiaffi si prendono tutti noi perché si risolve il problema, e quando si arriva in fondo ci dicono ci vuol ben’altro. Io sfido tutti a fare meglio di così, perché dentro questa questione c’è un dato oggettivo che è quello di governare i problemi. E dico al Consigliere Lorenzo Cosimi che non è possibile tenere un assessore dentro una giunta regionale che propone questa cosa, che lo approva, e poi dopo entrare dentro un percorso diverso. Si può segnalare la propria posizione, si può stare a latere perché questo elemento può diventare un segno di distinzione politica, ma se parte un elemento che riguarda la riforma istituzionale degli ATO dentro la Regione Toscana, chi la vota ha una responsabilità oggettiva. E non si può pensare su questo che sia salvifico il distinguersi all’interno delle forze politiche. Sono stato nel partito che ho avuto l’onore di rappresentare per lunghi anni, maggioranza e minoranza. Sono stato minoranza in un momento molto delicato di quel partito per la sua trasformazione e a quel tempo stetti tranquillamente dentro un percorso. Devo dire con grande franchezza che questo consiglio comunale si deve assumere la responsabilità di rispondere ai problemi concreti. Credo che oggi facciamo il primo passaggio, sapendo che torneremo a discutere di queste questioni in maniera serrata. Non crederete mica che i sindacati mollino la presa su come si fanno le cose? Non penserete mica che i lavoratori si facciano trasportare da un posto all’altro? E questo fatto che è un elemento di fondo non possiamo sottovalutarlo stamani, diamo un respiro di risoluzione e di riforma al problema che abbiamo davanti, perché questo consenta di dire che questo consiglio comunale ha una strategia, sapendo che dentro questo la battaglia politica che fa è per la valorizzazione. La privatizzazione è quella della Legge 138 che dice “se non fate niente si dà tutto al privato”, se si dà la maggioranza al pubblico si chiama rapporto pubblico/privato che, nelle condizioni economiche date di questo paese, è un elemento di fondo sul quale dobbiamo andare a trovare investimenti per far funzionare le cose.

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Piano regolatore, dieci mesi vissuti pericolosamente...

