Per il vigile Giampaolo Cardosi, non colpevole

14.09.2012 21:18

Raccogliendo l'invito dei molti che lo hanno materialmente sostenuto negli ultimi anni di vita, non avremmo voluto spendere parole per Giampaolo Cardosi. Poche ore dopo la sua morte, avvenute in circostanze accidentali (comunque per noi da verificare) sul selciato sconnesso di Via di Popogna, il "vigile capellone" (come lo defini' in modo sprezzante al tempo del processo di primo grado la stampa conformista) è apparso quasi per una sorta di nemesi sugli schermi delle emittenti nazionali con le stesse modalità con cui si rapportava con i suoi non blasonati interlocutori sul ciglio delle strade cittadine. Li affiancava in bicicletta, in modo quasi sommesso, e poi inziava il suo lungo racconto molto sistematico e pieno zeppo di retrospettiva, ricorsi, audizioni e contatti falliti con gli Uffici comunali. Chi scrive ha cercato di contribuire ad  orientarlo, probabilmente senza riuscirci, nel magma della normativa previdenziale anche perchè lui era costantemente alla ricerca di una interpretazione autentica che potesse avvicinarlo ad un principio di giustizia sostanziale. "Mi hanno assolto, sono pulito, voglio tornare a fare il vigile, anche se fosse solo per un giorno, pretendo la ricostruzione della carriera". Poi ci sono state vicende dolorose che lo hanno ulteriormente allontanato dal baricentro delle cose normali. Lui a cavalcioni sulle sue biciclette, il mondo ripiegato sul suo anonimato finanziario fatto di "spread e di borse che volano" e sulla sua inerzia consumistica. Non volevamo parlarne, dicevamo. Ma quel comunicato del Comune, letto dal Sindaco quasi fosse ormai un malinconico replicante degli Uffici comunali in scadenza di mandato, ci ha fatto ribollire il sangue. Una cronistoria costruita per dimostrare che Cardosi era in realtà un benestante travestito da clochard, un invalido percettore di rendite a vario titolo e di una pensione di reversibilità che se avesse continuato le sue mansioni di vigile al livello di inquadramento più alto della sua qualifica avrebbe certamente guadagnato di meno di quanto non avesse percepito in vita dalle sue pensioni. Vergogna. Una sorta di studio comparato, insomma, buttato li' per dimostrare che quest'uomo (certamente con limiti e difficoltà caratteriali) non era un indigente e come tale, secondo Cosimi, mai e poi mai avrebbe potuto rappresentare "un esempio per i giovani". Parole che si commentano da sole e che hanno scientemente omesso di valutare il passaggio più importante. Il fatto cioè che Cardosi nel 98 fu assolto da ogni imputazione di furto aggravato dalla Corte d'Appello di Bologna. Un non colpevole, insomma, che chiedeva il riconoscimento retroattivo dei propri diritti giuridico economici dopo aver subito l'onta del mobbing prima e della destituzione poi. Per questo ne abbiamo parlato e per questo ospitiamo volentieri il commento dei due legali che lo hanno assistito negli ultimi anni di vita. Senza dimenticare il lavoro di coloro che lo hanno assistito con cuore e professionalità in questi lunghi anni e che in buon numero erano presenti ai suoi funerali. Ciao Giampaolo.

 

Sergio Nieri

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Aldo Di Rosa per conto dell’Avv. Carlo Sacchelli

