Un folletto si aggira per l'Europa

23.03.2014 15:41

Mentre Renzi fa il folletto in Europa alla ricerca di "abbuoni" che gli consentano di finanziare a debito l'elargizione di 83 euro a favore dei salari medio bassi, gli Enti Locali si leccano le ferite in attesa di conoscere il proprio destino istituzionale (le Province) o gli spazi finanziari per potere liberare risorse ed effettuare investimenti dopo avere praticamente azzerato la propria capacità di indebitamento. I cittadini, lavoratori e pensionati, si accingono da parte loro agli adempimenti fiscali dopo la gelata della crisi dovendosi misurare con il complicatissimo mix delle imposte sulla casa e sui servizi dopo essersi per lo più arrampicati oltre la soglia dell'indebitamento familiare. Il più delle volte, per consentirsi il lusso di pagare le tasse e la rata del mutuo hanno dovuto intaccare risparmio e patrimonio, ma se non altro non falliscono come le Aziende, i cui titolari coincidono però spesso con il ruolo solo apparentemente desueto di capofamiglia. E allora un pignoramento familiare può diventare anche un fatto di cuore e spaccare sicurezze ereditarie. E allora, obiettivamente, 83 euro (che significano dieci miliardi di detrazioni fiscali) potrebbero non bastare a restituire il sorriso e a sostenere la "domanda". Le notizie non sono come al solito corrette, così come non è stata corretta (ed è un eufemismo) la cooptazione di Renzi e del suo staff alla Presidenza del Consiglio. La pratica eversiva delle primarie di partito ha di fatto e in diritto sostituito le elezioni e dato la stura ad una riforma elettorale che polarizzerà il sistema politico proprio mentre il Pd perde inesorabilmente potere coalizionale e l'ex Pdl si frantuma in un arcipelago di piccoli interessi in attesa che il principale partner di Renzi (Berlusconi) venga formalmente affidato ai servizi sociali. Renzi balla su queste macerie, forte del suo duplice incarico, millantando coperture finanziarie che non ha per sdoganare quelle riforme che dovrebbero "sostenere la crescita" e isolare le zavorre di un Paese malato di deficit (dello Stato) e di debito (pubblico). Servirebbero dieci miliardi che non ci sono per favorire gli sconti in busta paga e rilanciare i consumi domestici. Ma il leader fiorentino non poteva sapere che l'Europa non transige sul rispetto del 3% e allora addio ai 6 miliardi dati già per acquisiti unitamente al risparmio di 3,5 miliardi promesso inizialmente dal Commissario alla Spending Review per potere dare la scossa all'economia reale. In realtà Cottarelli (il Commissario) diventa ora l'unico interfaccia possibile per Renzi, perchè solo da lui, nel breve termine, potrà ricevere buone notizie sul fronte dei tagli alla spesa pubblica "improduttiva" e dunque sul recupero di copertura per avviare le grandi Riforme sbandierate sul suolo europeo. Cottarelli vuole, tra l'altro, tagliare anche sulle pensioni e financo sulle indennità di accompagnamento per i disabili,i n linea con la filosofia rottamatoria di Renzi che tanta parte ha nel sottile gioco al massacro (per il precariato) contenuto nel piano per il lavoro. Qui infatti la riproduzione sistematica dei contratti a termine (una pratica molto diffusa nei monopoli coop da cui proviene il neo ministro del lavoro Poletti) si accompagna con l'azzeramento degli ammortizzatori sociali e la conferma di una disciplina pensionistica che posticipa a tempo indeterminato l'età del pensionamento. Con il rischio che un'intera generazione (dopo avere beneficiato di un sussidio assistenziale condizionato dalla "ricerca del lavoro") si trovi intorno ai trenta/quarant'anni in mezzo al guado senza sapere dove sbattere la testa. Con un sistema pubblico ridotto all'osso dal blocco del turn over e dagli esodi anticipati e inevitabilmente deprivato di qualità professionali. Resta il sistema delle imprese, che tanta parte ha avuto nel convincere Napolitano ad effettuare la cooptazione quanto meno irrituale di Renzi nel ruolo che era stato del deberlusconizzatore Letta. Anche qui la promessa di saldare in tempi rapidissimi il debito commerciale residuo della Pa verso le imprese (inizialmente si era parlato di 15 gg), stimato in 40 miliardi effettivi rispetto ai 68 conclamati da Renzi, si è scontrata contro il fatto che quel debito potrà essere pagato alle imprese, con l'intervento in garanzia della Cassa Depositi e Prestiti sulle banche cessionarie dei crediti, se verrà computato nelle passività dello Stato influendo ovviamente sul rapporto del 3% (attività-passività dello Stato: prodotto interno lordo =0,03). Da qui il folleggiare di Renzi in Europa e il disperato, quanto grottesco tentativo, di svincolarsi dalla morsa europea promettendo una riforma del Senato che, come tale, dovrebbe spalancare aspettative di crescita e territori liberi per gli investitori, Ma intanto dovrà "decidere" sulla Spending review versione Cottarelli che non si annuncia indolore. Sarà quello il primo vero momento in cui il folletto fiorentino tonerà a misurarsi con il Paese reale dopo la parentesi suggestiva delle primarie dell'8 dicembre scorso. Sempre che un Paese reale, con le sue rappresentanze, continui ad esistere dietro la patina plebiscitaria opposta da Tv e carta stampata a chiunque cerchi di smarcarsi (magari anche culturalmente) da un pericoloso e montante conformismo di sistema.