Bilancio 2012: i limiti del pilota automatico e della maggioranza che non c'è

06.07.2012 13:00

Al Comune di Livorno il rompicapo del bilancio preventivo 2012 è stato sciolto in un pomeriggio tropicale di fine giugno mentre da qualche parte già impazzava il toto elezioni anticipate. Nulla di nuovo sui contenuti, salvo qualche emendamento minimale che ha temporaneamente ravvicinato Sinistra Ecologia e Libertà ai destini dell'Amministrazione Cosimi. Quest'ultima, con una evidente torsione castale, e in attesa dei provvedimenti del Governo Monti sulla spending review, ha comunque traguardato il terzo anno del secondo mandato Cosimi, un mandato comunque lunghissimo e estenuante per le sue caratteristiche dilatorie. A breve pubblicheremo il "Nuovo Cosimometro", cioè la sintesi del documento allegato al Bilancio che "ipostatizza" il cosiddetto Piano degli Investimenti per il periodo 2012/2014. Un documento che fa registrare sorprese e seleziona, ovviamente nell'indifferenza delle forze politiche, il criterio con cui sarà dato corso alla spesa per investimenti nella situazione data. I vincoli di stabilità e il retaggio di alcune scelte discutibili del passato limitano a circa 14 milioni di euro (con i residui 2011 l'importo ammonta a circa 21 milioni di euro) la capacità complessiva di investimento nell'anno in corso, mentre le ottimistiche previsioni dell'anno scorso avrebbero dovuto contemplare un intervento complessivo pari a ben 93 milioni di euro. Buona parte di questi interventi, come sappiamo, sono stati tralasciati vuoi perchè le opere si sono interrotte, vuoi perchè sono state sospese in una sorta di limbo (è questo il destino di alcuni Piuss molto strombazzati sui quali torneremo), vuoi perchè le fonti di finanziamento segnalate appaiono in larga misura virtuali, quali ad esempio gli oneri di urbanizzazione che risentono più di altre fonti della crisi economica di settore. Figuriamoci quando gli oneri sono sostituiti (come nel caso di Via Goito e di Salviano2) dalle cosiddette opere pubbliche aggiuntive  a scomputo (degli oneri, appunto) che le aziende mai come in queste fase paiono in grado di realizzare per una evidente, sopravvenuta crisi di liquidità aggravata dal fenomeno anche locale del credit crunch, cioè della stretta bancaria determinata dalla riduzione degli impieghi a favore delle imprese. Circostanza che blocca, peraltro, in radice ogni realistica forma di collaborazione pubblico privato in materia urbanistica ("io Comune ti do la licenza e ti sconto gli oneri se tu mi costruisci viabilità e servizi"). Ma dietro le aziende (che localmente chiudono per debiti, ma anche per i crediti per lo più inesigibili vantati nei confronti  della pubblica amministrazione) ci sono i nuclei familiari, assoggettati come sappiamo all'Imu per la prima Casa nella misura (secondo il Sindaco cautelativa) del 5,8 per mille e all'incremento tendenziale della pressione tariffaria locale generata dalla mala gestione delle aziende di pubblica utilità partecipate dal Comune. Una circostanza che mette più di un contribuente nelle condizioni di pagare due volte i disservizi e i debiti delle società partecipate (prima come utenti e poi come finanziatori di seconda istanza delle relative perdite attraverso l'imposta immobiliare) Una partita, quest'ultima, che si giocherà a settembre con la manovra di assestamento di bilancio. Una manovra sulla quale si proietta peraltro il cono d'ombra dei tagli da spending review (che peggioreranno il saldo tra la riscossione locale dell'imposta, circa 32 milioni contro i previsti 42 e i trasferimenti dello Stato). Insomma, un quadro drammatico, dove le spese generali crescono del 10%, mentre si conferma la tendenza ormai strutturale di non potere utilizzare (al netto dei tagli) fonti di reddito alternative come le entrate extratributarie (tipo gli utili delle aziende partecipate) o i trasferimenti diversi da quelli dello Stato. Un situazione che non è ovviamente delegabile a un pilota automatico (e ai relativi cerchi magici) o a una maggioranza che ad oggi conserva, a tutela del duo Cosimi De Filicaia, un valore puramente statistico.