Ritratto terapeutico delle colline livornesi

04.02.2013 12:31

Ritratto terapeutico delle colline livornesi i - Introduzione

La ricerca che svilupperemo a partire da questa breve introduzione "problematica" è il frutto di alcune riflessioni maturate camminando attraverso il territorio collinare e analizzando le scelte programmatiche per il suo utilizzo. Valutando che i nostri cittadini in rapporto alla grandezza della Città dispongono di una superficie procapite di verde minore, in percentuale, di quella di cui godono abitanti di altre città più grandi, nutro un particolare interesse per il patrimonio ambientale di Livorno. Con la chiusura di parchi pubblici come la Fortezza Nuova, Villa Rodocanacchi, e il crescente depauperamento di aree verdi del lungomare come la Rotonda di Ardenza o i giardini di Viale Italia, è naturale che un cittadino rivolga "terapeuticamente" lo sguardo verso le colline. L'Amministrazione Comunale di questa città scrive nel suo sito: "Livorno è una città che nasce e si sviluppa sul mare, ma che beneficia di un patrimonio di aree boschive posto alle proprie spalle costituito dalle cosiddette "Colline Livornesi". Gran parte di queste colline è ancora oggi coperta da aree boschive e da aree assimilate a bosco". Chiunque però può constatare, aggiungiamo noi, che negli ultimi anni l'area boschiva è stata velocemente e voracemente consumata. Per essere inesorabilmente trasformata in area urbana. E' sufficiente fare una camminata nelle colline per vedere quanto d'edificato è stato fatto e quanto è in corso di "fare". Tralascio i motivi per cui siamo giunti ad una situazione come questa, ma è palese che la zona collinare sta subendo un feroce attacco di cementificazione per iniziativa privata con grave danno del sistema paesaggistico, ambientale e storico. Stupisce quindi come a questa corsa all'edificazione forzata concorrano oggi anche Enti Pubblici come il Comune di Livorno e la Regione Toscana. Il progetto per la costruzione del Nuovo Presidio Ospedaliero a Montenero Basso, per l'appunto, prende avvio da una dichiarata affermazione sulla vetustà del vecchio impianto di Viale Alfieri. Asserzione che ha fatto sempre leva sulle condizioni degli immobili; uno stato d'accusa che è stato formulato senza mai fare riferimento alla esatta contabilità delle spese per ristrutturazioni, cui nel tempo non ha mai fatto riscontro una manutenzione apprezzabile degli impianti e degli edifici. Soldi buttati via, insomma; un gioco interminabile che ha finito per soddisfare gli appetiti di qualche barone legato ai circuiti della politica generando "dispregio ambientale". Nessuno, insomma, ha mai proposto una seria ristrutturazione dell'esistente ed oggi, tra le più infelici delle soluzioni, c'è quella di destinare questi "fatiscenti edifici" (di cui dovrà giocoforza occuparsi il nuovo Piano Strutturale), una volta abbandonati dal "Presidio Ospedaliero", alla classe più debole della nostra società; quella degli anziani in forzoso pogrom dalle strutture del Pascoli (prossimo alla demolizione) e probabilmente della stessa Villa Serena. Una soluzione che fa obiettivamente rabbrividire e guardare con estrema preoccupazione a questa singolare permuta tra le cubature di Montenero Basso e la riclassificazione urbanistica dello storico presidio. Tuttora nella misteriosa matita del progettista.

Ritratto terapeutico delle colline livornesi i - Parte prima

La città di Livorno è coronata da un sistema collinare a forma di mezza luna che parte dalle propaggini dei Monti Pisani fino a giungere alla punta del Monte Telegrafo le cui basi incontrano il mare. La nostra Città si affaccia sul mare con 18 Kilometri di costa; lungo tale linea si riversano in mare circa 300 km di corsi d'acqua (!), dando origine ad un sistema geologico molto delicato. Per questo, così come previsto dalla Legge Forestale della Regione Toscana, sulle colline livornesi, o per meglio dire "monti", vige il vincolo idrogeologico. In breve possiamo dire che i centri abitati dove ricade tale vincolo a Livorno sono quelli di Montenero, del Castellaccio, della Valle Benedetta e di Quercianella. A causa dell'esistenza di diversi vincoli la zona di Montenero è da sempre sottoposta alla valutazione ambientale strategica (Vas) ed è regolata a livello comunitario dalla direttiva 2001/42/CE che all'art.2 prevede, di fronte all'eventualità di costruzioni o di innesti impiantistici sul territorio, gli step progressivi di una vera e propria procedura cautelativa: sono previsti infatti "l'elaborazione preventiva di un rapporto d'impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, l'inserimento del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni relative alla decisione amministrativa". Ora, la zona precollinare è da anni tra quelle prescelte da quanti cercavano uno spazio dove vivere non solo in contatto con la natura, ma anche in una dimensione "terapeutica", cioè salvaguardata dal frastuono prodotto dalla città. (peraltro dovrebbe esistere al riguardo un Piano Comunale di Prevenzione). Per arrivare a questo obiettivo sono stati molti quelli che, salendo sul taxi di una regolamentazione talvolta molto flessibile, hanno speso una fortuna economica per costruire o restaurare una residenza nella zona precollinare di Montenero permettendo la lievitazione dei costi delle aree. Possiamo allora immaginare come la scelta di ivi costruire uno "stabilimento" come un Presidio ospedaliero possa creare un impatto acustico con alti livelli di rumorosità. Si pensi alle sirene, ma anche, nelle polverose ore diurne, all'intreccio logistico della "nuova viabilità" di comparto i cui cantieri, secondo il severo Assessore Picchi, il "basista" di Salviano 2 e della Porta a Mare di Livorno, dovrebbero partire nel prossimo marzo. Flussi in entrata e in uscita ben superiori, quanto a proporzione dinamica, all'offerta ospedaliera dei neanche 400 letti "tecnici" previsti dalla misteriosa complessione del nuovo Nosocomio concepito da un pool di professionisti acquistati dal Trentino e dalla Lombardia alla causa della Regione Toscana e della mitica Asl 6 di Livorno. Insomma, stiamo parlando di impatti per loro natura "invisibili", quelli che ottundono i cittadini, quasi sempre poi costretti a scegliere tra il taxi aerobico del silenzio o quello più complicato e anaerobico della protesta. Impatti che nella vita comune sono tali da venir correlati a disturbi del sonno o della comunicazione con la probabilità di interferire negativamente sulla capacità di concentrazione. Stiamo in altre parole parlando, in una prospettiva post terapeutica, dall'introduzione massiva nell'ambiente abitativo e nell'ambiente esterno di rumore determinato dall'incremento esponenziale del movimento veicolare, del transito di mezzi di soccorso e dal frastuono di fondo generato dai mezzi di corredo alle strutture d'accoglienza come generatori e sistemi di condizionamento. E il sistema di condizionamento, come tale, finisce per erodere l'ambiente naturale come quello acustico. In una sorta di avvitamento complessivo dell'eco sistema e della sua delicata ( e discussa) antropizzazione.


CLAUDIO LETTERMANN

 

CLAUDIO LETTERMANN