Politica e media a Livorno: Modigliani (pace all'anima sua) tra vero e falso.

08.10.2013 23:58

C’è da restare interdetti di fronte al mordente del tetragono assessore Tredici che distribuisce fendenti ai tanti legittimi interlocutori di questa bislacca vicenda modiglianesca e si schermisce con esuberanza tutta labronica dalle motivate preoccupazioni di tanta opinione pubblica cittadina, non ultima della sottoscritta, commettendo l’imperdonabile ingenuità di dribblare il confronto mediante la banalizzazione delle argomentazioni e la delegittimazione personale. Piace ribadire che non sono certamente insinuazioni quelle avanzate nell’articolo apparso sul Tirreno del 2 ottobre 2013, ma nient’altro che deduzioni enucleate in margine a un dibattito tutto interno alla giunta Cosimi e alla commissione consiliare, senza contare le plurime dichiarazioni dei due fratelli Guastalla sulle pagine del quotidiano il Tirreno. Pochi, e sempre gli stessi, comunque immarcescibili, appaiono infatti gli interlocutori ufficiali di questo surreale dibattito sul riuso dei falsi manufatti: il Sindaco Alessandro Cosimi, l’Assessore alla Cultura Mario Tredici, e come comprimari, Giorgio e Guido Guastalla. Scorrendo l’archivio del Tirreno, bastano pochi minuti per sincerarsi come dal 2009 al 2013 lieviti, quasi sotto l’incalzare di un movimento tellurico, il dibattito su Modigliani, dalle problematiche inerenti il rilancio della casa natale di proprietà dei due fratelli Guastalla fino all’insano prurito espositivo delle tre false teste, a conferma dell’intreccio indissolubile tra comprensibili velleità di acquisizione di opere modiglianesche da parte dei fratelli Guastalla, sospinti dall’obiettivo di valorizzare la loro Casa Natale, da una parte, e dall’altra le reiterate esternazioni del Sindaco e dei suoi Assessori desiderosi di avventurarsi in operazioni quando di acquisto, quando di vendita, di opere d’arte: dapprima – e si parla della prima Giunta Cosimi – il temerario progetto di investire svariate centinaia di migliaia di euro nell’acquisto di sculture di Cascella, fortunatamente tramontato a causa di un evidente sperpero di denaro pubblico, e quindi, nel corso della seconda giunta Cosimi, il turn over inaugurato dallo stesso Sindaco sulla compra-vendita di opere di Modigliani: «I falsi Modigliani? Io li venderei, per comprare qualche opera vera del grande artista. E quella, sì, esporla». E ancora: “il primo cittadino livornese (…) è dell'idea che adesso è bene occuparsi del «vero Modigliani». «Abbiamo già dei disegni di Modì - dice - e col ricavato delle pietre dei falsi potremmo acquistarne un altro da esporre. E se qualche privato volesse aiutarci in questa operazione, ne saremmo, ovviamente, ben lieti” (L. Di Majo in “Il Tirreno”, 22 agosto 2009). Tale disinvoltura istituzionale faceva sobbalzare perfino il suo predecessore, Gianfranco Lamberti, che ironicamente commentava: naturalmente potrebbe essere efficace lo slogan, “compra una e ne prendi tre” (…). Se poi troviamo anche un nome rinomato della cultura locale che certifica l’autenticità dei falsi, allora facciamo bingo (G. Lamberti in “Una finestra su Livorno, 24 agosto 2009), e ancora: “Capisco che possa incuriosire ancora la vicenda delle teste false di Modigliani, le strane idee di agosto di Cosimi di venderne tre per prenderne una vera (…). Insomma una serie incredibile di nulla, che Dario Matteoni  ben ricolloca, sul Tirreno,  in una dimensione un pò più seria. Con inopinate vicende familiari, sugli affitti pagati e non pagati per la casa del povero Modì, che si intrecciano e ci sottopongono ad un supplizio aggiuntivo (…)” (ivi, TESTE, 24 agosto 2009). Dovette risultare davvero spregiudicato un tale funambolismo commerciale se perfino Guido Guastalla, indefesso fautore della riesumazione delle false teste, fustigò il Sindaco di Livorno per le sue smanie commerciali: “Cosa pensa delle false teste di Modigliani? Ha ragione il Borzacchini. Di Livorno si parla in tutto il mondo per la burla di Modigliani e allora superato il lutto (sono passati trent’anni) cavalchiamo la tigre. Dimostriamo che anche gli amministratori hanno quel gusto dissacratore per cui i livornesi sono famosi e di cui vanno fieri. Dunque meglio esporle che venderle, come propone il sindaco. Il problema è che spesso a Livorno le burle piace farle ma non riceverle. La sinistra non accetta di essere presa in giro, non conosce lo humour. Lasci stare il sindaco Cosimi la proposta di vendere tre gatti falsi per un cane vero. E’ come dire vi diamo tre Rossignolo per un vero imprenditore. E inoltre le opere sono notificate dalla Sovrintendenza e in più, essendo state acquisite, come sembra al patrimonio del Comune, lo sono ipso facto(A. Barontini, in “Il Tirreno”, 25 agosto 2009).

