Tuttoberlusconi/3 Lo scalpo di Berlusconi

08.10.2013 23:38

Berlusconi ha mollato. O forse no. Ma non poteva essere diversamente. Una parabola grottesca e drammatica ad un tempo. Che B. avrebbe potuto evitare se lui stesso avesse aderito a suo tempo (un'enormità, ci rendiamo conto) ad una legislazione seria e vincolante sul conflitto di interesse (magari tratta dalla giurisdizione anglo-sassone di equity). L'emerito Presidente della Corte Suprema di Cassazione Esposito, infatti, estensore della condanna che data primo agosto 2013, non avrebbe potuto affermare, con riferimento all'acquisto fraudolento dei diritti di riproduzione televisiva Mediaset, "lui non poteva non sapere". E Berlusconi, scherzo del destino, non avrebbe sbattuto in finale di carriera sui volti truci di due "fini giuristi" come Giarrusso (M5S) e Pezzopane (Pd), colei che organizzò la rivolta delle carriole a L'Aquila, che hanno fortemente militato per la sua espulsione dalla storia repubblicana in seno alla Giunta per le Immunità del Senato. Ma tant'è. Letta ora ne agita trionfante lo scalpo (di B.), ma il vero banco di prova per l'ultrà europeista saranno le settimane che verranno. Lo farà con Alfano, l'uomo che soltanto un mese e mezzo fa doveva essere fatto fuori per conclamata inettitudine in seguito alla vicenda Shalabaeva. L'uomo che di fronte alla "francescana vergogna" di Lampedusa ha affermato che la tragedia "si ripeterà". La coppia più amata da Napolitano con un tweet annuncerà "cento buone notizie" sulla Legge di Stabilità e forse quest'Italia un po' rincoglionita dai talk show finirà per crederci, mentre il pinocchietto di Santa Maria Novella ((Renzi) garantirà a Letta sostegno, ma chiedendogli di guardare comunque un po' più a sinistra, come vorrebbero gli ormai anziani "giovani turchi" del suo elefantiaco Partito. Intendiamoci, a parte lo scalpo berlusconiano in odore di decadenza, i nodi sono e rimangono sempre gli stessi. Ma la sensazione è che sotto l'ombrello fantozziano dell'abbattimento del cuneo fiscale (una cosa di cui lo stesso Letta parla da una decina d'anni), dovrebbero essere spente le fibrillazioni sistematiche su Iva, Imu seconda rata, Service Tax e vincoli collegati. Tutti temi "cari" a Forza Italia, ovviamente. Una soluzione all'americana, insomma, che farà la gioia di Rosy Bindi e forse anche di un ritrovato Cicchitto. "Più soldi in busta paga" per incrementare i consumi essenziali di generi rivalutati dall'incremento del punto di Iva (ormai inevitabile), e disporre di maggiore liquidità per far fronte alle spese sociali compartecipate e ovviamente alla giungla delle scadenze tributarie che onorano il rapporto "virtuoso" fra il fabbisogno statale e un Pil che non cresce (3%). Attendendo di conoscere metodo e applicazione del nuovo sistema di tassazione immobiliare legato anche alla utilizzazione dei servizi. C'è poi il fronte delle Imprese che sulle risorse "liberate" dovrebbero fare ripartire gli investimenti e sostenere così la crescita complessiva dell'economia nazionale senza delocalizzare o trasferire i capitali all'estero. Un quadro potenzialmente ottimale, che non tiene però conto dell'impoverimento tendenziale subito da buoni due terzi del Paese in questi anni (con almeno un terzo al di sotto della soglia di povertà), dalla chiusura di un numero illimitato di piccole e medie imprese e una spesa pubblica (che non è necessariamente sociale) ancora per molti aspetti legata a cortocircuiti parassitari quando non criminali. Il peso dell'economia illegale sul debito pubblico nazionale è infatti ancora fortissimo e fa ovviamente scopa con una evasione fiscale da urlo che, tendenzialmente, è di poco superiore su base annua all'incremento della spesa per interessi sul debito pubblico. (dato quest'ultimo su cui agisce il famigerato spread di montiana memoria). Per cui è come se il sistema fosse costretto a utilizzare il reddito di chi è in grado o sceglie eticamente di sostenere carichi tributari (nonostante la crisi di liquidità)per finanziare il buco determinato dall'evasione di chi fa transazioni magari speculando sull'euro o dai circuiti sempre più diffusi dell'economia sommersa che attanaglia il Paese. Anche e soprattutto nei distretti locali, dove le Amministrazioni Regionali e Comunali sono sempre più vittima di poteri forti, caste trasversali, sanguisughe di denaro pubblico sottratto agli usi e agli investimenti sociali, soggetti non meglio identificati in possesso di forte liquidità abili e idonei a valorizzare i conflitti di interesse che si annidano (non importa se a destra o a sinistra) nelle maglie dei poteri pubblici rappresentativi. Ma questo a Letta e Saccomanni potrebbe non interessare. Come continua a non interessare, nella sostanza,la riforma della Legge Elettorale (che Letta aveva promesso di abrogare) o lo stesso abbattimento dei costi della riserva parlamentare, un'area impenetrabile dove si riciclano le vecchie, incrollabili consuetudini di un sistema politico piegato su se stesso e comunque indifferente alle sorti del Paese reale.