Banca Etruria, tutti imBoscati e con un arbitrato governativo
Il Direttore del Tirreno ha scritto in modo opportuno contro la politica del turarsi il naso adottata da governo e PD nella vicenda dei quattro istituti del decreto detto salvabanche. Sono emerse disfunzioni nei meccanismi di verifica del sistema, che neppure attraverso il Commissariamento da parte della Banca d’Italia hanno saputo impedire le pratiche ingannevoli di quegli istituti a danno di loro clienti indotti ad acquistare prodotti tossici.
A parte le responsabilità penali da accertare, la vicenda ha posto l’urgente problema politico di rimediare ai danni. Meno male che l’Europa ci ha obbligati a non ricorrere agli aiuti di Stato con il rimborso di tutti (ogni attività finanziaria comprende una quota di rischio e rimborsare tutti darebbe il segnale che questo rischio non esiste) e ci ha indirizzato sulla via dell’arbitrato per individuare i casi in cui il danno è insostenibile per chi lo ha patito e quindi crea problemi di rilievo socio economico.
Peraltro la vicenda pone anche diversi altri problemi politici sui quali non è possibile turarsi il naso. Iniziando dalla annosa questione dei conflitti di interesse, che nel caso sono incentrati sul Ministro Boschi. Suo padre venne nominato, negli stessi giorni in cui veniva nominata lei, vice Presidente della Banca Etruria quando ancora non era commissariata. Ma lei non fa una piega e giuliva parla d’altro. Eppure il governo si è occupato della materia anche venerdì 11 e ha stabilito due cose. Che il fondo interbancario darà altri 100 milioni per soccorrere gli investitori persone fisiche aventi titolo e che gli arbitri saranno nominati dal Presidente del Consiglio tra persone specchiate e senza ricorrere alla Consob. Dunque, essendo la Boschi il braccio destro di Renzi, il conflitto di interessi si accentua ancor più.
Tuttavia la politica non deve turarsi il naso anche ben oltre il conflitto di interessi. I due punti decisi venerdì non hanno, in buona parte, coerenza con la corretta logica istituzionale. Preso per buono l’ammontare dei 100 milioni, è chiaro che l’intervento è un soccorso socio economico, non un’attribuzione di responsabilità (che è competenza della magistratura), e dunque spetta allo Stato mettere la somma necessaria. Invece si ricorre al fondo interbancario che con le obbligazioni non c’entra (magari pensando poi di compensare il sistema bancario con altri vantaggi fiscali). Così non c’è coerenza istituzionale nel governare.
L’aspetto peggiore è che il Presidente del Consiglio si metta a nominare gli Arbitri. Una tale funzione accentratrice non gli compete. Per essere credibile, il collegio arbitrale deve strutturalmente formarsi attraverso indicazioni diverse nella fonte che nomina e nei criteri adottati. E siccome, visti gli incroci con aspetti giurisprudenziali, devono restare fuori gli organi della magistratura di qualsiasi tipo o livello (e il governo esclude la Consob, che sarebbe una indicazione naturale, data la più volte sperimentata non sudditanza alle banche), è chiaro che gli arbitri devono essere espressione di soggetti diversi, del tipo Presidenza del Senato, Presidenza della Camera, Conferenza delle Regioni, Presidenza dell’ABI e magari Ministero dell’Economia e delle Finanze. A me pare che non turarsi il naso significhi attivarsi per affrontare tali problematiche con coerenza.
Raffaello Morelli