"E' stato un anno molto particolare in cui abbiamo cercato di far fronte ad una crisi assolutamente non banale. Un anno nel quale abbiamo risposto, colpo su colpo, a quello che è il rischio della destrutturazione di un sistema produttivo", con questa premessa il 23 dicembre del 2010 il Sindaco Cosimi commentava le peripezie di un anno che stava per spegnersi nella indeterminatezza più totale, con l'aggravante della prima mobilità in Atl, della scomparsa del lavoro interinale nel settore industriale e dell'incremento esponenziale  delle ore di Cassa Integrazione nel settore della componentistica auto, della drammatica conclusione della vicenda Golfo & Calcagno e del prolungarsi a tempo indeterminato di quell'indecoroso teatrino politico-sindacale-mediatico chiamato De Tomaso Rossignolo. Ma Cosimi di fronte a queste avversità mostrava un'impennata d'orgoglio e dopo avere rivendicato l'efficienza dei bilanci (nonostante i primi tagli del Governo Berlusconi) annunciava che "entro Gennaio" (Gennaio 2011) sarebbe stato pubblicato il bando per la revisione del Piano Strutturale "che sarà costruito sulla società che cambia" ebbe a dire "e che rappresenta uno degli strumenti per aiutare Livorno ad uscire dalla crisi". Ben detto; dopo quella affermazione però di mesi ne sono trascorsi  quasi dieci durante i quali  è accaduto un po' di tutto: l'oggettivo declassamento della Variante al Piano Regolatore del Porto all'impianto del  Nuovo Piano regolatore del Porto proposto da tale Gallanti, nuovo capo del Porto proposto dal duo Matteoli-Rossi, l'accelerazione delle procedure relative alla Variante Abitare Sociale (lato Mercato Ortofrutticolo), un atto di fronte al quale allibiscono non solo autorevoli uffici legali di Livorno, ma anche gli Uffici Urbanistici della Regione Toscana, il parto della Variante La Gran Guardia, di cui si attende l'imminente approvazione, la definizione del contratto di Permuta Comune/Asl che costituisce la base urbanistica e finanziaria dell'operazione legata alla realizzazione del Nuovo Ospedale. Insomma, un bel po' di lavoro fatto e un altro po' indirizzato dal Nuovo Capo della sovrastruttura portuale che, sia pure tra le righe, commissionava all'estensore del Nuovo Piano la revisione del Piano Particolareggiato della Porta  a Mare (Ottobre 2003), per la quale sono tuttora incorso  in corso febbrili contatti istruttori  fra l'Assessore Picchi e gli Uffici Tecnici dell'Autorità Portuale. Con le conseguenze che avremo modo di verificare e di mappare. Poi in piena estate, come sappiamo, la Giunta Cosimi rischia l'implosione. In seguito alla vicenda mai chiarita della Variante al Parco della Meschina (che determina le dimissioni di Ritorni) l'Assessorato all'Urbanistica viene scorporato dall'Assessorato al Commercio e Turismo. I finanziamenti per la riqualificazione del Pentagono del Buontalenti (su cui torneremo) vengono traslati al 2012, mentre un certo Mauro Grassi, ex funzionario della Regione Toscana dato molto vicino all'ex Assessore all'Urbanistica Riccardo Conti e in contrasto con l'attuale  Assessore Marson, assume tra la sorpresa generale la titolarità dell'Urbanistica. A Ottobre la Giunta licenzia i "lineamenti del Bando", cioè i criteri cui dovrebbe attenersi il bando di gara per l'affidamento "dell'incarico" per il nuovo Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico. La stessa Giunta dà quindi mandato agli Uffici di pubblicare, entro il mese di Ottobre, il "disciplinare" del bando di gara in Gazzetta Ufficiale. Detto fatto. Tra gli entusiasmi di Sel, che aveva sollecitato tale pubblicazione entro il 30 di settembre, pena l'uscita anticipata dalla Giunta, il 28 Ottobre del 2011 il neo Assessore Grassi invia alla Comunità Europea il Bando per il Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, avviando la relativa procedura di gara. Secondo quanto previsto dal Bando stesso, che verrà reso pubblico sulla Rete Civica solo due settimane dopo, le domande alla gara da parte degli interessati dovranno essere presentate entro e non oltre la data limite del 15 dicembre. Un termine limitatissimo che, come si scoprirà, farà scopa con la natura "ristretta" del Bando medesimo. L'aspirante "progettista del Piano" dovrà insomma dimostrare, per potere ottenere l'eventuale affidamento del Piano, di avere fatturato almeno tre volte l'importo base d'asta fissato ad Euro 1.185.000 oltre Iva e oneri di Legge. Secondo i più, un affidamento pilotato, comunque già scritto. Ma non potrebbe essere diversamente, aggiungiamo noi, vista la lunga fase preparatoria di questi dieci mesi trascorsi non a caso tra un provvedimento anticipatore  e l'altro. Anzi, ci pare stupefacente l'importo stanziato (1.400.000 Euro), in piena crisi peraltro, per finanziare l'opera "redazionale" del solito progettista di fiducia. Ne sapremo di più alla prossima, attesissima conferenza di fine d'anno. Tanto più che la vera e propria fase decisionale del Piano, per la quale il progettista chiederà almeno 15 mesi di tempo, potrebbe svolgersi in pieno clima elettorale. Non un buon viatico per un provvedimento che ipotecherà i futuri assetti della Città per i prossimi trent'anni.

La gara d'appalto:

https://www.comune.livorno.it/_livo/uploads/2011_11_4_12_30_18.pdf   (disciplinare)

https://www.comune.livorno.it/_livo/uploads/2011_11_4_12_29_26.pdf   (bando)

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Tempo scaduto

 

In linea con la nostra mission di osservatorio civico pubblichiamo, per una migliore comprensione di quanto sta avvenendo (o di quanto non sta avvenendo a seconda dei punti di vista) il Punto Settimo del Programma Pd Idv Sel adottato da Sindaco e forze di maggioranze in occasione della "ripartenza" della Giunta Cosimi dopo la non memorabile esperienza del congelamento estivo. Risulta evidente come il "Progetto Pensiamo in Grande" (richiamato al comma 13") risulti essere funzionale ai cosiddetti interventi di adeguamento "sul piano della viabilità urbana". I due elementi (riqualificazione e mobilità) insomma si intrecciano significativamente poche settimane dopo l'adozione della Variante La Gran Guardia (27 Luglio 2011) per determinare  effetti significativi quali "l'alleggerimento del traffico privato su Via Grande" e la "contestuale apertura sulla stessa arteria di una busvia e di una pista ciclabile". Resta da capire cosa rimanga dell'esperienza di "Pensiamo in Grande" (lo stesso motto dell'imprenditore Belleli che nel 2003 impose al Comune di Livorno il progetto del rigassificatore) e che utilizzo residuo vogliano farne il Sindaco, gli Assessori e le stesse forze di maggioranza. In conclusione, vale la pena di ricordare che uno dei più accesi sostenitori di questa operazione è stato Romano di Idv, autentico ultrà della pedonalizzazione di Via Grande. Non si capisce perchè il Pd lo voglia liquidare, considerato che Romano si richiama diligentemente al programma del Sindaco. A meno che Pd e Sindaco non siano ormai due pianeti lontani.