Ho assistito e difeso Giampaolo Cardosi nei vari procedimenti penali (alcuni dei quali tuttora pendenti) ed altresì nella procedura esecutiva immobiliare inerente alla vendita all'asta dell'appartamento del predetto. Vorrei quindi controbattere alle affermazioni rilasciate alla stampa locale in data 06.09 u.s. dal Sindaco Cosimi. In primo luogo, non corrisponde alla verità ed è inoltre priva di fondamento giuridico la dichiarazione del nostro Primo Cittadino laddove asserisce che il Tribunale ha messo a disposizione del Cardosi la cifra di euro 70.000,00 (settantamila,00) per la vendita della sua casa. Infatti, nella denegata ipotesi in cui il Sindaco avesse il diritto di visionare le relative carte processuali, esse lo smentirebbero inevitabilmente. Parimenti, per quanto concerne la cronistoria giudiziaria dell'ex Vigile Urbano (riportata sempre sul giornale II Tirreno del 06.09 u.s.), appaiono inequivocabilmente imprecise e scorrette a livello squisitamente giudiziario alcune argomentazioni, le quali, comunque, sono già state oggetto di contestazione nella dialettica processuale, ovviamente nelle opportune sedi. Pertanto, considerato che le istituzioni ed i cittadini repubblicani democratici devono svolgere e rispettare il ruolo e le mansioni loro assegnate (anche dalla nostra Costituzione), consiglio al Sindaco Cosimi ed eventualmente alla sua Giunta Comunale di occuparsi prevalentemente di questioni politiche, lasciando che gli Operatori di Giustizia (Magistrati e Avvocati per primi), svolgano serenamente e proficuamente la propria attività professionale!

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Studio Legale Morini

Ho letto il Vs articolo pubblicato lo scorso 6 Settembre, (sul quotidiano La Nazione - ndr), di sintesi del dibattito avvenuto in Consiglio Comunale sulla vicenda personale occorsa al Sig. Cardosi. L’articolo non era il primo, vista la eco che il decesso di Cardosi ha fatto, anche su altri quotidiani di caratura nazionale. Nonostante ciò, e sebbene fossi l’ultimo avvocato che ha assistito il Cardosi nelle sue istanze, ho ritenuto di mantenermi nel più stretto riserbo. Ciò, appunto, sino all’articolo suddetto. Sono infatti rimasto particolarmente colpito sulle modalità con cui è stato affrontato il tema in C.C. ed in particolare da parte del Ns primo cittadino, le cui parole, sebbene rasserenanti, non rispecchiano affatto la sostanza della vicenda e soprattutto eludono – di questa – un passaggio fondamentale. La vicenda del Cardosi non è finita affatto. Anzi pende davanti al Consiglio di Stato un ricorso proprio di quest’anno nel quale si chiede la condanna dell’Amministrazione alla ricostruzione integrale – s’intende dal punto di vista economico – del periodo  in cui lo stesso è stato obbligato ad assentarsi dal servizio ingiustamente; e cioè sino al 2008. Sebbene l’allontanamento del Cardosi – temporaneo nel 1980 e definitivo nel 1984 – non originò da un errore dell’Amministrazione bensì da un errore giudiziario, è senza dubbio vero che dal momento in cui il Cardosi – oramai nel lontano 1999 – chiese la riammissione in servizio, l’amministrazione gliela negò, almeno nei termini in cui gli era dovuta. La ricostruzione del Sindaco in Consiglio Comunale è quindi da questo punto di vista più giustificazionista che altro. E ciò nonostante che sia lo stesso a diffidare per primo strumentalizzazioni della vicenda. Omette infatti il Sindaco di dire che la prima proposta che fu fatta al Cardosi nel 2001 (due anni dopo la richiesta di riammissione) fu quella di essere ripreso non come vigile ma come amministrativo e di categoria soltanto B (dunque diversa da quella spettante ) e soprattutto senza ricostruzione economica alcuna ! Solo dopo aver portato la vicenda davanti la Commissione provinciale del lavoro e dunque a metà degli anni 2000 l’amministrazione giungeva a proporre la riammissione nel personale di vigilanza e nella categoria dovuta (la C appunto), sebbene tuttavia con una parzialissima ricostruzione economica, ovvero fino al solo 1998. Il che costringeva il ricorrente ad adire l’Autorità giudiziaria ed a sopportarne nuovamente sino ad oggi il peso. Come se non fossero bastati i primi 18 anni (dal 1980 al 1998) passati a lottare per dimostrare la propria innocenza. Perché tale atteggiamento del primo cittadino sì squisitamente politico ed invece così poco realmente umano. A prescindere dalle somme infatti che saranno alla fine ritenute dovute, è indubbio che l’Amministrazione abbia proceduto alla tutela ad oltranza dei propri interessi verso un disgraziato. Perché non ammetterlo?

Vi ringrazio per l’ascolto ricevuto.