Il caso Romano e il mondo che cambia.

25.01.2012 22:54

"Chiedere la testa di Romano" è la più assurda delle sciocchezze che potrebbe fuoriuscire dal cilindro di un Sindaco in evidente difficoltà e dai suoi epigoni di maggioranza. Oltretutto, lo abbiamo sempre sostenuto, Romano non ha mai "deragliato" dagli accordi di maggioranza, ma si è limitato a "fare politica" sui temi che una Giunta Locale non può sottoscrivere dal Notaio. Siti energetici, politica dei rifiuti, gestione delle aziende e quant'altro risulti il frutto di una difficile interazione tra  norme di diritto pubblico  e mercati, specie in una fase (Monti docet) in cui al pubblico sarebbe chiesto di controllare di più e  gestire di meno. Sappiamo come il Pd diretto da Cosimi (già diga antiberlusconiana come Presidente Anci) ha declinato in modo pilatesco questa esigenza. Rimettendo alla Regione (per il trasporto pubblico) o ad organismi regionali come Ato (per quanto riguarda i rifiuti, il gas e l'acqua) il compito di guidare questa fase di transizione. Sia in termini di affidamento del servizio a soggetti pubblico-privati. (da esperire tramite gare o bandi regionali, appunto), sia in termini di regolazione del prezzo del servizio. Un elemento che ovviamente influisce sulla formazione e la  riscossione delle tariffe al consumo destituendo di fatto le assemblee locali di ogni potere di controllo e di regolazione politica. Un  repentino trasferimento di poteri che ha ovviamente allertato i sostenitori del referendum di giugno. O meglio alcuni di essi, come lo stesso Romano, che da li' in poi, come esponente di maggioranza, ha sostenuto temi diretti e derivati storicamente appannaggio delle culture di sinistra e dei movimenti civici di opposizione. Vediamoli a spanne: acqua e gas come risorse comuni, un piano energetico comunale che escluda lo sfruttamento commerciale delle biomasse (a Livorno appannaggio di aziende e terminal portuali), il rigetto preventivo di ogni discarica (sia di mare che di terra) che mimetizzi dietro comodi alibi normativi (la cosiddetta rinaturalizzazione delle cave ad esempio) l'occultamento di rifiuti speciali quando addirittura non tossici in aree che dovrebbero essere tutelate. Romano, insomma, solleva alcuni problemi di governance che un Pd ultra maggioritario come quello di Livorno dovrebbe sostenere a spada tratta. E invece assistiamo il più delle volte a un confronto spasmodico fra lo stesso Romano e un ceto dirigente Pd- Ds (trasversalmente collocato in Consiglio Comunale) che si nutre delle direttive politico-energetico-ambientali diramate dalla Presidenza regionale di Rossi per l'area di Livorno. Quando poi Romano ha convocato una Commissione Ambiente per riportare la discussione sui bidoni tossici in Consiglio Comunale, apriti cielo. Delitto di lesa Maestà. Cosimi assente e avvio di cordate trasversali per delegittimare la puntualizzazione di Romano sull'accaduto.
Che la Commissione presieduta dallo stesso Romano aveva cominciato ad attenzionare con l'acquisizione di evidenze documentali sui misteri e le omissioni che ancora circondano quell'episodio. Destinato, come altri, a finire nel dimenticatoio. Ma Romano è anche il sintomo che il quadro politico generale nel quale si ostina da operare la Giunta Cosimi numero 2 è completamente mutato. L'alleanza tripartita Pd Idv Sel ha ormai perso l'elemento di coesione anti berlusconiano e deve semmai interrogarsi sull'iperattivismo del governo Monti in materia di provvedimenti anti crisi e di liberalizzazioni. Con i relativi effetti sociali, sui quali però non viene fatto alcun investimento politico. Camionisti, pescatori, farmacisti, notai, avvocati e benzinai sono infatti "padroncini" o autonomi e non interessano l'alleanza di centro sinistra. Che continua a spartirsi quanto resta del tradizionale banchetto portuale e immobiliare. E a rappresentare in modo diligente la costituency del pubblico impiego locale (amministrativi ed esecutivi  Asa, Aamps, Atl) e dei sindacati scolastici. Il Pd sostiene Monti (magari controvoglia), Di Pietro non sa cosa fare e Sel pare rimpiangere i bei tempi delle barricate. Lo stesso Vendola ipotizza un nuovo "fronte democratico" che non ha nulla a che fare con gli accordi "di Vasto". A Livorno il Pd temporeggia afflitto da una stasi mortale e dalla crisi del suo gruppo dirigente inebetito anche dalla grave crisi della Clp, l'Idv appare diviso e disorientato dopo avere reclutato parti significative dell'elettorato anti berlusconiano di sinistra, Sel appare fiaccato dalla paralisi della Giunta Cosimi. In questo quadro la tentazione delle mani libere è forte e Romano la coglie sovrapponendosi ad un quadro politico decaduto con sortite (individuali) che si nutrono delle campagne (di sinistra) dell'Italia dei Valori post manettara. Una partita di scacchi, insomma, dove chi muove per secondo rischia di perdere la faccia. Cosimi in primis, stretto com'è tra la tentazione autoritativa di un monocolore e la nostalgia per un'alleanza (quella di Vasto) che ormai non ha più ragione di essere. Può la Città permettersi due anni di queste inevitabili tensioni nello stato di crisi raggelante in cui si trova? Secondo noi ovviamente no. E ora il rischio è che un ondivago, ma astuto Cosimi, faccia un tardivo appello "alle responsabilità di tutti" (Pdl compreso, mentre il Lamberti terzopolista di oggi è di fatto un cultore della maggioranza montiana), al riparo delle quali si plani in una rischiosa logica di scambio consociativo sulle partite che restano (in primis quella urbanistico portuale) di qui al 2013/2014.