L'apocalisse (o quasi). Passaggio al 2018
IL GOVERNO DEI POCHI
Fine legislatura col botto, confezionata dal duo Mattarella Gentiloni per fare passare nel silenzio una legge di bilancio da 28 mld che, per quanto possibile, "surfa" su un quadro economico migliorato, ma comunque selettivo. In fondo ha vinto il discusso Eugenio Scalfari. Il "governo dei pochi", nonostante il tanto temuto populismo, è ancora in sella e per stessa ammissione di Gentiloni, continuerà a deliberare a Camere sciolte nella pienezza dei poteri. Un passaggio quasi eversivo, che però si compie in paradossale continuità con il recente passato. Infatti da quando Draghi e Trichet licenziarono Berlusconi, nel secondo semestre del 2011, il Paese non ha più avuto un governo legittimo. Ma questo Paese sta male e l'economia reale arranca (Gentiloni gestirà una nuova manovra correttiva di 5 mld), mentre la finanza dei cosiddetti poteri forti non crea più illusorie aspettative, ma buchi da riempire con la fiscalità generale e la copertura mediatica dei propri quotidiani. Che fortunatamente nessuno o quasi legge più.
L'USO POLITICO DELLA FLESSIBILITA'
Il meccanismo del consenso, in fondo, è sempre lo stesso. Un meccanismo astutamente certificato nel corso di un'intera legislatura da Renzi e Gentiloni con le anticipazioni (talora farlocche) di Istat, Inps e "palazzi e stampa" collegati sugli indici di crescita e la discesa degli inattivi (solo perchè si limitano a cercarlo, il lavoro) che fanno molta "occupazione". E ora non resta che utilizzare quel poco che rimane in cassa (grazie allo sconto di nove miliardi della Ue), per neutralizzare le clausole di salvaguardia (aumento di Iva) e "sostenere" i nuovi protagonisti della spesa sociale (mamme e/o padri con i rispettivi figli, non necessariamente italiani d'origine) nella speranza che le nuove e le nuovissime generazioni possano sostenere la crescita attraverso il miglioramento della capacità di spesa dei propri genitori. Sarà interessante verificare se e come le cosiddette opposizioni sapranno o vorranno modificare questo quadro, e in quale direzione, durante una campagna elettorale comunque supervisionata da Mattarella e Gentiloni.
SOLI ALLA META:IL WELFARE DELLE OPPORTUNITA(INDIVIDUALI)
In fondo il nuovo Welfare è questo, si tratta di capire solo quanto ci costa con esattezza, e lo Ius soli (che pure costituirebbe un valore costitutivo della cittadinanza italiana) appare solo la credenziale aggiuntiva di una integrazione che è nei fatti ed è scadenzata dalle prestazioni di sostegno al reddito. Cambia solo la prospettiva; ci si unisce nella maggior parte dei casi per realizzare il credito dei bonus familiari o dei diritti civili di nuovo conio. Mentre si perdono di vista le spettanze contrattuali delle singole categorie con le annesse agevolazioni fiscali. Confidando nella crisi irreversibile del settore industriale e nella precarizzazione dei servizi, due circostanze epocali che fanno sparire le vertenze nazionali e anche quanto rimane delle organizzazioni sindacali. E negli uffici dell'Inps, i vecchi protagonisti della spesa sociale (i pensionati) diventano una sparuta minoranza, rispetto al flusso "orizzontale" dei nuovi tutelati. Poveri sì, ma patrimonializzati, insomma.
