STATI GENERALI

Territorio e Ambiente: una bomba ad orologeria (quali investimenti)

L’Italia cade a pezzi. Il territorio della Penisola è una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare da un momento all’altro. Alluvioni, frane, cedimenti dilaniano il territorio e mettono a dura prova la popolazione, costretta a fare i conti con la furia della natura, non più costretta dagli argini del buon senso. Si costruisce dove non si dovrebbe, si edifica in zone pericolose. Non soltanto abitazioni realizzate in zone sismiche o al di sotto di fiumi sotterranei che durante le alluvioni esondano furiosamente, ma anche palazzi nevralgici per il funzionamento dello Stato costruiti lì dove le forze della natura non dovrebbero essere imbrigliate.

Ospedali in piene zone sismiche, palazzi di giustizia costruiti su argini di fiumi, caserme a ridosso di alture franose. La cartina geografica dei paradossi all’italiana abbraccia, indiscriminatamente, tutte le regioni, dalla Sicilia alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia.

I dati che ha diramato l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sono impressionanti: ben 7 milioni di italiani vivono in zone a rischio idrogeologico, il 7% degli italiani si trova in zone a rischio frane e alluvioni. Dati che dovrebbero far riflettere e frenare la corsa alla cementificazione del paese, ma che non sembrano far breccia nel buon senso. Si continua a costruire anche dove non si dovrebbe: negli alvei dei fiumi, nelle zone storicamente invase dalle acque e ridosso di colline a rischio smottamento. Nessuna premura, ci si basa sul rischio. Eppure la storia dei luoghi racconta di terribili alluvioni, di devastanti allagamenti. Ma gli avvertimenti della natura valgono a poco.

Legambiente ha individuato gli edifici che amplificano i danni degli eventi climatici estremi in Italia raccogliendo i luoghi particolarmente problematici in un dossier che illustra dove intervenire con urgenza per mettere in sicurezza i cittadini e il territorio. Nella top ten degli orrori si abbraccia tutto il paese, indistintamente. C’è il tribunale di Borgo Brera di Vicenza, costruito tra due fiumi, la Casa dello Studente di Reggio Calabria edificato all’interno di una fiumara, il Multisala Cinema di Zumpano a Cosenza costruito su una scarpata, non mancano poi le scuole edificate nel letto di un fiume, come quella di Aulla o il centro commerciale realizzato a pochi metri dall’argine del fiume Pescara. Ma anche la schiera di case abusive che sorge proprio sullo sbocco del Tevere. Altre potenziali fonti di seri problemi, secondo Legambiente, sono la Segheria di Carrara, l’area artigianale di Genova e il deposito di materiali radioattivi di Saluggia. In caso di eventi climatici straordinari ci sarebbe da tremare.

Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2015 si sono contati oltre 2.000 eventi atmosferici disastrosi che hanno causato la morte di più di 300 persone. 15 vittime ogni anno, una al mese, sacrificate sull’altare della superficialità. Situazione che inoltre ha comportato la spesa di almeno un miliardo di euro per tentare di arginare i danni causati da fenomeni atmosferici che, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, si fanno ogni anno sempre più imprevedibili e disastrosi.

 

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Si chiama fascismo. Ed è ancora qui.

Leggiamo commenti stizziti e sorpresi da parte dei dirigenti e attivisti del Pd livornese per la scarsa presenza alla manifestazione da loro organizzata sabato 9 dicembre. A parte i referenti delle sigle Anpi e Anppia la città sembra aver snobbato l'iniziativa. A parte la concomitanza con altri eventi, come la manifestazione davanti a Camp Darby contro l'ampliamento e il potenziamento della base militare (e forse pure questo ha a che fare con l'antifascismo), e il consumismo natalizio che già impazza, pensiamo ci sia anche un motivo sostanziale. Gli episodi, ampiamente ripresi e rilanciati dai media, dell'incursione a Como di un gruppo di neofascisti e dell'azione intimidatoria di alcuni militanti di Forza Nuova ai danni della redazione romana di Repubblica sembrano aver provocato forti preoccupazioni anche a chi finora ha trascurato l'onda nera.
Già, perché questi segnali ci sono sempre stati e sono fenomeni strettamente legati alle trasformazioni della società italiana (e non solo) negli ultimi decenni. Non vogliamo scomodare Pier Paolo Pasolini, pur invitando a rileggere i numerosi contributi – sempre attuali – che il grande intellettuale friulano ha dedicato al nuovo fascismo, quello costruito, attraverso le mutazioni antropologiche, dalla civiltà dei consumi e dal dominio del capitale. I protagonisti degli episodi di Como e di Roma sono persone frustrate e ignoranti che esprimono un sentimento di impotenza, angoscia e rabbia diffuso fra i milioni di italiani devastati dall'ideologia capitalista e dalla violenza finanziaria sostenute e alimentate anche dai governi e dai partiti di centrosinistra e da quella parte del Paese che si dichiara "democratica e progressista".
Si dovrebbe prendere coscienza e porre rimedio al fatto che molti italiani oggi vedono come il fumo negli occhi chi, in questi decenni, è andato al potere con i loro voti, contraccambiando con la devastazione delle loro vite. Le sicurezze socio-economiche, la scuola e la sanità pubblica, la pace, le speranze: tutto oggi sembra dominato dalla precarietà e dall'incertezza. Di chi la colpa se oggi il salario medio è la metà di quello che era venti anni fa? Se oggi si spaccia per "lavoro" l'elemosina elargita attraverso pezzi di lavoro arrivando anche a rivendicare quello non retribuito, sì: gratuito? Di chi la colpa se oggi si arriva perfino a negare l'evidenza dell'impoverimento dilagante (quasi un italiano su tre è a rischio povertà) esaltando la crescita del Pil e promettendo svolte epocali? I governi di centro sinistra hanno avuto un peso enorme, come e forse più dei colleghi di centro destra. Per vent'anni si è identificato in Silvio Berlusconi il male assoluto e il vero nemico da sconfiggere, facendone un alibi e un capro espiatorio; nel frattempo si è perpetrata una distruzione socio-economica e consolidata una sorta di egemonia politica, culturale e economica della destra: basti pensare al processo di assimilazione da parte del centrosinistra di un vocabolario fatto di emergenza, intolleranza e repressione di migranti e rom e cresciuto a colpi di campagne mediatiche e scelte politiche, inaugurate nei primi anni duemila dall'allora sindaco di Roma Veltroni fino al pacchetto Minniti in vigore oggi. E non possiamo né vogliamo dimenticare il processo di "normalizzazione" della vicenda storica del Ventennio, iniziato con lo sdoganamento degli eredi politici del fascismo. Dalla comprensione per i repubblichini di Salò offerta da esponenti come Violante all'accettazione delle attività legate ai circoli di Casapound e Forza Nuova: con quanta legittimità e autorevolezza può, oggi, il ministro della Giustizia Orlando invocare la magistratura e le leggi italiane quando è parte di un soggetto politico che da anni si batte per concedere a forze politiche di indubbia matrice fascista la libertà di esprimere le proprie opinioni e di fare propaganda politica? Insomma, se il fascismo sta tornando – ma in realtà non se n'era mai andato – qualcuno gli avrà pure aperto le porte. E non possiamo non fare i conti con le responsabilità di chi quelle porte le ha aperte. Non invitiamo né all'indifferenza né, tanto meno, all'impotenza. Ma oggi, per dare peso e sostegno all'antifascismo, non bastano le manifestazioni di facciata: serve molto di più. A cominciare da una cultura e una comunicazione in grado di parlare ai milioni di insofferenti e rabbiosi per rivendicare e mettere in piedi politiche e progetti che redistribuiscano il reddito, riducano il tempo di lavoro, garantiscano sicurezze socio economiche e affrontino il fiscal compact e il pareggio di bilancio per potersi riprendere le risorse consegnate a banche e finanza. Serve subito, qui e ora. Anzi, è già tardi.

Stefano Romboli – Buongiorno Livorno

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Comunicato stampa

 

CLIMA E ALLUVIONI:  LIPU:

“RIPENSARE LA PROGETTAZIONE URBANISTICA,

STOP AL TAGLIO DELLA VEGETAZIONE NEI FIUMI, INUTILE E DANNOSA.

E SALVAGUARDARE LE RETI ECOLOGICHE”.

 

Oltre alle piogge eccezionali ad uccidere sono state le pessime scelte urbanistiche, come cementificare i terreni, tagliare la vegetazione lungo i fiumi e interrare i torrenti. E’ quanto pensa la Lipu riguardo gli ultimi tragici eventi che hanno colpito il nostro territorio, e in particolare il disastro di Livorno. Dove è chiaro che la scelta di interrare il Rio Maggiore e costruirvi sopra un quartiere, la cementificazione del territorio e, più di recente, l’errato calcolo nella costruzione delle quattro casse di espansione del torrente, insufficienti a contenere una massa d’acqua importante come quella caduta due giorni fa a Livorno, sono alle origini del disastro.

 

Se pensiamo poi – aggiunge la Lipu – alla recente costruzione del Parco di Levante, che se fosse stato adibito a parco con verde urbano (come peraltro la Lipu aveva chiesto) invece di essere ricoperto di cemento per costruirvi un centro commerciale avrebbe contribuito in maniera importante a evitare il disastro e le vittime. Si continua poi – prosegue la Lipu – a pensare che la vegetazione lungo i fiumi vada eliminata perché ciò garantisce maggiore sicurezza idraulica; nulla di più errato, come dimostrano, per fare un esempio, i recentissimi tagli selvaggi effettuati sul torrente Ugione, che regolarmente è esondato nonostante “la messa in sicurezza”.

In realtà le piante lungo i fiumi assicurano servizi ecosistemici fondamentali come la limitazione dell’erosione, il rallentamento della corrente, la mitigazione delle piene, la ricarica delle falde acquifere sotterranee, e dunque vanno lasciate, salvo i casi, singoli e circoscritti, in cui possano facilmente spezzarsi e rischiare di essere portate a valle dall’acqua e intasare i ponti.

