Bidoni Tossici: rumori e silenzi di un vuoto politico.
Partiamo da un punto, la dichiarazione ufficiale resa dal Sindaco Cosimi il giorno 04.01 dopo la sua visita (comunque tardiva) presso la Capitaneria di Porto di Livorno, fatta verosimilmente dopo l'incalzare degli eventi legati alla pubblicazione della notizia relativa alla dispersione in mare dei bidoni al largo dell'Isola di Gorgona. Da non sottovalutare il fatto che di li' a pochi giorni, l'8 gennaio, si sarebbe svolta anche la manifestazione di associazioni e movimenti politici per contestare al Molo Mediceo l'uso del mare come discarica permanente. Nella circostanza Cosimi rilascia la seguente dichiarazione: "E' necessario garantire la tutela dell'ambiente e FORNIRE UNA INFORMAZIONE PIU' PUNTUALE ALLA CITTA' ANCHE PER AVERE LA REALE DIMENSIONE DEL FENOMENO". Ma Cosimi circostanzia le sue richieste e chiede alla Capitaneria di conoscere con maggiori dettagli la dinamica dell'incidente, il contenuto dei fusti e con quali modalità si effettueranno (prima o poi) le operazioni di recupero e di smaltimento dei bidoni finiti nei fondali del mare. Cosimi chiude, come sappiamo, invocando un "maggior coinvolgimento del Comune "nelle future attività di monitoraggio della vicenda" dopo avere lamentato la mancata convocazione del Comune di Livorno nella riunione informativa tenutasi in Prefettura nella giornata del 30/12. Riunione, pare, sollecitata da Asl 6 Livorno per conto dell'Assessorato regionale alla sanità. Non sorprende dunque la dichiarazione del 04 Gennaio, resa verosimilmente per recuperare credibilità politica e istituzionale di fronte alla Regione Toscana e allo stesso gruppo regionale di Prc, autentico driver della manifestazione dell'8 gennaio cui peraltro avrebbe partecipato l'assessore all'ambiente del Comune di Livorno Grassi. Sorprendono semmai le argomentazioni usate, poi in parte corrette, che risultano smentite non solo dai fax della Capitaneria (il primo dei quali circostanziava perfettamente il sinistro e il composto chimico dei materiali dispersi in mare), ma anche dalle attività poste in essere dagli Uffici comunali della Protezione Civile nella immediatezza delle comunicazioni ricevute. Tutto questo accade ormai quasi un mese fa, 17 dicembre, il giorno stesso delle comunicazioni diramate dalla Capitaneria di Porto di Livorno ai soggetti competenti per l'emergenza, fra cui il Comune di Livorno. L'Assessore Grassi, nella recente Commissione Comunale per la Vivibilità Urbana svoltasi peraltro in assenza del Sindaco, ha confermato che la Protezione Civile di Livorno non solo ha tempestivamente esperito le procedure di emergenza (riguardanti il recupero di fusti eventualmente spiaggiati), ma avrebbe addirittura informato la ditta incaricata (dal Comune!) del recupero dei fusti sulle cautele da usare. E tutto questo "dalla data della segnalazione dell'incidente". Cioè da quel fatidico 17 dicembre. Ora, siccome non abbiamo ragione di dubitare sulla veridicità di queste affermazioni (che altrimenti configurerebbero un falso difficile da sopportare), si pone il problema di pesare, anche legalmente, quanto ha dichiarato Cosimi il giorno 04.01 dopo il suo tardivo intervento in Capitaneria. Secondo Cosimi, non invitato al summit in Prefettura del 30.12, le "reali dimensioni del fenomeno" sarebbero state rese note ad una pluralità di livelli istituzionali, eccetto il suo, comunque garante pubblico della Sanità Territoriale (aggiugiamo noi), mentre gli Uffici Comunali esperivano, secondo Grassi, le procedure di emergenza. In questa ricostruzione c'è qualcosa che non quadra. Soprattutto perchè mentre la Protezione civile bene o male si mobilitava e i cittadini chiedevano chiarezza sull'accaduto, il Sindaco ometteva clamorosamente ogni tipo di comunicazione, nè adottava ordinanze cautelative a tutela della popolazione residente. A meno che il Sindaco , di fronte ad una emergenza di queste proporzioni, non si possa o non si voglia coordinare con i propri Uffici, tanto meno con quelli gerarchicamente sovraordinati.. Ma questo, guardando al gassificatore prossimo venturo, sarebbe un fatto ancora piu' grave. Se solo guardiamo, ancor piu' dopo la tragedia paradossale della Costa Concordia, alle "dimensioni"del problema sicurezza delle navigazioni civili nell'area protetta dell'Arcipelago Toscano.