Una Piazza da condividere.
postato in "Dibattito Aperto/stati generali"
Non si può non condividere quanto scrive Mauro Zucchelli su certi trend dell'architettura pubblica livornese. Effettivamente quanto viene fuori dai gusci vuoti dei vecchi cinema, da strutture urbane di vecchio conio (suggestivo il riferimento alla pagoda del mercato del pesce) o da sterminate cubature residenziali (sconosciute peraltro all'Ici e all'Irpef) invita a fare una seria riflessione di scenario sugli errori e sulle omissioni che hanno accompagnato certi interventi. Le piazze, effettivamente, costituiscono un caso a sè. Il valore di una piazza va oltre il rilievo tecnico e urbanistico per interessare altri criteri di giudizio. Ad esempio, quello civico della sintesa fra spazio e individuo, quello sociale dell'aggregazione, magari intorno agli elementi unificanti della tradizione, ma anche della voglia di futuro. Da questo punto di vista le piazze livornesi hanno perso appeal e interesse pubblico. Pensiamo a Piazza della Repubblica, Piazza Guerrazzi con il suo terribile prolungamento verso l'ex Cinema Lazzeri, l'incompiuta piazza Venti Settembre ancora orfana del finanzamento regionale e ora, occasione da non sprecare, la rinnovata Piazza Attias. A prima vista paiono soldi spesi bene (500.000 euro), anche se la rimozione di spazi verdi al momento la fa assomigliare a un bocciodromo o, appunto, alla parte superiore di un parcheggio. Importante che i lavori comunque finiscano e magari più avanti venga affrontato l'intervento sul settore retrostante, veramente da brividi. In questo contesto quella "A" cosi' invasiva appare quanto meno disarmante, ma occorre vederla inserita, come dire, nel contesto di relazioni che la piazza saprà generare. Giudizio sospeso, dunque, anche se simboli imponenti e duraturi come questo in condizioni normali dovrebbero essere condivisi. Sottoponendo preventivamente l'opportunità di questa scelta non solo estetica ai cittadini che, volenti o nolenti, sono destinati ad attraversare e a popolare la "loro" piazza.
sergio nieri