 

L’unica strada per rimediare ai grossolani errori fatti nel passato è quella di ripensare totalmente la progettazione urbanistica, limitando le nuove costruzioni, (vedi la cementificazione in corso della rotonda di Ardenza), lasciando grandi spazi verdi e permeabili (quali l’area degli orti di Via Goito, altra “battaglia” a difesa del territorio in cui la Lipu è tuttora impegnata) che possano captare e assorbire le acque, evitando di costruire in zone a rischio. E ancora, risanare le situazioni più pericolose e permettere ai fiumi di svolgere il loro prezioso ruolo di corridoi ecologici, senza interventi di tagli indiscriminati della vegetazione (un preoccupante fenomeno in aumento a livello nazionale), e senza cementificarne le sponde, ridurre le aree golenali o deviarne il corso.

 

“La natura va rispettata – afferma Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu -  perché essa può svolgere un ruolo fondamentale nella mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, che purtroppo sempre più di frequente colpiranno il nostro Paese e per i quali è indispensabile predisporre un piano nazionale di adattamento e una politica energetica che riduca drasticamente le emissioni di gas serra nell’atmosfera.

"La Lipu è fortemente contraria anche ai rimboschimenti post incendi che oltre ad essere illegali sarebbero la risposta peggiore, soprattutto nelle aree protette, a seguito del disegno criminoso che ha visto ridurre in cenere un patrimonio boschivo di straordinaria bellezza".

 

12 settembre 2017

UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA 

Tel. 0521.1910706 - 340.3642091 - andrea.mazza@lipu.it

 

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COMUNICATO STAMPA – 27 dicembre 2016

 

PROTEGGERE GLI ALBERI IN CITTÀ, PER COMBATTERE L’INQUINAMENTO

 

 

Questa nota è soprattutto una speranza e un auspicio, sia verso le amministrazioni pubbliche che per i cittadini, affinché nei prossimi mesi non si ripetano le potature di alberi e siepi che abbiamo visto negli ultimi anni. Se vogliamo fare un bilancio sommario di quanto accaduto recentemente, tanto per fare degli esempi nel Viale Carducci sono già morti tre lecci e diversi altri non sono riusciti a ricostituire una chioma degna di tale nome. Quelli in Via Bengasi sono palesemente sofferenti e con alcune branche completamente secche; idem se si va a vedere alcuni lecci della Villa Fabbricotti, ed in particolare il grande esemplare che si trova davanti alla biblioteca dei ragazzi.

Stessa sorte per alcuni alberi in aree private, compreso quello nel giardino di una scuola privata in Via Demi (che poi è stato abbattuto) e quelli in un condominio in Via Milano.

Sarà un caso che gli alberi citati erano stati sottoposti a potature drastiche, con la devastante tecnica della capitozzatura?

Se poi si passeggia sul lungomare, si vede una discreta quantità di pittospori e tamerici mezzi secchi o con rami stroncati. Anche alla Rotonda di Ardenza i pini d’Aleppo ed i lecci rivolti a mare presentano molti rami morti….forse c’era una ragione se i sapienti giardinieri dell’800, per difendere queste piante dalla furia del salmastro, vi avevano piantato davanti delle folte siepi frangivento?

Non ci stancheremo mai di ricordare che le chiome degli alberi e delle siepi sono formidabili per rimuovere le sostanze inquinanti dall’atmosfera, polveri sottili incluse, che tanti morti provocano ogni anno a causa delle malattie all’apparato respiratorio. Proprio in questi giorni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha pubblicato un rapporto dove sta scritto: “L'inquinamento atmosferico rappresenta il più grande rischio ambientale per la salute a livello mondiale, basti pensare che nel 2012 una morte su nove era il risultato di condizioni connesse all'inquinamento atmosferico; di queste morti, circa 3 milioni erano riconducibili esclusivamente a quello dell’aria in ambiente esterno”.

Vi è poi un aspetto parallelo, legato al consumo del suolo, che non deve riguardare soltanto le zone poste attorno alla città, ma anche lo stesso tessuto urbano, che purtroppo sta diventando sempre più densificato e privo di spazi aperti. Il suolo impermeabilizzato con asfalto e pavimentazioni artificiali non fa altro che favorire le alluvioni e gli allagamenti, che tanti disagi e danni economici comportano. Se si vogliono contrastare i pericolosi cambiamenti climatici e migliorare la qualità urbana, occorre sviluppare e proteggere adeguatamente gli alberi e le aree verdi urbane.

 

Contatti: Marco Dinetti, Responsabile nazionale ecologia urbana Lipu - marco.dinetti@lipu.it - 347.7035640.

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Elettrosmog: lettera aperta a Rossi

Con questa lettera aperta i Comitati toscani che si battono contro l’elettrosmog rivolgono al Presidente della Regione Toscana un appello affinché la tutela della popolazione dalla sovraesposizioni ai CEM (Campi Elettromagnetici) divenga materia prioritaria del loro impegno politico. La preoccupazione per l’esposizione sempre più massiccia dei cittadini a CEM prodotti da dispositivi per le comunicazioni mobili – dispositivi presenti nei luoghi di lavoro, negli ospedali, negli spazi in cui si trascorre il tempo libero, nelle scuole e università – ci porta a chiederLe una riflessione e un impegno verso le connessioni via cavo, non solo più efficienti e sostenibili ma anche meno dannose per la specie umana. Come sostenuto dai 70 ricercatori e medici firmatari dell’appello per la difesa della salute dalle radiazioni a radiofrequenza e microonde – inviato a Matteo Renzi, Pietro Grasso, Laura Boldrini, ai Deputati e Senatori del Parlamento Italiano ai Deputati italiani al Parlamento Europeo, ai Presidenti delle Regioni tuttora in carica, al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e al Presidente dell’ANCI – nell’ultimo decennio si sono profuse le raccomandazioni da parte della comunità scientifica per l’adozione di limiti di sicurezza più restrittivi. Quelli attuali sono ormai considerati obsoleti perché tengono conto solo del riscaldamento prodotto dal campi elettromagnetici (effetti termici), mentre importanti effetti biologici avvengono anche per esposizioni a campi elettromagnetici deboli, a livelli non termici. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B, ma già nel 2014 nuove pubblicazioni scientifiche suggeriscono una classificazione maggiore: uno studio italiano propone di considerare la radiofrequenza “probabile cancerogeno per l’Uomo”, uno studio svedese e uno francese propongono la classificazione come “sicuro cancerogeno per l’Uomo”. Il timore che un conflitto di interessi nella ricerca scientifica e nelle agenzie di salute pubblica possa condizionare pesantemente le conoscenze sui campi elettromagnetici ci porta a chiederLe di considerare in modo serio anche gli studi indipendenti per avere delle valutazioni del rischio efficaci. Alla luce di quanto evidenziato dalla Task Force sui campi elettromagnetici invitiamo il Presidente della Regione Toscana a:

- farsi portavoce della necessità di riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore;
- sostenere l’approvazione di un decreto attuativo della Legge 36/2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili con l’adozione degli stessi limiti di esposizione delle antenne fisse;
- impegnarsi per la revisione dei limiti di esposizione per tutte le radiofrequenze e le microonde a 0,6 V/m per i luoghi ove si permanga per più di 4 ore e di 0,2 V/m come obiettivo di qualità, come promosso dalla Risoluzione 1815 del maggio 2011 dall’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa (punto 8.2.1) basandosi sulle posizioni dell’ICEMS e di Bioinitiative;
- promuovere investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e sicura per la salute;
- trasmettere come necessario il divieto di installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini al di sotto dei 16 anni, nei luoghi di cura e negli ospedali, in tutti i luoghi ove operano professionisti il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale operatorie;
- muoversi per il divieto di installazione di reti Wi-Fi nei luoghi di cura e negli ospedali, perché la radiofrequenza del Wi-Fi promuove lo stress ossidativo e interferisce con la vitalità cellulare e con la funzione riproduttiva;
- sostenere il divieto di installazione di reti Wi-Fi in tutti i luoghi ove operano professionisti il cui lavoro richiede concentrazione e precisione, come le sale operatorie;
- promuovere l’obbligo da parte delle Agenzie di Salute Pubblica di assumere le proprie valutazioni del rischio per la salute connesse alla radiofrequenza, selezionando gli studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati dall’industria dell’energia e delle telecomunicazioni o da fondazioni ed enti no-profit sovvenzionati dalla stessa;
- trasmettere agli enti locali l’urgenza di adottare piani regolatori degli impianti radioelettrici e di telefonia mobile per bloccarne la proliferazione, trasmettere la necessità di pianificare in anticipo lo sviluppo delle reti dei diversi gestori, stimolando le amministrazioni locali affinché tali piani per le antenne – una volta approvati – non abbiano tempi lunghi di realizzazione.

Considerato che il tema dell’elettromagnetismo riguarda la collettività e che le patologie legate all’elettrosensibilità sono in continuo aumento tanto da interessare dall’1 al 3% della popolazione mondiale; tenuto conto che suddetta malattia, seppur invalidante e non riconosciuta dallo stato italiano si sta comunque diffondendo nel nostro Paese con l’incremento costante di cittadini che accusano mal di testa, problemi articolatori e al sistema cardiocircolatorio, difficoltà respiratorie e alterazioni della pelle, apatia e difficoltà nella elaborazione del pensiero, irritabilità e perdita della memoria, instabilità dell’umore, disturbi del sonno e vertigini; verificate le continue installazioni di antenne e ripetitori sui campi sportivi, vicino alle scuole e asili, sugli acquedotti e accanto ai tralicci dell’alta tensione, in centri storici e su beni artistici chiediamo al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi di:

- rappresentare in modo concreto il bisogno di tutela e diritto alla salute dei cittadini minimizzando l’esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione;
- promuovere in modo capillare l’informazione sui rischi legati all’ettromagnetismo artificiale;
- applicare il principio giuridico di precauzione.
- Legiferare affinché i Comuni toscani si dotino obbligatoriamente di Piani regolatori delle installazioni ed eseguano il monitoraggio costante delle emissioni nei loro territori

Infine, vogliamo sottolineare che l’inquinamento da elettrosmog richiama alla memoria le malattie e le morti causate dall’uso dell’amianto; entrambi sono agenti nocivi, striscianti e silenti, alcuni dei quali possono manifestarsi dopo anni di esposizione e proprio per questo chiedono alla politica e a chi ha il compito di amministrare i territori, di assumersi responsabilità precise ed importanti particolarmente verso le nuove generazioni.

