Inchiesta popolare sull'alluvione di Livorno: "delle casse d'espansione"
Lo studio dei gruppi di ricerca delle BSA su casse di espansione
e sulla cementificazione.
Dicono che le casse di espansione sul Rio Maggiore abbiano funzionato, ma sarà vero?La realizzazione di queste casse ha davvero rispettato le varie direttive alluvioni della Regione Toscana e quindi le indicazioni rispetto a prevedibilità degli eventi meteorologici straordinari e zone a rischio alluvione? Ce lo siamo chiesto subito, ma abbiamo affrontato la questione dopo l’emergenza, facendo l’analisi tecnica e politica delle cause di una tale tragedia.
E’ d’obbligo specificare che in seno all’emergenza è nata una squadra di tecnici volontari (un geologo, un architetto, una guida ambientale, due tecnici di permacultura) con cui è stato possibile effettuare valutazioni lungo gli argini del Rio Maggiore, una procedura che ci ha permesso di iniziare una mappatura fotografica dello stato delle casse di espansione a tre giorni dall’alluvione. Mentre eravamo a fianco degli abitanti delle varie zone colpite, abbiamo avuto modo di fargli domande per cercare di capire come, da dove e con quale prepotenza l’acqua fosse arrivata ad invadere le loro case.
Così abbiamo capito che qualcosa non aveva funzionato a dovere. Abbiamo quindi iniziato a fare ricognizioni nelle aree adiacenti ai vari fiumi, torrenti e rii di Livorno, mappando, osservando e fotografando vaste zone interessate dall’esondazione.
Le casse di espansione
Partiamo dalle basi. Cosa sono, come funzionano e perché si rendono necessarie?
Una cassa di espansione è una vasca artificiale di terra che costeggia un fiume. I suoi argini sono più alti rispetto al livello del letto del fiume e del terreno adiacente e ha due “aperture” comunicanti con il corso d’acqua: una all’inizio per l’entrata dell’acqua (opera di presa) e una in fondo per l’uscita (opera di restituzione). Durante la piena, l’acqua dovrebbe entrare dalla presa, riempire gradualmente la vasca e defluire poi dalla restituzione, una volta passata l’onda di piena.
Abbiamo cercato le casse di espansione del Rio Maggiore e le abbiamo percorse sul loro argine lungo tutto il perimetro, fotografandole.
I lavori sono terminati nel 2014 e ne sono state realizzate 4:
- C1 – Magrignano (45.000 m3)
- C2 – tra Motorizzazione e deposito CTT (60.000 m3)
- C3 – che costeggia il complesso residenziale del Nuovo Centro (37.000 m3)
- C4 – Cimiteri della Misericordia (70.000 m3)
E’ facile individuarle da qualsiasi visione satellitare della città.
Dalla nostra indagine, abbiamo documentato la sicura inutilità di un’altra cassa (vedi immagine), da aggiungersi alle quattro elencate: quella di Salviano, zona “Le Panche” (tecnicamente la cassa del Rio Cigna, di 70.000 m3) che, fatto gravissimo, già dal 2012 si dava come in fase di ultimazione, ma che poi non è mai stata terminata, come da ammissione degli stessi tecnici comunali ed il cui appalto era stato affidato alla CLC. Il suo mancato completamento ha favorito l’allagamento da Nord-Est della zona Uliveta-Giaggiolo e l’acqua esondata del Rio Cigna si è poi sommata a quella, già abbondante, del Rio Maggiore in arrivo da Sud-Est.
La cassa di espansione adiacente ai Cimiteri della Misericordia (C4), presenta un’anomalia nel meccanismo: non ha l’apertura per l’ingresso dell’acqua (opera di presa) come le altre (quindi un’entrata DIRETTA dell’acqua del Rio Maggiore). Il suo riempimento dovrebbe avvenire SOLO tramite un condotto sotterraneo comunicante con la cassa precedente (detto “scatolare” di cemento, una specie di tombatura), che passa sotto a Via di Levante.
Nelle casse C1, C2 e C3 (ma anche nella cassa del Rio Cigna) ci sono sia la presa che la restituzione, mentre nella cassa C4 (Cimiteri), ce n’è solo una, in fondo, quindi per l’uscitadell’acqua.
Ma allora come dovrebbe entrare l’acqua?
Da progetto, si era affidato il riempimento dell’ultima vasca sul Rio Maggiore (prima della tombatura, che si trova a soli 320 m circa dalla fine della vasca e prima di un quartiere densamente abitato) ad un foro di entrata di circa 1,5×1 metri. Era prevedibile che si potesse otturare a causa dei detriti e non avrebbe consentito un ottimale passaggio dell’acqua.
Dalle nostre fotografie risulta chiaro che lo scatolare, nella cassa C3 sia stato intasato dai detriti e con forte probabilità sia stato compromesso il passaggio dell’acqua fra le due casse comunicanti.
GLI STUDI IDROGEOLOGICI PER LA PROGETTAZIONE
DELLE CASSE E LA LORO MODIFICA
- 2007 – Il Pagliara porta i tempi a 500 anni (quindi eventi più rari, ma di maggiore pericolosità) e il progetto viene adeguato di conseguenza.
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2007 – In uno studio del Dott. Geol. Leonardo Gonnelli si parla sempre di 500 anni.
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2008 – Nella relazione geologica, sempre del Gonnelli, della “Variante al Piano Strutturale – Variante al regolamento Urbanistico – Piano Particolareggiato” si considerano ancora i 500 anni.
