Il gelo della politica: ora il congelamento è reale.

05.02.2012 19:39

CONGELAMENTO GLOBALE
Non sembri uno scherzo del destino, ma il congelamento globale è realmente arrivato. Dopo i fuochi pirotecnici dell'estate, quando il Sindaco mise a tacere i propri assessori (congelandone le deleghe, appunto) per venire platealmente a capo della propria parabola discendente, oggi assistiamo a un blocco sostanziale dell'attività politico-amministrativa  che non promette nulla di buono. Dopo l'atto in commedia di una decina di giorni fa, quando Cosimi richiamò all'ordine Giamburrasca Romano (Idv) invocando la coesione della maggioranza tripartita intorno agli "obiettivi di mandato", è subentrato il congelamento atmosferico a determinare lo stop di ogni velleità politica. Intendiamoci, i problemi rimangono tutti aperti, ma intanto gli Assessori e gli Uffici di riferimento possono lavorare al riparo di fastidiosi spifferi di freddo (tanto per rimanere in tema). A parte la questione socio sanitaria, che appare sempre più un Moloch "spedalizzatore" non più alla portata di opposizioni interne ed esterne alla maggioranza Pd Idv Sel e di quanto rimane della società civile, non va dimenticato che in questi giorni si decidono bene o male questioni importanti.


CONGELAMENTO POLITICO E GUERRE A BASSA INTENSITA'
Il rischio è che tutto questo, avvenga, come sempre peraltro, sottotraccia. Il livello politico rischia di essere interpellato, insomma, quando i giochi sono fatti, nonostante le inevitabili fibrillazioni che riflettono bene o male il mutamento del quadro politico complessivo. Ma intanto dovrebbero decidersi  le sorti del Piano Regolatore Urbano (con il conferimento formale della progettazione), quelle dell'Ippodromo Caprilli (con l'affidamento della concessione trentennale) e del Parco Pubblico della Ceschina (con il sofferto decollo, se ci sarà, del concorso di idee per la valorizzazione urbanistica dell'area). Su Caprilli e Ceschina. peraltro, incombe la proposta delle Rsu Aziendali della ex Labronica Corse Cavalli (una centrale a biomasse a bassa intensità che dovrebbe trasformare in energia la paglia e il fieno residuali delle lettiere equine e l'erba delle potature) destinata a sparigliare il cronoprogramma studiato dall'Assessore Grassi per il concorso di idee relativo alla Ceschina. Non foss'altro perchè a sponsorizzare la proposta delle Rsu Aziendali c'è una componente di Sel che potrebbe avviare un processo di progressiva differenziazione politica da Pd e Cosimi. Un percorso che potrebbe essere accelerato dall'insistenza con cui Sel, non senza ragione, chiede di por mano alla vendita delle quote pubbliche della Porto 2000 (di cui è titolare l'Autorità Portuale con la Camera di Commercio) ancor prima che si licenzi quell'araba fenice che risponde al nome di Piano regolatore del Porto. Proposta ineccepibile sul piano teorico, ma che sposterebbe ulteriormente in là i tempi di approvazione di un provvedimento fondamentale per la sopravvivenza dell'unica fonte di reddito (il Porto) dell'economia livornese. Con conseguenze imprevedibili anche per gli approdi croceristici della prossima estate.
 
CONGELAMENTI LOCALI
Tutto questo mentre è tornata in "sonno" la questione della Variante La Gran Guardia, più o meno affossata dal contestuale naufragio del progetto di riqualificazione urbana "Pensiamo in Grande", cui le teste d'uovo del Sindaco dovrebbero subordinare, quanto alla dotazione dei parcheggi pubblici d'area, la definitiva approvazione della variante di trasformazione commerciale dell'ex Cinema Teatro. E' andato "in sonno", ovviamente anche il Piano della Mobilità, altra araba fenice dell'area livornese. Un'area che vive una situazione schizofrenica, con caste aziendali, sanitarie e municipali sempre più blindate e autoreferenziali e condizioni di normale vivibilità, salute pubblica  e convivenza civile che vengono progressivamente meno in attesa di non si sa bene che cosa. Piazze in stile berlinese che si stanno progressivamente svuotando di persone, collegamenti wi fi promessi in campagna elettorale ora diventati improvvisamente problematici, biblioteche comunali in balia di mega progetti che non fanno i conti con le necessità quotidiane (il caso Bottini dell'Olio Villa Maria), emergenze ambientali, come quella dei bidoni tossici al cobalto-nichel, archiviate astutamente nel dimenticatoio, chiusure globali di scuole di ogni ordine e grado per settimane ogni volta che le temperature si attestano intorno agli zero gradi. Chiusure ordinate nel terrore che la circolazione dei mezzi privati nella situazione data (francamente non apocalittica) possa generare il caos. E tutto questo in una città di medie proporzioni. E a questo livello che si scontano duramente i deficit di programmazione sociale economica ed urbanistica di una città e di un territorio. Il fallimento, insomma, di una classe dirigente che preferisce il congelamento di intelligenze ed attività (e talvolta l'auto congelamento politico) alle sfide della complessità. Forse perchè, in definitiva, non si fida dei propri cittadini. Modellati, come sappiamo, per acquistare auto e generi di consumo voluttuari. Mentre impazzano, per converso, contraddittorie e inedite forme di povertà.
 
LA VERGOGNA DEI RIMBORSI ELETTORALI
Su questa panna montata di neve e di perplessità si innestano infine gli scandali della politica, quelli relativi al finanziamento pubblico dei partiti nelle forme ambigue e grottescamente forfettarie dei rimborsi elettorali. Quanto è avvenuto in questi giorni nell'ex Partito (la Margherita) degli Enrico Letta e dei Rutelli (ma lo stesso potremmo dire della speculazione immobiliare del Pdl Conti fatta d'intesa con un Ente Previdenziale) ha dell'incredibile. Con un tesoriere che trasferisce all'estero il tesoretto di un Partito peraltro estinto (i rimborsi elettorali corrono ingenti oltre la vita del partito stesso) e poi lo "scuda" per poterlo poi impunemente utilizzare una volta ricollocato in varie forme sul territorio italiano. Al di là del caso specifico, di cui risponderà il Pd Lusi, emerge in tutta evidenza la necessità di introdurre la responsabilità giuridica dei partiti (che sono associazioni non riconosciute!) nella legislazione italiana. Il concetto di "mela marcia" non regge più perchè comunque la gestione illecita di un finanziamento pubblico deve poter configurare una responsabilità oggettiva del partito con le relative sanzioni. Tra cui la revoca retroattiva del finanziamento stesso. Ma su questo avremo modo di ritornare. Anche perchè le proporzioni del fenomeno sono enormi.