La fiera dei tesoretti inesistenti

18.09.2012 09:34

Ospitiamo nei termini di una riproduzione commentata alcuni stralci dell'intervento che l'economista di www.lavoce.info Tito Boeri ha fatto sul Quotidiano "La Repubblica"il 25 Agosto scorso. Erano i tempi del Meeting di CL, al quale uno stuolo di Ministri del Governo Monti (e Monti medesimo) si è presentato dichiarando una serie di interventi "per la crescita" che poi sono stati successivamente spazzati via dal Tavolo del Governo per la produttività. Boeri evidenzia come i Ministri tecnici abbiano sbandierato provvedimenti privi di adeguate coperture finanziarie (tesoretti) nonostante i dossier macroeconomici di tutto il mondo evidenzino al 2012 una riduzione della ricchezza nazionale più alta di quanto stimato dal Governo. Non solo, il conseguente peggioramento del rapporto tendenziale fra deficit e Pil (ogni punto di prodotto interno lordo perso si traduce in un peggioramento di mezzo punto nel rapporto deficit/pil) obbligherà questo e il prossimo Governo a recuperare ulteriori 8 ,5 miliardi di euro per correggere le previsioni di bilancio fin dalla prossima Legge di Stabilità in ottobre. Senza dimenticare gli ulteriori 6,5 miliardi che dovranno essere recuperati (sin dalla prossima manovra) per impedire l'incremento dell'Iva al Luglio 2013. Dunque, un percorso tutt'altro che semplice. Prima di tagliare le tasse, rifare le infrastrutture (ma la Salerno Reggio Calabria è sempre li') e distribuire soldi agli affamati, Monti prima e chi gli subentrerà poi (Bersani, Berlusconi, Grillo, Renzi?) dovrà trovare altri 15 miliardi per impedire l'aumento dell'Iva e finanziare l'effetto della recessione sui conti pubblici. Più che alla crescita, insomma, il Governo dovrà dedicarsi alla terza fase della spending review. Che sia la volta buona per ridurre i costi della politica?   

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TITO BOERI

L'impressione che si era avuta negli ultimi giorni è che, anzichè approfittare della pausa estiva per studiare a fondo i dossier, il governo tecnico si fosse trasformato in un "governo pre elettorale", in grado a parole di "moltiplicare i pani e i pesci" e, nei fatti, varare un "deraglia Italia" che avrebbe vanificato i sacrifici fatti in questi mesi per salvare il nostro Paese.

Dapprima era stata annunciata una defiscalizzazione dell'Iva sulle nuove grandi opere finanziate dai privati, che si sarebbe d'incanto finanziata da sola, col reddito generato attraverso la realizzazione di questi progetti infrastrutturali. Se fosse vero che questi sgravi si autofinanziano, nel senso che generano entrate fiscali tali da compensare la perdita di gettito dell'Iva, allora perchè non finanziare direttamente le opere con soldi pubblici?

Si era anche parlato, a Rimini e dintorni, di tagli del cuneo fiscale e contributivo (in sostanza la differenza tra la retribuzione lorda e il netto previdenziale e fiscale, la più alta in Europa e tale da imbrigliare la cosiddetta produttività oraria del lavoro (n.d.r.).

Ricordiamo che questo comporta circa 2,5 miliardi in meno per ogni punto di riduzione del prelievo e che ancora devono essere trovati i 6,5 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva nel luglio 2013. (Un punto di maggiorazione sulle aliquote del 10% e 21% n.d.r.).

Anche questa riduzione doveva essere autofinanziata? Oppure limitarsi ad alcune imprese?

E chi e come avrebbe deciso quali?

La verità è che sia il quadro macroeconomico che gli oneri sul debito pubblico sono fortemente peggiorati da quando sono stati stilati gli ultimi documenti programmatici del Governo. Questo deterioramento si riassume in due cifre: il 2012 sembra destinato a chiudersi con una riduzione del Pil due volte più forte rispetto a quanto stimato ad Aprile. 

Attorno al 2,5% contro 1,2 % del Documento di Economia e finanza, mentre il ritorno dello spread intorno ai 400 punti potrebbe comportare una spesa per interessi nel 2012 fino a 10 miliardi più alta di quanto preventivato. (ogni anno la quota di interessi al servizio del debito pubblico si attesta intorno ai 90/100 miliardi di euro mentre l'evasione fiscale stimata su base annua è indicata da Equitalia intorno ai 120 miliardi di EuroSappiamo che con l'intervento di Draghi fine agosto lo spread si è poi attestato intorno ai 330 punti ripristinando la previsione originaria di circa 84 miliardi di euro per anno n.d.r). 

Inoltre il contesto internazionale si è deteriorato con il forte rallentamento della Cina, il Regno Unito in recessione e gli Stati Uniti che si avvicinano pericolosamente al fiscal cliff, la data post elettorale in cui tutti gli incentivi fiscali varati per sostenere l'economia dovranno essere rimossi d'un colpo solo, rischiando di far precipitare il reddito nazionale come giù dalle scogliere di Moher.

Quindi, per quanto ci siano molti pionieri in cerca di protagonismo, di tesoretti proprio non ce ne sono in giro. E non ce ne saranno nei prossimi anni. Vero che oggi ci sarebbe bisogno di politiche di sostegno della domanda per rilanciare l'economia, ma purtroppo queste politiche a noi non sono consentite per le dimensioni del nostro debito pubblico e la crisi di credibilità che attraversiamo.

Questa fa si' che gli annunci di tagli non finanziati siano dannosi oltre ad alimentare inutili illusioni. Rischiano, infatti, di far aumentare da subito la spesa per interessi sul debito, vanificando i progressi compiuti (esclusivamente grazie alla tassazione sui redditi n.d.r) nell'avvicinarci al pareggio di bilancio.

Quello che possiamo fare oggi è ridurre la spesa pubblica (e magari anche i costi della politica n.d.r.) liberando risorse per tagli delle imposte e rendere più produttivo, più orientato alla crescita, il prelievo fiscale e l'uso delle risorse pubbliche.