2014: IL VIDEOGAME DELLA POLITICA

30.12.2013 14:45

"Con Renzi ci si diverte perchè è sostenibile". Lo ha affermato Giuliano Ferrara, in un sorprendente endorsement di qualche settimana fa. Ma sbaglierebbe chi pensasse ad un intervento interessato. Il profilo di Renzi incrocia l'empatia di commentatori insospettabili oltrechè il sostegno di un sindacalista già duro e puro come Landini della Fiom. (antico sponsor di un millantatore a suo modo plebiscitario come il costruttore Rossignolo da Torino). Date poi per scontate le aperture a sensazione di Repubblica e Corsera su ogni cosa che passi dalla tastiera del computer del leader fiorentino, non sono da ignorare qua e là le lettere ai giornali del popolo del centro destra orfano di Berlusconi (che attraverso Renzi e le primarie rivendicano la vittoria del "popolo" sugli "apparati" del centro sinistra) e le mozioni di simpatia degli anti berlusconiani di professione, che pur di legittimare Renzi (al posto dell'Uomo di Arcore) sono pronti ad ingaggiare una battaglia epocale per la definitiva abolizione dell'articolo 18 e la conseguente fluidificazione del mercato del lavoro. C'è in fondo un tratto comune nell'incoronazione bipartisan che deriva a Renzi dal fatto di essere tale, cioè il politico più amato dagli "elettori"; gente simpatica che per votarlo alle primarie del Pd non ha dovuto mostrare alcuna carta di identità politica e in fondo anche morale. E' il tratto appunto dell'investitura diretta, una sorta di eterna primaria che lo assolve preventivamente da ogni peccato e gli consente, contestualmente, di trasformare il flusso temporale della politica in una condizione "di consenso" per il capo. Il votificio del capo o dei capi, per l'appunto, palestra operativa di un riassetto istituzionale che si salda, vent'anni dopo, con l'intuizione al cachemire di Mario Segni (il Sindaco ipermaggioritario d'Italia, un meccanismo schiacciasassi che tanti danni sta producendo sui territori) e con le prove tecniche di semi-presidenzialismo caro alla storica Bicamerale del duo D'Alema Berlusconi. La novità di Renzi, che si aggiunge ad alcuni elementi del passato ogni volta che Repubblica e Corsera spingevano per il "cambiamento" generazionale, è esattamente questo percorso tacitamente sovrapposto alle mediazioni infinite della politica, una sorta di frenetico e quotidiano videogame che costringe gli "altri" ad inseguire. Un videogame grazie al quale Renzi può anche permettersi di "non governare" (e di scegliere di continuare a fare nonostante tutto il Sindaco di Firenze) controllando  le carte distribuite dal manovratore quirinalizio, di correggere e/o manomettere le decisioni del Governo senza esasperare il conflitto con il premierato forte di Letta (se il governo "fa" va avanti),di ipotizzare riforme preoccupandosi non tanto di dire quali, quanto di assicurarsi una maggioranza purchessia per poterle una volta tanto approvare tra l'inerzia del Parlamento e il ruolo interdittivo della Corte Costituzionale orientata da Napolitano. Ma è lo stesso videogame che fa scrivere i giornali ogni volta che Renzi twitta a favore della sperimentazione animale o quando alla convention di partito sollecita a Borsa chiusa il collocamento del titolo Moncler o quando ancora, attraverso i suoi fedelissimi, si schiera contro la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi e, di fatto, la  prospettiva di una immediata refusione dei Monti Bond  al contribuente italiano, preso nuovamente in giro da Letta e dai maggiori giornali italiani sul taglio al cuneo fiscale. (Che vale 4 miliardi di euro al pari del prestito montiano al Monte dei Paschi). Ma per azionare il videogame occorre in primo luogo neutralizzare il conflitto politico tradizionale. Il "mandato" plebiscitario degli elettori, che oggi non sono pregiudizialmente di destra o di sinistra, lo invita ad occupare una larga zona del campo, dal quale si possono più facilmente contrastare provvedimenti "porcata" (tipo quello sulle slot machine), impugnare il Decreto Salva Roma o alzare barriere telematiche di fronte all'impresentabile palude redistribuitiva del Decreto Mille proroghe di fine anno. In tutti questi casi "Renzi vince", proprio perchè opera dalla singolare posizione di esterno "elettivo" rispetto ad un governo baricentrato sulla posizione di un Pd di cui sarebbe, ma incidentalmente, anche segretario politico. La vecchia storia di un partito talmente forte da generare anche la sua principale opposizione. Che oggi appare più che mai nelle salde mani di un capo e dei suoi fedelissimi. Grillo e i suoi avranno pane da masticare.

 

sergio nieri