Studio Legale: Una riforma che scontenta tutti

05.02.2018 10:02

LA RIFORMA DELLE INTERCETTAZIONI, OVVERO COME SCONTENTARE TUTTI CON UNA LEGGE ASSAI SCADENTE.

Il fine dichiarato del Ministro Orlando era quello di evitare che persone e/o fatti estranei alle indagini penali finissero nel c.d. 'tritacarne mediatico' (uso virgolette e corsivo per segnare il mio personalissimo distacco dagli accoppiamenti di vocaboli in voga nei dibattiti televisivi). Intento più che lodevole quello del Ministro della Giustizia, posto che la privacy è sicuramente un valore. Anche se non direttamente presidiato dalla nostra Carta Costituzionale, ad essa, comunque, riferibile, ed in ogni caso tutelato dalla legge, attraverso una disciplina che, come tutti sapete, è estremamente complessa ed articolata. Il problema è che, per raggiungere quest'obiettivo, si sono toccati altri diritti, certamente di rango costituzionale. E, questa è una mia personale opinione, ben più rilevanti nell'ambito della nostra carta fondamentale. La stampa, più o meno concorde, denuncia che si sarebbe attentato al diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, cui è correlato quello all'informazione. Ma, soprattutto, si è attentato al diritto di difesa, che è quello che a me più interessa per deformazione professionale. Diritto di difesa che, nel processo penale, è funzionale alla salvaguardia della libertà personale, oggetto di un ulteriore diritto inviolabile. Il diritto di difesa è previsto all'art. 24 Costituzione, che, al secondo comma, recita: “la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”. Relativamente al denunciato sacrificio del diritto all'informazione lascio, per il momento la parola agli amici giornalisti, che hanno penne ben più affilate della mia. Non senza segnalare, comunque, che le notizie dovrebbero esser date correttamente e nel rispetto della legge, salvaguardando la presunzione di non colpevolezza, e spesso non è così. Ma questo è un tema così complesso da afrci perdere la bussola. Quanto al diritto di difesa, invece, mi sia consentito – da semplice avvocato che frequenta le aule di giustizia - spendere qualche considerazione. Questa l'idea del Ministro Orlando: siccome le notizie che riguardano vicende e persone estranee al processo penale fuggono all'esterno con gravi effetti collaterali e siccome son troppi coloro che, nel sistema (ante riforma), possono favorire quelle fughe, restringiamo il cerchio, mettiamo nelle mani delle sole Procure la responsabilità delle intercettazioni, in modo che, ogniqualvolta i giornali pubblicheranno chiacchiere che riguardano persone e fatti estranei al processo, sapremo chi andare a cercare. Il nostro Osservatorio sull'informazione Giudiziaria ha recentemente pubblicato un interessante volumetto, il 'libro bianco' su “L'informazione Giudiziaria in Italia”, che contiene una ricerca capillare sui contenuti degli articoli di cronaca giudiziaria pubblicati dai maggiori quotidiani italiani. Per farla doverosamente breve, in questa ricerca, si è tra l'altro verificata la pubblicazione delle intercettazioni, per scoprire che esse sono tutto sommato rari i casi in cui hanno riguardato soggetti e vicende estranei alle indagini (7 casi su 100), tal che non può certo affermarsi che quella rappresentata dal nostro Ministro fosse un'emergenza tale da giustificare un intervento legislativo che, per lo meno riguardo al diritto di difesa, sembra foriero di veri e proprio disastri. Se alla difesa si concedono soltanto 10 giorni (prorogabili una sola volta) per ascoltare intercettazioni telefoniche ed ambientali, che, magari, hanno richiesto mesi di captazione (ciò avviene quasi sempre), e non possono, come invece prima avveniva, estrarre copia dei supporti (CD DVD) contenenti la registrazione delle conversazioni intercettate (con la possibilità, quindi, di ascoltarle con la necessaria calma ed attenzione), anche un bambino può capire che si vanifica il diritto di accedere ad un mezzo di ricerca della prova di importanza fondamentale. Vi assicuro che non è infrequente che un attento ascolto delle conversazioni intercettate consenta proprio alla difesa di mettere in evidenza argomenti di prova decisivi a tutela dell'indagato. La faccio breve e concludo: questo è uno di quei casi in cui sicuramente il fine non può giustificare i mezzi. Noi avvocati delle Camere Penali siamo al lavoro per chiedere un'immediata modificazione di questa disciplina che riteniamo profondamente perniciosa per l'esercizio del diritto di difesa, ma, a quanto percepisco, non siamo i soli, atteso che anche alcune Procure della Repubblica sono pronte a chiedere modifiche, e quando si muovono loro di solito le modifiche arrivano Come vedete Orlando ha scontentato tutti: avvocati, giornalisti, pubblici ministeri. E quando una legge  è sgradita a tout le monde forse è meglio riflettere e fare un passo indietro.

Avv. Marco Talini