Tuttoberlusconi/2 (la deberlusconizzazione dolce)
Berlusconi ha sbroccato. E forse non poteva essere diversamente. Prima o poi questa condizione di cerimoniere delle "larghe intese", che lui stesso aveva sdoganato all'indomani del sorprendente risultato elettorale, andava risolta. Il lungo "tiki taka" della responsabilità nazionale, governata con il consueto cinico aplomb da Napolitano, si è dissolto allorquando ha assunto concretezza il vero obiettivo di Letta e aree collegate. Cioè quella della "deberlusconizzazione dolce". La vera scommessa del buon Enrico, sbroccato anche lui quando Berlusconi ha chiesto ai suoi ministri di dimettersi (al momento senza grande successo), era proprio quella di "accompagnare" il migliore amico di suo zio sul binario morto della condanna "pari o superiore" ad anni due per frode fiscale. Mentre lui, sotto l'alto patronato di Napolitano, avrebbe assunto la presidenza del semestre europeo con il paese devastato dalla crisi, ma i conti in ordine. Da una parte dunque, un Governo (delle "larghe intese", ma senza la bomba da orologeria del conflitto permanente con gli organi di Giustizia), dall'altra proprio lui, Berlusconi, di fronte all'alternativa secca postagli dalla Legge sull'esecuzione penale della condanna a lui più acconcia, se appunto la cupa prospettiva auto-detentiva degli arresti domiciliari o la paradossale situazione "rieducativa" dei servizi sociali. Una scelta da farsi improrogabilmente entro il 16 di ottobre, con tutta probabilità il giorno dopo o lo stesso giorno in cui, con voto "politico", l'Assemblea del Senato dovrebbe esprimersi sulla sua decadenza da senatore, "diritto di difesa" permettendo (così come aveva ipotizzato lo stesso Violante del Pd quando aveva sostenuto che sulla conformità della Legge Severino all'art.25 della Costituzione, nell'incertezza interpretativa sulla natura amministrativa o penale della norma, avrebbe dovuto esprimersi la Corte Costituzionale). Oltretutto il 19 di ottobre dovrebbe pronunciarsi la Corte d'Appello di Milano sulla rimodulazione della pena interdittiva da infliggere in relazione alla pena principale stabilita dalla Corte di Cassazione il primo di Agosto e allora, salvo clamorose sorprese, la procedura di espulsione dal Senato dovrebbe perfezionarsi pressochè automaticamente aprendo il campo alla vulnerabilità penale dell'ex Premier. In caso di rinvio a giudizio e di fronte al pericolo di inquinamento delle prove, infatti, i Magistrati inquirenti di Napoli che indagano sul fronte della compravendita dei parlamentari a metà fra Ulivo e Polo della Libertà (2006/2008) potrebbero chiudere il cerchio eseguendo nei suoi confronti un ordine di custodia cautelare. E pensare che poco o nulla di tutto questo sarebbe successo se ai primi di Luglio Luigi Ferrarella del Corriere della Sera (!) non avesse ricordato ai cervelloni della Corte di Cassazione di incardinare l'udienza relativa al Processo Mediaset nella sezione feriale del 31 Luglio/1 Agosto per evitare che si prescrivesse almeno uno dei due reati fiscali attribuiti a Berlusconi in relazioni a frodi compiute tra il 2002 e il 2003. Con le conseguenze dilatorie che ne sarebbero scaturite. Su questo abbrivio la tattica erosiva del duo Letta-Napolitano nei confronti dei Ministri Pdl, le cosiddette "colombe", avrebbe dovuto, appunto, cogliere il doppio obiettivo della "stabilità" e del sostanziale abbandono di Berlusconi al destino coatto della sua vicenda giudiziaria. Tutto sembrava andare liscio se quest'ultimo, accortosi dell'inerzia a lui sfavorevole, non avesse "sbroccato" chiedendo improvvisamente le elezioni a legislazione elettorale invariata. Un destino comunque presente all'Uomo di Arcore nel momento in cui, non a caso in itinere, e con i titoli aziendali in costante ascesa, ha deciso di abbandonare la deriva di un Pdl ormai infiltrato dalla democristianità di Letta per tornare a indossare la camicia di Forza Italia e celebrare così il suo esorcismo contro l'aumento dell'Iva, il probabile ripristino dell'Imu seconda rata e le fragilissime prospettive del cuneo fiscale (di cui Letta parlava già senza costrutto al tempo del secondo governo Prodi). Eccovi servita la "deberlusconizzazione dolce" di Letta e Napolitano. Che oggi assume anche il volto spaziato di Alfano e gli occhi dolci di Beatrice Lorenzin. In attesa, che probabilmente sull'onda dell'indignazione generale, del grande ritorno di Monti e di Ferruccio De Bortoli e delle interminabili scadenze statutarie del Pd, si compiano ancora una volta i destini della Repubblica violata di Napolitano. Vedremo come, ad horas.