Per il vigile Giampaolo Cardosi, non colpevole
Raccogliendo l'invito dei molti che lo hanno materialmente sostenuto negli ultimi anni di vita, non avremmo voluto spendere parole per Giampaolo Cardosi. Poche ore dopo la sua morte, avvenute in circostanze accidentali (comunque per noi da verificare) sul selciato sconnesso di Via di Popogna, il "vigile capellone" (come lo defini' in modo sprezzante al tempo del processo di primo grado la stampa conformista) è apparso quasi per una sorta di nemesi sugli schermi delle emittenti nazionali con le stesse modalità con cui si rapportava con i suoi non blasonati interlocutori sul ciglio delle strade cittadine. Li affiancava in bicicletta, in modo quasi sommesso, e poi inziava il suo lungo racconto molto sistematico e pieno zeppo di retrospettiva, ricorsi, audizioni e contatti falliti con gli Uffici comunali. Chi scrive ha cercato di contribuire ad orientarlo, probabilmente senza riuscirci, nel magma della normativa previdenziale anche perchè lui era costantemente alla ricerca di una interpretazione autentica che potesse avvicinarlo ad un principio di giustizia sostanziale. "Mi hanno assolto, sono pulito, voglio tornare a fare il vigile, anche se fosse solo per un giorno, pretendo la ricostruzione della carriera". Poi ci sono state vicende dolorose che lo hanno ulteriormente allontanato dal baricentro delle cose normali. Lui a cavalcioni sulle sue biciclette, il mondo ripiegato sul suo anonimato finanziario fatto di "spread e di borse che volano" e sulla sua inerzia consumistica. Non volevamo parlarne, dicevamo. Ma quel comunicato del Comune, letto dal Sindaco quasi fosse ormai un malinconico replicante degli Uffici comunali in scadenza di mandato, ci ha fatto ribollire il sangue. Una cronistoria costruita per dimostrare che Cardosi era in realtà un benestante travestito da clochard, un invalido percettore di rendite a vario titolo e di una pensione di reversibilità che se avesse continuato le sue mansioni di vigile al livello di inquadramento più alto della sua qualifica avrebbe certamente guadagnato di meno di quanto non avesse percepito in vita dalle sue pensioni. Vergogna. Una sorta di studio comparato, insomma, buttato li' per dimostrare che quest'uomo (certamente con limiti e difficoltà caratteriali) non era un indigente e come tale, secondo Cosimi, mai e poi mai avrebbe potuto rappresentare "un esempio per i giovani". Parole che si commentano da sole e che hanno scientemente omesso di valutare il passaggio più importante. Il fatto cioè che Cardosi nel 98 fu assolto da ogni imputazione di furto aggravato dalla Corte d'Appello di Bologna. Un non colpevole, insomma, che chiedeva il riconoscimento retroattivo dei propri diritti giuridico economici dopo aver subito l'onta del mobbing prima e della destituzione poi. Per questo ne abbiamo parlato e per questo ospitiamo volentieri il commento di due legali (pubblicato nella sezione "Notizie", qui a fianco), che lo hanno assistito negli ultimi anni di vita. Senza dimenticare il lavoro di coloro che lo hanno assistito con cuore e professionalità in questi lunghi anni e che in buon numero erano presenti ai suoi funerali. Ciao Giampaolo.
(per visualizzare il commento vedere qui)
Sergio Nieri