OVAZIONI DI SISTEMA E UN PAESE SILENZIOSO

09.02.2015 14:35

MATTARELLA: OVAZIONI SOSPETTE

C'è chi è impazzito per l'elezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Sarebbero bastati poco più di 500 voti per inviarlo al Quirinale, ma lì è iniziato il capolavoro del Principe di Rignano. Non accontentarsi del minimo influente, ma andare oltre e costruire su un risultato affatto scontato in termini numerici una possibile, nuova maggioranza di Governo. In ordine progressivo sarebbe stata la quarta, se non la quinta qualora nel computo complessivo delle maggioranze variabili care al Principe, volessimo considerare anche  il voto determinante di Forza Italia all'emendamento  "canguro" che al Senato (con vista terrazzata sulla futura Mono Camera dei Deputati)  ha consentito di consolidare nello schema ultra maggioritario dell'Italicum (legge elettorale ordinaria, non dimentichiamolo) la clausola favorevole alle candidature paralizzanti (della volontà popolare) dei nominati di lista.

LE FRATTAGLIE DEL PATTO DEL NAZARENO

Nell'occasione infatti almeno 24 senatori della sinistra Dem avevano avuto, per dirla con Niki "Ilva" Vendola, il guizzo democratico di non partecipare al voto. Ma il pronto soccorso dei berluscones osservanti della vecchia edizione fiorentina del Patto del Nazareno aveva consentito di traghettare il nuovo testo della legge elettorale (comprensivo del bonus maggioritario per il voto di lista) verso la terza lettura della Camera, dove l'esito dovrebbe essere scontato. Il Principe infatti aveva previsto tutto. Anche le possibili contromisure alla deberlusconizzazione del Patto del Nazareno, qualora la candidatura del giureconsulto Mattarella, uno fra quelli del Collegio della Consulta che aveva dichiarato incostituzionale il Porcellum, avesse determinato, nel breve, lo spappolamento degli ex partners di Forza Italia. Nel giro di pochissimi giorni la manina generosa di Renzi sul condono delle frodi fiscali  è diventata una specie di mannaia anti berlusconiana ed ha operato "de plano" contro gli interessi di Mediaset sull'utilizzo delle reti digitali, in parte sul ddl anticorruzione (perseguibilità d'ufficio e non a querela di parte del falso in bilancio anche se limitando i poteri investigativi del magistrato inquirente) e infine sulla revisione di quello stesso provvedimento attuativo della delega fiscale che avrebbe consentito a quelli "come Berlusconi" (per dirla con la civilista di Laterina (Ar) Maria Elena Boschi) di usufruire di una fiscalità di vantaggio retroattiva rispetto al merito della sua stessa condanna per frode fiscale e dunque di ottenere "per li rami" la piena riabilitazione politica.

UN SAPIENTE REGIA EXTRAISTITUZIONALE E UN GOVERNO NON SCELTO DAL CORPO ELETTORALE

Intendiamoci, un caravanserraglio di atti annunciati e frutto di nuovi accordi all'interno di un Consiglio dei Ministri che per effetto del post Mattarella ha ridotto Scelta Civica e il Nuovo Centro Destra (e dunque anche l'ambizioso Ministro delle Infrastrutture e dei Porti Lupi) ad un ruolo poco più che esornativo. Una sequenza possibile di atti in deroga che conferma l'assoluta irrilevanza del Parlamento rispetto alla teoria dei disegni di legge delegati, previa l'autorizzazione dell'ex Capo dello Stato, alla discrezionalità di un Governo oggi più che mai monopolizzato da Renzi. Un Governo cioè talmente forte, per quanto non espresso dal corpo elettorale, da essere in grado di modificare i suoi stessi provvedimenti in base allo scenario politico di nuova formazione in itinere. Dove se possibile la stessa elezione di un inconsapevole Mattarella ha consentito di spegnere sul nascere il fronte apparentemente resistenziale della Sinistra Dem, di "deberlusconizzare" il Patto del Nazareno forse limitandolo all'esito della riforma elettorale, di rialimentare un certo onanismo antiberlusconiano nei salotti buoni di Marchionne e di De Benedetti (Corriere della Sera, Stampa e Repubblica) e infine di disperdere le inconcludenti legioni di Grillo e Casaleggio i cui fuoriusciti si preparano a diventare determinanti al Senato e alla Camera per le Riforme istituzionali che "ci chiede l'Europa". Uno smacco terribile per Grillo che, per un tragico gioco del destino, rischia di fare la stessa fine di Monti, cioè di essere incorporato dalla maxi turbina centripeta di un sistema che a poco a poco, di qui al 2018, spegnerà ogni significativa differenziazione politica nello stesso Palazzo dove Grillo è voluto assolutamente entrare con un personale politico scelto nella Rete.

OVAZIONI DI SISTEMA E UN PAESE SILENZIOSO

Da qui le ovazioni del Parlamento e della grande stampa per la meteora Mattarella da un lato, ma la sostanziale indifferenza dell'opinione pubblica dall'altro. Renzi ha iniziato, e con indiscutibile successo, l'opera di progressivo svuotamento della democrazia plurale in un Paese distante anni luce dal dignitoso movimentismo del popolo greco. Cui Draghi, non a caso, nega il quantitative easing necessario per la sopravvivenza eccependo la solvibilità dei titoli del debito pubblico. Applausi convinti, naturalmente, del Principe di Rignano. Ma solo dopo avere incontrato Tsipras e avergli detto che lui e il giovane rivoluzionario greco "parlano la stessa lingua".