LE TRAPPOLE DEL CREDITO E DEL RISPARMIO
Questi ultimi, che mediamente sarebbero anche buoni risparmiatori, esorcizzano il peggioramento sopravvenuto del quadro economico, affidandosi alla buona sorte, piuttosto che agli effetti virtuosi delle ormai vecchie politiche del lavoro di impronta renziana. Ma ora anche queste, come noto, sono entrate in crisi in seguito del venir meno degli incentivi pubblici (riproposti in forma ridotta dallo stesso Gentiloni), così che, invece di dedicarsi alle tutele crescenti del proprio contratto di lavoro, a tempo indeterminato, i "genitori-aspiranti lavoratori" preferiscono dedicarsi a qualche collaborazione o rispondere a qualche "chiamata" e/o soprattutto applicarsi alla valorizzazione del patrimonio di famiglia, se ovviamente esistente. Magari con l'aiuto di qualche banca territoriale "patrimonialmente solida e con un ridotto profilo di rischio". Una di quelle "banchette" che avrebbero scambiato il mutuo edilizio con una congrua partecipazione del mututatario al capitale di rischio, convertendo i suoi risparmi in azioni o in bond obbligazionari, ed esponendolo così, in caso di fallimento, come è poi regolarmente accaduto, al rischio subdolo del bail in di casa nostra.
LA FAVOLA DEI BONUS
A pensarci bene, in fondo questi risparmiatori hanno lo stesso profilo di coloro che ,in nome dell'allargamento della famiglia italiana, si contendono un premio di partecipazione alla crescita del Paese chiamato bonus; un titolo attributivo di status che assume di volta in volta caratteristiche diverse a seconda del beneficiario, si chiami esso babbo, mamma o bebè, frequentatore di asili nido, diciottenne o studente .o semplicemente soggetto avente diritto agli 80 euro mensili, che come noto non è poverissimo. Gli 80 euro che anche Di Maio e Salvini vorrebbero mantenere. Un intervento da 10 mld l'anno che poi impone di trovare altre risorse nelle pieghe della rottamazione delle cartelle esattoriali o nel ritorno scontato dei capitali a suo tempo costituiti all'estero. Alla faccia della lotta all'evasione fiscale. Una specie di alternativa secca, sulla quale sia Renzi che Gentiloni hanno "surfato", ritenendo che il ceto medio o gli uomini o le donne dai capelli grigi (tendenzialmente esclusi dai benefici del nuovo Welfare e che vedono la pensione come un miraggio) si potessero accontentare di questo per potere sistemare le proprie pendenze nei confronti di creditori personali o finanziari senza intaccare i depositi a risparmio. Tutto questo mentre gli Istituti di Credito venivano messi in ginocchio (e talvolta fallivano) dalla svalutazione dei crediti concessi ai clientes della politica territoriale(gli orafi di Arezzo, ad esempio, tutelati dalla Boschi).
DISASTRO ITALIA
E intanto, intorno a noi, il Paese crollava, colpito da terremoti, alluvioni e roghi forestali, mentre lo Stato arretrava sotto i colpi altrettanto significativi di una spending review che nel silenzio indeboliva servizi essenziali, eliminava quelli intermedi (Corpo Forestale, Protezione Civile e Province in primis) e ridicolizzava i municipi (complice una stampa talvolta vergognosa) di fronte al carico delle nuove emergenze. 22 miliardi è costato al Paese il fondo statale per la ricapitalizzazione delle banche prossime al fallimento (22 dicembre 2016), 23 miliardi il valore stimato degli investimenti per far fronte alle emergenze generate dai terremoto dal Centro Italia, dagli altri sinistri naturali e dal degrado inarrestabile delle aree urbane. Staremmo per dire che alla fine la natura (non i gufi, per carità) si è ripresa quello che la girandola di tweet e fake news di impronta governativa ha cercato falsamente di rappresentare per quasi 1500 giorni. L' apocalisse ha prevalso sulla flessibilità, insomma, e quando lo Stato ha dovuto fare lo Stato (ad esempio mettere preventivamente in sicurezza i territori) si è scoperto che per l'ennesima volta qualcuno si era portato via la cassa. Ecco perchè, forse, da ora in poi il "governo dei pochi" non basterà per rimettere le cose a posto.