Tempi duri/3:Gli esodati, Mieli e Corradino Mineo.
Ci attendevamo che qualche esponente del variegato fronte progressista, oggi letteralmente disarmato dagli ukase renziani, "chiedesse le scuse" a Paolo Mieli, che nel corso di un intervento pubblico (ripreso da un video del Fatto) ha voluto dire la sua sul dramma esodati. Un dramma non solo umano, ma anche finanziario visto il costo sociale delle sette salvaguardie "di riparazione" che i governi post-montiani si sono dovuti inventare per porre fine a questo eterno slittamento dei requisiti pensionistici che ha colpito loro malgrado i rottamati del settore industriale e bancario. Ebbene, un non più lucidissimo Mieli ha dichiarato che si è certamente trattato di un errore, di una virgola sfuggita alle magistrali previsioni della Fornero. Un segmento insignificante della manovra pensionistica 2011/2012 che non può motivare un accanimento quasi personale contro l'ex Ministro. Ora, sappiamo che la crescita in salsa renziana si nutre anche, se non soprattutto, di rottamazione, ma non era pensabile che tutto questo potesse compiersi con la silenziosa complicità della sinistra democratica. Quest'ultima infatti ha da tempo mollato i pappafichi del fisco e della previdenza delegando l'intera materia a Salvini. Tant'è che a richiamare gli incompiuti provvedimenti sugli esodati è paradossalmente lo stesso presidente dell'Inps Boeri, cui il Governo ha bocciato una trattazione organica della materia. Ecco perchè oggi uno come Mieli, grande sponsor dell'epopea montiana e poi renziana, può parlare a ruota libera mentre la sinistra tace. E magari quest'ultima "le scuse" le chiede per una dichiarazione impolitica e sopra le righe a Corradino Mineo, un galantuomo che nel giugno 2014 fu rimosso dalla Commissione Affari Istituzionali del Senato perchè non intralciasse l'iter della presunta riforma costituzionale. Autori del delitto, fra gli altri, Zanda, il bersaniano Migliavacca e l'ineffabile Stefano Esposito, il renziano dell'ex Giunta Marino.