PROGRAMMA VERSO IL 2014

13: Sono previsti interventi di adeguamento sul piano della viabilità urbana in un contesto generale in cui si realizzi quanto previsto da "Pensiamo in Grande", con l'alleggerimento del traffico privato su Via Grande e la contestuale apertura sulla stessa arteria di una busvia e di una pista ciclabile;

 
14: Realizzazione del Piano della Mobilità finalizzato all'uso del trasporto pubblico locale attraverso l'ampliamento di aree pedonalizzate o semi-pedonalizzate con l'estensione, ove possibile, di corsie preferenziali (tutelate).

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Pro memoria opere pubbliche 2011

Sappiamo dalle cronache come in data 5 settembre 2011, in pieno congelamento della Giunta Cosimi Primo, il Sindaco, d'intesa con il Direttore della Ragioneria Comunale e ovviamente lo scudiero Nebbiai, stabilì in orari antelucani il "quoziente di spesa" del Comune di Livorno in materia  di opere pubbliche fino al 31.12.2011. Fu insomma tracciata una riga al di qua della quale il Comune avrebbe potuto assumere impegni di spesa in linea con l'intervento draconiano del Governo Berlusconi sugli Enti Locali. Il riferimento è alla prima Manovra Berlusconi, l'acconto di circa 40 miliardi, cui è conseguito, nel mese di Agosto, l'intervento più significativo (di ulteriori 45 miliardi), resosi necessario per "conseguire il pareggio di bilancio nel 2013". Prima ancora che maturassero gli effetti contabili della prima Manovra, infatti, il Comune aveva modificato il Piano degli Investimenti pubblici allegato al Bilancio Preventivo 2011 approvato nell'ormai lontano mese di Marzo 2011. A tutto il 31/12/2011, dunque, resterebbe una disponibilità di 4 milioni complessivi, di cui almeno 3 da impegnare sulle opere pubbliche .

 
Che cosa rimane, fra l'altro, "in busta" al netto dei tagli (stimati in 9 milioni nel prox triennio)

 
753.000 Euro                  per interventi Manutentivi sui palazzi di Giustizia (?)
 
120.000  Euro                 per interventi manutentivo copertura Teatro Goldoni
 
500.000  Euro                 2.Lotto Riqualificazione Piazza Attias
 
310.00    Euro                 Ristrutturazione Primo Piano Villa Maria
 
500.000  Euro                 Parco Rio Salviano (?)
 
1.400.000 Euro               Finanziamento Progettazione Piano  Strutturale.
 
 Chi vivrà vedrà.        

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Il Paese dei Balocchi Parte Prima

 