Comitato Infanzia senza elettrosmog (Casentino, Arezzo)

Altri Comitati toscani che sottoscrivono la lettera:
La Rete Versiliana per l’Ambiente:
Comitato Marco Polo
Amici della terra Versilia
Associazione per la Tutela Ambientale della Versilia (Co.As.Ver.)
Comitato Capezzano Vive (Co.As.Ver.)
Comitato Marco Polo (Co.As.Ver.)
Comitato Pedona Ambiente e Salute
Comitato Salviamo Viareggio
Comitato dalla parte del Cittadino Forte dei Marmi
Comitato Via Matteotti
Italia Nostra Versilia
Medicina Democratica Viareggio (Movimento Di Lotta Per La Salute)
Nuova Civiltà Mediterranea
No Wi-Fi Toscana (Firenze)

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Lettera Aperta

 

 

Al  Presidente Regione Toscana Enrico Rossi

All’Assessora  regionale Anna Marson

Ai componenti dell’Autorità Regionale per la partecipazione

Giovanni Allegretti -  Ilaria Casillo – Paolo Scattoni

Al Sindaco di Livorno Filippo Nogarin

Ai capigruppo consiliari del comune di Livorno

 

Questioni di tempi

 

In un presente difficile e complesso come quello attuale, forte è la tentazione di scegliere strade e soluzioni semplificatorie. Accade allora che la politica tradizionale, invece di assumere la complessità come occasione per intraprendere strade nuove e coraggiose, si rifugia nel mero esercizio del potere, mostra i muscoli, declama, genera figure di leader e governanti “decisionisti” e salvifici”.

Bisogna, appunto, decidere: la partecipazione, la messa in gioco di punti di vista diversi , sono liquidate come una dannosa perdita di tempo (quando non addirittura come eversione).

Decidere qui e ora: è tutta una questione di tempo.

Per noi tempi e metodi per giungere a decisioni sono strettamente connessi tra loro: proprio perché abbiamo a cuore il futuro del territorio in cui viviamo e operiamo, pensiamo che questo debba essere delineato attraverso la più ampia partecipazione, restituendo a ciascuno la possibilità di esercitare i pieni diritti di cittadinanza.

Desideriamo, con questo documento,  ragionare sui tempi, e porre delle questioni a partire da fatti concreti, che hanno a che vedere con il Piano Regolatore Portuale di Livorno, sui cui contenuti torneremo, a breve, con considerazioni puntuali

 

Ottobre  2013: è la data del Progetto di Legge (P.D.L.  n°282 del 08/10/2013) inviato al Consiglio Regionale toscano per iniziativa della Giunta regionale  dal titolo Norme per il governo del territorio.

Il PDL contiene 226 articoli, di cui 26 al capo III “Disposizioni transitorie e finali”: non vi è alcun accenno ad un intervento della Regione sostitutivo dei Comuni in relazione a piani dei porti di interesse nazionale.

20/01/2014: La Giunta regionale delibera una nuova stesura del PDL, che accoglie modifiche ed integrazioni: anche in questa occasione non vi è alcun accenno ad un intervento della Regione sostitutivo dei Comuni  in relazione a piani portuali.

12/11 2014: viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana la Legge n°65 del 10 novembre 2014 dal titolo Norme per il governo del territorio, nella quale compare l’art 237 “Disposizioni transitorie per l’approvazione dei piani regolatori portuali dei porti di interesse nazionale” con il quale si obbliga il Comune ad approvare “..entro 60 giorni dall’entrata in vigore” della Legge le varianti ai Piani strutturali necessarie per l’approvazione dei  P.R.P. “In caso di mancato rispetto di tale termine la Giunta Regionale attiva i poteri sostitutivi.

La situazione prefigurata da questo articolo , cioè un Comune che ha già adottato, alla entrata in vigore della legge,  Varianti al Piano strutturale “necessarie” per l’approvazione dei  P.R.P. di fatto  è riferibile solo a Livorno, mentre non si pone per gli altri 2 porti toscani di interesse nazionale (Carrara e  Piombino)  e non si porrà mai visto che l’articolo in questione fa parte delle norme transitorie.

 

Domanda: cosa è accaduto tra gennaio 2014 e il novembre per indurre la Regione a introdurre questo articolo?

Ci piacerebbe che il Presidente  Rossi e l’Assessora  Marson  lo spiegassero, magari recuperando terreno sul piano della informazione e della partecipazione, enunciate anche nel corpo della Legge (art.36), ma assai poco praticate.

 

 

Ancora date:

10 luglio 2008: Regione Toscana, Provincia di Livorno, Autorità portuale, Comune di Livorno sottoscrivono l’Accordo procedimentale  “Al fine di procedere …alla definizione del Piano Regolatore del Porto mediante accordo di pianificazione

9 dicembre 2013: il Consiglio comunale di Livorno delibera di ratificare l’intesa tra Regione toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno e Autorità Portuale, stipulata il  26/11/2013 e di adottare una Variante al Piano strutturale ed al regolamento urbanistico. Tale Variante che investe, tra l’altro,  una parte consistente del territorio comunale, chiamata  “Porto città”, viene definita “necessaria” al PRP e “anticipatrice” della revisione del Piano Strutturale

 

Domande:

tra il 2008 ed il 2013, quindi con 5 anni di tempo, perché non è stato attivato e realizzato un percorso di informazione e partecipazione che, quanto meno chiarisse  i motivi che rendevano “necessario” un intervento non modesto su una parte delicata (e già ampiamente compromessa) della città ?

Poteva, l’Amministrazione Comunale esercitare il ruolo che le è proprio di governo del territorio e operare in modo che non ci fosse “necessità” di varianti ai propri strumenti urbanistici, soprattutto quando tali varianti costituiscono una seria ipoteca anche per la redazione del nuovo Piano Strutturale?

E’ proprio necessario per il porto aumentare, nella Porta a Mare, quantità di residenze e di spazi commerciali ? o di indicare nuovi consumi di costa e di posti barca (Bellana) prima di realizzare il previsto approdo turistico nel Mediceo e nella Darsena Nuova ?

(La espressione “variante anticipatrice”  non è solo una invenzione più o meno felice all’interno del linguaggio tecnico dell’Urbanistica, indica piuttosto un modo di operare “disinvolto” che considera, spesso,  gli strumenti di pianificazione e governo del territorio, per altro liberamente assunti, un fastidioso ingombro. )    

Sono domande che rivolgiamo a chi, componente delle Giunte comunali, dei Consigli Comunali ha avuto a che fare con le decisioni assunte in quegli anni ; le rivolgiamo anche ai tecnici, che in larga misura, costituiscono la continuità

Ancora a proposito di tempi…

Lunga durata

Quando si parla di Piani Regolatori si parla di interventi che, programmaticamente, avranno un iter di anni e di scelte che  avranno effetti di lunga durata sulle vite individuali e collettive.

Fretta

È quella che sembra animare la Regione, ed in modo particolare il suo Presidente, quando sollecita, in modo “coercitivo” il Comune alla approvazione delle Varianti al Piano strutturale  ed al Regolamento urbanistico.

Domande

Che cosa ha intenzione di fare a questo proposito la Amministrazione Comunale?

Intende, e se sì come, coinvolgere quanto meno la cittadinanza attiva  ?

Come intendono atteggiarsi i Gruppi consiliari ?

Rivolgiamo queste domande al Sindaco di Livorno, alla Giunta Municipale, ai Gruppi consiliari.

 

Osservatorio trasformazioni urbane - Livorno

 

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Se ristraripa il torrente Ardenza

La tragedia della Sardegna ha nuovamente riportato l'attenzione dei cittadini sulla cultura della prevenzione che nel nostro povero paese non ha ma interessato la politica che gestisce i territori.   Passando dai Tre Ponti mi è ritornato alla mente l'allagamento del Rio Ardenza di diversi anni fà, che dopo aver fatto molti danni alle abitazioni costruite lungo il suo alveo, costrinse a fare altre due aperture sotto la strada per agevolare il deflusso dell'acqua verso il mare.  Non so se le autorità se ne sono accorte ma lo sfogo al mare è quasi sempre ostruito e insabbiato e non si sa a cosa servono le aperture in caso di notevoli piogge sulle colline.  Abbiamo anche un esempio di "tombatura" cittadina per il fiumiciattolo che passa lungo i cimitero della Misericordia che quando arriva in via Cattaneo sparisce sotto la strada e i palazzi fino a ricomparire completamente asfaltato dalla Stadio fino all'Accademia Navale con sopra uno pseudo percorso pedonale sconosciuto e inutilizzato dalla cittadinanza. Sembra che anche il "Nuovo Centro"  sia a contatto con uno di quei "rigagnoli" che "non daranno" mai problemi di esondazione. Si stanno facendo grossi lavori di sponde artificiali ma saranni sicuri tutte quelle centinaia di appartamenti che gli vengono costruiti accanto ?  Se un domani accadesse qualcosa a chi dobbiamo dare  la colpa ?  Al destino ?  Tra l'altro sarebbe utile sapere, ora che il Tirreno ci ha informato delle spese pazze per le elezioni fantasma dei dirigenti dei Consorzi,  quanto spendono  il Comune e la Provincia insieme al Consorzio delle Colline per fare piazza pulita della vegetazione (talora pregevole) lungo i torrenti.

