Nogarin, il tempo delle scelte fra Super Renzi e la crisi.
Non è stata una conferenza stampa di fine anno come eravamo abituati a conoscerle e a subirle. Dopo 195 gg. dalle giornate di Giugno la curiosità per ciò che il Sindaco Nogarin sarà finalmente in grado di dimostrare di qui al prossimo semestre è ancora forte, almeno fra gli osservatori quotidiani del suo operato. E' un Nogarin molto diverso da quello versione yachting club della campagna elettorale, quando con un abbigliamento da "mozzo" riuscì a irretire con modi semplici e immediati anche chi in condizioni normali non l'avrebbe mai votato. Oggi indossa il vestito delle grandi occasioni, consapevole che l'operazione di cambiamento che ha sposato come una "missione"comporta politiche fiscali selettive (nei confronti dei possessori di immobili e delle classi di reddito beneficiarie del trasferimento renziano degli 80 euro), un inasprimento tariffario della Tari (rifiuti) e un intervento sommario sul welfare di casa nostra (comunque da ristrutturare in base ai nuovi indici di gravità generazionale) che comporterà costi sociali non indifferenti. Nogarin come noto "non ha voluto" la Norimberga di chi l'ha preceduto e oggi si assume la piena responsabilità politica di scelte impopolari. I volti tesi dei suoi Assessori, a parte quello quasi hippie dell'Assessore al Bilancio Lemmetti, connotano questo passaggio che la sessione di bilancio ha se possibile drammatizzato. "Siamo di fronte a un passaggio lacrime e sangue", ha affermato Nogarin, esattamente come le nuove imposizioni dell'addizionale Irpef (+2.2 milioni di gettito preventivato), dell'Imu (+2.3 milioni) e soprattutto della Tasi (+6,7 milioni) stanno li' a dimostrare, al netto delle probabili correzioni in progress. Per una città mediamente abbiente, che ha fatto della proprietà della prima e della seconda casa una specie di culto, è una mazzata niente male. Ma appare anche, conti alla mano, una via obbligata per rimontare la scure dei tagli governativi (che nel triennio ammonta a circa 19 milioni di euro) e il difficile Niagara dell'indebitamento strutturale di una controllata strategica come Aamps. Quest'anno la ricarica di Aamps vale 5 milioni di euro ed assume le caratteristiche di un acrobatico prestito-ponte, direttamente concesso a condizioni agevolate dalla Tesoreria del Comune. Ma Aamps per sopravvivere si arrampica su livelli tariffari mai visti. Circa 35 milioni più Iva il costo di un servizio (raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani) nella cui tariffa vengono ribaltati gli effetti contabili delle morosità legate ai cosiddetti crediti inesigibili. Insomma, l'Azienda interamente partecipata dal Comune, che opera anche come riscossore della tariffa e intermediario-garante della riscossione anticipata delle fatture trimestrali presso una nota società di factoring, alza bandiera bianca di fronte all'evasione rivalendosi nei confronti della platea dei contribuenti in modo sostanzialmente lineare. Inutile aggiungere che se Aamps nel 2015 non ridurrà i costi operativi, non farà investimenti e soprattutto non ridurrà il fabbisogno finanziario corrente, rischierà di collocarsi su un binario morto gettando all'aria tutte le prospettive di riconversione operativa cullate generosamente dallo stesso Nogarin e dall'Assessore all'Ambiente Gordiani per il prossimo triennio. Tra le linee di mandato del Sindaco, che costituiscono una parte significativa della manovra, le sovvenzioni necessarie per sostenere a furor di popolo due istituzioni splendide ma costosissime come l'Istituto Mascagni di Livorno e la stessa Fondazioni Goldoni. Il nostro pensiero a questo riguardo è noto. Non basta difendere la tradizione, ma occorre avere il coraggio politico di rivedere statuti e assetti istituzionali. La cultura locale, al di là delle chiacchiere, deve tornare ad essere policentrica se non vuole prodursi solo attraverso Internet e dunque rendersi irrilevante e impersonale nello stesso contesto cittadino. Nella visione "lacrime e sangue" di Nogarin, insomma, entrano molte delle preoccupazioni che oggi impediscono ad un Ente Locale di fare una corretta programmazione finanziaria. E soprattutto di provvedere al proprio quadro economico con risorse certe e un gettito fiscale costante che non imponga scelte recessive. Si profila da questo punto di vista uno scontro duro con l'impostazione finalistica del Governo Renzi. Lo Stato, insomma, per finanziare un maxi trasferimento a famiglie mediamente abbienti (i beneficiari degli 80 euro) e uno sconto non decisivo alle imprese taglia i servizi e gli apparati degli Enti Locali. E baratta la riduzione dei trasferimenti con un presunto maggior spazio finanziario strappato al Patto di Stabilità. Circostanza che può assumere un rilievo devastante nelle realtà di crisi come la nostra dove le Aziende spariscono, i fabbricati si trasformano e in generale la base imponibile territoriale si abbassa da sola. Senza considerare, di riflesso, un Welfare, anche comunale, ormai inadeguato a sostenere le espressioni diffuse di nuova povertà, aggravate dall'esaurimento tendenziale degli ammorizzatori sociali straordinari. Ce la faremo ad agganciare "la crescita" prima di scioglierci nel limbo di una Detroit dell'Alto Tirreno? Diventeremo tutti più eguali e di conseguenza più ricchi con qualche soldo in più in tasca? Questa sarebbe la ricetta di Renzi e delle sue teste d'uovo, ma è da vedere se ricette del genere possano essere colte e insediarsi in una realtà che solo pochi mesi fa ha storicamente voltato le spalle al Pd. La parola dunque a Nogarin, ma anche a tutti coloro che hanno convintamente contribuito alla sua elezione.