Tramontata quindi forzatamente l’ingenuità guascona di una compra-vendita, sopraggiunse, come vedremo subito dopo, quella, a nostro avviso ancor più vernacolare, del progetto espositivo, che finalmente mise d’accordo tutti i cuori. Ed allora, volendo una volta per tutti strappare di bocca all’ex cronista, allora alfiere delle false teste, oggi assessore, promotore dell’esposizione delle stesse, l’impossibile alibi di vittima di assurde insinuazioni, ci piace ricordargli che per sua stessa disattenzione, nella foga di discolparsi, è incorso in un imbarazzante lapsus: quest’ultimo, si legge sul Tirreno di ieri (5 ottobre 2013), sarebbe stato orgogliosamente impegnato per tre anni nell’ideazione e realizzazione dell’iniziativa espositiva delle tre false teste di Modigliani. Ebbene, per chi non crede alle coincidenze, ma è ben lungi dal voler fare insinuazioni, risulta davvero incredibile constatare la coincidenza che l’assessore Tredici, che nel 2009 si era dichiarato contrario al progetto espositivo delle teste e “aveva già messo in guarda dal rischio di «provincialismo e superficialità» (L. De Majo, cit.), proprio tre anni fa non era neppure tra i partecipanti all’inaugurazione della mostra “Angelo ritrovato” presso il Centro Michon di Livorno, evento-faro della riproposizione delle tre false teste, di cui i nominativi vengono peraltro pubblicati sul sito www..artimes..it (caricato in data 25 marzo 2010)- Forse non aveva ancora maturato la sua conversione o forse più probabilmente sarà intervenuto in un secondo momento: certo è che è proprio dal 2010, data dell’inaugurazione della mostra curata da Massimo Filippelli, l’assessore Tredici venne fulminato sulla via di Damasco, grazie anche al gustoso volumetto, presentato proprio nel corso dell’evento inaugurale, di Alice Barontini, critica d’arte, collaboratrice del Tirreno e oggi nel cda della Fondazione Trossi Uberti, che da allora doveva divenire la mascotte principale della riesumazione delle tre false teste di Modigliani e dei succedanei di Froglia. Ecco che il movimento, fino ad allora tellurico, si trasforma d’ora in avanti in un vero e proprio sciame sismico, forse anche grazie alle riflessioni dell’assessore Tredici, fino alla convergenza apicale del 2013, quando si infittisce sulle pagine del Tirreno l’inchiesta modiglianesca, sempre più delineata attraverso gli interventi di Guido e Giorgio Guastalla. In data 18 aprile 2013, a firma di Giulio Corsi, si leggeva dell’anelito di Guido Guastalla ad un risorgente progetto di valorizzazione di Modigliani che dalla Casa Natale avrebbe dovuto espandersi in direzione di un panorama più ampio di acquisizioni commerciali, destinate a confluire in una sede espositiva fruibile da parte dei crocieristi: “In questa prospettiva anche la valorizzazione, della Casa Natale, la ripresa di un progetto di collezione almeno di disegni (pensiamo al potenziale turistico delle crociere e dei traghetti) possono essere parte di un unico, grande progetto. Il PalaLivorno, l’Unicoop, Massimo Gramigni, potrebbero farne parte e sponsorizzare questo rilancio di Livorno”. Venendo all’oggi, solo pochi giorni addietro, sul Tirreno dell’8 settembre, per bocca di Alice Barontini, Guastalla supportava enfaticamente il progetto espositivo delle tre false teste da parte dell’Amministrazione livornese: “Potrebbero anche essere presentate in un contesto limitato e ben preciso, di una mostra per esempio su