07/12/2013

Francesco Marani

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"Il caso Grassi; il punto dell'Osservatorio Trasformazioni Urbane"

Pesante grido di accusa nei confronti dell’Amministrazione Comunale quello dell'ex assessore Grassi, che denuncia la mancanza di volontà di adottare un nuovo Piano Strutturale.

 Il continuo terremoto in giunta, che ha portato a ripetuti cambi di deleghe e sostituzioni di assessori, rivela divisioni e rotture, della maggioranza prima, e ora  dentro il PD ben oltre il livello di guardia, e c'è da supporre che attorno al ridisegno della città non ci sia molta armonia.  Il fatto di aver incaricato della redazione del nuovo Strumento urbanistico lo studio Gregotti-Cagnardi senza la cittadinanza ne sia stata minimamente informata, dà il segno dello scontro tra interessi diversi sulla città.

Non possiamo che convenire nel merito di alcune questioni sollevate da Grassi. Che la macchina comunale non sia pronta a fornire un quadro chiaro e attendibile sulla realizzazione del piano in vigore, non c'è dubbio. L’abbiamo sottolineato nella lettera aperta, dopo l’incontro avuto con lo stesso Grassi e l’Ing. Chetoni, denunciando che le prescrizioni del prg non sono state seguite, e il responsabile dell'urbanistica non si è preoccupato di monitorare nei tempi e modi previsti, il percorso di attuazione del PRG.

Tra le altre cose, abbiamo già sottolineato che nell’ufficio comunale competente il sistema adottato per la registrazione informatica dei DIA è talmente indifferenziato, da essere poco utilizzabile in fase di verifica delle capacità edificatorie residue, e soprattutto per una valutazione dello stato di trasformazione urbane rispetto alle previsioni.

Fin qui dunque concordiamo con i rilievi fatti, ma per il resto il disaccordo è totale, visto che l’ex assessore Grassi si dichiara sostenitore di quella urbanistica contrattata, che tanti danni ha prodotto e contro la quale è nato il primo gruppo fondatore dell'osservatorio trasformazioni urbane. Nella città è diventata centrale la produzione di incrementi della rendita immobiliare derivante dalla urbanizzazione e costruzione di edifici, ed i poteri dominanti hanno avuto come loro strumento tale ”urbanistica contrattata”. L’urbanistica contrattata e finanzia rizzata non ha provocato alcun effetto positivo: il disagio delle cittadine e dei cittadini è aumentato, i problemi nodali (la casa, i trasporti, l’ambiente, la salute, l’equità) sono diventati via via più gravi. Si è approfondito il solco inaccettabile tra la “città dei cittadini” e la “città della rendita”.

Così come non è accettabile procedere con nuove varianti piccole o grandi, per armonizzare gli interessi privati con quelli di cassa dell’amministrazione comunale, con operazioni, che poco hanno a che vedere con l'interesse comune.      

Ribadiamo la necessità del ridisegno della città nuova, alla luce delle criticità emerse, coinvolgendo per la prima volta i cittadini, portatori di un interesse non profit, al di fuori proprio di quegli affari privati su cui è incentrata la contrattazione nel piano contrattato.

Idea ben diversa da quella di De Filicaia, che avendo fatto una consultazione nel suo partito e dintorni, e ascoltato un po’ di operatori economici, pare ritenere concluso l’ascolto della città, mentre noi aspettavamo di vedere concretizzato il progetto di partecipazione, promesso da Grassi e dal Sindaco fino dal programma elettorale. Certo ormai la preoccupazione che non esista un’effettiva volontà di adottare il nuovo Piano Strutturale è diventata quasi certezza, e in questo contesto tutte le operazioni di valorizzazione dei beni da alienare, per realizzare le follie megalomani di delocalizzazione dell'ospedale, suonano più pericolose che mai, continuando le perverse pratiche di trasformazioni senza progetto. Bisogna fermare ogni nuova operazione di speculazione, peraltro senza benefici per la maggioranza dei cittadini.

 

Per OTU

Daria Faggi, Daniela Bertelli, Tomaso Tocchini e Leonardo Bertelli.

Livorno 18 gennaio 2013

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Come uscire dalla morsa di Equitalia; una proposta

I1 nuovo articolo 28-quater del DPR n. 602/73, introdotto dal1’articolo 31 del Decreto Legge 31maggio 2010 n. 78, convertito con Legge 30 luglio 2010 n. 122, prevede che:

A partire dal l° gennaio 2011, i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti, possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo. A tal fine il creditore acquisisce la certificazione prevista dall’articolo 9, comma 3-bis, del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e la utilizza per il pagamento, totale o parziale, delle somme dovute a seguito dell' iscrizione a ruolo. L’estinzione del debito a ruolo e’ condizionata alla verifica dell’esistenza e validità della certificazione. Qualora la regione, l’ente locale o l’ente del Servizio sanitario nazionale non versi all’agente della riscossione l’importo oggetto della certificazione entro sessanta giorni dal termine nella stessa indicato, l 'agente della riscossione procede, sulla base del ruolo emesso a carico del creditore, alla riscossione coattiva nei confronti della regione, dell’ente locale o dell’ente del Servizio sanitario nazionale secondo le disposizioni di cui al titolo II del presente decreto.

Le modalità di attuazione dei presente articolo sono stabilite con decreto dei Ministero dell’economia e delle finanze anche alfine di garantire il rispetto degli equilibri programmati di finanza pubblica.

Il decreto attuativo non è stato mai emanato.

La norma, non ancora applicabile, nasce comunque con un peccato originale legato al fatto che le somme a ruolo (compensabili con crediti verso la Pubblica Amministrazione) normalmente sono gravate da sanzioni, interessi e aggi di riscossione.

Sarebbe invece una vera rivoluzione nel segno della civiltà fiscale e dei corretti rapporti tra privati e PA se venisse reso possibile utilizzare in compensazione, attraverso il modello F 24, i crediti vantati dai cittadini e soprattutto dalle imprese verso il settore pubblico in generale, per far fronte alle proprie obbligazioni previdenziali e fiscali entro i termini perentori fissati dalla legge.
Ottenuta la certificazione del credito, all’impresa dovrebbe essere concesso l’utilizzo di tale somma per pagare (in compensazione) contributi previdenziali, ritenute fiscali e imposte in generale. Molte imprese, soprattutto in questo periodo, hanno enormi difficoltà a onorare le scadenze fiscali e previdenziali, pur avendo maturato crediti verso il settore pubblico che, per una serie di ragioni (risorse insufficienti, patto di stabilità, etc), non è in grado di pagare entro termini accettabili.
Un primo passo potrebbe consistere nel prevedere la non assoggettabilità a sanzioni (oppure a sanzioni ridotte) del ritardo del pagamento di contributi e ritenute di un’impresa in possesso della certificazione del credito. In sostanza si potrebbe ipotizzare di consentire al contribuente, debitore e creditore verso la PA, di versare il proprio debito senza sanzioni entro, poniamo ad esempio, sei mesi dalla scadenza, utilizzando, senza oneri aggiuntivi, la nota procedura del ravvedimento operoso.

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La politica urbanistica della nostra città sconta un limite culturale che, da sempre, contrassegna l’apparato amministrativo che ne cura le sorti e ne regola i processi.
Limite che potremmo rappresentare nel modo seguente: l’attività edilizia è sostanzialmente valutata per le sue implicazioni economiche, mentre ne sono sottovalutate le conseguenze ambientali ed estetiche.
Limite che oggi diventa sempre più inaccettabile.
Questa, infatti, è l’epoca nella quale si chiude la fase dell’espansione degli agglomerati cittadini.
Diventano pertanto centrali, nei futuri progetti di trasformazione urbana, le delicate competenze che servono per intervenire sulle zone già edificate (con piani di sostituzione, di integrazione o recupero).
Competenze che si risolvono nella capacità di confrontarsi con le preesistenze stratificatesi con la vita della città.
È una sfida impegnativa, che comporta la ricerca di un difficile equilibrio tra innovazione architettonica e rispetto degli scenari urbani consegnati dal passato, a salvaguardia di un’identità caratterizzata dal tempo.
Problematiche delle quali, a Livorno, non è mai stata acquisita la piena consapevolezza: basta osservare gli scempi che sono stati consumati negli ultimi anni.
Dalla austera piazza Mazzini, recintata dalle leziose villette della porta a mare, ai mediocri condomini che assediano le terme del corallo.
Dall’edilizia realizzata alla peroni, che prospetta con facciate inopportune su scenografie ottocentesche come piazza venti e via De Larderel, all’offensivo palazzone piastrellato dirimpettaio del Cisternone.
Veri e propri insulti alla città, brutti guasti a paesaggi urbani tradizionalmente fondativi per la tipicità urbana livornese.
Tutto ciò denuncia una preoccupante inadeguatezza delle classi dirigenti, per operazioni che richiedono, al contrario, attenzione estrema e sensibilità appropriate.
Per questo io sostengo che, ancor prima del piano strutturale, andrebbe pianificato il livello delle qualità del sindaco, degli assessori, dei dirigenti che gestiranno il territorio.

