Quale riforma volete?

01.03.2016 08:47

"E ora quale riforma volete?", questo il ritornello proposto dal piccolo napoleone di Rignano (che chiameremo per brevità Renzi) in occasione del secondo compleanno del Governo più interventista e meno legittimato della storia della Repubblica. Ma quella richiesta, rivolta direttamente ad un uditorio tecnicamente illimitato, non è il prodotto di un atto di particolare generosità, quanto di un calcolo mirato.

CONSENSI TRASVERSALI

Cercare una sponda nella platea dei contribuenti più anziani e/o più giovani con famiglia a carico, nel target della proprietà immobiliare piccola e media o in quella di qualche categoria sociale avente diritto a un qualche bonus, è certamente più semplice che fermarsi e proporre una verifica politica complessiva del proprio operato. E' certamente più semplice, ad esempio, che intervenire finalmente sulle pensioni o sul mercato del lavoro senza decontribuire in misura abnorme il datore di lavoro o introdurre un criterio di progressività nella tassazione immobiliare. Per non parlare della più volte ventilata riduzione della spesa pubblica improduttiva.

 

VECCHI E NUOVI MESSAGGI (SUBLIMINALI)

Parole come equità distributiva ed eguaglianza sociale sono diventate improvvisamente desuete e forse più impolitiche del messaggio che lo stereofonico ottimismo sulla crescita competitiva, alimentato dalle virtù potenziali (anche nello sport) del popolo italiano e dagli show della gastronomia più raffinata ed esportabile, ci propone ogni giorno in televisione. Ma, si sa, gonfiando il Pil (che quest'anno è cresciuto molto meno delle previsioni) si riduce la forbice con il fabbisogno dello Stato, che pure il napoleonico Renzi ha lasciato invariato come ai tempi d'oro della Prima Repubblica. Il gioco della flessibilità contrattata con "le riforme", non da tutti capito, sta soprattutto qua. Se manovra in deficit di qualche decina di miliardi deve essere, rispetto al parametro deficit-Pil, lo si faccia, secondo lo schema napoleonico, con la consapevolezza di raccogliere il consenso in quella parte più estesa di popolazione che ha smesso di riconoscersi in un particolare indirizzo politico e vuole piuttosto ritrovarsi in una dimensione promozionale per se' ed il proprio reddito.

 

EUROPA: DA ETERODIREZIONE A CONFLITTO. FASE 1 E FASE 2

Questo gioco, con i suoi riflessi sociali ed elettorali, val bene il conflitto permanente con l'Europa monetaria: una condizione che  toglie il respiro peraltro alla sinistra tradizionale e appaga l'elettorato di centro destra, spiazzando nel contempo lo stesso elettorato grillino.

La fase 1 di Renzi si è sostanzialmente conclusa con le riforme eterodirette dall'Europa, dall'intervento di rottamazione autoritativa della Costituzione Repubblicana fino all' l'ultimo "volo" sulle unioni civili, ancorchè quella (a differenza delle altre) fosse una legge di iniziativa parlamentare poi sterilizzata da un voto di fiducia al Governo che per forza di cose (cioè per non perdere pezzi) ha dovuto deliberare anche su una materia di cui nessuna maggioranza numerica si dovrebbe in condizioni normali impossessare.

Ora siamo volenti o nolenti nella fase 2, dove le riforme potrebbero essere fatte a comando o in base a sondaggi on line sfruttando l'occupazione governativa della Rai e zone collegate. La domanda "e ora quale riforma volete?", due anni dopo l'insediamento del Governo Renzi", non appare dunque casuale. Specie se  il collante delle maggioranze numeriche e trasversali si dimostra più forte di un chiaro e responsabile consenso politico soggetto a verifica elettorale. Secondo lo schema, quello del collante, che lo stesso Renzi, proprio grazie a Verdini, sperimentò durante le primarie municipali fiorentine del 2008.