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2009 – Il Dott. Geol. Antonio Rafanelli compila una nuova Relazione sulle opere idrauliche di messa in sicurezza del Rio Maggiore, in cui queste valutazioni fatte sui 500 anni spariscono e si ritorna a valutare eventi sui 200 anni, probabilmente unico scenario con il quale sono tarati gli interventi.
Procediamo in ordine cronologico:
- 2003 Il Pagliara prevede diversi scenari in cui risultano due casse nella zona di Salviano (quindi più a monte e lontano dalla tombatura) e due nella zona deposito CTT[1] risultano previste dal PAI.
- 2005 Nel progetto definitivo per la costruzione del Deposito CTT (allora ATL) si legge che in quest’area era prevista un’ASIP (Area Strategica per Interventi di Prevenzione), quindi una cassa di espansione, ma per “conciliare i progetti di sviluppo urbanistico della città”, si è deciso di intervenire solo con la messa in sicurezza del fiume, ritenuta sufficiente e “con questa soluzione, nell’area in esame per il progetto del deposito ATL, viene meno la necessità di realizzare l’ASIP prevista dal Piano di Assetto Idrogeologico.”[2] Quindi si decide di eliminare una delle due casse di espansione di quest’area per costruire il deposito CTT.
- 2007 Il Gonnelli prevede[3] di ridurre le dimensioni della cassa dei Cimiteri (C4), di farne una in più a monte delle mura del Cimitero in “destra idraulica” (a destra rispetto al corso del fiume), di farne una a Magrignano (a destra del fiume), una cassa-corridoio ecologico a valle dell’Aurelia e si conferma l’eliminazione della cassa in corrispondenza del deposito CTT[4].
- 2008 In un’altra Variante, sempre del Gonnelli, vengono confermate le modifiche del 2007.
Il 2009 E’ l’anno chiave. Il Rafanelli redige un nuovo progetto[1] che modifica drasticamente quello precedente:
1) Viene eliminata la cassa dei Cimiteri prevista a destra “per difficoltà idrauliche”
2) Si sposta la cassa di Magrignano da destra a sinistra, “per indisponibilità delle aree” (la nostra C1)
3) Si prevede la costruzione di una cassa opposta rispetto al deposito CTT (la C2)
4) Si conferma la costruzione di una cassa a valle della Variante-Aurelia (la nostra C3)
5) Viene confermata la riduzione di area della Cassa dei Cimiteri a sinistra (la nostra C4) che “risulta leggermente diversa nella forma nella parte terminale di valle” rispetto ai precedenti progetti
6) Realizzazione di un sifone di collegamento tra C3 e C4(il nostro scatolare)
Non sarebbe forse stato meglio fare più casse di espansione a monte, come previsto dal Pagliara nel 2003, invece di decidere di fare le due comunicanti e vicine alla foce del Rio Maggiore (le nostre C3 e C4), così vicine alla tombatura…
La cementificazione selvaggia
Continuare ad impermeabilizzare il terreno coprendolo con il cemento, crea la necessità stessa delle casse di espansione, dove si possa accumulare l’acqua in eccesso che non viene più assorbita dalle aree verdi. E’ forte il sospetto che le acque meteoriche del Parco del Levante siano confluite dal parcheggio in cemento, nei rispettivi tombini, attraverso un collettore che passa sotto la cassa dei Cimiteri della Misericordia fino ad un’apertura diretta nel Rio Maggiore aumentando quindi ulteriormente la portata dell’acqua poco prima della curva del fiume e quindi peggiorando sensibilmente la situazione, già grave per le dinamiche sopra descritte (v. immagine 4).
Nel caso specifico del Nuovo Centro, che abbiamo avuto modo di analizzare direttamente, possiamo considerare che prima dell’avvio dei lavori di costruzione nell’intera area, questa era una zona “verde”, di esondazione naturale, in cui in caso di piena l’acqua sarebbe stata assorbita dal terreno nel suo percorso.
Note:
[1] per tempo di ritorno si intende il tempo che passa tra un evento di intensità “X” e il successivo di pari o superiore intensità.
[2] Gli interventi di progetto che vengono proposti, mirano a che la portata avente tempo di ritorno pari a 200 anni sia contenuta nel corso d’acqua e che siano rispettati i vincoli relativi all’omologazione della “porta a terra” (pag. 12).
[3] Pagg. 9-10 della “Direttiva Alluvioni 2007/60CE della Regione Toscana
[4] Pagg. 16-17
[5] Pagg. 4-5 della “Relazione geologico-tecnica del progetto definitivo dell’insediamento deposito ATL” del Dott. Geol. Gonnelli – luglio 2005
[6] Relazione Gonnelli 2007 – “Tale soluzione, secondo le verifiche volumetriche ed ingegneristiche eseguite permette di ricreare le condizioni di generale messa in sicurezza idraulica del Rio Maggiore, non soltanto in chiave del Nuovo Centro, ma soprattutto per le reali condizioni di insicurezza che si riscontrano sul punto di tombamento” (pag. 37)
[7] “dove peraltro si trova già realizzato il Distretto socio-sanitario dell’AUSL. 6 Livorno e dove per il Nuovo centro viene prevista un’area per Servizi comunali”. Pag. 41 della Variante di Piano Strutturale e di Regolamento Urbanistico – 2007
[8] Pagg 8-10 del “Piano particolareggiato Nuovo Centro” del 2009