Delfina Ferres
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"Non mi hanno convinto; l’invito, la richiesta pressante alla Chiesa ad intervenire sulla politica". Così si esprime Daniela Miele tempo fa sul sito di Sequenze (non mi sembra di aver visto la data dell'intervento).
Daniela è un'operatrice sociale di una città di periferia, una città che non esprime da tempo personalità politiche che possano far sentire la "voce di Livorno" in Italia.
Abbiamo avuto un Sindaco di Salerno, Gallanti è di Genova. Non ce l'ho con il dott. Lamberti e il dott. Gallanti, che conosco di vista e sono due persone rispettabilissime. Diversi mesi fa, non ricordo quanti...  Livorno vide una serata incredibile. Mons. Paolo Razzauti chiamò a raccolta tutti quelli che si interessavano del "Bene Comune" di Livorno, tutti. Arrivò in quella sala perfino Massimo Bianchi. E fu commovente - addirittura - essere in quella sala. Come? Un massone e un monsignore nella stessa sala? Poi pensai: beh, siamo sulla stessa barca (Livorno), la barca sta affondando, bisogna partire da "ciò che ci unisce e non da ciò che ci divide" (Giovanni XXIII), la livornesità. Daniela ha visto giusto. Tanti invocano la "Chiesa" ad intervenire nella sfera politica... "ma è un richiamo improprio".
Anche perchè il richiamo viene da chi - cattolico o no - non ha ancora compreso che cosa è la "Chiesa". E' Bendetto XVI, da anni, a invocare una "nuova classe dirigente di persone impegnate in politica in Italia". E qualcuno si ostina a tirare la veste liturgica all'Uomo bianco di oltretevere.
Per esser franchi fino in fondo, dobbiamo anche domandarci: nella "formazione dei laici" la Chiesa (locale e nazionale) quali e quante forze ha messo in campo?      
Ci fu una frase "illuminante" di un esponente del Pd, quella sera: "Noi che siamo al Governo di questa città da sessanta anni...".
Ecco il "peccato originale" di Livorno. La nostra città non ha un'opposizione degna di questo nome (non me ne vogliano gli esponenti del centro-destra, tra cui ho anche delle persone con cui intrattengo rapporti di amicizia).  Il Pd, nelle intenzioni dei Padri Fondatori, avrebbe dovuto essere in Italia il "nuovo laboratorio politico" della confluenza delle due importanti esperienze politiche post-guerra - gli ex Pci e gli ex Dc. Se un'esponente del Pd, di periferia quanto si vuole, dice nel silenzio più totale (non una voce di dissenso si levò in quella sala, eran presenti Lamberti, Filippi, Cecio, Bettinetti, Bartoli ecc..., ecc...) che "noi" siamo stati al governo di Livorno per 60 anni.... vuol dire che gli ex Dc sono "semplicemente confluiti" dentro l'ex Pci e stop. Confluiti... qui è sinonimo di "annullati" (a me dispiace enormemente, perchè - senza forse - nella componente cattolica del Pd ci sono delle notevoli personalità... e non lo dico perchè ho 'paura' di esser franco).
E allora come si fa? Come fa una città che da sessanta anni ha un "blocco inossidabile" alla guida far entrare aria fresca? Anche con le rispettabili personalità delle singole persone, semplicemnete non può. Si parla di "Stati generali" della Città. Mah, si può tentar tutto in una situazione di emergenza. Sarà dura. Se si fanno, io ci sarò. Forza!
I "Politici" dovrebbero aver l'umiltà di ascoltare la società civile (gli ordini professionali, le personalità accademiche non baronali.. putroppo non più il prof Paoli, ecc...) e la società civile dovrebbe avere l'umiltà di non ritenersi "intangibile e migliore a prescindere". I colori del mare sabato pomeriggio alla Rotonda erano bellissimi, struggenti. Quasi che la natura si ribellasse a questa "impasse sociale" di Livorno. Che cosa ha fatto la Classe Dirigente labronica (Giannini,  Cannito,  Marcucci, Nocchi, Picchi, Lamberti, Lenzi, Taradash, Filippi, Ciacchini, Bianchi, Cosimi, Baldi, Bacci sindaco, l'area vasta non dovrebbe essere un sogno, ecc...) per riconvertire - ad esempio - Camp Darby? Ci voleva la "Scienza di Marconi" per sapere che la Base U.s.a. non poteva portar ricchezza aggiunta all'infinito.? Veltroni plaude da sempre all'America. L'ex Sindaco della Capitale e la classe dirigente livornese avrebbero dovuto preveder che Obama fa il "suo" interesse e non può sostener le basi in Europa: 67 lavoratori italiani di C. Darby vanno a casa! La Crisi morde, morde... ma Renzi, Firenze, si lamenta (?) perchè prende solo 4.300 euro al mese! Basta!  Sabato (ieri) a Livorno c'era un tramonto incredibile. Che Dio ci aiuti.

Fabio Papini  (Livorno, 15 gennaio 2012)
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COMUNICATO STAMPA
Livorno: il Piano Strutturale che paralizza?
Livorno 12 gennaio 2012
Strano il gruppo dirigente che gestisce da anni la città, dopo mesi di discussione si accorge che i tempi per un nuovo PRG sono normalmente abbastanza lunghi. Dopo aver prodotto un volume sulla revisione del Piano, confuso quanto inutile, dopo essersi divisi sulle previsioni, sul nuovo Ospedale o sulla Ceschina, con crisi di Giunta settimanali, oggi scopre che è difficile approvarlo entro la fine di questo mandato.
Anche il giornale locale ci mette del suo: “la mancata approvazione del Piano paralizza la città!!!”
La città è paralizzata  dai diversi interessi che in giunta si scontrano, e qualche volta si annullano a vicenda, impedendo nei fatti all’amministrazione comunale di svolgere il suo ruolo, (che è difficile in questa grave crisi economica), affrontare e scegliere i nodi che stanno alla base del declino economico e sociale di Livorno.
Sono trascorsi solo 12 anni dall’approvazione dell’attuale Piano Strutturale, non molti per uno strumento urbanistico; la città purtroppo è profondamente mutata per interventi  dannosi e speculativi realizzati in questi anni, in parte previsti nella pratica di contrattazione per le aree di trasformazioni e in parte frutto di continue varianti.
15mila alloggi costruiti hanno consumato suolo senza risolvere gli obbiettivi di rispondere alla domanda abitativa, visto che oggi abbiamo 7000 case vuote, 1000 sfratti per morosità incolpevole e più domande per un alloggio popolare.
Porta a Mare:  distrutto lo storico cantiere navale in cambio di un’attività ridimensionata e incerta, abbandonato il bacino di carenaggio e le riparazioni navali, uffici e case per un porto turistico che non si realizza, e grandi guadagni per Benetti, non si vedono i benefici per la città.
Porta a Terra: i nuovi ipermercati hanno ridotto le capacità del centro commerciale storico che oggi si tenta di salvare, ma la chiusura di tutti i cinema cittadini per far posto ai parcheggi di un centro che si vorrebbe pedonalizzare, significa desertificazione quando si spengono le luci dei negozi.
Nuovo Centro: dopo le poetiche fantasie dell’architetto Cagnardi che immaginava un percorso verde dalle colline al mare ci ritroveremo con un nuovo grande punto vendita e nuova cementificazione.
Montenero e Salviano2 negazione della previsione di preservare le aree precollinari.
La lista potrebbe continuare con altri interventi come l’infelice  spostamento degli uffici finanziari nella Torre del Piazza, e il permesso di cambio di destinazione per gli ex immobili del Ministero del Tesoro, svenduti dal governo agli amici del quartierino, o la tragica vicenda delle Terme del Corallo: tra le tante cose non si comprende perché mai il palazzo delle Terme di Via Orosi è stato dato in regalo a Bottoni rinunciando ad una proprietà immobiliare che avrebbe fatto guadagnare la collettività e non solo l’imprenditore di riferimento (dopo la stagione della Polo e di Saporito) insieme a Bellabarba.
Tutto questo mentre in dieci anni sono andati perduti 10mila posti di lavoro nelle attività cantieristiche, portuali e industriali.
Servirebbe un Piano strutturale RIPARATORE che cambi marcia e direzione e invece si utilizzano ancora le emergenze in modo strumentale: il degrado di Piazza Grande, il Traffico urbano, il polo sportivo e l’abitare sociale, per motivare nuove edificazioni assecondando gli appetiti speculativi della rendita fondiaria che non producono lavoro duraturo e riducono i servizi comuni.
Nel 1999 avevamo chiesto che la zona di Fiorentina rientrasse nei piani di recupero, come quella del quadrilatero di Via Ademollo della quale oggi nessuno parla.
Polo sportivo della Ceschina? Sarebbe molto meglio affrontare globalmente gli attuali problemi degli impianti che rischiano il fallimento (come quello della Bastia), e offrire una maggiore offerta pubblica in tema di attività sportive diffuse e popolari.
Occorre che si costituisca in città una forte discussione sul futuro economico e sociale, avendo come riferimento il bene collettivo e la ricerca di lavori socialmente sostenibili, forse l’ultima occasione per una città  destinata a restare senz’anima, circondata da impianti nocivi e da discariche. Questa è l’unica positiva scommessa per il PRG. Purtroppo da come è stato impostato il bando di concorso per affidare la redazione del nuovo strumento urbanistico, c’è poco da sperare.
Paolo Gangemi
Circolo Centro RIFONDAZIONE COMUNISTA
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Lo zoo contro l'agorà, rottamare col cervello

Chi ha ragione? Lo stizzito establishment o il piccolo sindaco che manda tutti a quel paese con parole colorite? Quest'ultimo sicuramente è da considerare uno stimolo che non è solo uno sfogo sia pur con valore "istituzionale" e proveniente da un comune che ha la metà degli abitanti di una sola circoscrizione del capoluogo, che pure esso non è New York. E che dire della gente, del popolo. Talvolta trattato da "cojone" alla Trilussa, tal'altra utilizzato come clak per inseguire urla più o meno demagogiche. Forse il risultato vero, in negativo è che manca la proposta. E aumenta la confusione. Ed il livello generale scende. La prova ne sia che a fronte dei fervori di facebook la realtà è più che sonnolenta, se non rassegnata.

