Un anno iniziato malissimo
In tutta sincerità dubitiamo che nel Paese, in questo Paese modificato dall'"eccezionalismo" istituzionale e costituzionale (per dirla con Lucia Annunziata su Huffington Post, che pure è un organo della renzianissima Repubblica) possano esserci ancora dei sensori sufficientemente forti da recepire la gravità di quanto sta accadendo. Lo spaventoso arretramento culturale ha inferto colpi quasi mortali ad un idem sentire verso il concetto stesso di legalità democratica, cioè di norma (preferibilmente non retroattiva) che garantisca equità sociale in una logica se possibile progressiva e redistributiva. Il Principe di Rignano parla "alla pancia" del Paese come noto, e forse non è un caso che a farla da padrone nel prime time televisivo siano gastronomi "cattivi" e grandi pasticceri molto persuasivi. Non c'è ombra di cervelli nella comunicazione attiva e passiva, tanto vale provarci ballando sulle macerie di messaggi contraddittori che fanno sparire il principio di responsabilità da ogni tipo di valutazione politica. Un immensa coltre di pasta, verdurine, crema e cioccolato sta infatti depotenziando le griglie critiche di un Paese per molti aspetti allo sbando. Per il Principe è molto semplice, di fronte al mare in tempesta che in buona parte lo riguarda anche personalmente, mettersi di lato e attribuire la responsabilità di quanto di anomalo accade a non meglio identificati ladri, ai fannulloni del pubblico impiego, ai criminali che finanziano impunemente la politica traendone rendite e posizioni di forza. Al di là delle questioni di merito, infatti, sulle quali possiamo anche convenire, ci domandiamo con quale faccia si possa iniziare l'anno da "sciatore di Stato" (cioè scroccando l'ennesimo volo di piacere offerto dal Ministero della Difesa) e nello stesso tempo annunciare sfracelli nel sistema sanzionatorio del pubblico impiego facendo leva strumentale sui fatti di Roma (quelli della diserzione di massa dei Vigili a Capodanno) che semmai richiamano una specifica e inconcludente vertenza tutta interna all'iper finanziato (dallo Stato) Comune di Roma. Possibile che la mistica della "crescita" ispiri il perdono fiscale ad ogni livello e la riduzione del fabbisogno pubblico evochi, quale misura di ultima istanza, solo la "licenziabilità dei dipendenti pubblici" non altrimenti prevista dal Jobs Act? (Anche se Ichino ha smentito) Che ne è delle migliaia di Enti Inutili che continuano a ricevere una pioggia di milioni e forse di miliardi? E delle partecipate regionali e comunali? Ci domandiamo allora come sia possibile dichiarare ai quattro venti che "la Festa è finita", quando poi poche ore prima del cenone di Natale si licenzia un Decreto legislativo che innalza le soglie di punibilità fiscale per i grandi evasori con effetto retroattivo sui procedimenti in corso o addirittura per i condannati con sentenza definitiva. (non solo Berlusconi, dunque). Ci domandiamo infine come si possa icasticamente evocare la ruspa negli Enti Locali e nel pubblico impiego quando è arcinoto (meno agli organi della giustizia ordinaria e della stessa Corte dei Conti) che il Principe (lo descrive molto bene Davide Vecchi nel suo libro "L'Intoccabile" edito da Chiarelettere) ha disposto come ha voluto (tra affidamenti diretti e spese di rappresentanza) di una trentina di milioni di euro pubblici per sostenere la propria immagine durante l'apprendistato da leader alla Provincia e al Comune di Firenze. Fino all'esito plebiscitario delle primarie "aperte". In questo caso aperte, appunto, anche ai ladri e ai fannulloni, naturalmente. Oltrechè, come è stato dimostrato, anche ai boss trasversali di Mafia Capitale. Ma, si sa, Napolitano ce lo ha insegnato per questi lunghi e interminabili anni di eccezionalismo istituzionale, politica non olet.