Modigliani e su come il suo mito ha alimentato la fantasia di molti. Tra l’altro, la scultura dei ragazzi è stata già esposta nella casa natale, nell’ambito di una trasmissione televisiva su RaiDue. Ritengo che questi reperti appartengano semmai alla storia del costume della nostra città e possano trovare una giusta collocazione in uno spazio che celebri la storia della città”. Se ne deduce che il triennio intercorso tra il 2010, data dell’inaugurazione al Centro Michon, e questa rinnovata fase ecumenica tra l’Amministrazione comunale e i fratelli Guastalla, deve aver coinciso con una strategia di convulse consultazioni per l’assessore Tredici che da allora, come lui stesso ha dichiarato, si è dedicato indefessamente all’elaborazione del progetto mirante all’esposizione delle tre false teste, quelle stesse presentate nel 2010 al Centro Michon, immagino, anzi ne sarei oltremodo certa, con minimo dispendio di risorse economiche e forse anche con infinitamente più contenuta riflessione, e che ora invece si paventa debbano essere allestite in primavera presso la Fondazione Trossi Uberti con una spesa pubblica di 45.000 euro. Diventa addirittura surreale in tal senso interrogarsi sulle ragioni di un trienno lavorativo finalizzato all’obiettivo di partorire un’esposizione di così scarso impegno organizzativo, anzi a portata di una piccola per quanto importante galleria d’arte cittadina, ma soprattutto assume connotati grotteschi la deliberata intenzione di sperperare 45.000 euro, cifra davvero esorbitante se messa in relazione con l’irrisoria entità dell’allestimento: una o tre vetrine e qualche pannello didattico (o anche le solite note installazioni multimediali), secondo quanto si dichiara impunemente. Nell’attingere ai consueti parametri oggettivi di riferimento necessari a chi si voglia avventurare in una pur minimale esperienza espositiva, incorrono cifre ben più circoscritte relativamente ad allestimenti di tal fatta, non certamente superiori a un decimo della cifra iperbolicamente stanziata per l’evenienza dall’Amministrazione livornese. Si è dunque certi di non risultare inopportuni se si avanzano, anche con una certa risolutezza, le nostre inquietudini sulla destinazione del restante stanziamento: sarebbe senza dubbio un insulto alla comunità cittadina se oltre 30.000 euro non venissero rendicontati con la dovuta trasparenza. Ma siamo certi che il buon senso aiuti i possibili attori di questa scabrosa vicenda a non peggiorare il proprio profilo personale, premurandosi di non partecipare a nessun titolo alla cura scientifica o tecnica dell’allestimento espositivo o di eventuali quanto ingiustificati cataloghi. D’altra parte la lievitazione arbitraria degli stanziamenti pubblici in fatto di sculture, o, in questo caso, pietre, reiterata in sede di consiglio comunale e pervicamente sottratta a un sacrosanto dibattito cittadino, sembra porsi davvero come la cifra dell’attuale stagione amministrativa, e in questo specifico caso non può non sovvenire, come già si è accennato, la sgradevole impressione di un effetto-calcomania rispetto alla vicenda Cascella, con tutta l’infausta inopportunità istituzionale che ne conseguì e che neutralizzò l’improvvida ostinazione della giunta cosimiana. Ci auguriamo che anche oggi il buon senso ponga irreversibilmente la parola fine su questo ennesimo pietre-gate.

 

Francesca Cagianelli

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