Berlusconi è (probabilmente) finito: ma non solo lui

15.11.2011 08:08

Mentre scriviamo lo spread non è sceso affatto, anzi. Doveva essere la giornata del ritrovato orgoglio nazionale, e invece i parametri che sono stati utilizzati per misurare l'"inadeguatezza" di Berlusconi hanno confermato la tendenza al massimo ribasso. In sè per se il conferimento dell'incarico  all'autorevole (e enigmatico) Prof. Monti non ha al momento prodotto alcun effetto di trascinamento sul nostro grado di affidabilità, ma forse il differenziale di cui molti parlano a sproposito si era troppo ispessito per sconfiggere le tendenze oltranziste di taluni speculatori. Ed è oggettivamente presto insomma per conoscere l'effetto che farà la nuova deriva bocconiana del nostro Paese. E forse lo spettacolo che ha accompagnato il congedo del Berlusca non ha deposto a favore di una immediata inversione di tendenza. Allo stesso modo la disputa se sia più funzionale un Governo di tecnici esemplari o di politici tecnicamente orientati o non piuttosto di ex politici  oggi inesorabilmente tecnici con militanza non totalmente antigovernativa (come ha sostenuto Alfano dalla Annunziata) non aiuta a schiarire l'orizzonte. Se poi Monti ci mette del suo e chiede "politici" nel Governo lo fa perchè evidentemente non vuole giocare una partita scadenzata dalle aste dei Bot come vorrebbe Napolitano. Monti vuole navigare fino al 2013 e da consumato civil servant sa che per stabilizzare un governo di salute nazionale occorre comunque garantire una golden share (MAGARI SEGRETA) a chi crede di più nell'operazione "recupero di credibilità", basata sul risanamento finanziario e sulla mera riscrittura delle regole del gioco. Ecco perchè gli ultrà di Monti sono in questa fase il Terzo Polo  e quella parte del Pd (guidata da un player caro alle burocrazie europee come Enrico Letta) che sogna di diventare "country party" e di marginalizzare definitivamente la componente più vicina alle istanze della sinistra sociale e sindacale (Cgil e Vendola). Prima o poi, insomma, il mercato del lavoro e le pensioni andavano toccate. Meglio farlo in un governo di unità nazionale che scoperti al vento di una leadership di governo insieme a Idv e Sel, non esattamente una porta girevole verso il Paradiso del Riformismo lacrime e sangue preteso dalla Bce. Una piccola rivincita anche per un Veltroni tornato aulico rispetto al duo Bersani D'Alema, che forse avrebbe accarezzato volentieri l'idea delle elezioni subito. In questo quadro appare abbastanza paradossale il ruolo di Di Pietro, orfano di Berlusconi. che in caso di "emergenza protratta" e di relativo abbassamento dei toni rischia a sua volta l'estinzione politica. Al pari, forse, di quanto rimane del Pdl che a breve potrebbe rischiare l'implosione delle anime finora  contenute dal Berlusca al grido di "no alla patrimoniale" e al sussurro di "faremo la riforma fiscale" prima del drammatico evolversi dei casi di sessuomania e di insofferenza telefonica al terzo potere dello Stato. Insomma, una situazione tutt'altro che lineare che a nostro giudizio, come vedremo successivamente, potrebbe avere riflessi rilevanti sulla asfittica e inconcludente maggioranza locale del Comune di Livorno.