Nessuno scende in piazza per i problemi veri, o almeno per chiedere conto dell'immenso spreco che sia a Roma ma soprattutto a livello locale si fa nelle tante situazioni che non appaiono come le auto blu o gli stipendi dei deputati ma che non di meno pesano sulle nostre tasche. Penso alle partecipate, aziende sui cui conti e sulle strategie ad oggi si hanno pochissime chiarezze. Includendo i costi e le poltrone ben stipendiate su cui molti non deputati ma politici "indiretti" più o meno travestiti da "manager" siedono. Penso all'urbanistica, altra situazione di grande spremitura e controllo solo politico e poco sociale. Penso in poche parole che la democrazia ci sia come valore condiviso e riconosciuto, al di là dei mal di pancia o degli sfoghi fini a sè stessi, ma che nei fatti non sia collocata dove si prendono le decisioni importanti. La partecipazione, parola che accompagna la democrazia in senso moderno è "spostata" e tenuta a bada la dove non disturba. In un intreccio trasversale che ha accomunato interessi piccoli e grandi al di là delle ideologie o maschere politiche. Livorno ne è un esempio, ma non il solo.

Su questo si dovrebbe ragionare, si dovrebbero sviluppare dialogo e confronto in modo articolato e trasparente, che non è una cosa immediata e facile visto che viviamo una società permeata di tante complessità da dirimere e capire. È più semplice mandarsi a quel paese, denunciare senza proporre, rimanere allo zoo, dove si sentono una marea di urla degli animali più disparati e rinunciare all'agorà, dove invece ci potremmo confrontare tutti in modo aperto e moderno. Ma chiedere questo sembra tanto difficile e soprattutto non incontra gli interessi di chi la politica la fa nei caminetti e che alla fine, per non "rischiare" di trasformare lo zoo in agorà, trova anche negli urlatori in buona fede ed esasperati come Bacci, gli alleati migliori, e permette ai  "mandarini" locali di ergersi a professori del nulla (si vedano le risposte di ieri).

Per questo Bacci ha ragione nella sostanza ma sbaglia, da politico, nel metodo a non mantenere la calma. Rottamare è una parola che abbiamo apprezzato come stimolo, l'evoluzione è fare proposte e deve essere un progetto con dei risultati da condividere e una visione che lo guidi. Su questo noi tutti ci dovremo mettere alla prova in prima persona e poi di conseguenza misurare chi ci rappresenta ora e infine scegliere chi lo farà nel prossimo futuro. Infine, a proposito di esempi da dare, riformulo una domanda già fatta poco tempo fa e rimasta, questa, senza risposta. Susini e gli altri ex deputati del territorio (di cui qualcuno ancora ricopre cariche importanti), che ne state facendo dei vitalizi che percepite?

Daniele Bettinetti

Libero professionista, iscritto PD

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Osservatorio di Vigilanza Democratica (OVD)

Lancio un Appello alla Città di Livorno. Lo faccio a partire da vostro Sito, perchè mi fido della vostra "Voce libera", al soldo di nessun potere forte. E' giunto il momento di aprire un  Osservatorio di Vigilanza Democratica (OVD). Pur nel momento drammatico, viviamo un frangente quasi unico nel nostro Paese. Mi spiego. Non si tratta del solito Comitato sulla piazza o sulla discarica (rispettabilissmi e che vanno tutelati, ma che rischiano di essere marginalizzati da una informazione manipolata e malata di falsità). 

In Italia è "sospesa" la Democrazia. E allora ora o mai più. C'è bisogno di un nuovo F L N (Fronte di Liberazione Nazionale)!
I Politici di professione hanno fallito (tutti). I Sindacalisti e gli Imprenditori non sono riusciti ad imporre - in questo periodo di forte crisi - all'agenda politica la realizzazione delle Riforme strutturale per lo sviluppo che avrebbero permesso una via d'uscita all'Italia. Ci rimangono i Cittadini. Ieri sera su Rai 3 da Fabio Fazio un giornalista ha detto: "Gli esperti del Pentagono prevedono un periodo di rivolte sociali nei Paesi dell'Eurozona"!
E allora facciamo vedere agli Americani di cosa sono capaci i Popoli Europei! Di cosa sono capaci gli Italiani! Lancio un Appello per formare un Osservatorio di Vigilanza Democratica (OVD) qui a Livorno ora. E magari nelle altre città in seguito.  E un'occasione unica. Perchè? Perchè non essendoci un Governo da sconfiggere o da buttare giù... gli Italiani onesti e di buona volontà possono "vigilare" se questo Governo Tecnico oltre a sospendere la Democrazia Elettiva è riuscito a sospendere la Democrazia dei singoli articoli della Costituzione!! La Costituzione (che i vari Governi dei vari colori che si sono succeduti in Italia non sono riusciti a "rispettare") dice che i Cittadini sono tenuti a "concorrere" al contributo economico dello Stato in base alla loro "capacità contributiva". Il discorso è complesso. Ma gli americani hanno ragione su una cosa. i Popoli europei non sono contenti dei loro Governanti, che hanno imposto una Europa dell'Euro senza un Progetto Etico. In Italia abbiamo il dovere di tentare di indirizzare il malcontento in una Vigilanza Democratica. Con chi e tra chi? Con i cittadini tutti, ma non con quelli che (come i responsabili politici a qualsiasi livello) hanno portato il nostro Paese in un tunnel oscuro. Grazie dello spazio.

Fabio Papini

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Una Piazza da condividere.

Non si può non condividere quanto scrive Mauro Zucchelli su certi trend dell'architettura pubblica livornese. Effettivamente quanto viene fuori dai gusci vuoti dei vecchi cinema, da strutture urbane di vecchio conio (suggestivo il riferimento alla pagoda del mercato del pesce) o da sterminate cubature residenziali (sconosciute peraltro all'Ici e all'Irpef) invita a fare una seria riflessione di scenario sugli errori e sulle omissioni che hanno accompagnato certi interventi. Le piazze, effettivamente, costituiscono un caso a sè. Il valore di una piazza va oltre il rilievo tecnico e urbanistico per interessare altri criteri di giudizio. Ad esempio, quello civico della sintesa fra spazio e individuo, quello sociale dell'aggregazione, magari intorno agli elementi unificanti della tradizione, ma anche della voglia di futuro. Da questo punto di vista le piazze livornesi hanno perso appeal e interesse pubblico. Pensiamo a Piazza della Repubblica, Piazza Guerrazzi con il suo terribile prolungamento verso l'ex Cinema Lazzeri, l'incompiuta piazza Venti Settembre ancora orfana del finanzamento regionale e ora, occasione da non sprecare, la rinnovata Piazza Attias. A prima vista paiono soldi spesi bene (500.000 euro), anche se la rimozione di spazi verdi al momento la fa assomigliare a un bocciodromo o, appunto, alla parte superiore di un parcheggio. Importante che i lavori comunque finiscano e magari più avanti venga affrontato l'intervento sul settore retrostante, veramente da brividi. In questo contesto quella "A" cosi' invasiva appare quanto meno disarmante, ma occorre vederla inserita, come dire, nel contesto di relazioni che la piazza saprà generare. Giudizio sospeso, dunque, anche se simboli imponenti e duraturi come questo in condizioni normali dovrebbero essere condivisi. Sottoponendo preventivamente l'opportunità di questa scelta non solo estetica ai cittadini che, volenti o nolenti, sono destinati ad attraversare e a popolare la "loro" piazza.

sergio nieri

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da Frà Tommaso a Gigiballa

Tommaso Campanella. O meglio, Frà Tommaso Campanella,  Domenicano nato nel 1568 e morto nel 1630. Umanista post rinascimentale, spirito elevato. Inquisito per eresia, anni di carcere, mai domo nei suoi ideali, scrisse molte opere di carattere filosofico fra cui una molto particolare e curiosa: “La Città del Sole”. In esso viene descritta  una città idealizzata e organizzata socialmente e strutturalmente in funzione di una vita pacifica, giusta, equilibrata, tendente alla perfezione, ove la politica è basata  sulla moralità (concetto platonico di uomo politico, come nobile elevazione dell’agire sociale), questa forza  evocativa si rispecchiava  nella struttura anche  urbanistica della città. Utopia pura ovviamente, ma non per il Campanella che scontò al suo tempo anche questa sua visionaria aspirazione.

Il ricordo di questa lettura  mi è balenato, senza offesa per Frà Tommaso, quando ho letto, sia pure in maniera veloce, il piano strutturale di Livorno, ebbene si! Rasenta la perfezione del buon governare, (esclusa l’enfasi per il rigassificatore e qualche altra piccola svista!). Un gioiello di lungimiranza, Frà Tommaso Campanella sarebbe rimasto esterrefatto, che finalmente si era realizzato la sua utopia. Però riflettendo modestamente su questo elaborato, sono arrivato alla conclusione con annessa delusione, che il tutto è solo letteratura, semplice letteratura, un prosaico elenco di buone intenzioni, dove tutto può essere e tutto può succedere tanto che questo Piano strutturale si autodefinisce  il “Piano dei piani”, come dire la gran madre di tutte le iniziative che l’Amministrazione prenderà e in parte ha già preso. Come a dire, ancor meglio, che tra il dire e il fare…

Non soffermandomi sui singoli punti, la prima cosa che è  risaltata alla riflessione generica è un senso non narrato esplicitamente di un “mea culpa” che traspare tra  i capitoli tematici i rimandi e le precisazioni. Vengono scomodati  aggettivi e perifrasi che per associazione d’idee e per sinonimi e contrari, ricordano il fallimento, l’inadeguatezza degli strumenti  usati, il degrado sempre più presente su vari fronti, ambientale in primis, ma anche sociale,  culturale, produttivo, sanitario, urbanistico come se a governare questa città ci fossero stati i Visigoti e non un’Amministrazione legittima. Un piano strutturale è ovvio che deve essere qualcosa di dinamico che giocoforza si deve adeguare  a nuove prospettive che magari improvvisamente si palesano e costringono a varianti, ma la lettura per cosi dire occulta, in questa variante del piano strutturale è di una involontaria autocritica di chi lo ha redatto. D’altra parte come non si può notare uno su tutti  il palese tradimento delle finalità insite della V.A.S. (Valut. Ambient, Strategica). Le cui prerogative sono quelle di cautelare che le varie attività previste  in seno alla predisposizione di piani e programmi, siano compatibili con uno sviluppo, nel rispetto delle capacità rigenerative degli ecosistemi e delle risorse, salvaguardia delle biodiversità, di un’equa distribuzione dei vantaggi, la V.A.S ha quindi come ulteriore finalità quello di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni  ambientali dei piani proposti.(def.)

