Autunno 2011: il sapore agro del Limoncino.

13.10.2011 11:00

postato in "Fatti... in dieci giorni"

Sono trascorsi solo due mesi da quando l’ormai ex segretario territoriale del Pd Di Rocca invitava tutte le parti in causa a prendersi una pausa di riflessione sulla questione “Discarica Limoncino Monte la Poggia”. Un invito che Di Rocca rivolgeva attraverso la stampa più che altro per esorcizzare gli esiti di una partita, già da allora imprevedibili, che poi nelle settimane successive avrebbero messo in discussione la sua segreteria. Oggi Di Rocca dichiara candidamente di essersene andato “per non avere riunito il Partito” di fronte alle emergenze dell’ultimo anno vissuto pericolosamente, fra cui appunto quella legata alla discarica di speciali inerti nella cava limitrofa agli insediamenti provvisori (gli annessi agricoli mai regolarizzati) dei cosiddetti frontisti. E’ vero che il Pd si è clamorosamente spaccato in almeno tre tronconi su questa vicenda, ma è altrettanto vero che Di Rocca si è trovato a gestire una polpetta avvelenata rifilatagli dal Trio Cosimi Kutufà Toncelli (l’ex Assessore Idv all’Ambiente in Comune) quando a livello politico istituzionale fu deciso di attendere su questa partita il “pronunciamento della Magistratura”. Si perché intanto, Comune e Provincia, nonostante le rassicurazioni di partenza date al Comitato dei residenti, mai e poi mai hanno ritenuto di intervenire operativamente sulla ditta concessionaria della Discarica per chiedere un “ridimensionamento” della tabella dei rifiuti ammessi in discarica. Mai e poi mai Cosimi e Kutufà (capaci di autentiche “lezioni magistrali” nel corso della crisi finanziaria internazionale, e in particolare Cosimi di atteggiamenti addirittura profetici nel corso della sua Presidenza Anci)) hanno ritenuto invece di farsi garanti di un accordo di conciliazione fra i frontisti e la Ditta Bellabarba per condizionare in senso positivo e non conflittuale tra le parti gli atti autorizzativi della Discarica. Magari nell’ambito di uno dei tanti percorsi consensuali evocati dallo stesso Cosimi quando teorizza ex cathedra l’urbanistica partecipata. Nulla di tutto questo, dicevamo. In mancanza, è partita una raffica di esposti da parte dei frontisti (cioè comproprietari con Bellabarba della strada di conduzione al Monte La Poggia) che hanno a fatica messo in moto la lentissima macchina della Procura Livornese. Nulla a che fare con la creatività del duo Lepore Woodcock, naturalmente; tuttavia c’è stato un Sostituto, tale dr Maffeo, che ha ritenuto di mettere in trasparenza il procedimento autorizzativo e i suoi responsabili comunali e provinciali per lo più in concorso. Il Pm nell’estate scorsa ha spiccato numerosi avvisi di reato nei confronti dei progettisti dell’opera, dei dirigenti amministrativi provinciali e comunali competenti e della stessa Ditta Bellabarba assumendo che non ci sarebbero stati gli estremi per concedere la/le autorizzazioni e che i pareri favorevoli emessi in sede amministrativa sarebbero stati viziati da gravi illegittimità. Al Dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Livorno Gianfranco Chetoni, in particolare, sono stati contestati i reati di abuso d’ufficio e di falso per avere certificato la “conformità urbanistica” del progetto di discarica contravvenendo alle prescrizioni dell’art.34 del regolamento urbanistico. Chetoni in sostanza, fatta salva naturalmente la buona fede, avrebbe interpretato e autorizzato la discarica in collina come “intervento di rinaturalizzazione”, mentre le norme di attuazione del Regolamento Comunale prevedono soltanto operazioni finalizzate alla riduzione del “rischio idrogeologico”. Una interpretazione che avrebbe tratto in inganno il dirigente omologo della Provincia di Livorno Reginaldo Serra, anch’egli inquisito per concorso in abuso d’ufficio. Coinvolto nell’inchiesta anche Andrea Rafanelli, all’epoca dei fatti funzionario dell’Ufficio Rifiuti e bonifiche della Provincia, cui la Procura ha addebitato lo stesso reato di concorso in abuso d’ufficio contestandogli di avere omesso di rilevare l’illegittimità urbanistica del progetto della discarica. La Procura infine ha ipotizzato il reato di abuso edilizio a carico di Federico Bellabarba (come parte richiedente l’autorizzazione, gestore dell’impianto e committente del Progetto) e per Antonio Rafanelli, zio di Andrea Rafanelli, il funzionario di cui sopra, nella sua qualità di progettista e Direttore dei Lavori. Ad entrambi la Procura ha contestato di avere eseguito le opere e gli impianti della discarica senza un valido titolo. Ad un certo punto, eravamo intorno al 12 Agosto, si era sparsa la notizia che la stessa Procura della Repubblica avrebbe chiesto il sequestro della Discarica. Ma a questa richiesta non è mai conseguita, come sappiamo, alcuna ordinanza esecutiva da parte del Giudice competente. Che è successo? Il quadro è evidentemente drammatico e complesso ad un tempo. E comunque questo “pronunciamento della Magistratura” che avrebbe dovuto liberare “da impegni” tutti i livelli della politica locale, tarda ad arrivare. Nell’incertezza di questo momento, come sappiamo, molte cose sono cambiate. Di Rocca non ha retto alla pausa di riflessione da lui stesso invocata e se ne è andato dopo avere denunciato tensioni con Cosimi. Cosimi, da parte sua, ha sostituito Toncelli con Grassi, nel quadro del riassetto di Giunta di fine estate. Grassi ha fama di decisionista e da bravo ex “mandarino” della Regione Toscana ha le idee chiare e già vellica una prospettiva nella quale Aamps cesserà di essere gestita in house dal Comune e verrà sussunta da un unico gestore regionale dei Rifiuti con la partecipazione di una newco privata al 40%.; sarà poi attivata la “terza linea” dell’inceneritore del Picchianti e, contestualmente, verrà implementato il cosiddetto Piano Cave di Comune e Provincia di Livorno per attuare il conferimento indiscriminato di “speciali” nelle ex cave del Territorio secondo lo schema autorizzativo di Chetoni già contestato dal Pm Maffeo. Si sta insomma profilando, con il nuovo Trio Cosimi Kutufà Grassi, la prospettiva di una piattaforma energetica livornese al servizio per la Toscana (con un maxi inceneritore di Ato) concepita dal Presidente Rossi durante la campagna elettorale per le elezioni regionali. Inseriamoci anche il gassificatore e il gioco è fatto. Attendendo il “pronunciamento lento “ della Magistratura e lo stress test disposto dalla Provincia di Livorno sulla sostenibilità della cava. Verrebbe da ridere.