Politica e media a Livorno: lo strano ruolo di Tamburini

20.09.2013 19:34

C'è un momento nella vita politica delle persone che viene voglia di giocare a tutto campo. Voglia legittima, per carità, ma che quando esonda dalle leggi fisiche della coerenza e della razionalità può finire per determinare effetti imprevedibili. Per se' stessi, in primo luogo. e poi, se c'è, per il partito di riferimento con la gente che si presume di rappresentare. Bruno Tamburini, ex Alleanza Nazionale e ora di fatto anche ex  Pdl in attesa di un problematico approdo nelle rinnovate fila di Forza Italia 2.0, è da tempo al centro di questa frenetica contingenza. Intorno a Tamburini tutto cambia, persino i vessilli e l'identità prismatica dei gruppi consiliari del centro destra locale, ma lui rimane li', come il "semaforo" di prodiana memoria a dettare note per i giornali per certificare la propria esistenza in vita (politica). L'inerzia sarebbe sfavorevole (memorabile il suo accanimento verso la Kyenge e la Boldrini), e allora lui la corregge con una doppia modalità di intervento. Da destrorso tutto d'un pezzo sul piano nazionale (la sua stella polare sono le "Prefetture e le Questure" contro l'invasione degli extracomunitari), da fine equilibrista bipartisan sul piano locale. Da qui l'esigenza di opinare e navigare a tutto campo, quasi a volersi assicurare quel pezzo residuale di agibilità politica che il suo leader nazionale sta inesorabilmente perdendo. Tamburini, insomma, vola ben oltre lo sfacelo della sua categoria politica ed entra in una dimensione satisfattiva, quasi egotica, che lo fa però anche soffrire. Come non spiegarsi il rapporto con Lamberti (abile nei suoi giochi di sponda che di fatto hanno salvato la legislatura Cosimi) o il tardivo risveglio sulla Porta a Mare, orfana di bacini e riparazioni, di cui lo stesso Lamberti fu profeta e mentore. Come non spiegarsi, infine, quel plateale "non allinearsi" all'indignazione civile contro alcuni amministratori che la città mette costantemente  in discussione o il sostanziale gentlemen agreement con il segretario del Pd De Filicaia o in tempi recenti con lo stesso indifendibile Cosimi ("non può essere tutta colpa sua"). O, di riflesso, come non spiegarsi il controcanto sistematico, fatto da lui, di professione oppositore, a uno come Marco Cannito, che fa dell'impegno civile a tutto tondo e dell'opposizione civica un tratto umano e comportamentale. Il destino di Tamburini  è ormai di vivere da narratore di se stesso, prima che da politico, in questo guado che al massimo lo fa sbroccare a mezzo stampa, mentre fuori l'orchestrina del Titanic berlusconiano  ha già iniziato a suonare il suo spartito. Rendendolo drammaticamente sicuro, ma  solo, di fronte allo schermo di un computer.

Franco Revelli