Al seguito di queste definizioni, come non può non venire a gola, insieme alla rabbia, il pensiero dello scempio irresponsabile che si è imposto per la discarica del Limoncino, vero fiore all’occhiello di un retro pensiero inserito nel piano strutturale. Come non pensare alla cattiveria istituzionale nel perpetuare con cinico menefreghismo, di come rendere i quartieri nord in prima linea, degradati e insalubri a livelli da record  nella squallida classifica di patologie di tutti i generi e di come essi verranno incrementati con le scelte annunciate in merito all’inceneritore del Picchianti, di costruzioni di nuovi megainceneritori, di centrali a biomasse, di non immediate delocalizzazioni di industrie pestilenziali etc…

Inoltre, particolare curioso, a pag 63 si afferma, evangelicamente: Il principale obiettivo da perseguire con il contributo dei cittadini dovrebbe (ricordiamoci di questo condizionale) essere dunque di rendere l’ambiente più salubre ed efficiente evitando il rischio che esso diventi “obeso” (troppi consumi energetici, mobilità congestionata, crescita dei rifiuti, occupazione del territorio). A parte che più che occupazione del territorio, solo alla luce del già fatto, si può tranquillamente parlare di assalto al territorio, non so se a causa di un ex fax simile di assessore all’ambiente, a suo tempo in altre faccende affaccendato nonché delle dichiarazioni recenti del suo oriundo sostituto, diventato  un ossimoro vivente, che però diventa coerente con il significato lessicale di quel condizionale “dovrebbe” .

Per sdrammatizzare  a conclusione, introduco un altro personaggio, forse a Livorno più conosciuto di Frà Tommaso, il mitico Gigiballa. Orso un po’ paranoico dell’ex Parterre, che nella sua abbia caracollava ritmicamente, da qui la sua definizione e ancor più caracollava quando qualche buontempone gli lanciava nella gabbia non caramelle dolci di cui era ghiotto ma amare caramelle al rabarbaro, che non gradiva molto evidentemente.

Mi è sovvenuto anche questo povero orso alla mente  perché ravvedo, specialmente in questi ultimi anni, per non parlare dell’oggi e per larghe fasce di cittadini livornesi, da parte dell’Amministrazione, di un trattamento simile. Troppe caramelle al rabarbaro!! Nonostante la letteratura buonista del piano strutturale. Per fortuna, al contrario del povero orso la gente livornese sta  capendo e capirà sempre di più che la gabbia ha una porta  ed è anche aperta ed è quella che porta al Civismo. Se così non fosse, Livorno si troverebbe invischiata ancora una volta tra un’utopia irrealizzabile e le amare caramelle al rabarbaro di qualche Amministratore buontempone.

Giovanni Borrelli

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Piano Strutturale e Bando Ristretto

In relazione all'articolo "Piano Regolatore; dieci anni vissuti pericolosamente" una nostra collaboratrice si pone alcune domande:

Cari amici di Sequenze, 

Stavo raccogliendo le notizie uscite sul bando di assegnazione per il PS della nostra città.
Allora mi è venuto in mente di inviarvele. Non me ne vogliate, ma è un tema che mi sta molto a cuore! Leggendo il bando e conoscendo la situazione degli incarichi di urbanistica in Toscana sono del parere che non ci siano commenti, tanto la situazione è ridicola.

Un esempio: il progettista tra i requisiti deve aver svolto "due incarichi negli ultimi dieci anni per almeno due comuni di oltre 80 mila abitanti per almeno 220 mila euro più Iva".

 

1) Cosa c'entrano i due comuni con 80 mila abitanti, quando Livorno ne fa 160.000, forse vale la somma, poichè la papabile non ha all'attivo PS per Città come Livorno, ma soltanto PS di piccoli, piccolissimi comuni, anche se tanti?

2) Cosa c'entra l'importo preciso di 220 mila euro, da cosa deriva un simile calcolo?

 

Le critiche sarebbero lunghe, ma penso che l'AC di Livorno difenderà il bando a spada tratta.

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Facebook:il tempo delle schede (elettorali)

Mercoledì 23 novembre 2011, ore 16:30 circa, inizia la seduta della prima commissione del comune di Livorno in merito ai “Criteri di nomina degli scrutatori elettorali”, resasi necessaria alla luce di fatti avvenuti e che hanno visto il coinvolgimento del consigliere comunale del PD, Adriano Tramonti, per una affermazione, (che valuteremo attentamente, non solo per dovere di cronaca ma anche per giusta riflessione), in cui veniva, dal consigliere in questione, palesemente dichiarato: “«Chi fosse interessato a fare lo scrutatore ai seggi alle prossime elezioni deve recarsi all'ufficio elettorale del Comune (...). Una volta iscritto me lo comunica e provvederò a farlo nominare»”. (fonte: Il Tirreno: Il mercato degli scrutatori – 13 novembre 2011).

Veicolo del comunicato, l’ormai inesorabile e prorompente interfaccia virtuale che è diventata la “cosa che vorresti avere sempre con te”: stiamo parlando ovviamente di facebook.

Una seduta chiesta a seguito anche del dibattimento avvenuto in sede consiliare il 14 novembre corrente anno, una seduta surreale che misura tutto lo spread tra la politica e la realtà, una seduta che ha visto Tramonti (dopo essersi nei giorni scorsi scusato, (in maniera poco convinta – nda)  per quanto accaduto), farsi un autoribaltone passando dal “ci penso io” al pensateci voi anzi ci pensi la sorte. Una seduta in cui appaiono anche lettere anonime, giusto per non sottovalutare la questione.

Ora il punto non è l’intenzione (più o meno in buona fede) che il consigliere Tramonti ha espresso nella sua affermazione.

La gravità sta nel fatto che un membro istituzionale, un rappresentante della parte politica che ha la maggioranza locale, sia in termini di elettorato labronico, che di commissione elettorale (che sarà chiamata alla nomina degli scrutatori), affermando chiaramente “provvederò a farlo nominare”, si fa sostituto della stessa commissione che dovrebbe garantire l’imparzialità delle nomine, rendendo anomalo tutto il procedimento.

Non è neanche plausibile, a questo punto, la buona fede, in quanto… chi sta lì, quasi comodamente, seduto nella sedia del consiglio a prendere decisioni per noi cittadini (poco importa se l’abbiamo votato o no, in questo momento lui fa comunque i nostri interessi, perché ci sta governando) non può assolutamente avere quest’idea superficiale del modo di fare politica.

“Purtroppo”, (il pessimismo è d’obbligo, con questi scuri di sole… ormai i chiari di luna sono spariti), il consiglio comunale non è un villaggio turistico, i consiglieri non devono usare il microfono sotto il loro mento per animare la seduta, e i cittadini non vogliono intrattenimenti illusori per passare meglio la giornata. La figura del consigliere comunale, come di qualsiasi figura con potere di votazione, dovrebbe avere la coscienza della responsabilità che si è assunto con l’accettare l’incarico. E la coscienza di spogliarsi dell’incarico qualora comprenda di aver agito in maniera irresponsabile.

Non va neanche sottovalutato, infine, che un portale come Facebook è da considerare al pari, forse al di sopra, di un mezzo mediatico come la televisione o un quotidiano locale.

E’, in termini politici, considerabile un ottimo serbatoio di voti, sia in campagna elettorale che non.

Un luogo (ormai facebook è simile al bar sottocasa dove ritrovarsi senza riserve alcune) dove possiamo salutare le persone, scambiare le idee o promettere un posto al sole.

Vien da se… che chiunque volesse il posto al sole… contento di aver trovato finalmente chi lo regala, da quel momento avrà una visione, (oltre che più calda), anche più amichevole, nei confronti del suo benefattore.

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Livorno, svegliati!

 

Ci voleva la tempesta perfetta per innescare il cambiamento. E così è stato e non poteva essere altrimenti. L’Italia si rimette in moto, come svegliata da un lungo torpore. Forse sono queste le condizioni migliori per farci veramente tirare fuori il meglio, per capire di quanto possiamo essere ancora degni della nostra breve ma intensa storia di rinascita continua.

Ora comincia il tempo per costruire e ricostruire. E sarà soprattutto a livello locale che si deve capire che ricomincia tutto. Lo dicono le analisi economiche, basti pensare che la torta più grossa del patrimonio dello stato è in mano agli enti locali (dalle ex caserme alle aziende partecipate passando per le megastrutture amministrative locali) e lo dice la decenza, laddove il patto di stabilità, politicamente, non sarà da vedere come il “dissanguamento “ dei poveri comuni (e non comuni poveri..) ma come una reale ristrutturazione di tutti quei livelli amministrativi che protetti dalla burocrazia fatta di procedure e pochi risultati di fatto schiacciano la società reale.

Questo significherà due cose. Innanzitutto riscoprire la vera politica, visto che quella che ci vendono, soprattutto a livello locale ne è solo una sottospecie, quando non è guerra tra bande, per come stiamo da troppo tempo assistendo a Livorno. In secondo luogo ci sono le competenze. Le competenze da riscoprire della vera politica, quella che tutti i giorni è al servizio vero e reale dei cittadini con capacità e umiltà, e le competenze dei cittadini che si possono mettere al servizio della comunità stessa, anche senza avere posti o poltrone. Basta politici inesistenti o presenti con due righe su facebook o che ti riempiono le mail di messaggi pieni di niente. La politica si fa coi fatti e i risultati, non con le intenzioni. 17 anni di Berlusconi ci hanno insegnato molto da questo punto di vista.

