Una democrazia a senso unico

28.04.2015 08:59

Non entusiasma la guerra di posizione tutta interna al Pd sul varo della Legge Elettorale. Tardivi gli appelli che giungono da fronti anche autorevoli sui presunti profili di illegittimità costituzionale dell'Italicum, che pure costituiscono materia di una riflessione fondata. Sostanzialmente assenti le opposizioni (o quanto rimane di esse) che sarebbero comunque incenerite alternativamente dal voto di fiducia o, qualora il prestigiatore di Rignano rinunciasse a fare atti di forza, dal voto palese dell'Assemblea. Troppo forte anche in questa fase il richiamo della "ditta" bersaniana perchè si compia fisiologicamente la scissione all'interno di un Pd che Renzi sta abilmente utilizzando per portare a compimento la sua presa di possesso del Paese. "Pd come motore del cambiamento del Paese", ha dichiarato il prestigiatore, evocando la natura maggioritaria di un Partito che si nutre di umori popolari diffusi (non sempre costruttivi e talvolta corporativi) e sempre meno di insediamento  territoriale. Anche se, appunto, sarà poi la "disciplina di partito" a determinare l'esito di una votazione a favore di una Legge molto simile al Porcellum per protesi maggioritaria ed individuazione in lista  di nominati da parte di partiti ormai delegittimati dalla storia o dai magistrati inquirenti. Anche se poi è, per dirla con un sorprendente Gennaro Migliore, la "logica della maggioranza" (indipendentemente da come si è formata e dalle sue molteplici incorporazioni) a farla da padrone nella ratifica parlamentare di un provvedimento che dovrebbe essere tutt'altro che divisivo. Ma la bollinatura ultramaggioritaria dell'Italicum , in particolare, è l'ingrediente necessario di una democrazia a senso unico dove si devono vendere prodotti indigesti come le coperture obbligatorie del debito determinato dall'elargizione degli 80 euro ad una platea di medio-abbienti  (10 mld di euro) in luogo del rinnovo dei contratti pubblici e/o del trasferimento fiscale di quanto dovuto agli Enti Locali, o le clausole di salvaguardia legate all'incremento delle aliquote Iva. Ma è anche lo schermo dietro al quale "si gioca", con la complicità dei media, alla riduzione solo nominale della spesa pubblica improduttiva o alla propaganda di "tesoretti" formatisi, paradossalmente, su una previsione ottimistica del deficit. Sullo sfondo c'è, incombente, una sorta di Lego istituzionale che il prestigiatore ha gestito da par suo come Segretario di Partito investito dalle primarie non normate e come Premier non eletto, ma nominato dal Presidente della Repubblica con il consenso di Bruxelles e Berlino. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi magari ha in un primo tempo ha ammirato (solo per contrarietà a D'Alema e Berlusconi) quel modo di fare che spacca preventivamente la complessa platea della politica in portatori di sfiga o di consenso. Interrompendo qualsiasi forma di mediazione politica e riconducendo al Governo non elettivo, come tale, anche inediti poteri costituenti. Non era infatti solo una sensazione, per la quale abbiamo già scritto, che si volesse a tutti i costi pervenire a questa soluzione per cambiare surrettiziamente la forma di Governo del Paese, evitando di procedere, con tutti gli aggravamenti del caso, ad un vero e proprio intervento di natura palesemente costituzionale sulla leadership istituzionale del Paese. Che farà Mattarella, come si chiede giustamente (e in perfetta solitudine) Marco Travaglio? Si sconta a questo riguardo una sorta di guerra a bassa intensità tra I cosiddetti "professoroni", che pur con discrezione censurano il combinato disposto con la Riforma del Senato intravedendone una deriva palesemente autoritaria, e i cosiddetti "professorini" di area liberal (come Ceccanti e Barbera) che viceversa sostengono la necessità di questo passaggio (e in particolare della Riforma del Senato e del titolo V della Costituzione) raccomandando di non cadere per l'ennesima volta nella trappola di "un antistorico" complesso del tiranno. Ma di questo avremo modo di parlare. Anche perchè la sensazione è che il prestigiatore, oltre a "spaccare" Forza Italia, la minoranza Pd, la classe media, il Milan e forse la Fiorentina, abbia spaccato anche i giuristi. E forse anche gli stessi costituzionalisti (fra cui Mattarella) che un giorno dichiararono incostituzionale il Porcellum.