Il "Pacco" della Ceschina

07.01.2012 13:21

"Forse qualcuno non ha capito che è cambiato il mondo", così ebbe a dire l'ex Assessore Ritorni dopo il mancato blitz estivo della Ceschina, vale a dire la variante urbanistica di iniziativa pubblica, poi rientrata nel cassetto, che avrebbe dovuto modificare i volumi e il profilo complessivo dello splendido parco pubblico contiguo agli "ettari"sportivi dell'Ippodromo Caprilli. Quella affermazione, tutta politica e macroeconomica insieme, fu poi ripresa dal Sindaco quando intorno a Ferragosto, raccolte le dimissioni di Ritorni, decise di fare chiarezza intorno a sè congelando la Giunta con il retropensiero di affidare urbanistica e ambiente (praticamente il core business di una Giunta Comunale) al tecnico fiorentino Grassi, l'uomo di facebook e delle scommesse impertinenti sul futuro del Piano regolatore. Ora, da mesi aspettavamo di capire per quale motivo si fosse dimesso Ritorni, ma soprattutto il significato di quel "Forse qualcuno non ha capito che..." Nulla da fare, nella città del vedo/non vedo, del detto/non detto e delle carte troppo spesso imboscate, non è stato possibile decodificare quella affermazione. Nonostante i numerosi magazine che circolano per la città, Tirreno compreso, che dovrebbero far luce sulle cose ignote e nascoste ad arte, piuttosto che fare da insopportabile grancassa alla solita corte istituzionale. Ora sul fronte della decodificazione dei misteri estivi qualcosa si muove. Abbiamo scoperto che così l'Ippodromo non può tirare avanti, che i 20 dipendenti diretti della  Soc. Labronica Corse Cavalli in liquidazione (ex Società mista no profit già terminale di finanziamento pubblico, non dimentichiamolo) non possono essere impegnati su cicli di lavoro tradizionali perchè l'ippica è in crisi, e che soprattutto il maxi Bando intentato dal Comune di Livorno per affidare la gestione sportiva dell'Impianto è assolutamente "spaziale", nel senso che propone la concessione trentennale del Caprilli a condizioni economicamente insostenibili per quelle poche società di gestione che sopravvivono alla crisi irreversibile degli ippodromi nazionali. Ecco "il mondo che è cambiato", dunque, ecco la dimensione liquidatoria di un mondo che rischia di scomparire, cioè quello dell'ippica finanziata con le scommesse totalizzate dallo Stato biscazziere. Che oggi crede più nei videopoker, nelle sale "virtuali" e nel calcio truccato che nella costosissima gestione dei troppi cavalli da corsa in circolazione, tristemente destinati alla macellazione spesso abusiva e controllata dalla mafia. C'è il rischio che quel bando vada deserto, dunque, e che, di riflesso, assuma evidenza il vero obiettivo del duo Cosimi-Grassi (già di Ritorni), d'intesa con i sindacati di settore. Quello cioè di creare un'attività "produttiva" complementare (o addirittura alternativa) a quella dello specifico ippico. Non più scuderie, concorsi estivi, garrese, vip, coppe e gelati estivi con relativa grancassa televisiva, ma... la Ceschina, cioè un ex Parco pubblico vincolato che potrebbe fare la fortuna di qualche finanziaria interessata a mixare l'impiego pubblico del Parco con una gestione immobiliare di tipo turistico recettiva. Una "azienda" dove dipendenti della ex Labronica Corse Cavalli potrebbero essere ricollocati nelle vesti di Uomini di Servizio. Per fare digerire questa prospettiva ora l'astuto Grassi licenzierà un concorso di idee (prontamente sponsorizzato dal fedele Tirreno) per "socializzare" la progettazione preliminare di un'area dove insisteranno edifici residenziali e un maxi parcheggio da 400 posti auto. Così tutti saranno contenti: i dipendenti accetteranno serenamente la cassa integrazione, i Sindacati smetteranno di fare la voce grossa, l'area dell'Ippodromo dopo la diserzione del Bando verrà restituita al Comune, la Ceschina sarà edificata, l'astuto Grassi perfezionerà col puntiglio di un Mazzarino le sue varianti "sociali", e Cosimi in vista delle elezioni si riconcilierà con ordini professionali, costruttori e forse con lo stesso Ritorni dopo avere fatto finalmente prendere atto un po' a tutti che il mondo "è inesorabilmente cambiato".