Viviamo in una città straordinaria, un autentico laboratorio del nulla dove però i meccanismi autoconservativi sono fortissimi, specie quando sono dettati dai media o dalla carta stampata. Ne abbiamo avuto dimostrazione in questi giorni, quando di fronte all'evidente vuoto politico determinato dalla crisi di metà agosto (che è tutt'altro che finita in archivio) sono partite quasi in automatico le piste del disorientamento creativo. Mentre infuriava la "jacquerie" dei commercianti civici alla Trucchia o dei residenti senza copertura politica alla Capuozzo, rimasti di gelo di fronte alle mancate promesse del 30 settembre, ci siamo scoperti tutti ispirati dalla irresistibile prospettiva dei Bagni Aperti nella stagione invernale. Come dire, un modo come un altro di sdrammatizzare la desertificazione del Centro e autorizzare moralmente la (semi)pedonalizzazione di Via Grande con un occhio alla valorizzazione di un ormai fallimentare trasporto pubblico locale, oggi non caso sponsorizzato (alle soglie della privatizzante gara pubblica regionale) dalla macchietta televisiva Vezio Benetti. Spostare "le masse" sul mare, come ci disse un sindacalista della Uil, è sempre stato, chissa poi perchè, uno dei desideri subliminali della sinistra di governo locale. Quasi una sorta di nemesi, dopo l'ubriacatura della Città Policentrica, che ha inchiodato quasi 2/3 della popolazione residente ai Mutui fondiari di Leccia, Scopaia, Salviano 1 e 2 depotenziandola, nel lungo periodo, di ogni capacità critico-dialettica. Nel caso specifico la trovata dei Bagni d'Inverno (ovviamente mediatica) è partita da una iniziativa dell'eterno Assessore Nebbiai (quanto a longevità assessorile secondo solo a Picchi) che un bel giorno ha deciso di riunire la casta dei concessionari degli stabilimenti balneari (già finanziatori diretti  del Sindaco Cosimi nell'ultima campagna elettorale) per provare a licenziare l'esperimento delle aperture "a rotazione" anche durante la stagione cara agli orsi polari. Insomma, un comma tutto sommato secondario del programma "Verso il 2014"-il piano di riqualificazione delle aree demaniali sulla costa-è stato riciclato dalla stampa più diffusa come "valorizzazione permanente delle concessioni balneari" nel quadro di un fantomatico rilancio del lungomare livornese. Manca, infatti, da un decennio un serio piano della costa che indirizzi e riordini la gestione degli spazi concessionati. Anche in rapporto al mancato sviluppo della piccola e media attività recettiva sulla falsariga, ad esempio, di quanto avviene efficacemente nelle Marche e nell'Emila Romagna. Da noi, infatti, abbiamo il nulla e gli alberghi a cinque stelle; la iper residenziale Porta a Mare (una colata di cemento di dimensioni bibliche)  e poi le palafitte di stabilimenti gravati da innumerevoli abusi edilizi che sono stati concepiti nel diciannovesimo secolo. Uno squilibrio pazzesco che ovviamente non viene risolto con una pianificazione di dettaglio, ma vellicando a mezzo stampa gli utilizzatori finali. "Siete contenti dell'apertura prolungata degli Stabilimenti invernali?" "Siiii", rispondono mitemente "quelli del mare d'Inverno.E di rinforzo" Quell'Assessore è proprio bravo, alle prossime elezioni lo votiamo!!" Questi i risultati di un sondaggio costruito ad hoc dal Tirreno per "silenziare" la rivolta delle Partite Iva di Via Grande e forse fare dimenticare a Nebbiai il disastro dei Tre Ponti, il misterioso destino della spiaggetta dell'Ex Pendola e il sold out di tre quarti di costa livornese per quei romantici che credono ancora nell'accesso gratuito a mare e scogliere. Ma forse c'è dell'altro. "Riaprire i bagni d'inverno" a mezzo stampa non serve solo a staccare la spina con la pirandelliana situazione legata al Piano della Mobilità per il Centro (che il Sindaco e l'Assessore Bettini  avevano prudentemente tenuto in un cassetto per non allarmare la lobby gran guardiana di H&M), ma forse a fare digerire l'appuntamento mannaia - previsto entro il prossimo 31/12 - che sempre Nebbiai dovrà sostenere per affidare a privato la Gestione dell'Ippodromo. Con o senza variante Urbanistica? A Capodanno, quando sfideremo il vento artico dalla Terrazza dei Bagni Lido, sapremo.

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PRO MEMORIA PIUSS .(Pian integrati di sviluppo sostenibile)

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UN PERICOLOSO VUOTO POLITICO

