Una finestra sulla Città
Per una Nuova Periferia Democratica
di Simona Corradini
Lo avevamo previsto: l'urbanistica sarebbe stata centrale per il futuro del governo della città. Su Sequenze Cultura infatti, l'osservatorio civile non ha mai smesso di documentare, nè ha cavalcato la via delle battaglie facili, e ciò ha consentito una conoscenza approfondita delle questioni urbanistiche ancora aperte e soprattutto una consapevolezza sui passi necessari da compiere per una loro soluzione che vada oltre la critica e la genericità di ricette già masticate o estemporanee. Durante la campagna elettorale infatti alcune tematiche erano già emerse, le più eclatanti, come ad esempio il degrado in cui versa il patrimonio storico architettonico di valore, cui è necessario affiancare il tema della qualificazione diffusa della città esistente insieme a quello dell’innovazione tecnologica. E’ necessario un salto di qualità, dalle singole problematiche ad un nuovo modello di gestione della città, un nuovo equilibrio tra pubblico e iniziativa privata, senza commistione, ma anzi con una specificità da esaltare e un ruolo guida del Comune verso un obiettivo concorrente, la sostenibilità sociale ed economica delle azioni di trasformazione urbanistica, da perseguire alle diverse scale, sovracomunale e regionale da una parte e urbana, dall'altra, con i rispettivi strumenti urbanistici e di settore. L’Urbanistica e il governo del territorio, hanno bisogno di un approccio chiaro, univoco e selettivo, poiché sono molte le cose da fare, ma non tutte sono percorribili nell’immediato ed è importante un approccio efficace. La questione è prettamente politica poichè urbanistica, è cultura della città e del territorio ed è evidente che l'affidarsi a esperti, pianificatori, tecnici, non esime dal dover produrre un'idea di città condivisa che sfugga dalla omologazione e dall'approfondimento del pregresso. La trasformazione della città realizzata costantemente attraverso Varianti, come è avvenuto negli scorsi anni, ha di fatto costituito un ostacolo allo sviluppo e agli investimenti sul territorio, poichè il concentrare le energie amministrative sulla programmazione per singoli pezzi, per progetti speciali, presentati come occasioni da non perdere, ha poi finito per produrre vaste operazioni immobiliari che hanno appesantito gli impatti sul tessuto socio-economico esistente senza un coinvolgimento della città. Gli effetti prodotti da una politica del genere sono visibili ai più. Si è prodotto un aumento delle aree edificabili che si è spinto fino all'occupazione di aree originariamente destinate a servizi, una terziarizzazione di interi comparti, ed i grandi progetti (PIUSS e Nuovo Centro) hanno stravolto l'equilibrio, già precario, del sistema urbano, aprendo prospettive tutt'altro che lineari. Emerge quindi la necessità di un’urbanistica che sia parte di un'idea condivisa, non svincolata dalle dinamiche sociali e strettamente ancorata alla città-esistente in modo da poter gettare le basi sociali ed ambientali per promuovere progetti concreti e coerenti con obiettivi quali la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e architettonico della città. Urbanistica, programmazione degli interventi, strumentazione urbanistica e regolamentazione delle trasformazioni dell'esistente sono perciò da intendersi come un unicum che ha bisogno semmai di alcune specificità rispetto alle quali orientare le azioni di governo, puntando maggiormente su piani operativi, programmi integrati, politiche di settore. Ciò in base anche agli indirizzi che la Regione Toscana ha assunto per gli interventi in ambito urbano per Il Programma Operativo Regionale Crescita E Occupazione Fesr Toscana 2014-2020, approvati a fine 2013. Detto ciò, occorre contrastare con forza la periferizzazione della città, che ha necessità di ri-trovare i suoi quartieri, da una parte, e avviare processi di trasformazione intelligente di alcuni comparti, dall’altra, favorendo soprattutto l'aspetto economico. Livorno non può permettersi di sbagliare ancora una volta il tiro, puntando come è stato fatto in questi lunghi anni, su mega infrastrutture fuori scala, contenitori commerciali destinarsi a svuotarsi con il tempo, operazioni immobiliari massive sotto la falsa riga del recupero urbano, spesso rimasto sulla carta. Venendo al quadro normativo urbanistico, siamo in presenza di un Piano strutturale e di un Regolamento Urbanistico che indubbiamente non rispondono più agli obiettivi pre-fissati dalla nuova amministrazione. C'è da chiedersi quindi se porre mano a tali strumenti sia la chiave giusta e se sia opportuno mettere in campo l'ampia gamma degli atti urbanistici che la legge urbanistica ed i regolamenti di attuazione, insieme alle leggi regionali che regolano lo sviluppo dei vari settori (turismo, cultura, commercio, agricoltura) ci offrono. In tal caso spetta a ciascun assessorato provvedere ad avviare gli studi necessari per far sì che si passi da una mera gestione burocratica-amministrativa del governo del territorio e delle funzioni che vi insistono, con progetti episodici, privi di un quadro normativo univoco e coerente di regolamentazione, ad una visione che consenta di affrontare criticamente il pregresso, affiancando agli interventi, massivi, già realizzati ed in corso, progetti e programmi di recupero e sviluppo del tessuto urbano ed edilizio e delle attrezzature pubbliche. In quest'ottica il Piano strutturale può configurarsi come visione in cui patrimonio territoriale e sostenibilità siano temi centrali su cui misurare e dimensionare bisogni ed esigenze per cittadini, imprese, categorie deboli, etc…, andando a costituire un quadro di riferimento per lo sviluppo sociale ed ambientale, favorendo gli investimenti economici, il partneriato pubblico privato e promuovendo l'innalzamento della qualità della vita quotidiana di tutti i livornesi, anche in chiave solidale. Il Regolamento Urbanistico (Piano Operativo secondo la nuova proposta di legge toscana) dovrà essere improntato alla gestione della città esistente, attraverso una maggiore operatività e attività di regolamentazione che apra una nuova stagione per piani operativi (spazi pubblici, verde urbano, attrezzature pubbliche, edilizia sociale) programmi di settore (investimento per sicurezza urbana, servizi sociali, supporto piccole e medie imprese), programmi integrati d'intervento (piano del commercio, piano mobilità ciclo-pedonale, piano delle funzioni, messa in valore del patrimonio pubblico), regolamenti, piani di riorganizzazione e valorizzazione dei singoli quartieri. Occorre allontanare lo spettro di un'urbanistica quale terreno di scambio dei poteri forti e strumento d'imposizione di scelte al di fuori, e ricondurre le scelte entro un quadro di coerenza delle trasformazioni e di valori non negoziabili, diminuendo la diseguaglianza sociale, favorendo le occasioni di nuova occupazione e impegnando al dialogo e alla concertazione tutti gli attori della città e gli abitanti.