La sconfitta della politica (e del diritto)

06.05.2015 08:37

RIFORME A PORTE CHIUSE

Poco più che un calcio di rigore quello del prestigiatore di Rignano per imporre agli italiani una brutta legge elettorale, l'Italicum, che al di là dei numeri, comunque risicati, ingessa la dialettica parlamentare e consegna al Governo un potere di vita e di morte sugli indirizzi di politica nazionale e internazionale. Non è un caso che il dissenso, anche quello più duro, oggi si scarichi inesorabilmente nelle piazze dopo che il Movimento di Grillo ha scelto di annullarsi nell'esperienza parlamentare (con esiti talvolta grotteschi) abbandonando i presidi di società civile. Sul ruolo dei sindacati e delle tutele giuslavoristiche Grillo e Renzi parlano suppergiù la stessa lingua (il precariato fa gola e ormai i casi di scouting del Pd verso i Cinque Stelle non si contano), mentre nel crepuscolo si consuma la deriva di Forza Italia, che Berlusconi aveva impegnato sulle riforme per potere gestire al meglio, dopo i processi, la ristrutturazione di Mediaset e la vendita del Milan. Quando Renzi ha poi imposto il voto di lista alla fine dell'estate scorsa, in luogo di quello di coalizione, Berlusconi non ha fatto resistenza, anche perchè l'ascesa mediatico-populista di Salvini avrebbe comunque messo in discussione il vecchio potere coalizionale di Forza Italia su una serie di piccoli alleati ormai nell'orbita di Renzi e soprattutto sazi dell'abbassamento della soglia elettorale al 3%. Il congelamento del voto ai capilista ha fatto il resto.

"APPELLO AI CITTADINI PER LE RIFORME"

A quel punto il prestigiatore di Rignano avrebbe avuto campo libero e soprattutto buon gioco nel continuare ad appellarsi ai cittadini "per fare le riforme". Senza che, peraltro, "questo Italicum" fosse stato mai promesso a quei cittadini di cui ci parla candidamente Maria Elena Boschi, la civilista di Laterina (Ar) diventata Ministro dopo essere stata eletta nella quota illegittima della rappresentanza parlamentare ex Porcellum. Ne uscirà dunque un governo "absolutus" da ogni forma di reale controllo parlamentare ed in grado oltrettutto di condizionare oltremisura la formazione di alte cariche istituzionali (come il Presidente della Repubblica) e degli stessi organi di (improbabile) garanzia come la Corte Costituzionale. Una legge elettorale che con la sua proiezione maggioritaria dovrebbe "statizzare" la cultura del "fare" e fare prevalere la positività degli Emanuele Fiano, degli Ernesto Carbone, delle Pina Picierno, delle Bonafe' alla negatività della vecchia politica, così triste e così inconcludente. D'altra parte la sinistra Dem, invece di occuparsi di superamento della Legge Fornero e di opzione pensionistica anticipata per le donne 57/35 con il sistema contributivo, ha continuato a trastullarsi fornendo sponde "non scritte" al Governo Renzi.

LA GESTIONE MEDIATICA DELLA CRESCITA E LA "CULTURA DEL NEMICO"

Un Governo che dopo essersi attribuito poteri costituenti, con la complicità evidente di un Napolitano oggi più presenzialista del "vero"Presidente della Repubblica, si appresta a gestire "la crescita" abbagliando sulle proprietà taumaturgiche di un Jobs Act fatto apposta per ultimare le procedure di rottamazione degli abbandoni volontari e degli esodi nella media e grande industria, il cui fatturato dovrebbe "proporzionalmente" tornare a crescere al netto dei licenziamenti praticati. Ma per definire il muscolo della "crescita", il prestigiatore deve potere continuare ad alimentare la mistica del "cambiamento" contro i profeti di sventura e i paludati tutori dello Stato di diritto. Per dirla col sociologo Amadori, Renzi deve comunque fabbricarsi una serie mirata di nemici per potere sopravvivere a se stesso e impressionare l'opinione pubblica e i giornali con la sua voce stridula. Quando forse cesseranno i nemici, allora qualcuno lo andrà a prelevare con l'elicottero sui tetti di Palazzo Chigi, se non addirittura del Quirinale.

LA CONSEGNA DEL PACCO ELETTORALE

Ma oggi questo pacco (la Legge Elettorale votata a maggioranza) viene consegnato ad un Governo in forma astratta, quale è quello presieduto da Renzi, i cui danni non finiscono qui, ma rischiano di tracimare verso la riforma costituzionale di un Senato che i più colti vorrebbero si trasformasse in una Camera delle Autonomie. A suo modo un Ente inutile, in parte controllato dal Premier e in parte dal Presidente della Repubblica, frutto anche della demolizione progressiva della legislazione concorrente fra Stato e Regioni su materie fondamentali come l'energia, l'urbanistica, le infrastrutture, i Porti. A quel punto avrà assai poca importanza stabilire l'elettività o la non elettività di pseudo Senatori raccolti a vario titolo negli stanzoni dei Consigli Regionali. Ma su questo possibile, estremo elemento di mediazione, punterà forse Renzi per sedimentare definitivamente il suo "catch all party" e spazzare via ogni forma di opposizione interna.