Assessorato Tredici: un'eredità difficile
In fondo, è un eroe. E per alcuni aspetti un fine stratega. Era partito in sordina, quasi controvoglia, solo quattro lunghi anni fa quando le sue presenze in Consiglio Comunale, sui faticati scranni della Giunta, si contavano col contagocce. Sempre presente, per carità nei momenti cruciali e al cospetto dell'ufficialità dettata dai grandi appuntamenti. Indimenticabili i festeggiamenti per il 150 esimo dell'Unità d'Italia, in un crescendo di retorica risorgimentale declinata in modo disinvolto, fra l'altro, di fronte alle rovine della Porta S. Marco. tra stuoli di ragazzini debitamente muniti di bandierine tricolori nel perfetto stile dei Ciampi boys di qualche anno prima. Fu costretto ad ereditare la complessa esecuzione territoriale di Italia Wave, che a parte qualche serata di rilievo in realtà si rivelò un mezzo fiasco. Difficile importare un prodotto così su un territorio privo di spazi d'accoglienza. Già allora emersero "criticità" nel sistema Livorno, inesistente, tra l'altro, sul piano della ricettività di massa. E poi orfano di un polo espositivo e di una decente area spettacoli che potesse valorizzare un evento del genere senza trasformarlo in un alibi per le degenerazioni della movida. Su questi temi per la verità il nostro si è sempre mosso in modo felpato. Nulla che implementasse le sua delega. Ma poi, in fondo, di cosa si deve occupare un Assessore alle Culture con delega alla riqualificazione del patrimonio monumentale? Ha sorvolato con la leggerezza e l'astuzia di un uccello predatore la morte del Viale Italia area baracchine, ha foderato in un astuccio di silenzio il destino di molte strutture pubbliche destinate alla chiusura, ha preferito non esprimersi sui misteriosi avvitamenti temporali di certi annunci, fatti probabilmente con l'intenzione di filtrare un dissenso montante e talvolta diffuso. In questa piccola brace, fatta di antico risentimento verso i Ministeri che hanno strozzato la cultura e limitato ogni spazio d'azione degli Enti locali in materia (da qui il malinconico "fado" dei tagli), Tredici ha messo tanta carbonella. Lo ha fatto con discrezione, ma anche per accendere piccoli fuochi. Una sorta di piacevole sbarramento ad ogni critica preventiva e argomentata che puntasse ad evidenziare degrado strutturale, fuga dalle piazze, inerzia organizzativa, cultura da supermercato e in qualche misura sollevasse il tema della sua personale competenza. E' stato così che nel giardino di Tredici sono entrati prima gli "amici" e poi una teoria sorprendente di utili idioti e quindi naturalmente il jolly joker di turno. Non una corsa verso il potere (ci mancherebbe altro), ma un allineamento quasi coranico al mantra della "difesa dell'esistente" mortificato dai vincoli del Patto di Stabilità. I quattro sofferti anni di Effetto Venezia nascono in fondo da qui. Origina da questa schietta rappresentazione delle leggi fisiche della politica locale l'atto di fede con cui il Nostro ha impalmato una regia (quella di Effetto Venezia) che da almeno tre anni (l'edizione dedicata alla Spagna fu dignitosa) propone sempre la stessa minestra (con un direttore artistico "troppo in campo") pur nella presunta variazione del tema conduttore. Ma il 2013 ha rappresentato per il Nostro l'anno della definitiva consacrazione a policy maker di quanto residuava della disastrosa esperienza di Amministrazione Comunale. Tredici infatti ha suturato ferite, ha gettato ponti con mondi fino ad allora critici, ha cicatrizzato emorragie di credibilità e forse di consenso. Il mantra dei "tagli" (da lui per primo evidenziato) ha consentito all'autistica regia comunale di sdoganare bilanci improbabili e di approvare fantasmagorici piani per le opere pubbliche sempre in fotocopia, anche qui in una sorta di mantra infinito e difficilmente contrastabile dalle opposizioni vinte per sfinimento. Lo stesso potremmo dire di altre situazioni simbolo, come quella del Cisternino Città, un cubo di misteri circondato qua e là da barriere che con il tempo hanno assunto un valore quasi misterico. Fu straordinario Tredici quando, sollecitato sui tempi infiniti della ristrutturazione, ebbe a dire tra l'indifferenza generale: "Le opere sono finite, non abbiamo soldi per aprire a struttura. Presto faremo un bando per "snidare" le Associazioni", quasi che fosse da attribuire a queste ultime il tormentone dei ritardi. Dei Piuss (I piani integrati urbani per lo sviluppo sostenibile) il Nostro è stato sostanzialmente una vittima, perchè il meccanismo dei cofinanziamenti comunali per Dogana d'Acqua, Scoglio della Regina e Polo Civico Logo Pio ha impedito che le risorse venissero impiegate altrove. Magari dove l'opinione pubblica voleva che si intervenisse con urgenza. Tipo sulla statua dei Quattro Mori o all'interno dello Stabilimento delle Terme del Corallo. Ma anche qui Tredici ha "suturato". Nel primo caso ha lodato lo spirito di osservazione dei livornesi, chiedendo aiuti finanziari alla Fondazione Livorno, nel secondo ha ripiegato con classe su una specie di Giardino dei Finzi Contini proprio a lato del Cavalcaferrovia della Stazione, definendolo "il rinnovato Parco Pubblico delle Terme del Corallo". Era l'atto più significativo di una politica di "declassamento condiviso dell'obiettivo" che avrebbe poi trovato riscontro nell'apertura di una sala della Fortezza Nuova ma non della Fortezza Nuova come tale (intesa come Parco, insomma). Un appuntamento rinviato a oltranza, ora pare a Febbraio 2014, "perchè sarebbero stati trovati i soldi per le vie di fuga"; anche qui opera dunque con saggezza la strategia del declassamento condiviso. "Non vi aspettate una Fortezza riqualificata" è il sottotesto di Tredici,"ma semplicemente più sicura" Lo stesso meccanismo concettuale è stato osservato per la Fortezza Vecchia, la cui chiusura, protrattasi per la prima volta anche nel periodo estivo (prima che lo Stato la concessionasse all'Autorità Portuale) è stata abilmente esorcizzata dal Nostro evocando la costruzione (entro maggio 2014,) di una specie di ponte di collegamento tra il bastione mediceo e un accesso al Quartiere Venezia. "E' la prima volta che accade in 500 anni" ha dichiarato Tredici e a chi gli faceva notare che dopo molti anni era la prima volta che la Fortezza Vecchia sarebbe rimasta comunque chiusa al pubblico, pare che lui abbia avuto modo di dichiarare "c'è sempre una prima volta". Magari accarezzando l'idea di potere ospitare nel bastione (come pare che avverrà entro maggio 2014) una esposizione permanente dei tre falsi di Modigliani, antico pallino del sindaco Cosimi."Ma non sarà un evento culturale" si è affrettato a puntualizzare "declassando", il Nostro. "Solo un pretesto turistico-commerciale" per farsi venire qualche idea sul controverso rapporto fra il vero e il falso. "Appunto”, aggiungiamo noi.