Cambiare (velocemente) verso: il ritiro della democrazia reale.

29.12.2014 10:36

TANTO DENARO NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI

Cambiare "verso" all'economia per stimolare la crescita ed invertire la relazione con l'indebitamento pubblico. "Restituire" denaro ad alcune fasce di contribuenti per fare balenare un'astratta ipotesi di riconciliazione fiscale, ma poi accorgersi che non di redistribuzione del carico fiscale si tratta, ma di una "riduzione" quanto meno promettente che si traduce in una spesa più consistente il fine settimana (al netto dei mutui e dei prestiti da estinguere) e in  qualche deduzione fiscale per le imprese che "torneranno ad investire". 18 Mld che "tornano" nelle tasche degli italiani (fra l'elargizione degli  80 euro e sconti Irap), salvo poi accorgersi che per trasferire tanto denaro a famiglie mediamente abbienti e ad imprese storicamente protette (non stiamo infatti  parlando infatti ne' di artigiani e commercianti alla canna del gas, nè di partite Iva inquadrate con il regime dei minimi fiscali) occorrerà espandere (grazie anche al bonus aggiuntivo di 11 mild strappato a Bruxelles) la spesa pubblica in misura tale da determinare, nel triennio, un incremento a dir poco esponenziale di entrate fiscali. Senza considerare la contabilità di quelle silenziosamente retroattive. Dunque un immenso gioco dell'oca pensato dal gruppo di comando di Palazzo Chigi per rendere inoffensiva qualsiasi obiezione redistributiva che non colga "il verso" (quale? normalmente ce lo spiegano ad alta voce Repubblica, Corsera e i quotidiani di Riffeser) del cambiamento.


LA ZAVORRA DEGLI ENTI LOCALI

Non è indifferente a quest'ultimo passaggio, tutt'altro che incidentale, la rivalutazione degli estimi sul patrimonio aziendale e residenziale introdotta con la delega fiscale. Immaginiamoci i Comuni, stangati per altro verso dal taglio dei trasferimenti e dal Patto di Stabilità, che avrebbero fatto se, come il Principe di Rignano aveva in un primo tempo annunciato, avessero potuto massimizzare le aliquote della Local Tax a partire dal 2015. Il problema è che questa misura è stata improvvisamente congelata, di detrazioni fiscali a scalare sui redditi familiari non se ne parla più, e allora agli Enti Locali non resta che "accorpare" velocemente funzioni e competenze (le Regioni) e/o tagliare o aggravare una base imponibile mediamente colpita dagli effetti della crisi (i Comuni). E se, a partire dal 2015, la ricchezza nazionale non tornerà a crescere di almeno mezzo punto (l'ipotesi "astratta" di una crescita facilitata dalle nuove misure sul mercato del lavoro), nel 2016 scatteranno le clausole di salvaguardia (non trattabili politicamente) che prevedono un relativo incremento di tre aliquote Iva e delle accise della benzina. Come dire, nel 2015 ci giochiamo l'intera posta, perchè si acquisterà, si consumerà e probabilmente si assumerà a più non posso grazie rispettivamente agli 80 euro, ai bonus bebè e al Tfr svincolato dai fondi di previdenza complementare (tutte misure che ci costano su base annua almeno 10 miliardi di euro), e ad aliquote Iva congelate.


TI AIUTO SE ASSUMI E LICENZI

Senza considerare gli effetti di un Jobs Act che consentirà di assumere a costo zero e di licenziare individualmente e collettivamente alla prima interruzione di fornitura o alla prima contrazione di mercato senza alcuna prospettiva di reintegro per il lavoratore già depotenziato sul piano economico e contributivo (si veda il prospetto sotto). Tutto il resto lo fa, come alcuni osservatori hanno evidenziato, un assemblaggio caotico di norme che ha caratterizzato la stessa Legge di Stabilità. Un testo probabilmente ignoto nella sua organicità, al pari di quanto sta avvenendo per i decreti attuativi del Jobs Act, agli stessi sostenitori del Principe di Rignano,


IL FUTURO TRA DISINTERMEDIAZIONE E CRESCITA

Ma sappiamo (ce lo spiegano ogni giorno religiosamente il Tg1, Repubblica, Corsera e i quotidiani di Riffeser) che per cambiare verso e proiettarsi negli andamenti "a medio" del mercato del lavoro e dei consumi occorre rimuovere l'ossessione normativa dei testi parlamentari e soprattutto praticare quella "disintermediazione" di ogni atto politico e sindacale cara al Principe di Rignano. Un cambiamento di "verso" che porta al congelamento dei contratti pubblici, al demansionamento individuale nel rapporto di lavoro privato e pubblico, al ridimensionamento di ogni apparato amministrativo di ambito locale e centrale. In questo contesto restano Lui, il Principe, e un ipotetico cittadino, che magari spende e assume grazie ai benefici virtuali della disintermediazione statale, regionale e comunale. Bastano e avanzano alla democrazia del consenso. Un meccanismo, quello della fiducia massimale tra il Principe e il suo suddito televisivo, che abbiamo già visto operare con le primarie "aperte", con il partito "scalabile" e, purtroppo, con Mafia Capitale.