Il 30 settembre doveva essere la dead line di questa Amministrazione su molte questioni di prospettiva. Sapevamo che non sarebbe stato così, perché non ci sarebbero stati tempo, volontà e capacità politica di mandare chiari segnali alla Città su Mobilità Urbana e Piano Regolatore. C’è, in questo senso, una responsabilità politica grossa come una casa del Sindaco Cosimi, che ha scelto la strada della “normalizzazione” pur di non mettere in discussione la propria posizione di dominus solitario della politica cittadina. Ma c’è, obiettivamente, la complicità parossistica di quanto rimane di un Pd credibile a Livorno (peraltro orfano per motivi ad oggi incomprensibili della segreteria di Di Rocca) e soprattutto delle due forze collaterali, IDV e SEL, ormai ancillari rispetto all’inverosimile scadenziario del programma/rattoppo “VERSO IL 2014” imposto dal Sindaco dopo la crisi sceneggiata del post Ferragosto. Vorremmo soffermarci in particolare su SEL, che rischia di perdere sul territorio tutto il capitale di fiducia derivatogli dalla leadership di Vendola sul piano nazionale. Una forza politica che dovrebbe scuotere il Sindaco e metterlo di fronte alle proprie responsabilità (tipo quella di non avere saputo ottemperare all’affidamento tempestivo del Prg) fino alla estrema richiesta delle dimissioni, ma che invece preferisce galleggiare in Consiglio Comunale con un Giannini che ormai è stato costretto (dall’immobilità dei suoi dirigenti) a prendere la strada del disincanto e dell’istrionismo. Unico serio antidoto al rapporto bergmaniano con l’enigmatico Assessore Bettini, anche lui di SEL ma organico a Cosimi per ragioni di spartito istituzionale. In questo quadro si sta creando un pericoloso vuoto politico nel quale stanno venendo una serie di nodi al pettine. Primo fra tutti quello del Centro Storico, per troppo tempo sballottato tra la prospettiva laboratoriale e favolistica di Pensiamo in Grande, il degrado e le petizioni popolari di Piazza Garibaldi e Piazza della Repubblica e l’accelerazione impressa, nel Palazzo, alla prospettiva di “alleggerire” il traffico veicolare nella stessa Via Grande senza prospettare ausili e infrastrutture di sostegno per gli operatori commerciali. Una operazione fatta a tavolino senza consultare preventivamente seri indicatori ambientali ed econometrici per come vanno configurandosi oggi dopo l’ubriacatura della città policentrica che ha generato, negli ultimi anni, la moltiplicazione dei centri di vendita nelle periferie di questa città incredibile dove nonostante tutto è stata evocata l’Ikea come “volano di sviluppo e di posti di lavoro”. Detto questo, siamo altrettanto severi con quelle categorie e con quegli operatori (oggi sul piede di guerra) che in questi due anni di nulla hanno cercato un posto al sole facendosi rassicurare dalle belle parole dell’Assessore di Turno o, in occasione della Variante La Gran Guardia, se ne sono stati in silenzio immaginando che entro il 30 di settembre venissero depositati i progetti sui parcheggi a rotazione o adottati provvedimenti per razionalizzare il traffico in Centro. Nulla di tutto questo è accaduto, tant’è che il finanziamento a sostegno delle opere di riqualificazione del Pentagono del Buontalenti è stato traslato al 2012 insieme a molti altri interventi già annunciati in modo plateale come la stessa Manutenzione Straordinaria del Parco delle Terme della Salute. Un modo come un altro (ancora) per giocare sapientemente con l’opinione pubblica.

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Tratto da: "(Sergio) NIERI... su bianco: Piccole e GRANDI Lobbies crescon" (https://youtu.be/0nanE06Q-5Q)

 

 

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E’ QUASI TUTTO FIN(I)TO

 Stiamo ormai assistendo, da diverse settimane, ad un continuo susseguirsi di avvenimenti destabilizzanti, che creano un altalenante conflitto di certezze agli occhi dell’opinione pubblica sul futuro (“parte del tempo che ancora non ha luogo - wikipedia”) di Livorno, futuro che però sembra ripetersi in continuazione.

Da quando la crisi, latente ma omni presente, si è manifestata in tutta la sua palesaggine, i colpi di scena si sono abbattuti sulle teste di tutti, (il dolore verrà sentito durante l’approssimativo futuro di cui sopra), dando alla cittadinanza una grandissima responsabilità: CAPIRE CHE COSA STA SUCCEDENDO.

Tutto parte (almeno è quello che vogliono farci credere) dalla rinuncia alla delega, e quindi del posto in giunta, dell’ormai ex assessore Claudio Ritorni, per motivi talmente importanti, che sono tutt’ora sconosciuti ai più, visto che ancora nessuno ha dato una versione ufficialmente credibile (neanche il “capo giunta”)

Da qui si scatena il putiferio. Qualcun altro (assessore) esprime un emotivo malessere tale da far presagire altre rinunce alla carica, nel frattempo una parte della maggioranza (IDV) incalza con la richiesta di verifica di metà mandato. Durante questa fase, breve ed intensa, all’interno della solita parte della maggioranza (IDV) si discute animatamente sulla posizione (non tanto istituzionale quanto, a nostro avviso, ideologica) dell’allora vice Sindaco Cristiano Toncelli.

