Il braccio di ferro tra politica e diritto sul blocco delle rivalutazioni pensionistiche

11.05.2015 09:16

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Comincia a sbriciolarsi il dogma del duo Monti-Fornero sul blocco della rivalutazione statistica dei trattamenti pensionistici, per effetto di una recente sentenza della Corte Costituzionale. Vediamo se e in quale misura l'altro dogma, quello dei conti pubblici vigilati da Bruxelles, che impone l'equilibrio finanziario entro il parametro convenzionale del 3% fra deficit pubblico e Pil, determinerà a suo modo il congelamento "politico" della sentenza. Al riguardo il premier Renzi non parla e manda in avanscoperta (come spesso fa) il sottosegretario montiano Zanetti che da parte sua richiama la necessità di un rimborso selettivo per fasce di reddito. Infischiandosene del deliberato erga omnes della Consulta (che inizialmente sembrava dovesse essere autoapplicativo) e richiamandosi strumentalmente al principio dell'eguaglianza sociale con quelli che la pensione retributiva non ce la potranno mai avere. Concetto ripreso in televisione dalla madrina del provvedimento e santa patrona degli esodati d'Italia, l'ex Ministro Fornero. Al riguardo ospitiamo un intervento di Raffaello Morelli (già in parte pubblicato sul quotidiano locale "Il Tirreno) e cortesemente concessoci.

 

Dopo che la sentenza 70/2015 ha sancito l'incostituzionalità del blocco deciso dal Governo Monti dell'indicizzazione delle pensioni, il sottosegretario all'Economia e segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, ha ripetutamente dichiarato, "è impensabile restituirle a tutti". Il suo Ministro Padoan è più prudente ma lascia girare tali idee. Così, la ricerca di un nuovo equilibrio economico, è diventata una questione di costume democratico. Non voler rispettare una sentenza della Corte Costituzionale è un pericolo per la convivenza libera.

Oltretutto, questa sentenza non è del tutto nuova, dato che la sentenza 316/2010 ne aveva indicato i cardini. L’argomento in dettaglio è che il governo Monti, con il blocco delle indicizzazioni ha violato le regole in quanto la norma "si limita a richiamare genericamente la contingente situazione finanziaria, senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento; ….nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio, risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.)".

Con ciò la Corte rende chiaro che una manovra risanatrice non può essere addossata solo ad  una parte dei cittadini, cioè alla gran massa dei pensionati. Non  mette in discussione la necessità del risanamento, evidenzia che andava fatto in conformità ai principi costituzionali di rispetto del cittadino. Il sen. Monti non lo colse all’epoca e non lo coglie oggi. Non si rende conto che tutelare il pareggio di bilancio è uno strumento del rispettare il cittadino e non qualcosa che vien prima di tale rispetto e può violarlo.

Già qui, le dichiarazioni del sottosegretario Zanetti sono fuori del seminato in tema libertà del cittadino (rispettare le regole di convivenza tra tutti i cittadini diversi è il vero motore del garantire il passare delle generazioni). Ma non contento, ha poi dichiarato ad Agorà su RaiTre che "non è giusto pensare di rimborsare tutte le pensioni” ma solo quelle al di sotto dei 5 mila euro. Con tali parole commette un altro grave errore di grammatica democratica.

La sentenza 70/2015 ha dichiarato incostituzionale la parte della legge Monti sul blocco delle indicizzazioni per il 2012 e 2013, dunque il Governo ha l’obbligo di rimborsare a tutti i pensionati, nessuno escluso, tutte le somme indebitamente trattenute fino ad oggi. Non dovrebbe esserci bisogno di ricordare ad un membro del Governo una simile ovvietà legale, che è il presupposto di ogni giustizia sociale.

Dopodiché, siccome il bilancio dello Stato dovrà far fronte a questo onere, per il futuro il Governo prenderà  provvedimenti. E al riguardo, invece di tagliare i sostegni previdenziali, è indispensabile tagliare privilegi e disfunzioni che inceppano la struttura pubblica a favore di proliferanti caste burocratiche d'ogni tipo. Il che, tra l’altro, è necessario per rimettere in moto l'Italia rendendola capace di affrontare la globalizzazione.