Chiedo quindi intanto a coloro che rappresentano Livorno a livello regionale e nazionale, che dai tempi delle elezioni per la verità si vedono un po’ poco in giro, magari di metterci al corrente di quanto fatto per la comunità intera che rappresentano. Una sorta di bilancio di mandato ad oggi su quanto richiesto e ottenuto. E’ chiedere troppo da chi abbiamo eletto e che deve riferire a tutta la comunità e non solo al partito da cui è espresso?

Per il resto sarebbe bello non rottamare ma “smaltire” in un inceneritore di ultima generazione il pessimo spettacolo che la politica livornese sta continuando incredibilmente a dare come se il mondo fosse sempre uguale. Come se gli ultimi due giorni non fossero esistiti. E capire che se i cittadini non si muovono la media della classe dirigente, salvo le eccezioni, rimarrà sempre quella che vediamo, pessima. Ma d’ora in poi, guardando ciò che succede in Italia e nel mondo, non avremo più scuse. Nulla sarà più scontato e l'equazione politica=ideologia è definitivamente sotterrata dalla realtà dei fatti, così come il voto “in automatico”. Basta non avere paura di svegliarsi.

Daniele Bettinetti

Imprenditore e libero professionista, iscritto PD

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C’è indubbiamente urgenza e necessità di confronto ampio ed approfondito sull’assetto della città e del territorio sulla stessa incidente, delle destinazioni d’uso del territorio (anche in considerazione degli importanti cambiamenti degli ultimi anni). È giunto il momento di rileggere e, forse, in parte da riscrivere il progetto per la città ed il suo naturale hinterland tenendo conto e riesaminando i processi infrastrutturali in modo che si possa superare l’attuale progressivo isolamento in atto.  Non è facile stare insieme come cittadini che operano nel territorio, in autonomia e con ruoli diversi (negli strumenti associativi che operano, o dovrebbero operare, in funzione della efficacia e della efficienza delle istituzioni, ad ogni livello; oppure in rappresentanza di specifici interessi socio-economici e/o culturali). Troppo spesso infatti corriamo il rischio di avvitarci su singole parzialità dimenticando l’equilibrio d’insieme che è necessario e non eludibile. Troppo spesso su singoli soggetti e persone si sommano ruoli tra loro non compatibili. Troppo spesso chi detiene (singolo o gruppo, piccolo o grande) un potere concreto anziché cercare una progettualità concertata, privilegia (quando lo fa) la ricerca del consenso su ciò che ha già deciso ed avviato.

È urgente che ciascuno porga agli altri la propria progettualità e ne verifichi il grado di compatibilità reciproca. Specialmente quando si tratta di leggere uno strumento urbanistico che non può essere solo figlio di momenti speculativi e finanziari, ma anche rispettoso delle culture operanti nella Comunità, presenti o potenziali nonché delle dinamiche sociali e residenziali. Uno strumento sufficientemente flessibile; ma non ‘precario’ - cioè soggetto a modifiche ad ogni stormir di fronde secondo le convenienze contingenti dell’uno o dell’altro.

Il nostro  territorio sta attraversando, già da tempo, una fase di stagnazione e di avvitamento su approssimazioni e piccole querelles. 

È importante che ci sia la convocazione degli Stati Generali dell’area. Tanto più che in questi mesi recenti si sta cercando di rimpolpare la qualità dirigente locale con innesti dall’esterno del territorio. È essenziale, però, che si predefinisca metodo, finalità e tempi coi quali ciascun soggetto proporrà frutti e stimoli derivanti da un tale confronto a 360°; tappe funzionali ad obiettivi condivisi. 

 ETTORE BETTINETTI

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Ecco, finalmente, l’opposizione, il PD, i cattolici sono stati accontentati: Bagnasco, il Cardinale, ha parlato. Già il messaggio di Papa Benedetto XVI al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima di partire per la Germania, suonava profetico: ”un sempre più intenso rinnovamento etico per il bene della diletta Italia”. Dopo i tanti mugugni e sollecitazioni nei confronti della C.E.I., il Cardinal Angelo Bagnasco ha lanciato il richiamo ad un etica più consona a costumi morigerati con il monito “Atti licenziosi, purificare l’aria, immagine del Paese danneggiata”; riferendosi all’articolo 54 della nostra costituzione. Mi hanno colpito i richiami al Cardinale provenienti da parte di molti politici a tutti i livelli, anche locale come il Presidente della Provincia di Livorno, che hanno trovato largo spazio sulla stampa. Non mi hanno convinto; l’invito, la richiesta pressante alla Chiesa ad intervenire sulla politica è, a mio parere, un richiamo improprio ad una responsabilità che è di altri; si è chiesta un’entrata a gamba tesa tra il potere temporale e quello spirituale e è l’ invocazione di una interferenza che dimostra l’incapacità di combattere sui fatti e sui problemi l’inefficienza e inefficacia d’un governo, è indirettamente una dichiarazione di impotenza. Comunque, leggendo l’intero testo, qualche riflessione c’è da farla e c’è da ammettere che ha toccato non pochi nervi scoperti. Fermo restando che la sottolineatura dell’art.54 è per :” I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”, ha additato nell’intera classe politica, “erga omnes”, il richiamo all’onore alias “etica pubblica”. Ogni parte politica ha dato la sua interpretazione, ormai è un classico, tra le tante: Bondi: “Ha dato il fianco a strumentalizzazioni”; Lupi: “I peccati li giudica solo Dio”; Bersani: “Basta leggere e si capisce”; Renzi: “Bisogna farla finita di considerare le parole dei vescovi solo quando ci fanno comodo”. Dietro le parole chi ci ha visto Berlusconi, chi Penati (Ministro Carfagna). Nessuno, anche tra chi ha invocato l’intervento di Bagnasco, però, ha tentato di dare una precisa risposta alla conclusione del Cardinale: “Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto”. Questo è forse il punto più alto ma non mi pare sia stato messo in rilievo perché ciascuno ha utilizzato l’intervento secondo i suoi interessi.

 

Daniela Miele

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Un paese, come una città, o una qualsiasi comunità della società civile ha bisogno di una classe dirigente. Quando questa classe non c'è o è insufficiente o non esiste un metodo per selezionarla correttamente si entra in una fase di declino e poi di decadenza. E' quello che accade all'Italia nel suo complesso, alla Toscana e a Livorno in particolare; ed è proprio nei momenti di crisi che l'importanza di una classe dirigente che sa indirizzare la rottura verso esiti positivi di sviluppo e di nuovi orizzonti diviene decisiva.

Il precedente vescovo di Livorno, Mons. Diego Coletti, ebbe modo di dirlo, dopo un anno circa dalla sua venuta: "Livorno non ha una classe dirigente", suscitando grande scandalo per una presunta, e  indebita ingerenza nella sfera pubblica, quasi che una istituzione importante della società civile, come la Chiesa, non avesse oltre che il diritto anche il dovere di intervenire.
Oggi ci domandiamo: "Questa classe dirigente manca o la classe poltica non è in grado di valorizzarla ai fini della crescita culturale, civile e dello sviluppo economico della città? E se questa seconda ipotesi è quella più corretta che cosa significa proporre di convocare gli Stati generali, per riprendere una idea della Francia pre-rivoluzionaria,? A mio parere l'unico significato positivo è quello di individuare, oltre alle istituzioni ufficiali (partitipolitici, parti sociali etc.) quelle realtà intermedie dell'associazionismo religioso e laico, e quelle personalità individuali che possano concorrere alla formazione di proposte utili per un futuro di crescita complessiva della nostra comunità locale. Sono ottimista? Purtroppo no. Questa proposta è possibile in una "società aperta" cosa che non credo che si possa dire di Livorno, ancora diretta da un gruppo dirigente legato ad una vecchia  concezione post-sovietica e in casa cattolica ad una visione sociale della Chiesa rispetto alla politica (si veda la lettera del Presidente della Provincia Kutufà a Bagnasco di pochi giorni fa che chiedeva al presule di pronunciarsi sulle cattive frequentazioni di Berlusconi, ma non sulla questione morale in generale o sui conflitti d'interesse che affliggono gli organi del Consiglio Provinciale di Livorno n.d.r.). Ma comunque non bisogna mai disperare e penso che il solo proporre una cosa del genere sia già meritorio.

Guido Guastalla

 

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Ho letto, nel resoconto dell'ultimo Consiglio Comunale pubblicato dal Tirreno, che il Sindaco Cosimi ha proposto di convocare "gli stati generali della città". Me ne rallegro, perché sono convinto che per uscire dalla crisi che attraversa, Livorno abbia bisogno di una mobilitazione di idee e di energie di carattere eccezionale e che non possa bastare qualche documento o qualche conferenza programmatica di ordinaria amministrazione. Il Tirreno ha pubblicato, il giorno 8 novembre 2007 un mio articolo che si concludeva proprio con la proposta della convocazione degli stati generali della città, un evento peraltro già posto in essere, in passato, da altre città, in circostanza simili a quelle che caratterizzano Livorno, non da oggi, ma da qualche tempo. L'idea, quindi, non è fantapolitica, né particolarmente originale in sé, ma fortemente innovativa per la politica livornese, tanto è vero che nessuno, prima di quell'articolo, l'aveva proposta per la nostra città.

Rileggendo l'intero l'articolo di allora emergono la sua complessiva attualità ed, in particolare, le motivazioni di quella proposta, assolutamente valide anche oggi.

Se un percorso aperto, non solo formalmente, ma sostanzialmente, alle forze economiche e sociali, alla ricerca e alla cultura, senza steccati partitici, fosse stato adottato prima, oggi, forse, staremmo meglio o meno peggio. Ma, si sa, non è mai troppo tardi!

Claudio Frontera