L’opinione pubblica è preoccupata.

Ma ecco che prontamente, scampato il pericolo di verifica di mandato per sopraggiunti impegni più importanti… (cioè quelli di ricomporre la struttura tecnico-amministrativa), il nostro Primo Cittadino riesce a lenire i disappunti e prepara un documento che trova consenso in tutta la maggioranza (e non solo). Poi però, succede che il vice Sindaco Toncelli (sempre IDV, sempre maggioranza) si dimette… (ma allora, forse, non erano proprio tutti tutti d’accordo).

L’opinione pubblica vorrebbe stupirsi, e una piccola parte di essa ci riesce anche, ma non c’è tempo, perché già circolano i nomi della nuova formazione, anche se non immediatamente confermata da chi di dovere, si sa da subito chi si metterà a sedere accanto al sindaco.

Siamo quasi all’epilogo, forse, è quasi tutto finito?

No, in realtà è quasi tutto finto, siamo ancora lontani…

Proprio nel giorno in cui Nebbiai presenta con energica soddisfazione un documento in merito alla Esercizio di Bilancio 2011, i quotidiani locali annunciano una sorprendente notizia… (sembra che nessuno se lo immaginava): il segretario di partito Filippo Di Rocca (interpellato a suo tempo dal sindaco in persona per l’eventuale sostituzione in giunta dei rinunciatari), rassegna le proprie dimissioni…, imotivi sono i più usati in questi casi: personali…

 

Vogliono farci credere che la crisi di giunta sia finita… giocando con l’opinione pubblica, ma noi sappiamo che il bello (o il brutto) deve ancora venire

R.C.

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Villa Maria

 Il Comune annuncia il recupero di Villa Maria e la sua restituzione alla Città. Una notizia che non può che far piacere e se possibile rassicura sulla destinazione di un bene architettonico che sembrava perduto nel dimenticatoio. Una struttura utile ed elegante ad un tempo, annunciata da un giardino discreto, proprio nel ventre di uno degli spazi più belli dell’area Calzabili Fabbricotti. Eppure negli ultimi decenni la proprietà pubblica ha subito molte riduzioni; i terreni intorno alla villa sono stati quasi completamente lottizzati per fare spazio a nuovi insediamenti abitativi e l’edificio ha ovviamente perduto la posizione baricentrica che aveva avuto in origine. Già sede del Museo Progressivo d’arte Contemporanea, Villa Maria ha poi ospitato la sezione di storia locale della Biblioteca Labronica, fino alla sua chiusura, avvenuta nel 2006, per cause inesorabilmente strutturali. Sembrava che l’intervento di recupero del bene dovesse essere traslato al 2012, al pari di quanto potrebbe accadere per Fortezza Nuova e Porta San Marco (di cui non sappiamo più nulla) anche a causa della ridotta disponibilità finanziaria prevista per iniziare o completare la ristrutturazione di queste opere pubbliche entro il 31/12 di quest’anno. Ma l’assessore al ramo Mario Tredici ha un po’ a sorpresa rassicurato tutti; per quanto riguarda Villa Maria sono stati stanziati dalla Giunta 310 mila Euro (immediatamente liquidabili) per il primo lotto di lavori, finalizzati alla riapertura al pubblico del Piano Terra. In effetti la copertura integrale dell’intervento, spalmata sul 2011 e sul 2012, sarebbe dovuta essere di 870.000 Euro. con 400.000 euro immediatamente disponibili per il 2011. Considerati i tempi e la situazione di emergenza occorre però accontentarsi. ”Sono soddisfatto - ha concluso Tredici - anche perché questo intervento, che partirà con il prossimo Dicembre, per concludersi nel maggio 2012, sarà il fulcro di una operazione di riorganizzazione del sistema bibliotecario cittadino. Ed è inoltre strategico per l’attuazione dei Piuss. ”(sui quali ritorneremo nd.r.) Una volta ultimati i lavori, il piano terra di Villa Maria ospiterà infatti parte del patrimonio librario nonché il servizio bibliotecario che si trova attualmente ai Bottini dell’Olio. Struttura che entro il primo semestre del 2012 dovrebbe essere a sua volta interessata da opere di ampliamento e ristrutturazione in vista della realizzazione del Museo Civico e del Polo culturale Cittadino. Speriamo bene!!!